martedì 14 febbraio 2012

Nostalgicamente sul cammino.




Allinea i tuoi obiettivi personali con gli obiettivi dell’Universo

In altre parole, se focalizzi i tuoi sforzi nel trovare i flussi di dati sensorii che risuonano con la tua coscienza e ti guidano alla tua stessa maestria, quei medesimi flussi di dati illumineranno gli obiettivi universali che riguardano la specie di cui tu fai parte e il Pianeta sul quale la tua specie vive.

 Una volta compreso questo (anche vagamente) puoi allineare il tuo sentiero personale con quello dell’Universo. Così facendo, acceleri con una velocità ottimale per la tua coscienza, e rimani equilibrato
Wingmakers

Cosa sono ‘i flussi di dati sensorii’? È importante capirlo, in quanto tutto ruota attorno a questa consapevolezza. Dal mio personale punto di vista, essi rappresentano l’intenzione del Creatore riflessa nell’Universo, per cui il ‘Piano Divino’

Andare nella stessa direzione significa essere polarizzati con la ‘corrente’ principale o onda massima della legge d’ottava: quella ‘infallibile’.

Rimarcato il fatto che ‘non si può essere non polarizzati con questa onda’, in quanto il caso non esiste e tutto è opportuno, rimane il fatto che nei reami del tempo 3d, in cui la consapevolezza di sé è mediamente ‘work in progress’, può apparire lecito pensare anche l’esatto contrario.

Infatti il Mondo che abbiamo co creato, ispirati dalla presenza sottile parassitaria, è esattamente un ‘luogo rovesciato'. Non penso di scrivere eresie, perché basta osservare dal livello opportuno per comprenderlo. Tuttavia questo accadimento era necessario al fine di maturare una più profonda esperienza di sé.

I frattali che testimoniano la struttura ‘artefatta’, o che si presta all’illusione dei sensi, sono tutt’intorno a noi, come recita la pubblicità. Ad esempio, leggendo questa notizia, è possibile comprendere come le foto della Terra siano il frutto di mirabili ed ingegnosi modelli di ‘ricomposizione’ della visione:

come nascono le foto della Nasa.
Hanno fatto il giro del mondo, le ultime foto scattate alla Terra, che propongono una vista ‘inedita’ del nostro pianeta. Non perché non si siano mai viste immagini simili ma perché è la risoluzione, che non si è mai ottenuta prima d'ora. Arrivano da un satellite della Nasa che vola a 512 miglia sopra la terra, quindi all'incirca a 823 chilometri. Non molto, se pensate che un aereo viaggia a tra i 10 e gli 11mila metri d'altitudine. 
 
Eppure le immagini che ci arrivano sembrano essere scattate da una prospettiva molto più lontana. Come fa allora la Nasa a rendere questo effetto ottico senza ricorrere alla manipolazione digitale dello scatto? 
 
Ecco il trucco: la foto che vedete è il risultato di un collage di dati provenienti da orbite diverse, creando così un'immagine che sembra molto più lontana rispetto alla reale distanza del satellite. La risoluzione è di 8mila per 8mila pixel, la più alta raggiunta finora...
 
Il risultato che vediamo, però, non è l'esatta rappresentazione di ciò che vedrebbe un osservatore dallo spazio, perché la lunghezza d'onda disperde nell'atmosfera l'intensità della luce. Il nostro pianeta dovrebbe quindi essere più bluastro, anche se gli oceani hanno una rappresentazione più verosimile dei continenti…
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Ciò che vediamo è una convenzione, un ‘compromesso’ giudicato reale di quello che circonda

È l’idea che ci facciamo dell’ambiente circostante. Anche se una foto è il frutto di una macchina, quella macchina risente del ‘difetto di fabbricazione’ umano, ossia dell’imprinting sulla macchina del nostro paradigma

Ricordo una diatriba interessante nata attorno all’invenzione del microscopio, il quale se per scrutare i microorganismi utilizza la luce artificiale, va in qualche modo ad alterare quello che ‘pensa’ di vedere. Anche Ighina era intervenuto in merito, infatti il suo personale microscopio non utilizzava nessun fascio di luce artificiale per ‘colpire il bersaglio'.

Ciò dimostra chiaramente ciò che la Fisica Quantistica ha da sempre espresso, ossia che la nostra osservazione altera il piano osservato. Ci mettiamo sempre lo ‘zampino’, in altre parole.

Un'epidemia silenziosa sta colpendo il Centro America.
Nelle regioni dell'America Centrale si è diffusa da anni un'epidemia pericolosa di cui i media non parlano.
 
