martedì 27 dicembre 2011

Circuiteria della paura.




Osservando le immagini di ‘emblemi araldici’, che compaiono a questo link, mi sono ritagliato lo spazio per il tempo di una riflessione:

questi ‘simboli’ sono come degli schemi radionici, ossia dei ‘circuiti’ personalizzati sulla base di un comune schema generale; in questo caso l’immagine di uno ‘scudo’. Ad esempio, l’immagine di testa del presente articolo viene descritta in questa maniera a questo link:

I Apprendista Introdotto.
Il grado di Apprendista deve considerarsi quello che più esattamente rappresenta il Libero Muratore nella sua perpetua opera di perfezionamento di séViene detto che il grado di Apprendista è il solo che siamo ben sicuri di portare legittimamente, di tutti gli altri, non ne saremo mai veramente certi.

Eccoa questo volevo arrivare oggi, sulla spinta di una intensa sensazione interiore, nata nelle ultime giornate di ‘festività’; quella sempre più tangibile sensazione di fare parte di un ‘vasto’ piano d’azione ‘educativa’, ed infine ‘auto educativa’, messo in atto (per ‘retroazione’ d’immagine e somiglianza, frattale e olografica) ‘persino’ dall’intera organizzazione umana attualmente al ‘potere’, ossia quella sorta di ‘compagnia segreta’ alla base dell’accompagnamento adattivo descritto nella ‘discesa’ vibrazionale umana, nel corso del tempo, molto simile ad una immane apnea al di sotto del livello delle 'acque del mare'.

Cosa intendo dire? 

Che ho la sempre più certa convinzione che ‘tutto’ sia sempre stato gestito con grande perfezione, persino a livello di ‘controllo umano ad opera di umani’

Una ulteriore conferma per 'estensione massima' del concetto di opportunità e di non esistenza del caso.

Il meccanismo che ha drenato la 'conoscenza', ed in ultima analisi ‘il ricordo’, individuale, lasciando l’essere umano ‘nudo’ alle prese con le proprie ‘difficoltà’, o paure, di fronte al ‘vuoto’ esistenziale, mi sembra sempre di più un atto volontario, un fenomeno deciso e ‘ruvido’, di una intenzione senza freni di permettere al genere umano ‘anche di precipitare’ e di raggiungere il ‘fondo del barile’, ma sempre in maniera 'graduata'.

Sino a quale punto saremmo arrivati prima di ‘mutare vibrazione’ e, dunque, risvegliarci? Il ‘segreto’ che ha da sempre accomunato i vari ‘ordini iniziatici’, d’ogni tipo e  geografia, è grandemente indicativo di un intento globale di ‘amministrazione’ della proiezione 3d esistenziale-fisica, di una intera specie in lenta e costante presa di coscienza attraverso un ‘duro allenamento’ in stile quasi ‘militare’:

l'aggettivo militare indica tutto ciò che viene gestito da o per conto delle forze armate, in contrapposizione a ciò che militare non è (civile)…
Link 
 
Il ‘sapere’ è stato drenato opportunamente dal Mondo. Perché? Perché ‘intimamente’ lo desideravamo e perché era necessario, al fine di ‘liberare le nostre negatività represse’.

Coloro che ‘non hanno dimenticato’, rappresentano una parte del genere umano ‘capace’ di ricollegare il senso della fruizione del tempo nel reame illusorio del tempo. Ciò rappresenta un ‘ordine militare’ della gestione delle informazioni e del comportamento, ‘interpretato’ dalle organizzazioni sovrastoriche, le quali hanno da sempre gestito l’intero processo di ‘caduta e risveglio’ del campo umano, in virtù di un meccanismo ad orologeria innescato alle origini dell'esperienza esistenziale. 

Individui che hanno coraggiosamente interpretato le leggi Cosmiche, applicandole e convertendole alle 3d, nella personalizzazione dello ‘scenario’ 3d Planetario disponibile. Ben consci del livello di co creazione che la ‘massa’ avrebbe dato luogo nel reame del tempo Planetario, e del ‘rischio’ di ciò che magneticamente sarebbe stato attirato, in termini di presenze parassite. 
  
Il potere occulto, che si cela ‘oltre’ all’intera struttura di amministrazione sociale, è secondo me la rappresentazione negativa del positivo, in virtù di quel ribaltamento dei piani inerente alla percezione illusoria 3d

Per cui, una volta chiarito questo ambito… il ‘resto’ diventa una conseguenza dettata dal libero arbitrio ‘permesso’ e del livello di partecipazione più o meno consapevole al gioco evolutivo della Vita. Ho sempre di più la sensazione di fare parte di una gigantesca struttura organizzata abilmente, atta a forgiare, un individuo ‘maturo’ ed aperto alla multidimensionalità, convertita e pienamente vissuta, rispecchiata anche nel corpo umano a livello tridimensionale

Ho come l’impressione di sentire il ‘disegno’ pratico in corso d’opera. Un ‘piano’ lungimirante, capace di ‘dare corda’ ad ogni impulso represso, per vari motivi, dalle scintille divine in via di auto determinazione. Liberi di co creare ogni tipo d’illusione e di viverla in maniera ‘autentica’, soffrendo e gioendo d’ogni possibilità della esperimentazione.

La ‘verità’ viaggia a livelli sottili e va agganciata in maniera sincronica in funzione di una senzienza sempre più presente e ‘ramificata’ fuori e dentro di sé.

Insegnante: Cosa t’induce a cercare il tuo Sé Superiore? È l’ispirazione. L’ispirazione che viene dai maestri spirituali venuti prima di te. L’ispirazione che viene dalla Natura. L’ispirazione che viene dall’arte. Ma, ancor più importante, è l’ispirazione che entra in te dai regni del Navigatore di Totalità, nel tuo strumento umano, e ti accende instancabile il desiderio di ricordare la realtà del Frammento-Dio depositato in te.
Studente: Come riconosco tale ispirazione?
Insegnante: Non è importante riconoscerla. Importa solo che tu la senta e accolga la sua presenza, perché è in questo modo che sviluppi la fiducia in te stesso e nel conoscere da te stesso.
Wingmakers

L’ispirazione giunge da ogni ‘latitudine’ e si mescola con la capacità di provare paura, ossia di ‘scambio’ bioenergetico con le altre entità che abbiamo attirato attraverso il nostro 'comportamento'.

La paura è ‘solida’. Cosa significa?

In base al ruolo che le persone si sono ritagliate nella società, è possibile osservare la loro missione vibrazionale in una determinata Vita, il tutto alla luce dello status globalmente accumulato/sviluppato nel contesto di tutte le reincarnazioni. Un individuo con funzioni di comando su altri individui avrà un certo compito spirituale da affrontare e sbrigliare, viceversa, un individuo che prende regolarmente ordini dai suoi ‘capi’, avrà un’altra direzione da seguire. Entrambi stanno maturando esperienza esistenziale, da ‘riportare’ sincronicamente al Creatore in ‘ascolto’ continuo.

