sabato 2 gennaio 2010

Intrisi di "verità".








Siamo stati talmente indotti a crederci separati ed impotenti che non esitiamo a credere di avere bisogno di un integratore o di un “succo” naturale miracoloso, per equilibrarci, stare meglio, guarire, etc. Abbiamo accettato questa visione delle “cose” solo dopo avere perduto la “conoscenza” che gli Antichi possedevano da tempi immemori. Gli ultimi a possederla furono coloro che furono arsi vivi nei roghi della Santa Inquisizione, ma per fortuna gli “ultimi non sono stati gli ultimi”. Nella biodiversità umana, il “sapere” ha sempre trovato il modo di destreggiarsi tra infinite difficoltà e possibili terminazioni, per cui in un certo senso ha sviluppato doti proprie di “mimetismo” camaleontico. Il sapere o conoscenza o verità si è sparpagliato come zucchero a velo sopra ad ogni aspetto della “realtà” percepita. Come un eterno caleidoscopio di giochi ad effetto, egli ha interagito con la pressoché totale ampia cerchia dello sviluppo umano, sia esso fisico sia esso mentale, sia esso sacro sia esso profano. In ogni singola molecola, atomo, particella subatomica, singolo costrutto umano la verità è presente. Diluita in maniera diversa, altalenante eppure sempre "attiva", attorcigliata oppure evidente, difficile soprattutto da agganciare alla verità di colui che a turno osserva. Come un puzzle complicato, un estremo rompicapo, la verità porta alla saggezza. Saggezza di unire i “puntini” per chiudere i “cerchi”, le ampie spirali che conducono alla convergenza nel loro punto d’origine. Sulla scuola Madre Terra non esiste in realtà il difficile o il facile; esiste quello che si sa e quello che si ignora. O quello che ancora non si sa. Tutto è raggiungibile solo grazie ad un cammino dettato dal proprio intento di “conoscere”, “giungere a…”.
“Aiutati che il cielo ti aiuta” – recita la saggia “tradizione” racchiusa nei proverbi.
“Volere è potere” – recita un altro “detto”.
Tra queste due verità, una lo è maggiormente dell’altra, pur essendolo nella loro accezione entrambe. La seconda modalità “vibrazionale” non è completa perché manca il “preambolo” qualificante, l’aspetto necessario senza il quale la volontà da sola “non basta”: l’immaginazione. La prima modalità “vibrazionale” è completa e solamente limitata dall’impegno profuso, dal Karma e dalla “lunghezza” raggiunta dal libero arbitrio. In ogni caso l’atto dell’aiutarsi è sufficiente per meritarsi perlomeno una “risposta” olografica, frattale, una eco, un riverbero dall’Universo. Colui che si vuole bene può fare del bene. Il substrato sul quale “poggiamo” determina la qualità del terreno esistenziale ed il magnetismo agganciato alla nostra “visione della realtà”. Credere che una pillola si possa sostituire a Dio, a noi, non porta molto lontano; semmai l’effetto placebo può servire per trovare una via di fuga dalla gabbia nella quale ci siamo chiusi. Ma oltre ad un breve “lampo” in termini di opportunità, ciò che si ingurgita dall’esterno non serve a gran chè. In questi termini la verità è ancora presente anche nella pillola miracolosa perché la verità è stata sparsa ad arte nel tutto. Tutte le vie sono buone e nessuna via porta direttamente alla trasmutazione della propria esistenza. Diciamo che occorre più volte scegliere, sentire, partecipare, cambiare, evidenziare, decidere…
Nel film Sherlock Holmes le verità si sprecano e solo esigenze cinematografiche allontanano dal ricalcare questa nostra realtà comunemente percepita. Secondo tempi diversi e secondo un “piano” tuttora in auge. In alcuni punti della “visione” le emozioni erano talmente forti da portare la mia essenza ad includersi nella trama del film. Come se io fossi il regista. È ovvio che anche le sale cinematografiche hanno lo scopo, similmente alla televisione, di ipnotizzare e provocare lo strappo con la propria anima, tramite meccanismi scientifici altamente evoluti che sfiorano già il futuro prossimo. Tuttavia la verità è dappertutto. Anche in una sala cinematografica colma di persone che trangugiano popcorn e Coca Cola. Il “messaggio” giunge da tutte le parti ed in ogni modo. Persino per coloro che sono già staccati dalla propria anima. Perché nulla è perduto per sempre in ambito spirituale. Nulla. Non credete mai a chi Vi dice il contrario. Noi siamo eterne scintille divine. Non ci fermiamo nemmeno davanti all’evidenza di una realtà dimensionale, perché la “magia” ci guida e ci nutre e ci protegge. La nostra forza latente è talmente grande da spezzare ogni sorta di “incantesimo”, come nella migliore tradizione delle fiabe animate per bambini.
Sino al punto di non ritorno sarà così. È questo punto che occorre non superare. Ed in cuor mio credo che nemmeno il punto di non ritorno potrebbe fermarci per l’eternità. Sarebbe solo una questione di tempo…
Mi sono spinto troppo oltre le “Colonne d’Ercole”, mi fermo qua.     