Una misteriosa epidemia sta devastando la costa pacifica del Centro-America. Dal 2000 a oggi avrebbe ucciso oltre 24mila persone tra El Salvador e Nicaragua, colpendo migliaia di altri indigeni con una malattia cronica ai reni con percentuali mai viste altrove. Gli scienziati affermano di avere ricevuto segnalazioni del fenomeno dal Messico meridionale fino a Panama. A parte qualche rara apparizione sui media, se ne è parlato molto poco nonostante sia una piaga per la popolazione locale.

Come riferisce la MSNBC, l’anno scorso l’epidemia si è diffusa al punto che il ministro della Sanità di El Salvador, Maria Isabel Rodriguez, ha fatto appello agli aiuti internazionali, affermando che la malattia starebbe minando il sistema sanitario nazionale…
 
I medici locali sono convinti del fatto che la causa sia da ricercare nelle sostanze chimiche che gli agricoltori utilizzano senza alcuna protezione. Ma gli scienziati avrebbero scoperto che la vera causa è un’altra. All’origine ci sarebbe infatti il lavoro estremamente pensante svolto dalle vittime, che restano per ore sotto il sole rovente senza acqua da bere. L’estrema disidratazione e lo stress termico negli anni danneggerebbe i reni in modo irreversibile.
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Stiamo assistendo all’ennesima montatura ad hoc del pericolo di pandemia? I Media ne hanno parlato poco, sino ad ora, perché c’era altro su cui ‘lavorare’: l’Aids, l’aviaria, etc. Adesso potrebbero iniziare a cavalcare il nuovo vettore mediatico, terrorizzando la platea mediante opera opportuna, come abbiamo appena notato a proposito del ‘terrorismo climatico’.

I Media informano che c’è sempre un pericolo incombente sulla società: riflesso frattale del ‘controllo’.

Erosione suolo aumenta minaccia riscaldamento globale, dice Onu.
Il riscaldamento globale è destinato a peggiorare se le pratiche agricole accelerano il tasso di erosione del suolo, diminuendo così la quantità di carbonio che il terreno è in grado di immagazzinare, secondo un rapporto delle Nazioni Unite diffuso oggi.
 
Il suolo trattiene enormi quantitativi di carbonio sotto forma di materia organica, che fornisce sostanze nutrienti per la crescita della vegetazione e migliora la fertilità e il movimento dell'acqua.
 
Soltanto l'ultimo metro di suolo contiene circa 2,2 miliardi di tonnellate di carbonio, cioè tre volte quello attualmente presente nell'atmosfera, dice l'Annuario 2012 dell'Unep, il Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite. ‘Il carbonio nel suolo si perde facilmente ma è difficile da ricostruire’, spiega il rapporto.
 
Gli stock di carbonio nel terreno sono altamente vulnerabili alle attività umane. Decrescono in modo significativo (e spesso rapidamente) in seguito alla copertura della terra e all'uso della terra come nella deforestazione, lo sviluppo urbano e al crescente dissodamento, e come risultato di pratiche agricole e forestali non sostenibili’.
 
Circa il 24% dei terreni del mondo hanno già registrato il declino di salute e produttività negli ultimi 25 anni a causa di un uso insostenibile del terreno, dice l'Unep. E circa il 60% del carbonio conservato nei suoli e nella vegetazione è andato perduto a causa dei cambiamenti nell'utilizzo dei terreni. E mentre le previsioni indicano un aumento esponenziale della richiesta mondiale di cibo, acqua ed energia, la pressione sull'uso dei terreni aumenterà.
 
Se non cambierà il modo di gestire la terra, oltre il 20% delle foreste, delle distese di torba e delle praterie nei paesi in via di sviluppo perderanno ecosistemi e biodiversità entro il 2030, dice il rapporto. La degradazione dei terreni ricoperti da torba desta particolare timore, perché essi contengono più di un terzo del carbonio trattenuto nei suoli.
 
Per questo l'Unep consiglia metodi agricoli per non mettere in pericolo questo genere di terreni e ipotizza l'impiego di incentivi finanziari per migliorare l'utilizzo dei terreni, nonché un accordo mondiale sul clima che includa lo scambio di crediti di carbonio per i suoli.
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Ce la suoniamo e ce la cantiamo

Sappiamo quello che dovremmo fare ma non lo facciamo, praticamente la storia della mia Vita. Perché accade questo? 

Perché non siamo ‘liberi’ di poter intendere, ma solo di 'volere'.  Credetemi, non sono impazzito...

Perché il controllo parassitario non ce lo permette, essendo penetrato in modo profondo nel nostro inconscio. E, come ci ricorda il Dr. Emile Coue, ‘la volontà nulla può contro l’intenzione’, assegnando alla volontà il conscio e all’intenzione l’inconscio.