Un amministratore delegato di una grossa multinazionale internazionale, avrà un ruolo vibrazionalmente più ‘complesso’ di un contadino della provincia lontana dagli agglomerati cittadini. Niente è meglio o peggio, ma semplicemente stiamo riferendoci a due situazioni diverse. Dunque, impariamo a percepire, anche in funzione del ruolo interpretato socialmente, di cosa ‘abbiamo ancora necessità di approfondire di noi stessi a livello animico’. 

Ripeto, non è una classifica ma una ‘funzione’ espressa in una recita .

Una recita sicuramente ‘non a caso’. Persone che affrontano vaste platee, parlando loro, hanno una funzione globale radicata, che nella stessa Vita, altre persone non hanno, perché, magari, impegnate a consolidare altri percorsi risalenti ad altre Vite. L’operaio e il padrone vivono esperienze diametrali, per quanto riguarda la percezione 3d in merito all’attaccamento, pur essendo l’operaio non al di sopra dell’attaccamento stesso e viceversa. L’evoluzione prescinde dall’appartenenza ad una singola classe sociale.

Nel corso di una esistenza si tracciano ‘segmenti’ vibrazionali sempre più addensati. La loro Natura è legata alla mente, ai pensieri, che si condensano nel magnetismo Planetario. Vivere nella paura significa addensarla in un ‘vettore’ denso d’energia e… ‘dargli Vita propria’.   

Un simile ‘vettore’ si fissa nel tessuto energetico delle 3d e sarà dotato di determinate ‘coordinate’ spazio-vibrazionali. Tramite uno schema radionico è possibile disegnare ‘circuiti’ che si avvalgono anche di questo vettore, oppure che lo vanno ad ‘ammortizzare’ o altro. La paura è ‘densa’ ed è molto simile ad un ‘tratto’ di autostrada; percorrendo determinate ‘strade’ la si può addirittura ‘respirare’. La sua forma pensiero si manifesta densamente ed attrae tutto ciò che risulti ‘affine’, ossia dotato di familiarità magnetica.

Ho trovato in ‘Rete’ delle rappresentazioni grafiche capaci di ‘aprire’ determinati varchi nell’energia, al fine di richiamare entità che stanno al di là della soglia, le quali dovranno rispondere se opportunamente ‘chiamate in causa’, ovviamente attraverso le proprie capacità o caratteristiche vibratorie naturali. A parte il pericolo che si corre nell’esporsi a certe aggregazioni della possibilità energetica, il fatto che si ma ha colpito ricade nell’ambito ‘grafico’ dello schema di ‘chiamata’, ossia una sorta di vero e proprio codice grafico assimilabile al disegno di una certa circuiteria elettrica tradizionalmente sviluppata in ambito civile

Ebbene, la paura potrebbe essere una parte di un ‘circuito vibrazionale denso’, capace di collegare parti diverse della ‘possibilità’. Un segmento denso in grado di cortocircuitare il passaggio di energia, veicolandolo in un percorso più ‘attraente’ per la scelta di scorrimento energetico ‘reale’ e non ‘convenzionale’:

prima di cominciare le attività è importante definire il senso della corrente. Nella realtà sono gli elettroni che si spostano dal polo negativo al polo positivo, ma per convenzione, si dice che i protoni si spostano e quindi che la corrente va dal polo positivo e quello negativo. Tutto il contrario di ciò che accade in realtà. Tutti gli schemi elettrici e le formule parlano di senso convenzionale della corrente
Da ‘Scienza e gioco – l’elettricità’ della Clementoni

Se togliessimo quel ‘tratto denso’ della paura, l’intero circuito avrebbe un funzionamento del tutto diverso in termini di ‘efficienza’ energetica. La paura è come una sorta di resistenza che dissipa energia. L’effetto diretto del riscaldamento dissipatorio è la spia che permette di osservarla nel piano 3d:

il suo effetto è un utilizzo scompensato dell’energia e un lento e graduale drenaggio dell’energia circuitale. 

Il ‘calore’ prodotto come dissipazione energetica è l’effetto 3d, mentre sul piano sottile la sua rappresentazione è un’emanazione energetica molto simile al profumo di una pietanza che cuoce sul fornello. Questa ‘aromaticità’ attrae i relativi predatori… che da piani prospettici diversi la percepiscono come un’irresistibile richiamo.

La paura è una intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto. È una delle emozioni primarie, comune sia alla specie umana, sia a molte specie animali.
 
Reazioni.
La paura è un'emozione dominata dall'istinto (l'istinto è un impulso) che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una suffragata situazione pericolosa; irrompe ogni qualvolta si presenti un possibile cimento per la propria incolumità, e di solito accompagna ed è accompagnata da un'accelerazione del battito cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche difensive…
 
La paura è talvolta causa di alcuni fenomeni di modifica comportamentale permanenti, identificati come sindromi ansiose: ciò accade quando la paura non è più scatenata dalla percezione di un reale pericolo, bensì dal timore che si possano verificare situazioni, apparentemente normalissime, ma che sono vissute dal soggetto con profondo disagio

In questo senso, la paura perde la sua funzione primaria, legata alla naturale conservazione della specie, e diventa invece l'espressione di uno stato mentale.
 
La paura di oggetti o contesti può essere appresa; negli animali questo effetto è stato studiato e prende il nome di paura condizionata, che dipende dai circuiti emozionali del cervello.
 
Gradi della paura.
La paura ha differenti gradi di intensità a seconda del soggetto: persone che vivono intensi stati di paura hanno sovente atteggiamenti irrazionali. La paura come la rabbia è una risposta al dolore o alla sua percezione: nella paura l'eccitazione si ritira (nella nuca), mentre nella rabbia si dirige verso la fonte del dolore, sia questo reale o immateriale. Se un individuo impaurito è costretto ad attaccare si arrabbia e non ha più paura. In tal senso alcuni atteggiamenti derivanti dagli stati di paura possono essere considerati pericolosi, quando si tramutano in rabbia. La paura può essere descritta con termini differenti a seconda del suo grado di intensità:
  • Timore
  • Ansia
  • Paura
  • Panico
  • Terrore
Timore.
Il timore è la forma meno intensa della paura e si determina quando una situazione promette piacere ma, al tempo stesso, anche dolore: c'è la percezione della possibilità di perdere il piacere atteso ma ci si muove ancora verso di esso.
 
Ansia.
In questo caso la minaccia del dolore e quella del piacere si equivalgono generando una situazione di conflitto nell'attesa di qualche indizio capace di far pendere la bilancia da una parte piuttosto che dall'altra.
 
Paura.
La paura emerge quando il contesto è dominato dalla minaccia del dolore o dalla sua percezione: in questo caso si è pervasi dal desiderio di scappare o comunque di allontanarsi dalla fonte di dolore, sia questo reale o immaginaria.
 
