martedì 17 maggio 2016

Un linguaggio costituito da esempi.



Facile, difficile; cosa?
Cosa, non capisci? SPS? Talune espressioni?
Il linguaggio utilizzato? Gli "esempi"?
Oppure, non capisci ciò che non vuoi, o non puoi, capire?
Come quando studi/studiavi, ad esempio, la matematica, la geometria, la fisica, etc. Che cosa è che non capivi?
Non “ti entrava in testa” il senso, non tanto di quella forma di studio, quanto proprio dello studiare fine a se stesso.
Non “funzionavi”, a partire dal meccanismo di studio (dal "perchè?") che, per forza maggiore, eri obbligato a mettere a punto, per far fronte all’obbligo scolastico.
Qualcosa che crea una condizione a senso unico, che “devi fare”, che sei chiamato/a a sostenere, pena… un sacco di problematiche successive, nonché la “serenità” dei “tuoi” genitori.
Che cosa non capisci, di SPS, allora? E, ancora:
come puoi non capire, "qualcosa che si muove... ad esempi"?
  

lunedì 16 maggio 2016

La trasformazione a somma zero.


La dominante muove sempre da "1". Tutto il resto, "si muove" conseguentemente... nella complessità e nell'ombra.
Perchè sei, "qua, così", sempre più... insensibile? Perchè "sei 'qua così'".
Allarme bomba causato da una società di sicurezza
"L'esplosione controllata di oggi si è resa necessaria dal momento che abbiamo scoperto un dispositivo di addestramento abbandonato accidentalmente nei bagni dell'Old Trafford da una società privata che si occupa di addestrare i cani da esplosivo"…
Link
Sei in un loop. Sei in qualcosa, al quale non vuoi credere.
Sei dentro ad una “situazione esatta”.
Sei in preda ad/di un principio compresente, ma non manifesto.
  
Sei “qua, così”…
E tutto te lo conferma (se presti attenzione “lato tuo, centrale”).
"Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma…".
La “trasformazione” indica lo status quo: lo stesso di sempre.
Accorgiti:
  • se “nulla si crea
  • se “nulla si distrugge
ma
  • tutto si trasforma”…
significa che
  • sei in un loop
e, di più
  • sei in un loop, dove nulla è stato lasciato al caso (per una ragione fondamentale, dominante).
   

venerdì 13 maggio 2016

La “size” è tutto.



I Governi fanno politiche fiscali restrittive e la banca centrale, vincolata da una filosofia di fondo costruita sui principi del monetarismo fiscale, fa una politica keynesiana ed espansiva
Una mortalità eccessiva, che colpisca per asfissia finanziaria, anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare, dopo la crisi, è uno dei gravi rischi per la nostra economia...”.
Mario Draghi
Nella “dualità”, le parti conseguono a ciò che, dal “fondo” le ispira (guida). Il “rischio”, è qualcosa che riguarda – nella gerarchia – le parti, via via sgravate dalla risultante atmosfera respirata (mentre salgono di posto, nell’infrastruttura piramidale), che asfissia tutto e tutti, isolando dal potenziale.
La realtà manifesta non è opinabile.
Esiste ed è, anche, concreta (fisica). È indubitabile. E “qua, così” ogni diatriba spirituale, religiosa, filosofica, etc. “conta come il due di picche” se, come primo aspetto emotivo, pratico, giudicante… riassumi il modesto avere (smosso da una posizione di ‘stampo pauroso’)”.
Di fatti, la famiglia della paura, la vince su ogni fronte e sotto ad ogni aspetto. Tu sei preda della paura, anche quando meno te lo aspetti; è sufficiente che vada qualcosa per il verso storto (nonostante, forse, la tua attuale florida situazione economica e di "serenità"), per dare luogo ad una autentica slavina di proporzioni bibliche.
Il frutto del convivere in questo “marchio sociale”, è proprio quello della insicurezza di base.
 
Qualcosa che pensi di “sistemare”, mediante il processo dell’arricchimento personale familiare. Qualcosa che, invece, non dipende solo ed esclusivamente da un simile processo competitivo. Qualcosa che, in ogni caso, non ti lascia ma solo/a, anche quando sei portato/a a credere di avere eluso la conseguenza AntiSistemica, impressa “a fuoco” nell’intero modello sociale – reale manifesto, senza apparente alternativa sostanziale – “qua, così”.
I “vertici”, di qualsiasi azienda, multinazionale, paese, organizzazione, etc. non sono mai del tutto certi di “esserlo assolutamente”, in quanto ché… non è chiara e ben definita l’intera “forma” della infrastruttura d’assieme, nella quale “'sono', come qualsiasi altro… umano ‘qua così’”.
  

giovedì 12 maggio 2016

SPS bene dice.


"Lato tuo, centrale"...
Quando “non stai bene (intimamente, tra te e te)”, che cosa significa? 
Quale tipo di “sofferenza” è mai questa?
Chi (cosa) non sta bene, e perché? E, particolare non da poco:
  • perché una simile situazione, non cambia mai, oppure, permane tanto pesantemente?”.
Hai dei ricordi, di quando eri “piccolo/a” e riesci ancora a delineare dei “bei momenti, vissuti”. Sono “belli”, perché li metti a confronto con la “tua” situazione attuale (una forma di attualità, stranamente, “sempre verde”, ossia, che rimane in sospensione tutto attorno, e dentro, a/di te).
Ergo, questa “bellezza” risalta per contrasto, con ciò che, nel frattempo, 1) ti è successo, 2) sei diventato/a…
1 o 2? 1 e 2? 1 e/o 2?
Nel “qua, così”, ci sei caduto dentro, oppure, lo hai generato tu?
  

mercoledì 11 maggio 2016

Un mondo perfetto.


Da qualsiasi prospettiva, lo status quo... non cambia.
Quando il “pressappochismo” diventa (“è”) una perfetta strategia?
Quando è, in realtà, la derivazione di un modello, di una “forma” applicata alla società. Quando c’è una ragione fondamentale, all’origine dell’intenzione. Quando, una simile proiezione, giunge a pioggia ovunque e comunque, divenendo come una “malattia”, ossia, assumendo i panni della “normalità”, in maniera tale che gli individui si abituino, nel tempo, a compensare una simile compresenza, invasiva, per mezzo della ricombinazione del “ritmo” 1) “è già successo”, 2) “ricordo perfettamente, cosa 'è già successo'”, 3) “cosa… ‘è già successo’?”… sino a raggiungere quel livello di “costante, post reset, by dominante ‘qua così’”.
Quando, a quel punto, “non riuscirai più nemmeno a formulare il contesto relativo al “ritmo 3”.
Quando, non sarai più in grado di esprimere nemmeno la domanda “cosa… ‘è già successo’?”.
Perché, a quel punto (“ora”) non ricorderai totalmente, né ogni accaduto post “è già successo”, né lo stesso “è già successo”.
 
Cancellando l’evento cardine, cambia la percezione temporale del “sé (di te)”.
Ossia, ignorando… vivi di/la conseguenza, proprio come se “fossi rinato a nuova vita”, non potendo più contare sulla tua esperienza, sulla tua memoria e… “tradizione”. Non è nemmeno un discorso di popolo, società, nazione, paese, tradizione, etc. è, piuttosto, qualcosa di relativo solo a te, visto che “gli altri, non sai nemmeno se esistono, dato che li inquadri per mezzo della ‘tua’ capacità mentale, percettiva, etc.”.
Non ti dicono, forse, che "gli altri cambiano quando/se... cambi tu"?