L’umanità registra il livello raggiunto e profetizza sul futuro scritto nel presente:

se non cambierà il modo di gestire la terra, oltre il 20% delle foreste, delle distese di torba e delle praterie nei paesi in via di sviluppo perderanno ecosistemi e biodiversità entro il 2030

Nel reame del tempo deviato, in cui siamo installati, fare di queste 'profezie' significa co creare il destino che attende come più probabile. La massa, che legge notizie come queste, inizia a provare paura, timore, angoscia, permettendo alla ‘profezia’ di realizzarsi. 

È un moto indotto di ‘disegnare’ il futuro, dato che è la massa che lo ‘scrive’. E chi altri? Tutto l’altro è un qualcosa che tenta di impadronirsi della massa, esattamente allo stesso modo in cui, da sempre, si è sempre cercato di avere il favore della platea più ampia.

I Media sono al 'soldo', inconscio, del potere parassitario. 

Essi rappresentano uno dei modi più ‘comodi’ di raggiungere la gente quando ha le difese abbassate, ossia quando è a casa propria che mangia, sonnecchia, fantastica, dialoga, etc.

Il ‘controllo’ ci conosce molto bene, come nemmeno noi stessi ci conosciamo:

non conta l'età quando vuoi fermati a contemplare nostalgicamente il passato: c'è sempre un decennio precedente in cui le cose erano più belle, semplici e anche commercialmente più stimolanti, perché simbolo del nostro personalissimo ‘romanzo di formazione’.

E così il marketing si è sintonizzato sulla nostalgia e sul vintage, una tendenza che rispecchia la più generale propensione delle aziende a blandire i consumatori, stimolandone sentimenti genuini e consolanti, in un momento di totale ridiscussione delle priorità, anche di spesa. 
 
Un modello che stimola un peculiare tipo di consumo, ma rimette in gioco, complessivamente, simboli e significazioni legati a un più ampio contesto socio-culturale, in cui non si acquista solo un prodotto ma il mood di un epoca
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La nostalgia che sentiamo è quella ‘indistinta’ relativa alla nostra appartenenza divina e a ciò che illusoriamente ‘sentiamo’ di avere perduto.

Dipende tutto da noi. Cosa sceglieremo di intendere?

La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina.
Milan Kundera

La nostalgia è rendersi conto che le cose non erano insopportabili come sembravano allora. 
Legge di Grimes

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
Prospettivavita@gmail.com

lunedì 13 febbraio 2012

Il frattale del Tao.




È tempo di cambiamenti; infatti, tanto per fare il verso alla pubblicità: ‘L’unica cosa certa è il cambiamento’.

Comunque, certo o non certo, il cambiamento è alla base della legge della biodiversità. Si potrebbe dire che è un suo ‘postulato’ o un effetto, che ‘prende forma’ allorquando le ‘forze’ Cosmiche e Planetarie, di cui l’umanità è una comune rappresentante in termini di co creazione, si miscelano per dare luogo alle manifestazioni esistenziali 3d.  

Ciò a cui pensiamo di assistere, cioè allo spettacolo della ‘Natura’ e a tutte le sue sfumature, dipendono dal nostro ‘comportamento’, dove con quest’ultimo termine si deve intendere l’intera struttura di potere racchiusa nella nostra sfera individuale e collettiva. La ‘miscela’ di leggi diverse, quelle poco sopra accennate, che percepiamo come un qualcosa di così grande da essere inarrivabile, in realtà ci ‘assistono’ nel processo di Vita e di conoscenza di se stessi.

L’umano, perfettamente integrato nella sua centralità e potere, è 'al di sopra' degli effetti di queste leggi e all’altezza del Piano Divino, del quale è una diretta emanazione.

È una questione di consapevolezza, ovviamente. Quando si soffre, nelle 3d, la sofferenza è ‘autentica’ pur essendo solo una ‘parte’ del Tutto che ci contraddistingue. La ‘sofferenza’ ci sta semplicemente dicendo – ‘Tu sei lì’. Null’altro. Non sta giudicando. Sta solo eseguendo un ‘compito’. Ella è come un nostro riflesso

Se smettessimo di ‘ammalarci’ ogni volta che si ‘accende una spia’ e mettessimo semplicemente in funzione una modalità più ampia dell’osservazione di noi stessi e degli eventi che ‘attiriamo’ tutt’attorno, allora potremmo procedere con fare molto più sicuro verso la nostra maggiore conoscenza.

Questa modalità di non consapevolezza è molto simile a quello che accade quando si manifesta la malattia in noi. Cosa facciamo? Andiamo dal medico. Come se quella malattia piombasse su di noi all’improvviso e fosse essa stessa causa di se stessa. No, la ‘causa’ è il nostro ‘comportamento’ e il ‘delegare’ alla classe medica il compito della nostra guarigione, nel tempo, ha significato perdere ancora maggiormente il ‘controllo di noi stessi’

Ci siamo come ‘spenti’, adagiati sul fondo. 