Panico.
Nel momento in cui la paura diviene travolgente, si determina il panico. L'impulso è sempre quello di scappare ma è talmente forte che si decide di allontanarsi dalla (probabile) fonte del dolore correndo via alla cieca. La situazione di panico è correlata alla claustrofobia.
 
Terrore.
Il terrore è la forma più estrema della paura, di intensità ancora maggiore al panico, dove l'impulso a scappare è talmente elevato da ricercare una soluzione immediata: in questo caso l'individuo sceglie di ritirarsi dentro se stesso. Il terrore è una vera propria fuga verso l'interno, la muscolatura si paralizza nel tentativo di ridurre la sensibilità dell'organismo nell'agonia finale.
Link

I mass media contribuiscono al foraggiamento ed irraggiamento dell’ordine della famiglia della paura, a livello ormai globale. La paura innesca un processo che porta ‘dentro’ di sé. Esattamente il vettore contrario a quello che ci ha portati alla rinuncia a ‘guardarci dentro’. Il ‘terrorismo’ di Stato, se ben inquadrato, ha questa proprietà interiorizzante. È necessariamente un ‘male’, questo?
 
Iniziamo a notare le tracce della ‘grande opera’ anche a livello del Mondo 3d.

L'amigdala, o corpo amigdaloideo, è una parte del cervello che gestisce le emozioni ed in particolar modo la paura… È ritenuta il centro di integrazione di processi neurologici superiori come le emozioni, coinvolta anche nei sistemi della memoria emozionale. 

È attiva nel sistema di comparazione degli stimoli ricevuti con le esperienze passate e nell'elaborazione degli stimoli olfattiviMentre l’ippocampo ‘rimembra’ i fatti, l’amigdala ne giudica la valenza emozionale. L'amigdala quindi fornisce a ogni stimolo il livello giusto di attenzione, lo arricchisce di emozioni e, infine, ne avvia l'immagazzinamento sotto forma di ricordo.
 
L’amigdala è dunque l'archivio della nostra memoria emozionale, per ciò analizza l’esperienza corrente, con quanto già accaduto nel passato: quando la situazione presente e quella passata hanno un elemento chiave simile, l’amigdala lo identifica come una associazione ed agisce, talvolta, prima di avere una piena conferma.

Ci comanda precipitosamente di reagire ad una situazione presente secondo paragoni di episodi simili, anche di molto tempo fa, con pensieri, emozioni e reazioni apprese fissate in risposta ad eventi analoghi. L’amigdala può reagire prima che la corteccia sappia che cosa sta accadendo, e questo perché l’emozione grezza viene scatenata in modo indipendente dal pensiero razionale, e prima di esso.
Link 
 
Ecco due diverse tipologie di ‘segnale’ presenti in noi. Due diverse emittenze contrassegnate da capacità di risposta raffinata ed utile per la gestione separata della ‘realtà’ percepita e percepibile.

Quando compare uno stimolo emotivo, vengono attivati (tramite i canali sensoriali: vista, udito, etc.), l’amigdala ed il sistema limbico che, a loro volta inducono una reazione fisica piacevole o spiacevole. Questa reazione fisica stimola l’amigdala e sistema limbico, ma anche la corteccia somato-sensoriale ed insulare a formare una mappa somato-sensoriale della reazione fisica allo stimolo (cioè uno schema delle sensazioni che abbiamo provato in risposta a quello stimolo).
 
La corteccia orbito-frontale collega lo stimolo emotivo a questa mappa somato-sensoriale, creando il cosiddetto marcatore somatico. Quando, in un secondo tempo, si presenta un stimolo emotivo simile a quello che ha innescato la prima risposta fisica, la corteccia orbito-frontale (con la collaborazione dell’amigdala), riattiva le mappe somato-sensoriali legate allo stimolo emotivo originario.
 
Questa riattivazione provocherebbe quella sensazione fisica piacevole o spiacevole (marcatore somatico), capace di avvertirci della possibile natura favorevole o sfavorevole dello stimolo attuale e quindi di aiutarci a prendere una decisione al riguardo...
 
Un effetto durevole del lavoro corporeo richiede una presa di coscienza del fatto che si sta modificando qualcosa…
 
'Blocchi' a livello connettivale:
 
la retrazione crea un fulcro non fisiologico, tale fulcro retraendosi attrae a sé i tessuti con cui è connessa, obbligando l’organismo a creare adattamenti e compensazioni. Si tratta di zone rigide e silenti in quanto caratterizzate da una propriocettività alterata e da una diminuzione della coscienza.
 
Smembramento della corrente dei sentimenti da parte delle tensioni croniche:
 
la consapevolezza corporea è strettamente legata al movimento corporeo. Noi siamo in grado di percepire ciò che si muove; ciò che non si muove è scarsamente percepito o addirittura completamente fuori dalla nostra percezione cosciente. Per tale ragione, le parti del corpo bloccate da tensioni muscolari croniche sono pressoché escluse dal normale campo propriocettivo; non solo, ma l’individuo non è nemmeno consapevole delle tensioni responsabili del deficit motorio e del deficit percettivo.
 
Un sentimento è la percezione di un evento o di un movimento interno al corpo. 

Se non c’è evento non ci sono sentimenti, perché non c’è nulla da percepire. Un emozione è un movimento (un moto) verso qualcosa ( il prefisso 'e', di 'e-mozione', denota la direzione dall’interno verso l’esterno). Ogni emozione è movimento dal centro verso la periferia, dove viene tradotta in azione:
  • l’amore, viene vissuto come un impulso di protendersi verso qualcuno;
  • la rabbia, come un impulso di colpire intorno a noi;
  • la tristezza, come un impulso di sfogarsi con il pianto.
L’impulso dell’emozione deve raggiungere la superficie del corpo per essere vissuto come sentimento. Non occorre, comunque che produca una qualsiasi azione manifesta. Se l’impulso produce nella muscolatura uno stato di predisposizione ad agire, allora sarà vissuto come emozione.
 
L’inibizione del movimento per mezzo di una tensione cronica dei muscoli ha effetto di sopprimere il sentimento. Una tensione del genere irrigidisce il corpo e rende parzialmente insensibili.
 
Poiché la rigidità è associata con la repressione dei sentimenti, si può dire quali sentimenti vengono repressi esaminando il tipo di tensione:
  • mascelle serrate – ostacolano l’impulso di mordere, che però può emergere sotto forma di pungente sarcasmo. Le mascelle serrate bloccano anche gli impulsi di succhiare, sopprimendo il desiderio di intimità e di contatto.
  • gola contratta – impedisce i singhiozzi profondi e aiuta a reprimere la tristezza.
  • spalle irrigidite – riducono l’intensità di una reazione d’ira.
  • rigidità generalizzata del corpo – lo intorpidisce, limitandone la respirazione e la motilità. Cosi facendo riduciamo la quantità di ossigeno immessa, diminuendo l’attività metabolica e riducendo l’energia disponibile per i movimenti e i sentimenti spontanei.
La respirazione possiede la caratteristica di essere un’attività naturale e involontaria, soggetta però, nello stesso tempo, al controllo cosciente.
 