“Il cervello destro "sa", il cervello sinistro "indovina" e ipotizza.
Gli unici limiti sono le proprie convinzioni.
Lo sviluppo di queste doti porta potere, e il potere porta responsabilità.
Il nostro potere personale ci permette di controllare la nostra vita. Non deve servire a controllare le vite altrui. Possiamo mostrare ad altri cosa debbono fare per ottenere questo controllo, ma non dobbiamo farlo per loro. Noi siamo responsabili solo di noi stessi, e a prescindere dalla bontà delle intenzioni, abbiamo la responsabilità di non interferire coi piani di vita degli altri. È questa la responsabilità del potere”.
Da “Il potere mentale” di E.Hoffman


venerdì 1 gennaio 2010

Ricordare il Tempo.








Ricordare il tempo per

onorarne le impronte
 

imbevute di colori diversi

lambirne i tremuli contorni

accarezzandone il soffio vitale

celebrarne l’aspetto evocativo.

E’ sottile lo spazio che conduce a tal ricordo

confuso comè tra pareti d’osso:

onorarlo

lambirlo

celebrarlo

permette di degnare di un sorriso la vita.

Un brindisi al tempo che scorre pienamente coccolato.


giovedì 31 dicembre 2009

Al 2010...








“Odo il rullare di un motore da camion laggiù in strada; è strano come mi giunga quasi delicato, filtrato dalla distanza e dall’altezza. Cancellandomi raggiungo persino il rilassamento, e lasciandomi cullare sulle frequenze di quel canto di dinosauro gentile, ogni cosa sembra pesare meno. Il mondo è fatto di vapore accogliente, brividi a fior di pelle, di fresco che penetra dalla finestra aperta ad ogni sensazione. La mia casa è il solito tempio eretto su colonne come antenne. Il parco cittadino intrattiene l’aria di città, la circuisce riempiendola d’attenzioni, infine la stringe con un abbraccio commosso, sciogliendola temporaneamente dai legami e dai ricatti dell’urlo umano. I tronchi d’albero sembrano grosse, grigie, attempate, zampe d’elefante ricoperte dal fogliame frusciante, solidale con il moto degli astri e della Luna; è quasi buio ma scorgo ancora degli uccelletti dal corpo di lampada d’Aladino, zampettare quasi divertiti attorno a qualcosa d’invitante. Pericolosi campi magnetici lambiscono od attraversano ogni cosa, eserciti d’immagini sfilano davanti agli occhi di milioni di formichine inermi; il nuovo diventa subito obsoleto. I televisori vomitano in continuazione sentenze contrarie, che interagiscono anche  sull’equilibrio di chi non ascolta. Nella massima libertà il mondo va avanti rullando i propri tamburi di guerra perenne. I sogni accarezzano con minore intensità. Nei ricordi s’accumulano sostanze nuove, estranee, anche nocive…Proust avrebbe saputo descrivere questo meccanismo moderno, in modo quantomeno involontario pur tuttavia… quantistico. Ciò che resta del passato porta la maschera di un clown ma non sappiamo se ci farà necessariamente del bene; pensieri affilati dal tempo ammiccano tra le pieghe leggendarie di un suolo mai calpestato da nessuno, come sabbie mobili, come profumo invitante, come una idea nata e soffocata nel breve apparire di una stella cadente. A volte è un dono del cielo non riuscire a focalizzare proprio tutto del passato. Ad ogni respiro compete la massima importanza e l’ultimo è già acqua che lambisce contorni indefiniti, vaporosi…