Tanto c’era sempre qualcuno che ci poteva guarire in qualche modo. Questo è un processo molto antico, che nasce addirittura con lo sciamanesimo, nel momento in cui diventa ‘elitario’, ossia nel momento in cui nella ‘tribù’ s’inizia a parlare di una persona che guarisce, mentre tutti gli altri ‘dipendono da lui per stare bene’.

Il frattale ‘moderno’ è la medicina allopatica, caduta nelle mani Antisistemiche, votata all’osservazione della causa apparente. Non intendo, con questo, demonizzarla, in quanto per le cure di pronto soccorso e di determinati interventi chirurgici è assolutamente basilare, anzi… la medicina allopatica è, con le religioni, tra le poche ‘branche del sapere umano’ ad affermare l’esistenza delle entità parassite, ossia degli organismi virali, ossia quei diretti frattali che testimoniano, al pari di quello che si vede in Natura, della manifestazione fisica di forme viventi, più o meno microscopiche, ‘parassite’. 

Anche l’informatica, il Mondo dei computer, ci narra dell’esistenza di forme ‘virali’; infatti persino nell’ambito al silicio di pc e cellulari esistono i cosiddetti ‘virus’. In quella sede è opportuno notare come l’esistenza del virus sia da mettere in relazione all’intenzione umana di generarlo ad ‘immagine e somiglianza’ dell’impulso sovradimensionale che ‘ispira’ inconsciamente. Molte volte questi ‘virus’ sono delle retro ingegnerie di modelli di debugging utilizzati dai programmatori per verificare il proprio lavoro

Da notare, altresì, che abbiamo anche in questo caso ‘coloro’ che traggono un beneficio dalla progettazione e diffusione virale dei programmi ‘nocivi’ al maggior numero di computer possibile. Chi sono? Tra le righe, le case produttrici di ‘antivirus’.

Ecco il frattale del Mondo alla ‘rovescia’: chi 'protegge' è lo stesso che diffonde la causa opprimente.

Alludevamo, pocanzi, al cambiamento come atto strutturale insito nelle 3d. Questa notizia, a tal proposito, ‘rischia’ di procurare un vero terremoto in ambito sportivo calcistico, ossia in quella sorta di ‘reame incantato’ nel quale i ‘cittadini’ sono tutti milionari in Euro e appaiono come distaccati dal contesto 3d, da cui traggono la loro linfa vitale di denaro, fama, etc.  

Il calcio si apre al tetto salariale.
Per combattere la crisi economica, il Levante ha deciso di auto-imporsi un tetto salariale sugli ingaggi, con valore massimo fissato a 500.000 euro: non saranno più tollerate 'escursioni' al di sopra di questa cifra. 

Il club granota è il primo a fissare una soglia ben definita: svolta nel calcio?
 
Cinquecentomila euro all'anno, non uno in più. Che, di per sé, fanno comunque una bella cifra, con cui vivere in maniera più che dignitosa. E se qualcuno dovesse avere richieste maggiori sarà libero di firmare, sì, ma per un'altra squadra. Il Levante non ammette più contrattazioni che superino il mezzo milione di euro per la stipula dei contratti dei suoi giocatori: la squadra valenciana ha deciso di auto-imporsi un tetto salariale ben definito per abbassare i costi fissi ed evitare, dunque, gravi buchi nel bilancio in un periodo economico di per sé già estremamente complicato.
 
Il pesante giro di vite adottato dal Levante è una grande novità all'interno della Liga e nel calcio in senso lato: certo, i club minori che militano nei principali campionati sono costretti, giocoforza, a una gestione più oculata degli ingaggi e, di conseguenza, a rinunciare a giocatori importanti, ma il caso della formazione granota è unico, perché è la prima a fissare con precisione una linea oltre la quale è vietato andare. Cinquecentomila euro, appunto. In questo senso, se un giocatore punta già di per sé a strappare un contratto migliore, saprà già che sarà inutile provare a bussare alla porta del Levante; di contro, un giocatore che accetterà di imbastire una trattativa con la seconda squadra di Valencia, saprà a cosa andrà incontro.
 
