“Andate! Siate liberi. Uomini liberi, liberi di guarire se stessi. Vi sarò sempre vicino con il mio spirito e con il mio cuore”.
domenica 11 luglio 2010
Nuove prospettive.
Passando davanti ai campi di grano, già alti, ho avuto come l’impressione di passare in rassegna il mio esercito, i miei “uomini”, pronti a combattere; schierati fieramente di fronte a me. Compagni di mille avventure nel passato, chissà. Fedeli come dei fratelli di sangue. Forti e degni delle qualità cavalleresche che auspico in loro. Mentre passavo davanti a loro, gli ho parlato: “Fratelli, non è più tempo di combattere. Sciogliamo il nostro patto secolare. Vi ringrazio per essermi sempre stati vicini. Per avermi difeso ed onorato della vostra fedeltà. Ma non è più tempo di combattere. Trasmutiamo ogni velleità ed accettiamo il fatto che le nostre energie servono per un più alto scopo: quello della nostra libertà superiore, la libertà delle nostre anime!”.
“Andate! Siate liberi. Uomini liberi, liberi di guarire se stessi. Vi sarò sempre vicino con il mio spirito e con il mio cuore”.
“Andate! Siate liberi. Uomini liberi, liberi di guarire se stessi. Vi sarò sempre vicino con il mio spirito e con il mio cuore”.
Cambiamo prospettiva. Cambiamo archetipo...
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Consapevolezza.
sabato 10 luglio 2010
Vedere dove non c'è nulla da vedere.
Osservando le “cose”, ad esempio un bosco, siamo abituati a vedere i contorni che delineano ciò che riteniamo di conoscere, ossia il bosco stesso, gli alberi, i rami, le foglie, le distinzioni in termini di contrasto tra i tronchi, tra il terreno, tra le demarcazioni di luce e ombra. Ma siamo certi che stiamo guardando e vedendo l’unica informazione che l’immagine tradotta dal meccanismo cervello-occhio-Dna porta a noi?
Proviamo a guardare la luce che si profila tra i rami, dandole priorità massima. Cioè osserviamo quella luce come se fosse una vera e propria forma e tutto il resto fosse solo il contorno. Ebbene appare un altro mondo. Penso che certe presenze si celino proprio in quel modo; lontane dal fenomeno umano di “puntamento” dei sensi. Il tempo e le abitudini ci hanno modellato un mondo su “misura”. Insomma non riusciamo più ad andare oltre “la punta del nostro naso”.
Proviamo a guardare la luce che si profila tra i rami, dandole priorità massima. Cioè osserviamo quella luce come se fosse una vera e propria forma e tutto il resto fosse solo il contorno. Ebbene appare un altro mondo. Penso che certe presenze si celino proprio in quel modo; lontane dal fenomeno umano di “puntamento” dei sensi. Il tempo e le abitudini ci hanno modellato un mondo su “misura”. Insomma non riusciamo più ad andare oltre “la punta del nostro naso”.
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venerdì 9 luglio 2010
A "freni" tirati.
Se procedo in bicicletta a freni tirati, sarà difficile prendere buona velocità. Il “cammino” sarà più difficoltoso e necessiterà di maggiore energia. Rischierò di interrompere spesso la marcia per riprendere fiato e fare riposare le gambe stanche. Un senso di pesantezza pervaderà l’organismo e la mente. Non mi godrò il viaggio e non avrò “ali ai piedi”. La Vita risulterà frenata nel suo scorrere istante dopo istante. Se non mi accorgo dell’inghippo, ben presto, il sistema frenante si usurerà non garantendo una pronta efficacia quando sarà chiamato prontamente ad intervenire.
Il cane che si morde la coda.
Le difficoltà di proiezione del moto prosciugheranno le scorte di energia e basterà una lieve brezza contraria a far desistere nel continuare lungo il percorso. Una inevitabile salita convincerà ad invertire la direzione, inserendo il dubbio di avere opzionato delle scelte sbagliate.
Cosa è che frena il nostro cammino?
Il cane che si morde la coda.
Le difficoltà di proiezione del moto prosciugheranno le scorte di energia e basterà una lieve brezza contraria a far desistere nel continuare lungo il percorso. Una inevitabile salita convincerà ad invertire la direzione, inserendo il dubbio di avere opzionato delle scelte sbagliate.
Cosa è che frena il nostro cammino?
* La deliziosa opera è di Pete Revonkorpi. Grazie a lui :)
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