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venerdì 15 novembre 2013

Senza necessità di imparare ma solo di Essere quello che già sono.

  
 

La parola archetipo deriva dal greco antico… col significato di immagine: arché ("originale"), tipos ("modello", "marchio", "esemplare")…
Il termine viene usato, attualmente, per indicare, in ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di un pensiero (ad esempio l'idea platonica); in psicoanalisi da Jung ed altri autori, per indicare le idee innate e predeterminate dell'inconscio umano; per derivazione in mitologia, le forme primitive alla base delle espressioni mitico-religiose dell'uomo e, in narratologia, i metaconcetti di un'opera letteraria espressi nei suoi personaggi e nella struttura della narrazione; in linguistica da Jacques Derrida per il concetto di "archiscrittura":  
la forma ideale della scrittura preesistente nell'uomo prima della creazione del linguaggio e da cui si origina quest'ultimo
L'archetipo è inoltre utilizzato in filologia per indicare la copia non conservata di un manoscritto (l'originale) alla quale risale tutta la tradizione (le copie del manoscritto originale)…

In psicoanalisi.
In psicoanalisi potrebbe essere definito come una forma universale del pensiero dotato di un certo contenuto affettivo per il soggetto, dunque un simbolo, e che potrebbe a sua volta autodefinirsi come una sorta di valore etico-sociale cui il soggetto crede, si appoggia o è condizionato, consciamente o inconsciamente, nell'arco della sua esistenza o parte di essa, nella realizzazione dei suoi progetti di vita o semplicemente nel suo modo di essere o comportarsi…

In mitologia.
“I principali motivi mitologici d'ogni tempo e d'ogni razza sono probabilmente di questo tipo”.
Jung
 

mercoledì 27 luglio 2011

Lo specchio dorato (2).





Quello che sappiamo proveniente dalla cosiddetta 'antichità' è un qualcosa di talmente minimo e sminuito dal tempo, che francamente possiamo considerarci come degli alunni delle scuole elementari dell’evoluzione. Come un coccio di bottiglia viene lavorato dalle onde del mare, assumendo altre forme più arrotondate, allo stesso modo le onde del tempo levigano e mediano le ‘forme ‘ e gli ‘effetti’ di ciò che fu

Sulle nostre ‘rive’ giungono ‘detriti’ irriconoscibili, difficilmente interpretabili e facilmente manipolabili dalle energie di controllo in auge. Cos’è un archetipo? È un principio base o cardine, che sintetizza il cammino di intere passate esperienze; è un ‘costrutto’ simbolico che riassume un intero ‘percorso’

La Radionica ci aiuta a meglio comprendere questo principio, quando afferma che una determinata ‘forma’ è in grado di provocare effetti ben precisi sugli eventi presenti e futuri. Come può accadere? Accade perché una ‘forma’, anche solo disegnata, è in grado di muovere l’energia che riteniamo non esistere fuori e dentro di noi

Ecco che, allora, l’archetipo è meglio interpretabile alla luce di quando asserisce il principio radionico:

un 'modello' che muove energia polarizzata con il modello stesso.

Come un emettitore di onde ben specifiche in grado di catalizzare e promuovere le reazioni energetiche fra le ‘cose’, dove per ‘cose’ dobbiamo intendere ogni tipo di relazione/esistenza presente sulla Terra, in poche parole, il ‘tutto’

Nella figura dell’archetipo possiamo riassumere un ‘esempio’ distribuibile al ‘tutto’. Non stiamo alludendo, quindi, ad una figura mitologica figlia di fantasie lontane, bensì ad una forma radionica di base, come sintetizzata dagli Arcani Maggiori ad esempio, in grado di veicolare informazione d’una certa tipologia e ‘consistenza’. 

L’oro è anche un archetipo, da questo punto di vista, in quanto la sua ‘funzione’ è quella di esaltatore di qualità preponderanti ma ancora inespresse. È 'facile' comprendere come, nella prima fase evolutiva umana, quella che viviamo, le qualità di questo tipo siano quelle ‘negative’, trasportate dalle ‘cantine del Creatore’ al mondo illusorio, ma fisico, delle 3d. 

‘Tinte’ che dovevano emergere in ogni modo. 