Ovviamente il tetto salariale vale anche per i giocatori già in organico: il centrale difensivo David Navarro, che ha un ingaggio di un milione di euro, sarà costretto a tagliarlo della metà se vorrà continuare a giocare nel club granota anche nella prossima stagione. Se il salary-cap resterà sempre una parola incomprensibile per i grandissimi club come Real Madrid e Barcellona, l'imposizione di un tetto salariale sulla falsariga di quanto proposto dal Levante potrà invece essere una soluzione per le altre squadre del campionato spagnolo, e non solo

un'idea che potrebbe attecchire ovunque in Europa, quanto meno per aiutare i club a fare chiarezza sin da subito: 

o questi soldi qui, o niente, cambiare aria.
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È una questione di tempo, come lo è stato per ogni ‘rivoluzione’. 

Il 'contrasto tra Mondi' è diventato talmente stridente da infastidire anche un ‘sordo’. In un contesto che cambia possibilmente in ‘meglio’, occorre attendersi la manifestazione del ‘nuovo’ all’insegna di valori diversi rispetto al ‘vecchio’ o, meglio, rispetto all’attuale forma di paradigma. Osserviamo da vicino il meccanismo perverso del Pil, un sistema di calcolo tramite il quale la moderna economia ‘misura’ il livello di crescita o di 'de crescita' degli Stati e, dunque, del Mondo. 

Il Pil tiene conto di tutto, anche degli effetti nefasti che accadono nel Mondo. Per cui una guerra, paradossalmente e nel medio periodo, fa addirittura ‘bene’ al Pil di una Nazione. Logicamente ci sarà una Nazione che subirà e una che ‘godrà’ apparentemente della situazione. Pensiamo al meccanismo usuale messo in atto durante tutte le guerre:
  • uno Stato attacca un altro Stato per un certo ‘motivo’
  • la distruzione è più o meno distribuita
  • uno dei due Stati alla fine della guerra ha ‘vinto’
  • le politiche economiche si rimettono in moto per la ricostruzione di entrambi i Paesi.
Si distrugge per cambiare degli ‘assetti’ e per infine tornare a costruire. Non solo. Il Pil misura anche l’indotto economico generato dal malessere, dagli incidenti, dagli infortuni, etc. 

Maltempo, Adoc: ultimo weekend costato a romani 440 euro spese extra.
‘Il weekend di maltempo è costato in media 440 euro alle famiglie romane’. Lo sostiente Carlo Pileri, presidente dell'Adoc (Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori), che aggiunge: ‘Cento euro di spesa per l'acquisto delle catene, il cui prezzo è più che raddoppiato in concomitanza della neve, una vera e propria speculazione. Dato che le catene sono pressochè introvabili, soprattutto per le vetture più comuni, chi non ha potuto acquistarle ed è stato multato sarà costretto a pagare in media 250 euro di sanzione. L'allarme neve ha provocato anche un aumento dei prezzi dei beni alimentari, con un aggravio di spesa per i romani pari a 120 euro, il 30% in più di quanto normalmente speso mensilmente’.

Secondo il presidente di Adoc, inoltre, ‘il maggiore consumo di energia elettrica e gas ha comportato un aggravio di spesa pari a 50 euro, i rialzi della benzina fino a 1,85 euro al litro hanno causato un aumento della spesa pari a 80 euro, il prezzo di un pieno. Infine, per lavare le auto, sporcate da neve e sale, il costo è di 15 euro. Totale, quasi 450 euro di spesa in un solo weekend’.
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Il maltempo ha dunque generato un innalzamento del Pil. Ma è 'crescita' quella identificata dal Pil?

Quel denaro speso in più dalle famiglie viene registrato come ‘crescita’ dello Stato. È tutto misurabile in termini di maggiori o minori introiti, di proiezioni mancate o rispettate, di annunci superiori o inferiori alle attese. È tutto ‘relativo’ perché illusorio…

Riguardo alla spinosa vertenza greca, non ancora definita, Monti ha detto di non avere aspettative eccessive sul lavoro dell’Eurogruppo. Sono stati fatti sforzi importanti ed è importante raggiungere un accordo, ma quando qualcosa è meno atteso è più facile perseguirlo
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Questa frase suona un po’ sibillina, tuttavia ‘quando qualcosa è meno atteso è più facile perseguirlo’ equivale, secondo me, a mantenere lontana l’opinione pubblica da questioni troppo ‘delicate’ e relative al ‘controllo’ dell’opinione pubblica stessa. È l’applicazione consapevole di quel ‘distacco’, necessario al fine di non generare ‘potenziale superfluo’, per come lo intende il ‘virtuale’ Vadim Zeland

È l’assumere il proprio compito, lo stare nei ‘ranghi’ delle proprie mansioni, nella tranquillità che ciò che interessa accadrà. È una virtù dei ‘forti’, questa e, in soldoni, significa essere consapevoli del proprio potenziale di co creazione e del proprio ruolo.

Osserviamo il ‘vecchio’ come stenta a ‘lasciare andare’. Si ostina a radicarsi nella struttura energetica che sta lentamente ‘scivolando via’.