Tracce di me raccontano cose viste da un’altra angolazione. Sono sempre io, eppure diverso. Una mia orma di fango, lasciata nella stanza mi suggerisce quanto siamo grandi e piccoli allo stesso tempo, è come osservare la Terra dallo spazio e commuoversi senza imbarazzo. In quello stretto spazio c’è una parte di me, nella forma, nella pressione esercitata, nelle molecole disturbate, nel senso di quel passaggio, nell’energia d’interscambio ci sono io; posso guardarmi, specchiarmi orgoglioso d’esistere. Osservo la luce della candela aumentare d’intensità al calare del crepuscolo, fuori si fa buio ed ogni cosa sembra svanire come per incantesimo; le case chiudono gli occhi o li aprono, non so! Se penso a cosa mi è passato per la testa negli ultimi minuti, penso ad un grande cratere antico percorso e plagiato dal giorno e dalla notte; non riesco a cogliere a pieno il significato! Non vorrei mai che i nostri pensieri siano paragonabili ad una corrente parassita od al rumore generato dai cavi dell’alta tensione, insomma solo un effetto secondario di un ben più vasto movimento…
Quel camion macina lentamente metri, non appena scatta il verde, non appena una luce cambia colore, non appena qualcosa cambia di stato, non appena l’eccitazione di qualche componente raggiunge l’acme, secondo il volere di un controllo silenzioso, di un grande fratello nascosto, posato con un preciso compito, anche se il potere di un semaforo nasce prima nella mente.
Questa notte mi voglio nutrire d’energia e conoscere colui che sogna solitario, disperso… ricercato. Sento sin troppo forte il senso di appartenenza a qualcosa di non ben definito, che sia il mondo o il genere umano o un ordine naturale delle cose che prescinde dai canoni del pensiero conosciuto; è cosi difficile esprimere una simile percezione, quasi fosse una strana sorta di contrizione interna e profonda senza una valida motivazione, quasi geneticamente trasmessa. A volte succede di sentire molto vicina la chiave per comprendere, ma è sufficiente la sola incapacità della psiche di avvicinare e flettersi ulteriormente attorno ad una nuova forma di conoscenza, a mantenerci isolati da una mai sperimentata dimensione. Siamo circondati da forze sconosciute, probabilmente primitive, ma non nel senso che la società ha conferito al termine; forze antiche come la luce, il tempo e lo spazio, presenze che esulano dalla fisica, dal tempo e dalle dimensioni, sostanze come la mente capaci d’interagire con la realtà, strutture semplici intersecanti l’uomo come una torcia elettrica per una popolazione che non ha mai visto nient’altro oltre la propria foresta; pur a diversi livelli, la semplicità è un ingrediente immancabile ai fini della comprensione.
Io vivo per attimi come questi.
Un passo avanti, uno indietro.
Guardarsi attorno e scoprire d’essersi comunque mossi.
Il percorso della conoscenza è un rotolo di sorprese che si allunga verso il futuro; in realtà si espande in più direzioni diverse come le onde create dal passaggio di una nave, allo stesso modo della volubile scia ricalcata sulla superficie, così come l’aria disturbata, maltrattata, lesa ma, anche, ascoltata, apprezzata…
La semplicità è qualcosa che affonda nel passato, attingendo nel futuro, per questo posso pensare ad un tondo pressoché perfetto; l’orbita della semplicità è però talmente grande per un uomo, tanto da risultare invisibile, incomprensibile, difficile; come fumo negli occhi.
E’ semplice un bel fiore di margherita”. (Prospettiva Vita)



Caldi e teneri auguri, Mondo…

Un sereno ed equilibrato 2010…



Possa la poesia e l'amore illuminare la nostra via...