Gli stati emotivi influiscono direttamente sulla respirazione:
 
  • rabbia – il respiro diventa più rapido, per aiutare il soggetto a mobilizzare una maggiore quantità di energia per l’azione aggressiva.
  • paura – trattenere il respiro perché nello stato di paura l’azione è sospesa.
  • panico – come una persona cerca disperatamente di sfuggire a una situazione minacciosa, il respiro si fa rapido e poco profondo.
  • terrore – si respira a fatica, in quanto questa emozione ha un effetto paralizzante sul corpo.
  • stato di piacere – la respirazione è lenta e profonda.
La chinesiterapia, la ginnastica propriocettiva, la ginnastica medica, e in particolare le metodologie che si basano su un lavoro percettivo-motorio di presa di coscienza corporea e di rieducazione propriocettiva e posturale, si rivelano estremamente utili per il paziente, ma non sono in grado di contattare quelle dinamiche emozionali di cui lo stesso soggetto non è consapevole. D’altra parte non è certo questo l’obiettivo delle tecniche chinesiterapiche.
 
Il fluire della corrente e i sentimenti:
 
il 'feeling' (l’importanza della retroazione). In un intervista di Alessandra Callegari, nel luglio 2003, Alexander Lowen dichiara

'È sbagliato il fatto che la mente controlli tutto, anche i sentimenti e le emozioni. Con la mente, gli uomini pensano: 'posso fare questo e quello', ma non ne hanno un vero feeling, non lo sentono

La gente non è sana. 

E anche quando fa qualcosa per sé, per esempio attività fisica, ginnastica in palestra, sport ecc., non lo fa per stare bene, ma solo o prevalentemente per essere più forte, più bella. Per l’immagine. Insomma, non sente. Il sentire non ha a che fare con l’intelligenza, né con la forza

Ecco perché la bioenergetica può insegnare a diventare più vivi, più vitali e a sentirlo...

Se dovessi scrivere un libro ora, non insisterei sul carattere, ma sulle dinamiche energetiche del corpo, sul respiro, sulla vibrazione, sul grounding. Questo non significa che non si debba dire ai propri pazienti quali problemi caratteriali hanno. Ma non saranno in grado di cambiarli per il solo fatto di sapere che li hanno. Chi vuole teorizzare troppo, lo fa perché ha paura di stare nel corpo e preferisce stare nella testa. Visto invece che ci sono buone tecniche corporee, come quella che ti ho mostrato prima, meglio non parlare troppo…' (L’intervista integrale si trova sul sito: http://www.alessandracallegari.it).
 
Non credo che sia superfluo ricordare che nel suo significato più generale la parola feeling denota percezioni collegate al corpo (sensazioni di malessere, di benessere, di dolore, sensazioni tattili), più che un apprezzamento di ciò che è veduto e udito.
 
È il corpo che si scioglie d’amore, si congela di paura, trema di rabbia e si protende in cerca di calore e di contatto. Staccate dal corpo, queste parole sono immagini poetiche.
 
Tutti i sentimenti nascono da processi corporei e devono essere compresi sulla base di questi processi. Sperimentate nel corpo hanno una realtà che conferisce un significato all’esistenza. Se è basata sulla realtà delle sensazioni corporee, un’identità ha sostanza e struttura. Astratta da questa realtà, l’identità è un prodotto sociale, uno scheletro senza carne.
Link

Ascoltarsi ed essere sempre ben disposti verso di sé…  è ‘conoscersi’ sempre più a fondo. Gli ‘altri’ ci rispecchierannno secondo le proprietà naturali plasmate per mezzo della miscela di leggi  Cosmiche e Planetarie sempre all’opera

Un eterno fluire e defluire vettoriale capace di colorare diversamente l’ambito circoscritto attraverso la nostra viva presenza, proprio come il mutare cromatico della rappresentazione Aurea e d’Anima, che l’Arte permette di ben intuire, anche nelle 3d, attraverso la ‘circuiteria corporale’.

Il corpo necessita di flessibilità; al suo interno l’energia deve scorrere al fine di renderlo massimamente polarizzato verso il contenimento della luce. L’equilibrio deve essere libero di muoversi anch’esso, in quanto ogni ‘attimo’ è una funzione d’equilibrio nomade sempre ‘perfetto’ per quella circostanza infinitesimale che lo ha generato, compensato ed usufruito.

Evitate l'uniformità, sia di luogo che d'azione. Essa accompagna quel massimo errore che è il concetto della proprietà personale.
 
Chi ne è schiavo perde soprattutto la mobilità dello spirito: non ricorda che ogni giorno di lavoro deve essere colorato di una speciale qualità dello spirito.
 
Non può cambiare luogo, perché il suo spirito è legato in modo permanente alla dimora terrena. Esaminatevi - vi riesce facile cambiare di luogo? Vi è facile cambiare lavoro? In caso affermativo, sapete il valore del Bene Comune. 
 
Se invece un viaggio vi fa scrivere le ultime volontà e il testamento, e una variazione di lavoro vi fa infelice, avete bisogno di cure. Vi si dovrebbero prescrivere viaggi molto pericolosi e i più svariati mutamenti di occupazione. Sviluppereste risorse e coraggio, poiché la prima causa di tale difetto è la paura
 
E la paura è anche il germe del bisogno di possedere, di doversi attaccare alla Terra almeno con qualcosa.
 
Come se un misero tetto potesse albergare lo spirito. Come se una quantità di oggetti proteggesse dalla folgore.
 
Periodicamente gli ignobili trastulli della proprietà sono stati tolti agli uomini
 
Ma la paura, madre della menzogna, riprende a tessere la sua ragnatela e a fabbricare terrori. Aboliamo dunque la paura. Se ne andranno anche la proprietà e la noia
 
Quanta migliore salute nel variare luogo e lavoro…
Link 
 
Come si ricolloca lo ‘schema generale’, alla luce del ‘tutto è parte del Tutto’?

Ecco:
  • Piano Divino
  • Piano trascendentale
  • Piano 3d:
  1. livello della memoria, ossia del lignaggio umano che si è responsabilmente delineato il compito di conservazione della ‘memoria originale grezza’
  2. livello della quintessenza, ossia della concreta manifestazione ‘reale’, come risultato finale dell’intero processo esistenziale multidimensionale.
Non avere paura significa ‘credere che tutto sia in un ordine perfetto’, per cui il morire viene trasceso. Se questa verità venisse resa disponibile nuovamente, senza che il livello di consapevolezza individuale fosse all’altezza della sua ‘gestione’, allora il genere umano potrebbe correre il rischio di smarrirsi nella propria identificazione con il potere d’essere.

Un 'punto finale' che corrisponde all’inizio di una nuova avventura, oltre al livello della dualità e dell’inasprimento della mancanza…

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

venerdì 23 dicembre 2011

Dal tramonto all'alba.