Codice disapplicato.
Premafin ha verificato la sussistenza, per gli amministratori non esecutivi, dei requisiti di indipendenza dichiarati. Il cda ha deciso di ‘disapplicare’, tra i criteri enunciati dal Codice di autodisciplina delle società quotate, approvato da Borsa italiana, quello che prevede che non possa essere considerato indipendente il soggetto che sia stato amministratore della società per più di nove anni negli ultimi 12, ‘ritenendo che la semplice durata dell`incarico, disgiunta da ulteriori elementi di valutazione nel caso concreto, non costituisca elemento idoneo di per sé a inficiare l`indipendenza di professionisti qualificati’…
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Questa è ‘paura’. Paura di perdere la posizione guadagnata nei livelli Antisistemici, per cui ci si ostina a circondarsi degli stessi individui ‘ci cui ci si fida’.

Da qualche settimana a questa parte sembra che gli investitori internazionali abbiano deciso che l’Europa non è più in pericolo, tanto che i mercati obbligazionari dell’area euro hanno fatto spallucce anche all’ipotesi di default della Grecia…
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Chi sono ‘gli investitori internazionali’? Essi hanno deciso che… 

Ci si rende conto, mediamente, che il Mondo è amministrato da ‘pochi’? Sembra una favoletta, ormai. Dirlo o scriverlo suscita esclamazioni del tipo: ‘Ancora con queste storie?’. 

Matrix has you.

Whitney Houston è stata trovata morta in un hotel di Beverly Hills. Aveva solo 48 anni. L'annuncio è stato dato dalla sua rappresentante, Kirsten Forster, che però non ha rivelato le cause della morte. La Houston lottava da anni contro la dipendenza da alcool e sostanze stupefacenti…
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Osserviamo le routine come siano ben radicate nel substrato delle 3d. Ecco il caso di un altro ‘Vip’ morto nelle consuete circostanze dubbie, atte a costituire un simbolo perpetuo da consacrare all’industria del business 'post mortem' a beneficio altrui

Anche lei, la tenera Whitney, che mi faceva battere forte il Cuore da adolescente, se n’è ‘andata’ in maniera tragica, nella solita camera d’Hotel. Bah. Pace a lei e grazie per quello che ha fatto di bello al Mondo intero.

Infine, vediamo come gli opposti si attirino e come il ‘paradosso’, per questo paradigma, governi le vicissitudini 3d:

la piccola era glaciale.
Tra la fine del 1200 e l'inizio del 1800 la Terra fu investita da una piccola era glaciale: un periodo di freddo intenso, con picchi da inverno Siberiano, che in alcune zone del pianeta rese la vita davvero difficile ai nostri antenati. 
 
Secondo uno studio condotto dall'Università del Colorado il calo di temperature fu innescato da un periodo durato circa 50 anni di massicce eruzioni vulcaniche nelle aree tropicali.
 
I ricercatori sono arrivati a questa conclusione grazie all'analisi di alcun reperti vegetali risalenti a quel periodo carote di ghiaccio prelevate in vari punti del Polo Nord e informazioni raccolte dai sedimenti lacustri.
 
Un modello realizzato al computer ha permesso di ipotizzare, circa 800 anni fa, un'attività vulcanica così intensa da diminuire l'insolazione del pianeta: il materiale emesso dai vulcani emise anche grandi quantità di solfati e aerosol che riflessero la luce del Sole verso lo spazio. 
 
'È la prima volta che qualcuno ha chiaramente identificato la causa fondamentale del periodo freddo che innescò la Piccola Era Glaciale', ha spiegato Gifford Miller dell'Università del Colorado.
 
'Le nostre simulazioni - ha spiegato il ricercatore - dimostrano che il freddo prodotto dai vulcani può aver innescato una reazione a catena che ha interessato i ghiacci polari e le correnti oceaniche diminuendone la temperatura generale e conseguentemente la loro attività'…
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Il freddo prodotto dai vulcani: che meraviglia di espressione!

Le eruzioni vulcaniche, ossia un simbolo di fuoco e calore, sono dunque in grado di procurare l’effetto opposto: il freddo. Tramite copertura della luce del Sole, ovviamente. 

È interessante questo accostamento di ‘valori’. 

Viene in mente la condizione geografica particolare, a cui abbiamo dato il nome, Islanda

una terra di fuoco e ghiaccio.

Un luogo della Terra che ricorda molto da vicino il simbolo dello Zen:


Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
Prospettivavita@gmail.com

venerdì 10 febbraio 2012

La dipendenza dal lavoro.




Somatizzare: trasformare uno stato (o meglio disagio) psicologico in una alterazione fisica della salute.
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Ciò che ‘respiriamo’ lo viviamo. È per via della legge frattale. 