Ora la ‘musica’ potrebbe cambiare, perché stiamo per accelerare verso un nuovo step evolutivo scolpito in ogni modo nel Cosmo, il cui intercorrere sta avvendendo già da tempo, e che coincide con il termine del conteggio Maya dei giorni tra un’era e l’altra. Ciò che ci viene tramandato dall’Antisistema è un qualcosa a cui manca sempre perlomeno un nesso, il ‘senso’ finale della sintesi dell’informazione veicolata

Lo scopo principale degli alchimisti era di produrre l'oro da altre sostanze, come il piombo, presumibilmente tramite una mitica sostanza chiamata ‘pietra filosofale’... L'alchimia promosse un interesse nella trasformazione delle sostanze, che pose le basi per lo sviluppo della chimica moderna. Il simbolo alchemico per l'oro era un cerchio con un punto nel centro, che è anche il simbolo astrologico, il simbolo geroglifico e il pittogramma cinese per indicare il Sole

Secondo gli alchemici esisteva infatti una stretta corrispondenza tra l'oro e il Sole, al punto che chiamavano con il termine 'Sole' in maniera indistinta sia l'elemento chimico (oro) che il corpo celeste (Sole). In particolare con il termine sole obrizzo gli alchemici indicavano l'oro puro ridotto in polvere.
Da Wikipedia 
 
Questa ‘verità diluita’ racchiude frattalmente una verità più alta, non modificabile, questa:

la ‘produzione dell’oro da altre sostanze’ si riferisce a quel processo evolutivo in corso che ci vede coinvolti in qualità di personaggi principali, e che ci condurrà a divenire ‘energia oro divina’ a partire da ‘altra sostanza evidente’
 
A causa del suo alto valore e grazie alla sua resistenza alla corrosione, gran parte dell'oro estratto nel corso della storia è tuttora in circolazione, in qualche forma.
Da Wikipedia 
 
Il principio ‘aurifero’ ci riflette in qualità di diretti compartecipati senza fine di distinzione. I comuni destini narrano vicende sottilmente collegate di cui, molto spesso, deve emergere sempre la parte più densa e meno spirituale. Un esame sempre in corso in cui ognuno di noi ha l’opportunità di ‘aprire gli occhi’ ad ogni istante di Vita intercorso e vissuto con vera consapevolezza, senso prospettico e lungimiranza capace di andare ‘oltre’

L'oro costituisce a volte parte di un investimento finanziario difensivo (bene rifugio per la tutela del capitale), data la stabilità del suo valore commerciale a lungo termine e la sua sostanziale scorrelazione rispetto all'andamento del mercato azionario ed obbligazionario; proprio per questa sua stabilità, la speculazione sull'oro diventa particolarmente appetibile quando la fiducia in una valuta viene meno, e quando il valore di una valuta è soggetto ad iperinflazione.
Da Wikipedia 
 
Un ‘bene rifugio’ è secondo me un pericolo comune sempre più grande, in quanto lede il principio della biodiversità. Pensiamo ad una coltivazione globale di grano d’una sola specie; se un virus colpisse quella tipologia di grano, l’umanità cadrebbe per intero nella spirale della carestia. Attenzione, allora, ad un concetto simile perché prima o poi anche questa vana illusione cadrà e anche l’oro mostrerà la sua vera Natura strutturale legata alla scuola esistenziale di questa esperienza tridimensionale: un mezzo messo a disposizione degli allievi.

Forse, quando tutto il sistema economico/finanziario sarà basato sulla virtualità, allora potrà cadere, perché basterà ‘togliere la corrente e smagnetizzare’. Se non si fosse abbandonato il modello finanziario basato sulla garanzia dell’oro, come avrebbero potuto ‘inventare’ il concetto di ‘leva debitoria’?

Una grana per Apple, si fa per dire. La società di Cupertino ha in cassa nientemeno che 76,2 miliardi di dollari (53 mld euro). Liquidità parcheggiata, in attesa di essere impiegata in qualche modo, che nell'ultimo trimestre è aumentata del 16% rispetto a fine marzo. Una cifra colossale, che corrisponde a più del prodotto interno lordo di 126 nazioni tra cui Ecuador, Bulgaria, Sri Lanka e Costa Rica… 

Con tutti quei soldi a disposizione Apple può permettersi il lusso di comportarsi come meglio crede, senza dover dipendere da nessuno
Da Yahoo 
 
Se Apple fosse uno Stato non avrebbe debiti e non ‘dipenderebbe’. Da chi si ‘dipende’ in queste circostanze? La sua liquidità garantisce per lei, proprio come l’oro, per molto tempo, aveva garantito per chi emetteva valuta. 

Chiunque l’avrebbe potuta ‘emettere’ senza avere quella particolare garanzia. Chiunque l’avrebbe potuto fare perché, in realtà, stiamo parlando di un ‘gioco’ che diventa tanto più coinvolgente quanto più assume i panni di una 'convenzione'. 

La partecipazione della massa determina il successo di un ‘modello’ piuttosto che un altro. L’oro garantiva ma identificava anche un Potere. È questo un principio cardine del luogo energetico in cui siamo inseriti, che il simbolo del Tao descrive alla perfezione:

Questo ulteriore simbolo è un inno all’astensione dal giudizio in ogni e qualsiasi sua forma.  