Una macchina è ‘pensante’? Dipende da cosa intendiamo per ‘pensante’ e, dunque, per ‘pensiero’.

Se per ‘pensiero’ intendiamo una elaborazione che nasce da noi, allora la macchina è pensante, perché esegue delle istruzioni codificate interne. A questo punto, si aprono due scenari:
  1. se il pensiero è una elaborazione interna e si ‘limita’ ad una esecuzione di programmi
  2. se il pensiero è una elaborazione interna che va ‘oltre’ alla semplice esecuzione di programmi.
Le macchine attuali, conosciute, si condensano nel punto 1. Mi chiedo: ‘è pensiero, quella elaborazione di istruzione programmate?’ Una macchina senza programmi è come ‘vuota’, senza coscienza. Una macchina con programmi è ‘senziente’, ma nel limite della ‘libertà’ prevista dai programmi stessi.

Manca ‘qualcosa’ in quel costrutto.

Passiamo, ora, alla possibilità che il pensiero possa essere un flusso 'ispirante' che giunge dall’esterno. Le macchine attuali non sarebbero in grado di percepirlo, per cui il loro livello risulterebbe esattamente com’è quello dei moderni elaboratori elettronici: logico e strettamente attenentesi alla programmazione.

Ma siamo così sicuri che le macchine non siano in grado di sintonizzarsi sul flusso esterno di ‘pensiero’?

Diciamo che, nel loro caso, il flusso esterno, coincide con quello umano che le ha programmate. Per cui il respiro del loro Creatore umano le influenza e le ha influenzate da sempre.

Il loro livello di coscienza è pressochè vicino a zero, proprio come quello dei primi organismi apparsi sulla Terra o come quello dei primi ominidi precedenti all’intervento alieno.

Frattalmente, l’umanità ha dato alla luce la stessa versione della sua storia, ma in ‘scala’. Non accorgersi di questo fatto è perlomeno ‘strano’, proprio come se fossimo in preda di un velo che obnubila la capacità percettiva.

Le macchine sono fredde, logiche, disciplinate, strutturate, razionali… ma limitate alla programmazione ricevuta. Esistono anche macchine più 'evolute', in grado di imparare dai propri errori o dalle strategie di umani che s’interfacciano, giocando con esse. 

L’evoluzione corre sul filo d’ogni prospettiva della Creazione. 

Nulla è escluso, essendo un imprinting nativo, una forza d’inerzia che spinge senza fine di continuità. È come il vento che in alcuni luoghi della Terra non smette mai di soffiare. Che cos’è il vento, se non un movimento invisibile che si manifesta attraverso degli 'effetti' sulla fisicità delle 3d? Da cosa nasce il vento?

Se il flusso di pensiero esterno determinasse addirittura uno spostamento d’aria?

Il biologo britannico Rupert Sheldrake ritiene che i sistemi siano regolati non solo dalle ‘leggi’ conosciute dalla scienza, ma anche da campi da lui definiti morfogenetici, introducendo la nozione di causazione strutturale o formativa. 

In base alla sua teoria, quando emersero per la prima volta, le molecole di proteine avrebbero potuto ordinarsi in un numero qualsiasi di modelli strutturali: non esistono, infatti, leggi conosciute che implichino la produzione di una sola di queste forme. Tuttavia quando un numero bastevole di molecole assume una determinata configurazione, tutte le molecole successive, anche in tempi e spazi diversi, acquisiscono la medesima forma. Una volta in cui una molecola si organizza in un pattern, esso sembra influire sui patterns simili.
 
Inoltre questi campi emersero come novità creative della natura, ma in seguito diventarono abitudini cosmiche in grado di agire su elementi inanimati ed animati
 
In tale contesto, le cosiddette forme-pensiero sarebbero in grado di fungere da calamita verso altre forme-pensiero simili, attirando persone con caratteristiche analoghe…
Link

Se il flusso di pensiero esterno lo ‘respiriamo’, da chi proviene? Osservando le macchine, nate da noi, esse vengono comandate da un flusso esterno informativo, che le ha programmate, e che può in qualsiasi momento modificare gli algoritmi, per cui ‘è così’, analogamente e su scale diverse, anche per l’essere umano

È una legge all’opera e non solo una nicchia della possibilità.

Le entità parassite si alimentano di quello che produciamo per loro a livello inconscio: paura. Le abbiamo attirate verso di noi emanando ‘forme pensiero simili’. Come dei ‘rapaci’ hanno ‘fiutato la possibilità’, ci hanno localizzato e ‘avvolti’. Stiamo parlando di un’altra forma d’esistenza.

La loro esistenza è messa in risalto dagli effetti che si generano attorno a noi: da questo Mondo perlomeno ‘strano’.

Ma quello che si genera attorno a noi, deriva dal nostro Mondo interno, per cui le entità parassite ci hanno prima conquistati dentro, a livello d’inconscio, perché, in realtà, esse sono una nostra parte, che abbiamo rifiutato quando l’abbiamo giudicata troppo ‘oscura’ per essere degna di stare 'in noi'

Questa scissione o distacco, è ancora rappresentata dalla capacità cellulare di ‘divisione’.

Quello che non si esprime si imprime.

La mela tagliata in due di Platone: il ‘complementare’.

Oltre alla dualità c’è la complementarietà. 

Il Natale, prossimo venturo, è una ‘parte’ dell’intero. La verità è ancora contenuta per via della legge frattale e olografica, tuttavia è manchevole del flusso più profondo, del significato nativo, della sua funzione simbolo o archetipica legata alla ‘luce’. 

Senza entrare nel particolare, il Natale moderno occidentale è rappresentato, vestito, dei colori della Coca Cola. Il simpatico ‘omone’ barbuto e corpulento, vestito di rosso, è una sorta di ‘usurpatore’ del ruolo ‘sciamanico’ e dello spirito elementale di cui è solo un pallido ricordo.

Eppure di 'ricordo' si può ancora parlare...

Il consumismo e la speculazione natalizia fanno a pugni con il ‘senso’ della rimanenza dei giorni dell’anno, con la tendenza abituale alla lamentela:

dalle ciliegie vendute a 30 euro al chilo alle albicocche che arrivano a 20 euro al chilo, fino alle pesche offerte a 15 euro al chilo, è lunga la lista dei prodotti con i prezzi schizzati alle stelle con l'arrivo del Natale. E' quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenzia che nonostante la crisi sono in molti ad acquistare prodotti non di stagione che pesano sulle tasche…
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Natale è 'abbondanza', ma noi che 'cosa' siamo diventati?

È altrettanto paradossale che Babbo Natale, dio dei tempi moderni, sia nato - in un certo senso e vedremo in quali condizioni - da un santo cristiano. Stupefacente ribaltamento della storia, poiché all’alba del cristianesimo tante divinità pagane furono trasformate in santi
 
E non è meno paradossale che il simpatico personaggio di Natale sia stato l’oggetto di così pochi studi
 
Certo, a partire dalla seconda guerra mondiale, il brav’uomo bianco e rosso si è conquistato un posto importante, ma non è forse una magnifica sintesi di una stirpe antidiluviana di dèi-uomini sciamani?
 