Il rimpianto di aver lavorato troppo durante la propria esistenza.
In punto di morte quasi tutti rimpiangono di aver dedicato troppo tempo al lavoro. In vita mia ho lavorato troppo. Avrei preferito lavorare di meno e dedicarmi di più alla vita privata’. È questo uno dei rimpianti principali delle persone in punto di morte. A rivelarlo è un’infermiera australiana, Bronnie Ware, nel libro ‘The Top Five Regrets of the Dying’ (I maggiori cinque rimpianti delle persone che muoiono). 

Il testo è la trasposizione cartacea del blog della Ware, in cui l’infermiera aveva annotato le rivelazioni e i rimpianti delle persone morenti assistite nel corso della sua carriera professionale.

Tra i rimpianti, in posizione numero 2, subito dopo il desiderio inappagato di essersi comportati più in linea con la propria personalità seguendo meno le aspettative degli altri, c’è quello di aver lavorato troppo. ‘Si tratta di un rimpianto espresso da ogni paziente maschio che ho assistito come infermiera’, scrive Bronnie Ware. ‘Tutti dicevano di sentire la mancanza dell’infanzia dei propri figli o della compagnia della propria partner’. E la ragione del poco tempo dedicato a queste attività era appunto il troppo tempo passato a lavoro. 

Tutti gli uomini che ho assistito rimpiangevano moltissimo il fatto di aver speso la maggior parte della propria vita nella monotonia di un’esistenza fatta di solo lavoro’...

Le donne, insieme ai giovani, sono le persone che più rifiutano di sacrificare la vita familiare per il lavoro nello stesso modo in cui lo hanno fatto i loro genitori e i loro nonni. Secondo Gustav Grodnitzky, consulente manageriale specializzato in questi temi, all’idea di work-life balance (equilibrio tra lavoro e vita familiare), le giovani generazioni vanno verso una ‘blended life’, una ‘vita mista’ in cui, dice il consulente, ‘ogni attività ha senso ed è importante e non importa dove sia fatto il lavoro ma conta solo che sia fatto’.
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Il lavoro è una necessità per la ‘spina dorsale’ e dunque ha una valenza spirituale. Corrisponde a quel ‘lavoro’ interiore che dovremmo fare, che la Vita ci ricorda sempre per gran parte della sua lunghezza. 

Al di fuori della sfera spirituale il ‘lavoro’ 3d è una forma di schiavitù a norma di legge.

Non  importa che tipo di lavoro si faccia; potrebbe anche essere il più bello della Terra, ma rimane comunque una forzatura della nostra libertà. C’è tuttavia da chiedersi:

Senza lavoro e dunque padrone di tutto il mio tempo, cosa farei?’. Se abbiamo una risposta 'coerente e sostenibile', allora è possibile fare esperienza in quest'ottica di liberazione proattiva del tempo; se sentiamo sinceramente di non trovare nessuna risposta 'affine', allora è meglio essere disposti a lavorare ‘allineati e coperti’.

Senza un proprio ‘centro’, e senza lavoro, il rischio è quello di smarrirsi ancora di più.

Nell’Antisistema lavorano quasi tutti. I tassi di disoccupazione, seppure considerati alti, non costituiscono la maggioranza numerica, per cui la ‘schiavitù’ impera a livello medio nel Mondo. Sul punto di morte, poi, ci si lascia andare a talune considerazioni tardive, inerenti a quello che ‘non si è fatto in Vita’, lasciando il corpo carichi di ‘sensi di colpa’ e amarezza. 

Ciò equivale ad affermare che ‘non si è vissuti in pace con se stessi’. Una simile morte è fortemente magnetizzata sul timbro energetico negativo, per cui scontereremo nella prossima esistenza un ulteriore carico di vicissitudini o ‘lezioni’ di Vita e, se non sapremo porre 'rimedio' continueremo ad alimentare l'Antisistema.

La somatizzazione non avviene solo a livello fisico, ma anche a livello sovradimensionale. È come gettare le reti per poi issarle piene di ‘zavorre’ da smaltire in maniera articolata secondo l’esigenza del ‘Piano di Studio’. In generale si vive di corsa, tralasciando tutto ciò che passa in secondo piano, essendo il lavoro una parte preponderante del tempo concesso. 

Se pensiamo che l’altra parte da Leone la passiamo a dormire, è difficile farsi una ragione delle decine di migliaia di ‘giorni e notti’ trascorsi sulla Terra. Nel tempo libero che si fa? Tutto il 'resto', cioè si ammassa la rimanenza delle ‘cose’ nel tempo che viene concesso; come per i carcerati esiste l’ora d’aria, per i cittadini esistono ‘le ore d’aria’.