In un prossimo articolo tratterò, alla maniera di SPS, un’espansione ulteriore del tema legato all’oro. Quello della ‘misteriosa Energia Oro’ raccontata da Roberto Zamperini nel suo interessante Blog. Intanto è utile iniziare a leggerlo:
 
Conosco Zamperini per i suoi interessanti libri e, soprattutto, per via della sua 'incantevole' creazione chiamata ‘Cleanergy’. Un piccolo 'disco di opportunità' a disposizione di noi tutti. Ovviamente parlo per esperienza e non per sentito dire

Quando un dolore scompare lascia un certo ‘segno’ dentro di noi… 

Nulla è per caso.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

martedì 4 gennaio 2011

Logo, Emozione e Arte.





“Dietro questo mondo si trovava la regione dell’ordine e dell’armonia delle forze planetarie, dove regnavano gli elevati Esseri delle Gerarchie. Dopo aver sperimentato le basse forze astrali nell’immediato al di là, il discepolo perveniva alla conoscenza delle forze astrali superiori nel loro ordine cosmico e nella loro armonia. Queste forze vivono anche nel nostro corpo astrale e regolano la salute. I Greci si rappresentavano queste pure forze astrali nell’immagine del “Vello d’oro”; andare alla ricerca del “Vello d’oro” aveva lo stesso significato di andare alla ricerca di una via d’iniziazione. 

I Germani vedevano questo mondo come un grande orologio cosmico, con dodici gruppi diversi di Entità spirituali – il nostro Zodiaco… L’orologio cosmico formava parole di un linguaggio spirituale: i segni dello Zodiaco le consonanti, i pianeti le vocali. La comprensione di questo linguaggio spirituale significava poter sapere ciò che in quel momento veniva richiesto all’umanità…”.
Da “L’uomo alla soglia” di Bernard Lievegoed

Non siamo più “abituati” a percepire ciò che ci circonda, nei vari reami, come un qualcosa di “vivo”, senziente, interattivo. Tutto ciò che ci è giunto dal lontano passato, attraverso il mito, la leggenda, la tradizione, viene colto alla stregua di un qualcosa con il quale bearsi per un breve istante, ripensando a come fosse stata la Vita di un tempo. Dei flash back fugaci che lasciano tanti piccoli vuoti dentro di noi, come una sorta di malinconia inverosimile. Ci sono anche i film, come non mai ultimamente, che aiutano ad immaginare quel mondo trascorso. C’è la poesia o lo studio dei classici. Ci sono le fiabe, le favole per i bimbi d’ogni età. 

Ma sopra a tutto c’è una corsa sfrenata che ci strappa via da casa e ci conduce a vorticare, mischiandoci in infiniti modi.

Questi flussi d’energie diverse spirano attorno a noi, avvolgendoci e sussurrando il ritmo del dovere, dell’avere, dell’essere… Parlano idiomi diversi che noi non capiamo ma che, in un certo qual modo, seguiamo. Parlano ad una parte di noi che è silente eppure presente come l’aria riempie una stanza che si ritiene vuota.

Questo “dialogo” è intessuto da essenze che non riteniamo esistenti nella realtà, ma che alla resa dei conti, determinano il fatto che l’uomo si muova compiendo una scelta, anche forzata, ma sempre una scelta. L’interazione dello “scafandro” fisico umano con le forze regolatrici eteree è inossidabile, pervicace, assoluta: innegabile.

Perché ci giungono “voci” dall’antichità che narrano di Entità vive, come ad esempio la pioggia, il vento, la poesia, il desiderio, etc.? Sia Steiner che Lievegoed, solo per citarne due, ci riportano a quella realtà siderale, in cui l’uomo viveva in connubio con queste solide presenze, che sapevano ispirare ed elevare gli animi, insufflare i sensi più elevati della partecipazione alla Vita, orientare allo sviluppo del rispetto e della consapevolezza verso la sacralità della Creazione.

Scempiaggini” – urlerebbe il buon vecchio Ebenezer Scrooge, ciondolando ad U rovesciata con fare sospettoso eppur curioso, scrutando terra nella speranza di trovare un penny perduto da qualcuno tanto scriteriato dal non porvi massima attenzione. 

Non è vero?” – chiedo a voi tutti. 

Oggi si guarda più il suolo che l’orizzonte o il cielo. L’orizzonte è sempre più chiuso dalle forze architettoniche degli edifici prominenti, mentre il cielo è roba per visionari o perditempo. Ciò che interessa del cielo sono le previsioni atmosferiche: che tempo farà?

Ecco la mia riflessione: lo Zodiaco non traccia “disegni” tra le stelle.