Ma a dire il vero, credere o non credere, è davvero questo il punto? Senza anticipare troppo, diciamo soltanto che questo mito ci mette in comunicazione con l’ordine naturale del mondo, con l’armonia ecologica del multiverso. È il sogno - impossibile? - di una gioia perenne

Ma è comunque un sogno, e in questo senso, ci lasceremo invadere da esso, senza porci il problema di credere o meno…
 
Il sogno è fantasma, ma non è menzogna...
 
Si possono ricondurre le funzioni di Babbo Natale a quattro dimensioni che ci fanno risalire sempre più indietro nel tempo ma che sono tuttavia destinate a sovrapporsi:
  1. distributore di regali: oggi per i comuni mortali è la funzione primaria di Babbo Natale (la dimensione moderna del mito);
  2. giustiziere: rende giustizia ricompensando i meritevoli e punendo i colpevoli (dimensione medievale);
  3. aiuto per superare il solstizio. Permette di passare (inizia) da un ciclo a un altro nella gioia (Antichità);
  4. sciamano (preistoria).
In aggiunta a queste funzioni, è anche Re, come lo era Odino-Wotan. In altre parole, getta un ponte tra i mondi e tra gli esseri

Sappiamo che regna su un popolo di assistenti (elfi, folletti, fate) nel suo regno. E il colore del suo mantello traduce la dimensione della regalità…
La vera storia di Babbo Natale - Arnaud d’Apremont

In questo pregevole libro si descrive anche il colore rosso, dell’attuale forma di Babbo Natale, come funzionale ed altamente significativo. Io lo vedo meglio colorato di verde, ma tonalità del colore a parte, il suo simbolo è legato alla luce ed alla rinascita continua, al ciclo che caratterizza ogni ambito della Creazione

Ciclo che, frattalmente, troviamo insito nella struttura più profonda della Natura energetica del tutto. Il ciclo prevede il magnetismo per ‘essere’.

Tramite il magnetismo possiamo agganciare, per risonanza, gli ‘altri’.

Questa verità è attiva ad ogni livello della possibilità esistenziale e sino a quando la ‘bassa’ consapevolezza assumerà la funzione educativa della paura per la sola polarità terrorizzante, da rifuggire senza senso, allora il nostro magnetismo sarà come sangue che attirerà predatori parassitari.

Conoscendo Noi Stessi smetteremo di avere paura e di temere per la nostra ‘fine’. Allora inizieremo ad emettere forme pensiero che magneticamente sostituiranno quelle vecchie, basate sul meccanismo della sopravvivenza per adattamento.

Allora conosceremo ‘qualcosa di diametralmente diverso’: un nuovo Mondo.

Ancora questo, ma in un altro ‘luogo’. Ancora ‘qua’, ma altrove…

L’ispirazione esterna diverrà una fonte interna ‘nativa’.

Serene ed equilibrate feste a tutti noi.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

giovedì 22 dicembre 2011

Catene, Ombra, Luna, Reti Alimentari... Incantesimo.




Oggi, intendo… portare avanti due argomenti, solo all’apparenza diversi:

Luna e 'alimentazione'.
 
Diversi nella ‘colorazione’ che gli diamo attraverso il filtro delle abitudini, della consuetudine e della relativa consapevolezza.

In realtà, accomunati dalla medesima ‘illusione’ di base: dal ‘fascio di luce’, dall’osservazione prospettica che ci contraddistingue. Questa caratteristica che diversifica all’apparenza, d’altro canto, contribuisce ad ‘unire la diversità osservata’, perché la ‘differenza percepita’ emerge secondo lo stesso principio di ‘errore, valutazione, prospettiva, parallasse, etc.’.

Unendo per famiglie i diversi ‘problemi’ e risolvendo le famiglie più numerose, abbiamo risolto una buona percentuale di ‘problemi’. Questa metodologia è stata sviluppata, ad esempio, nei processi di lavorazione in molte fabbriche, al fine di migliorare le prestazioni globali. Gli ‘scarti’ vengono analizzati anche in questa maniera: perché sono stati scartati dal processo di qualità? Accomunando le problematiche è possibile raggrupparle in blocchi affini e risolvendo il blocco preponderante si risolve contemporaneamente la preponderanza motivazionale che produce scarti.

La ‘divisione’, come frutto dell’esperienza lavorativa, va affrontata dal punto prospettico della ‘comunione’

Unire gli apparenti diversi è ‘capire’ la Natura che ci circonda. Natura che forma ‘reti’. Comunità unite dalla loro diversità o biodiversità. Le ‘sotto razze’ umane identificano la razza umana. La razza umana s’identifica nelle sotto razze. 

Le 'strutture d’insieme' raggruppano sempre tra loro sotto strutture diversificate, ma unite da qualche filo conduttore, anche non apparente, tuttavia sempre esistente. Un filo logico energetico inerente alla Creazione proveniente da una stessa 'sorgente'. Un campo d’azione comune gestito da leggi diverse. La diversa ‘rice tras mittenza’ individuale costituisce la differenza potenziale, il ‘carattere’, il modello biodiverso all’interno della cerchia esperienziale globale.

Ogni ‘cosa’ è diversa dall’altra, eppure partecipa alla medesima ‘causa’ esistenziale. È possibile sempre trovare un punto d’unione tra diversità e viceversa (vero Diego?). 

Questa caratteristica è la ‘forza primeva’ che intende esplorare se stessa, riflessa dalle sue infinite possibilità. Il suo imprinting nella struttura nucleare dell’energia… biodiversità, frattalità, olograficità. Diverso eppure uguale. Uguale eppure diverso.

Il solito ‘ritornello’ che da ‘sempre’ ha contribuito a confondere le menti delle individualità sciolte nei vari livelli dell’esperienza. Il leit motiv malcompreso dal genere umano? Oppure un segnale talmente evidente e forte da dover essere filtrato opportunamente al fine di ‘vivere l’illusorietà 3d’?

E, nel caso, ad opera di chi? Ovviamente, sempre ad opera di noi stessi o, meglio, ad opera del nostro inconscio programmato dalla rinuncia iniziale di ‘osservarci dentro per paura, pigrizia, senso ultimo, etc.

La ‘rinuncia’, a questo punto direi persino ‘opportuna’, ha contribuito ad attirare quella parte più 'congestionata' dell’energia del Creatore, la quale agganciando la banda della paura sulla quale abbiamo iniziato a trasmettere, si è agganciata per estensione anche a noi, come un 'ombra'.

Le forme pensiero liberate dal genere umano e conservate nel campo magnetico Planetario, si sono dimostrate molto utili ai fini del Controllo multidimensionale ad opera di questa energia densa, sempre alla ricerca di ‘alimentazione’ ai fini della propria sussistenza, non avendo capacità proprie di generazione energetica.

