venerdì 7 febbraio 2014

Teletrasporto nel vuoto.


 

Quando si leggono, in qualsiasi testo, delle espressioni tipo: “è come se…”, “allo stesso modo…”, “analogamente…”, etc. in cosa ci si imbatte? 
(1) In una sovrapposizione di stati: una cosa ne ricorda un’altra, a prescindere dal Tempo di appartenenza (allo stesso Tempo); (2) L’analogia è una “funzione atemporale”, che può essere colta o meno… seppure esista, a prescindere dal grado di attenzione o di percezione del lettore.
Che cosa si può desumere?
(1) Che il reame della “realtà 3d, scambiata per unica”, è paragonabile ad un tassello che “giunge/parte”, contemporaneamente, “da/per” (snodo)… (2) I reami di “realtà 3d” sono potenzialmente (com)presenti e dipendono/non dipendono dalla “presenza” dell’osservatore.
E che, dunque, le 3d sono una parte dell’intero

La prospettiva, attraverso la quale s’inquadra una “scena”, può essere tale da inglobare le intere 3d in modo da (ri)assumerle in un “punto”. Ciò permette di accedere ad un livello superiore della “circuiteria”, che sottintende l’opera Creatrice. 

Se le 3d (attuali) sono un punto sulla “mappa”, è logico che, per quanto asserito poco sopra, siano allo stesso Tempo anche “un puntino dotato di profondità ed altezza” (sovrapposizione di stati), in quanto ché, questo puntino, è solo lo schema approssimativo/semplificato di qualcosa che è, invece, dotato di capacità multi combinatoria (essendo una porta verso le infinite combinazioni di possibilità).
 

giovedì 6 febbraio 2014

Il sogno-pensare.


Il sogno non è altro che un “diverso modo di pensare”
I miei sogni sono proprio come “pensieri”, solo espressi in una maniera “non convenzionalmente abitudinaria”. Ecco, se devo trovare una differenza tra i due modi di “pensare”, la posso rilevare proprio nella diversa modalità dell’esprimere “concetti”.
Anche se… l’abitudine è radicata in entrambe le “sponde”:

  • attività cerebrale di veglia (pensare) = polarità abitudinaria 1
  • attività cerebrale del sonno (sognare) = polarità abitudinaria 2.
Insomma, l’attività cerebrale “non si ferma mai” e si colora di diverse tinte, in funzione del “momento ciclico” nel quale s’intesse. Il pensare è, dunque, l’equivalente del respirare:
  • pensare alimenta di simbolismi il complesso umano.
  • respirare alimenta di ossigeno il complesso umano.
In realtà, sia il pensare che il respirare equivalgono alla “rotazione”, derivante dal “movimento”.


Tutto “ruota”, dando luogo a vortici. I vortici sono la manifestazione della Vita delle singolarità e di ogni “essere/cosa” esistente nelle 3d. I movimenti torsionali che interessano tutto, nelle 3d… sono qualcosa che viene innescato (a livello apparente) dalle grandi masse in rotazione (Pianeti ad incominciare dal dominio della massa Solare). 
Questo imprinting, che certamente deriva da molto più lontano, si applica al tutto, sino a raggiungerlo e caratterizzarlo sin nelle proprie molecole subatomiche di “base”.
Tutto ruota ed è dotato di “ritmo”. Tutto è in comunicazione ed in comunione. Tutto è suddiviso in coppie collegate tra loro in maniera non locale (invisibile, incomprensibile visivamente). Inoltre, lo “spazio è vuoto”, nel senso che “serve per qualcosa”
 
La sua caratteristica fondamentale (il vuoto) è, allo stesso Tempo, la sua metà separata/divisa ed antitetica:
  1. spazio (pieno)
  2. spazio (vuoto).
Senza il vuoto non esiste la possibilità di pieno e viceversa. Ciò, crea un movimento di alternanza (ora pieno, ora vuoto, ora pieno, ora vuoto), che "scava" nel tutto la possibilità del ruotare...
  

mercoledì 5 febbraio 2014

Gli affari sono affari...


 
Erano persone noncuranti, Tom e Daisy… Schiacciavano cose e creature e poi si ritraevano nei loro soldi e nella loro immensa “noncuranza”. Telefonai, scrissi… implorai, ma nemmeno uno della sfavillante moltitudine, che aveva goduto della sua ospitalità… venne al funerale. E da Daisy, nemmeno un fiore. Gli ero rimasto solo io. L’unico che lo aveva a cuore.


Dopo la morte di Gatsby, New York diventò stregata per me. Quella città… che era stata il mio scintillante miraggio, ora mi ripugnava. L’ultima sera che vi rimasi, tornai ancora una volta nella casa enorme ed incoerente di Gatsby. Gli uomini di Wolfsheim l’avevano svuotata.
Mi ricordai di come eravamo tutti venuti da Gatsby, col sospetto della sua corruzione, mentre lui stava in mezzo a noi nascondendo un sogno incorruttibile.
La luna si levò più alta… e, mentre stavo lì a rimuginare su un mondo vecchio e sconosciuto… pensai alla meraviglia di Gatsby, quando per la prima volta aveva scorto la luce verde in fondo al pontile di Daisy. Era venuto da così lontano e il suo sogno deve essergli sembrato così vicino, da non credere di poterlo afferrare. Ma non sapeva di averlo già alle spalle. Gatsby credeva nella luce verde.
Nel futuro orgastico, che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Ieri ci è sfuggito ma non importa… domani correremo più forte. Allungheremo di più le braccia, e un bel mattino…
Così, continuiamo a remare, barche controcorrente, risospinti, senza posa… nel passato.
Il grande Gatsby
Così, continuiamo a remare, barche controcorrente, risospinti, senza posa… nel passato.