“Lo zodiaco (dal greco ζώον, zòon, "vivente" od anche "immagine d'uomini o animali") è una fascia celeste che si estende all'incirca per 8° da entrambi i lati dell'eclittica (il percorso apparente del Sole nel suo moto annuo) e comprendente anche i percorsi apparenti della luna e dei pianeti.
Le suddivisioni dello zodiaco sono costellazioni in astronomia e segni zodiacali in astrologia.
Oltre allo zodiaco dell'astrologia occidentale ce ne sono di diversi nell'astrologia vedica e nell'astrologia cinese”.
Da Wikipedia

Avete notato il termine fuoriuscente dal greco? “Vivente”.


Lo Zodiaco è “vivo”, proprio come suggerito dalla antica tradizione. Le figure tracciate sono vive, o meglio, descrivono esseri senzienti. Tutto ciò, unendo i puntini, mi porta a comprendere che il linguaggio dei simboli e degli Archetipi è alla base della comprensione della dinamica esistenziale. 

Come possiamo ritenere un “disegno” tracciato dall’uomo tra le stelle, a caso, come la stilizzazione di un essere senziente? 

Semplice: usando la metodologia dei frattali, cioè di quello che ci circonda di più piccolo e "accessibile" ma che, per la proprietà olografica del tutto, rappresenta alla perfezione le regole del Cosmo.
Ecco a cosa alludo. L’altra sera, io e la mia famiglia, abbiamo assistito allo splendido e toccante film “This is it”con  un Michael Jackson all’estrema sintesi tra individualità ed arte; ebbene, alla fine della rappresentazione cosa appare? Questa immagine:

 
  
Vengo come folgorato da qualcosa che mi mette le “farfalle nella pancia”. Ed ecco toccato proprio il punto dove volevo arrivare: l’emozione.

Questa immagine è “viva”, reca con sé una precisa ed ampia onda portante, carica di una modalità propria, frutto di ciò che l’artista ha fatto e suscitato in Vita nell’immaginario collettivo. 

È logico che ognuno di noi trarrà quello che è in risonanza con la propria essenza, e magari qualcuno non trarrà proprio nulla; è normale nella rappresentazione statistica dei grandi numeri. Eppure ciò che si vede va oltre alla semplice apparenza e risulta persino troppo chiaro che “qualcosa” di nuovo o di diverso ci colpisce e ci anima, alla vista di questo logo, di questa stilizzazione estrema con tanto di marchio commerciale.

Il passo successivo è questo. Alla vista di un’immagine ci succede qualcosa. L’immagine pubblica stilizzata di un mito è tanto più potente della foto di mio figlio, che varrà probabilmente molto più per la mia famiglia che per altri.

L'emozione è Arte...

I logo stilizzati dei cosiddetti “miti” come Marilyn Monroe, Elvis Presley, etc., ma anche i simboli legati alla rappresentazione dell’avere, come la Harley Davidson, la Bmw, etc. hanno questo potere e valenza sul genere umano.

 
È indiscutibile il potere di una immagine carica di questa valenza. Pensiamo alla stessa immagine agli albori della carriera di Michael Jackson: era come vuota, scarica, indifferente. Pensiamo alla stessa immagine oggi: la percepite la differenza abissale che corre tra il prima e il dopo?

Perché ha potere? Perché ha la capacità di evocare qualcosa in chi la osserva. È l’impatto emozionale il carico che differenzia il passato dal presente

Questa immagine trasporta emozionalità. 

L’emozionalità però è innescata soprattutto dalla conoscenza che l’individuo possiede dell’artista rappresentato. Se una persona non conosce Michael Jackson, proverà un qualcosa di molto minore in termini di spessore energetico.

Quindi? Ecco perché lo Zodiaco non ci trasporta più emozionalmente: perché ignoriamo chi fossero le Entità rappresentate. Lo svuotamento subìto dal genere umano ci ha trascinato lontani dall’albero da cui siamo "caduti". Abbiamo bisogno di tornare a volare con il mito, la leggenda, la favola, etc., conoscendo le Entità rappresentate come degli Esseri viventi a tutti gli effetti, proprio come Michael Jackson, che non è morto, ma ha solo cambiato di “stato”, essendo il suo “effetto” la sua “scia” ancora e per sempre tra di noi.

Gli Astri ci influenzano, ma non solo, anche le “immagini” stilizzate tra le stelle hanno questo potere. Le immagini di gesta antiche che hanno intessuto la storia della Creazione, oggi dimenticate. 

Per l’uomo “moderno” l’Oroscopo ha la valenza di una “massima” trovata in un cioccolatino: se non aggrada si butta via. Da qua la massificazione e lo svuotamento della valenza originaria della lettura degli Astri.  

Chiediamoci allora quale sia il linguaggio dimenticato citato da Lievegoed:

La comprensione di questo linguaggio spirituale significava poter sapere ciò che in quel momento veniva richiesto all’umanità…”  

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011