Ovviamente non veniamo mai dimenticati nemmeno in quelle circostanze, infatti ‘tutto’ ruota attorno al nostro tempo libero. La ‘libertà’ va saputa padroneggiare, altrimenti si corre il rischio di perderla, perdendosi nella libertà. Non sapendosi amministrare. Abusando della libertà.

Ossia il 'leitmotiv' della situazione che ha generato l’attuale crisi economica globale, nata da un eccesso di libertà conferita all’operato di Banche & Co. Persone? Certo. Ma non solo…

Quando si sente dire che la Grecia ha fatto grandi sacrifici, perché ha lasciato senza lavoro decine di migliaia di dipendenti statali, migliorando così i propri conti, si vede un solo lato della medaglia. E tutta quella gente disperata? Il lavoro è ormai come una ‘dipendenza’, dato che l’alternativa si è dissolta

La gente cerca il lavoro, non perché ne ha bisogno per vivere, ma perché non vede l’alternativa. È gioco forza lavorare. L’alternativa è semmai quella di rubare. Cosa ‘no buona’, vero? 

E sì, perché un’educazione ce l’hanno data per bene e sappiamo alla lettera cosa fare e cosa non fare. Eppure le figure ombrose viste nei film sono sempre molto gradite. Perché? Perché incarnano quella libertà ‘sincera’, che è anche nostra ma che non possiamo incalzare nella Vita di tutti i giorni perché siamo schiavi pagati per essere schiavi

Abbiamo le ‘cannette’ eteriche piazzate nei centri opportuni e puntualmente l’energia viene prelevata da noi, lasciandoci quella dose necessaria per ‘non morire’. 

Bce: Draghi prepara trasfusione a banche, ma vuole più prestiti.
Impazza l'acquisto di ‘bond perpetual’ da parte delle banche che si ricomprano queste obbligazioni irredimibili emesse a suo tempo con prezzi vicini al valore nominale di rimborso (100), ma oggi con quotazioni di mercato inferiori di qualche decina di centesimi. 

Una plusvalenza che gli istituti di credito possono poi imputare al patrimonio netto rafforzando i propri coefficienti patrimoniali. Insomma, Draghi prepara la nuova maxi-trasfusione e spera che una buona parte di questo denaro sia poi convogliato dagli istituti di credito verso l'economia reale, soprattutto ora che ‘il maquillage’ bancario è a buon punto.
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Titoli irredimibili: titoli obbligazionari che hanno una d infinita perché offrono il pagamento degli interessi per un periodo illimitato, senza restituire mai il capitale Traente...
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Ho sempre più il sospetto che la crisi sia pilotata e che la situazione non sia per nulla sfuggita di mano. Sembra tutto così ordinato e ammansito. Anche un grafico di Borsa, a livello tecnico, è ordinato, seguendo impostazioni teoriche che si concretizzano tramite una concertazione perfetta da Mercato a Mercato. 

Una sincronia sinfonica. 

Sale questo e si abbassa quello; il tutto alla velocità della luce. Infatti i movimenti che contano durante la giornata avvengono molto velocemente, secondo schemi logici persino diabolici per astuzia e conoscenza dell’inconscio collettivo.

Dato che in Borsa per chi vince c’è chi perde, e dato che chi perde è sempre il ‘Parco Buoi’, mi chiedo allora chi ha incassato tutto il denaro ‘perso’ durante la diminuzione di capitalizzazione delle Borse. Dai… i soliti noti. No? E chi altri, se no.

Per cui la crisi è un modo ciclico di fare soldi e di ‘lavare’ il passato, riproponendolo sotto altre vesti ma ancora valorizzato dalle sue fattezze storiche. Dunque? 

Squadra che vince non si cambia. 

Perché dovrebbero cambiare modo di 'fare', visto che ha reso così bene per tanto tempo? No, servirà qualcosa di molto più incisivo per obbligare l’Antisistema a mutare di polarità. Che cosa? Ad esempio, un cambio di paradigma sul modello della centesima scimmia, ossia orchestrato dal ‘basso’, in maniera tale che tutto il ‘resto’ si debba adattare o scomparire

E l’adattamento, nel tempo, significherebbe sviluppare nuove abitudini. Dipende da noi. cosa scegliamo di fare?

Contrariamente a una convinzione diffusa, la questione fondamentale e realmente controversa della politica non è la libertà, la giustizia o l'uguaglianza. Questi sono problemi derivati. La questione fondamentale è la scelta – cioè chi sceglie cosa per chi – e ciò che riteniamo vero relativamente alla scelta determina anche quale teoria politica possiamo o meno accettare. 
 
Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
Prospettivavita@gmail.com