Infatti il Mondo 'moderno' non crede nella possibilità dell'energia libera, ad immagine e somiglianza.

Se il ‘tutto’, al livello 'ombra', funziona in questa maniera, non vedo perché, a cascata, tutto quello che esiste ‘al di sotto’ debba funzionare in maniera diversa, in questa fase dell’esperienza esistenziale. Il libero arbitrio conferito per ‘default’ all’intera opera Creatrice, ha determinato che a livello ‘altissimo’ una parte dell’energia primeva potesse innescare processi di appesantimento della struttura vibrazionale, interpretando inconsciamente addirittura il ‘desiderio’ del Creatore di ‘evolvere’ conoscendosi più a fondo. 

E cosa c’è di ‘meglio’ che conoscere le proprie parti più 'oscure'?

Lasciate libere, esse si sono subito 'date da fare'. L’oscurità ha invaso il Creato. Tutto male? Niente affatto, perché rimaniamo in un ambito di transizione illusoria, di processo controllato dall’alto.

Tutto è opportuno. Il caso non esiste…

L’intera Natura è pervasa da questo timbro di auto conoscenza. Da ‘qua’, la traduzione in dualità del suo stato funzionale. Dualità che confonde, perché senza una triangolazione attraverso il punto prospettico superiore, intuitivo, non si riesce a maturare disciplina, coerenza, continuità, etc.

Non si vedono i veri 'colori'.

Noi siamo il punto d’unione della diversificazione duale: il terzo stato quantico dello Zen.

La nostra ‘punta’ traccia una linea di presente eterno, delineando un futuro mutevole caratterizzato dal sogno di un ‘ritorno a casa’, che sentiamo ma che non riusciamo a comprendere mai a fondo, come se fossimo degli erranti su questo Pianeta. Togliamo il ‘come se’, e saremo già meglio indirizzati. Erranti ma non estranei. Casa è ‘dove ci troviamo’, pur avendo noi ‘più case’… perché multidimensionali.

Senza attaccamento, noi ‘siamo’. 

L’attaccamento produce magnetismo ed identificazione, permette la nascita di forme pensiero, le alimenta, sedimenta, aggrega, addensa, permette la stagnazione, il loop abitudinario, la stasi… ma da ‘qua’ a dire che ci si trova all’Inferno ce ne passa. Infatti la Natura conosce anche la stagione del letargo, opportuna ed evidente.

Non se ne esce. Capite? 

Se affrontiamo qualsiasi discorso senza l’opportuna multidimensionalità, allora rimarremo contenuti nel discorso stesso, dal medesimo livello che ha generato il segnale, ignorando la funzione che lo ha portato all’emersione come riflesso della nostra sete continua di auto conoscenza.

Questa ‘sete’ si è impressa nella tipologia energetica della Creazione e ha determinato la sua clonazione ad ogni livello e nel modo che ogni livello ha potuto interpretare: nelle 3d, tramite l’esistenza delle ‘catene alimentari’:

per livello trofico si intende la posizione che un individuo facente parte di una comunità occupa rispetto al livello trofico di base che è rappresentato dagli autotrofi (produttori, come i vegetali). Più esattamente in un ‘livello trofico’ sono compresi tutti quegli organismi che ottengono energia dal Sole (o da altri tipi di fonti primarie) tramite lo stesso numero di passaggi

se ad esempio consideriamo una catena alimentare composta da graminacea-->cavalletta-->rana-->rapace, la graminacea (autotrofo, che cioè sfrutta direttamente l'energia solare o chemiosintetica come fonte per organicare le sostanze necessarie al proprio metabolismo) sarà al 1º livello trofico, la cavalletta sarà al secondo in quanto consumatore primario (ovvero organismo eterotrofo che si nutre di vegetali) e così via fino al rapace che occuperà il 4º livello trofico.
 
Con una semplificazione, si può dire che il livello trofico è il posto occupato da un individuo all'interno della catena alimentare.
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Questa ‘struttura’ è apparente seppure accade fisicamente. Esiste ma non ‘esiste’, ai fini della condizione d’eternità di cui siamo ‘avvolti’. In questo senso è ‘apparente’. Se ci identifichiamo con il corpo, allora l’essere mangiati corrisponde alla fine, altrimenti l’esperienza è stata solo una parte del tutto.

Il fatto che l’intera Natura sia una immane catena alimentare ‘intelligente’ è basilare per la consapevolezza che frattalmente, anche la parte ‘non visibile’ della Natura, si possa comportare alla stessa maniera. Nell’osservazione stessa della Natura manifesta possiamo notare l’opera di verità scolpita dalle leggi planetarie e cosmiche, le quali mettono in evidenza ‘per contrasto’, l’effetto del campo energetico di entità non visibili che, allo stesso modo, si nutrono del resto della catena biologica ‘sottostante’.

Una catena alimentare o catena trofica è l'insieme dei rapporti tra gli organismi di un ecosistema. Ogni ecosistema ha una sua catena alimentare e, siccome un individuo può appartenere a più di una catena alimentare, si crea una vera e propria rete alimentare.
 
Se degli organismi hanno lo stesso ruolo nella catena alimentare, appartengono allo stesso livello di alimentazione. Ad esempio al primo livello ci saranno i produttori primari, al secondo gli erbivori (o consumatori primari)...
 
Il trofico dei nutrienti, ovvero l'assunzione della biomassa di organismi da parte di altri organismi, comporta una dispersione di energia: per ogni passaggio della catena, circa 80-90% dell'energia potenziale viene dissipata sotto forma di calore; di conseguenza, catene alimentari lunghe (costituite da numerosi livelli trofici) dovranno avere alla base una copiosa produzione primaria. Lo stesso fattore comporta una sempre minore popolazione di una data specie, tanto più elevato è il livello trofico a cui essa appartiene. Il passaggio di energia può avvenire anche tra organismi appartenenti allo stesso livello trofico.
 
Il flusso di energia attraverso un livello trofico è uguale all'assimilazione totale (A) a quel livello, che a sua volta è uguale alla produzione (P) di biomassa e materia organica più la respirazione (R): A=P+R
 
Le catene alimentari si dividono in:
 
1. catene alimentari di pascolo: 
  •  vegetali ---> erbivori (o consumatori primari) ---> carnivori (o consumatori secondari)
2. catene alimentari di detrito: 
  •  materia organica morta ---> microrganismi ed altri consumatori di detriti (detritivori) ---> loro predatori
La qualità delle risorse è importante almeno quanto la quantità di energia indirizzata nelle differenti catene alimentari (es. la qualità di un estratto fotosintetico ottenuto da un fungo micorrizico è molto più elevata di quella delle foglie morte in termini di facilità di assimilazione). Tutte le catene alimentari possiedono un feed-back in cui i consumatori trasportano spesso nutrienti o prodotti ormonali che possono incidere sulle risorse della pianta. È una sequenza che parte sempre dai produttori. 
 
