lunedì 19 ottobre 2015

Senza alternativa per ragioni storiche di convenienza.


 
Ti sei abituato/a a “leggere e vedere (vivere)” in modalità “osservazione (intrattenimento)”. Come se (come se…) tutto fosse “spettacolo, finzione (fantascienza), gossip, civetteria (politica e diplomazia)”. Come se (come se…) tutto fosse estraneo rispetto alla realtà manifesta, che “hai tutto attorno a te” e che “ti ruota attorno (dentro e fuori)”.

Che cosa reputi, allora, “finto” e che cosa, altresì, “vero”?
Sono vere le tasse che “devi pagare”. È vero il canone Rai. È vero il “tuo” lavoro. Sono vere le “tue” incombenze quotidiane, fatte di corse “casa, chiesa e lavoro”. È vero il risultato della “tua” squadra di calcio del cuore. È vero Renzi e Draghi. È vero che “devi andare al lavoro”. È vera la “tua” casa e tutto quello che la riguarda. È vera la “tua” famiglia, i “tuoi” figli, “tua” moglie. Sono vere le “tue” responsabilità sociali.
È vero il “tuo” divertimento, gli amici del bar, la gita fuoriporta la domenica, le feste comandate, le note sul diario, il sesso, etc.
È “finto” tutto il resto. Ma che cosa è “tutto il resto”?
E cosa significa “finto”?
  • tutto il resto = ciò che non ti sembra incidere più di tanto sulla “tua” Vita
  • finto = ciò che ti sembra “futile, inutile, fuori luogo, distaccato da te”.
Una trama di un film è “finta”, un romanzo è finto, la poesia, la storia di chi ha “perso”, coloro che sono caduti nella dimenticanza della storia, etc.
Per cui, anche SPS ti sembra “finto”. Perché SPS racconta una versione delle “cose”… che è più fantascienza, romanzo, “gossip/telenovela” piuttosto che “realtà/verità”.
Poi c’è la dimensione paura e scaramanzia; il “toccare ferro” al fine di non attirare su di sé ciò che si è appena letto o visto. Ciò che accende la speranza che “non sia vero, ciò che viene raccontato”.
C’è una logica e una viva intelligenza nel “tuo” modo di fare. Qualcosa che è un mix gerarchico tra “vero e falso”, interpretato secondo una tabella di convenienza, convenzione… basata sulla constatazione di quelli che sembrano i “fatti”. Ossia, su una versione della storia e dell’auto osservazione  che è sempre sotto all’egida di un modello esistenziale volto alla sopravvivenza.
Carpe diem/cogli l’attimo. Sì. Ma per far ché?
   

venerdì 16 ottobre 2015

Tu sei anche il manuale.



I bimbi africani non piangono, qual è il segreto?...
Una mamma africana, che vive da anni in Inghilterra, racconta la sua esperienza dei primi 6 mesi di vita di sua figlia, alla riscoperta della saggezza dell’intuito nelle sue radici.
Una lettura che fa riflettere e che ci lascia con una regola:
il bimbo è il manuale di cui disponiamo per essere genitori
Leggi il tuo bambino, non i libri.
L'allattamento al seno non è lineare - va su e giù o è circolare. E ricorda:
sei tu l'esperta dei bisogni di tua figlia(nonna africana).
Link
  • la riscoperta della saggezza dell’intuito nelle sue radici
  • il bimbo è il manuale di cui disponiamo per essere genitori
  • leggi il tuo bambino, non i libri.
Gli africani sanno tradizionalmente “cosa fare” (comportandosi di conseguenza? Non proprio o, perlomeno, non tutti). Non lo fanno, d’insieme, perché lo hanno complessivamente dimenticato, immersi come sono… nello status quo asfissiante, che li caratterizza “come gas di scarico dei motori occidentali”.  
C’è un comportamento, che puoi “mettere in moto/incarnare”; qualcosa di molto simile al modulare la frequenza della tua radio, ricercando la stazione preferita o ricercando “musica per le tue orecchie”.
La tecnologia ti ha, anche, messo a disposizione la funzione di (guarda non caso) “memoria”, per non dimenticare mai “dove si trova la frequenza della tua stazione preferita”.
Ma, in questo comodo automatismo, che cosa hai tuttavia dimenticato?
Il comportamento di coloro che sanno “cosa vogliono, perché sanno dove ritrovarlo sempre”. Ossia?
L’automatismo ha memorizzato la tua prima azione (quella che ha trovato la stazione preferita e l’ha resa fissa all’interno del tuo dispositivo). Ma… nel tempo, che cosa succede? Che tendi a dimenticare proprio il dato principale, relativo all’indirizzo frequenziale della stazione radio del tuo cuore.
Dimentichi perché c’è qualcosa che lo fa per te
La comodità la paghi in termini di:
oblio.
   

giovedì 15 ottobre 2015

Il sogno avverato è, nello status quo, una concessione.



L’arco della storia è lungo, ma tende verso la giustizia”.
Martin Luther King
Che “illuso… sognatore”.
I “neri” si sono emancipati e hanno conquistato la “libertà”?
Certo. Dai tempi della schiavitù diretta, sì. Ma, “ora”, dove sono approdati? Alla schiavitù indiretta. In quello status quo nel quale sono anche i “bianchi” (ed ogni umano, a prescindere dal colore della pelle).
Quindi, Martin Luther King  aveva ragione?
28 agosto 1963
"Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi…".
Martin Luther King
Sì… aveva ragione (per quanto riguarda i suoi figli).

E tutti gli altri? Il “popolo nero” ha compiuto passi da gigante, così come sembrano averlo compiuto le “donne”, vedendo riconosciuti dal Mondo maschile (neri compresi) il loro “diritto (parità)”.

E tutti gli altri? Chi sono “gli altri”? “Chi sono” non lo sai. Al limite, sai “cosa sono”. Cosa sono?
Sono la “tua occasione per farcela (qua, così)”. Cioè? Sono quella “cosa” che ti permette di mettere a fuoco, sfruttare... qualsiasi sia il tuo lavoro, mansione, arte, business, affare, etc.
I tuoi simili sono delle “cose” anche per te, che vieni trattato da “cosa”, anche, dal “tuo” Stato. E, lo Stato “cosa è”? Anzi, “non, cosa è” ma, all’opposto in questo caso, “chi è”?

Chi è? È… un insieme di individui che hanno illuso tutti “gli altri”. Che hanno intessuto qualcosa per mezzo delle “cose umane”, che hanno ritrovato sempre disponibili lungo il proprio intraprendere intenzionale.
 
Lo Stato è, al pari del denaro, una pura invenzione. Lo Stato potrebbe (dovrebbe, deve) essere molto diverso da quello che è… diventato. E che cosa è diventato? Tu che ne dici?
Puoi non rispondere ma, comunque, fartene una idea… osservandoti ed osservando la Vita che conduci e che conducono “gli altri”. Che ne pensi?
Lascia perdere le classiche definizioni “da bar”. Il “tuo” pensiero è lineare e dai sempre a vedere quello che pensi di pensare (motivo per il quale consegui e sei sempre preceduto/a)…