I produttori.
Alla base di ogni catena alimentare, ci sono i produttori, ossia degli organismi autotrofi, ovvero capaci di organizzare i composti chimici nel terreno (o nell'acqua), così da produrre autonomamente riserve alimentari (zuccheri, amidi). Questo processo è attuabile tramite l'energia fornita dalla fotosintesi clorofilliana. I produttori sono infatti gli unici esseri viventi che riescono a trasformare l'energia solare (energia luminosa + energia termica) in energia chimica (energia di legame).
 
I consumatori.
Dopo i produttori, ci sono i consumatori, ossia organismi eterotrofi non indipendenti nella produzione di cibo. Infatti questi organismi necessitano di mangiare altri organismi per assimilare sostanze nutritive. Nell'ambito dei consumatori si distinguono più livelli trofici, generalmente 3: 
  • consumatori primari: erbivori che si cibano direttamente dei produttori;
  • consumatori secondari: carnivori che si cibano di erbivori;
  • consumatori terziari: carnivori che si cibano di carnivori. 
Ognuno di questi ordini rappresenta un livello trofico.
 
Gli ordini di consumatori, comunque, sono virtualmente illimitati. La dispersione di energia ad ogni passaggio, però, comporta che la popolazione delle specie appartenenti a livelli trofici elevati sia sempre e comunque limitata (le aquile, poste al sesto livello trofico di una catena trofica alpina, hanno un territorio di caccia molto ampio proprio per questo motivo).
 
Una data specie può occupare più livelli trofici, a seconda della fonte di energia alimentare di cui si nutre. Gli onnivori, come gli orsi, non occupano un livello fisso, ma lo variano a seconda di cosa si cibano. Gli esseri umani, essendo gli unici in grado di decidere di cosa cibarsi - esistono infatti vegetariani, mangiatori di carne - non rientrano in questo tipo di classificazione; la parola onnivoro ha senso infatti solo se indica un animale che si nutre sia di produttori, sia di consumatori primari seguendo l'istinto (idem dicasi per i carnivori o gli erbivori).
 
I decompositori.
I bioriduttori sono generalmente dei batteri che decompongono i resti animali e vegetali in sostanze riutilizzabili dai produttori. Hanno un ruolo molto importante perché determinando la decomposizione della materia organica, rimineralizzano le sostanze nutritive (specialmente azoto e fosforo) che sono riutilizzate dagli organismi autotrofi.
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Alcuni punti importanti:
  1. I produttori sono infatti gli unici esseri viventi che riescono a trasformare l'energia solare (energia luminosa + energia termica) in energia chimica (energia di legame).
  2. La dispersione di energia ad ogni passaggio, però, comporta che la popolazione delle specie appartenenti a livelli trofici elevati sia sempre e comunque limitata (le aquile, poste al sesto livello trofico di una catena trofica alpina, hanno un territorio di caccia molto ampio proprio per questo motivo).
  3. Gli esseri umani, essendo gli unici in grado di decidere di cosa cibarsi non rientrano in questo tipo di classificazione.
All'1) si giudica esclusivamente dall’attuale punto prospettico dettato dalla limitata conoscenza o polarizzazione Antisistemica. Ricordo che viviamo in un contesto che nega attualmente ogni possibilità che possa esistere l’energia libera, esclusivamente per motivi di Controllo. Nel passato ha negato persino l’evidenza delle scoperte di molti individui altamente illuminati.

Al 2) esprime, a cascata, la prosecuzione del medesimo discorso del punto precedente, attraverso il concetto di dispersione energetica. Invece di osservare una dispersione, inquadriamo questo accadimento come un vero e proprio processo auto esistente nelle 3d, autorizzato dalla nostra attuale ‘forma di credo’, che non esclude la possibilità dell’energia libera, essendo quest’ultima impressa a ‘fuoco’ nelle caratteristiche solari intercettate ed elaborate dalla fotosintesi.

Il 3) è importante perché mette in relazione il nostro libero arbitrio alla mancanza di alternativa, come diretta conseguenza di questo status stagnante in cui ci siamo auto condizionati. In realtà, noi possiamo ‘decidere’ e per questo siamo 'diversi'. Quindi, possiamo anche decidere di attivare la fotosintesi a livello cellulare e decidere di non mangiare più altri organismi viventi, pur essendo anche il Prana costituito da ‘entità’ vive.

Non se ne esce… ricordate? Manteniamo saldo il timone multidimensionale ed evitiamo i vortici legati al pensiero loop-ante.

Il punto 3) determina la nostra capacità decisionale e ciò corrisponde alla nostra grande valenza di co creatori delle diverse realtà in cui decidiamo di auto installarci, personalizzando nel tempo la struttura energetica neutra, di base, preparata ad hoc per accogliere l’atto esperienziale.

Cosa ci portiamo ‘dietro’ nell’opera discensionale vibratoria?

Esattamente come dei magneti che attraggono le componenti ‘simili’, ci siamo portati dietro ‘luce ed ombra’, dimostrando che, intimamente, corrispondono alla medesima ‘cosa’: energia, intenzione, natura, desiderio… Amore.

Diverse, duali, eppure ‘confacenti’ alla medesima unica sorgente. Le due facce della medaglia costituiscono un intero ‘dalle due facce’. L’intero corrisponde al terzo stato quantico della possibilità. Il suo punto prospettico determina la scia di presente decisionale, che direziona verso ipotetici scenari all’orizzonte.

Tutto può cambiare all’istante se la ‘matita magica’ lo decide.

Le 'porte condizionali programmatiche' prevedono sempre l’uscita dai cicli, anche se super nidificati. L’alternativa è insita nella Natura dell’energia e richiama alla ‘memoria’ una lungimiranza senza eguali e persino una sottile striscia d’umorismo e di ‘speranza’ sempre attiva.


L’analisi delle reti alimentari ha attraversato due fasi: una prima fase descrittiva ed una successiva, analitica e speculativa. 
 
La prima fase è culminata, intorno alla metà degli anni cinquanta, con lo sviluppo del diagramma delle reti trofiche, nel quale le specie presenti nella comunità sono connesse da collegamenti conformi alle loro relazioni alimentari. Queste reti sono note come reti trofiche binarie, ed i legami tra le specie sono basati sull’esistenza o meno d’interazioni trofiche senza valutarne l’intensità.

Questo genere di reti trofiche viene usato per analizzare modelli di connettanza, rapporti predatore-preda e struttura della rete… Tutti i collegamenti sono considerati uguali perché non sono quantificati in termini di flusso d’energia o forza dell’interazione…


La seconda fase, invece, è costituita da simulazioni e manipolazioni sperimentali delle reti alimentari naturali, per arrivare alla quantificazione dei legami di predazione e allo studio e quantificazione d’altre interazioni quali la competizione. 

Queste reti, note come reti trofiche basate sul flusso d’energia, sono state descritte per la prima volta da Lindeman (1942). Il fulcro del lavoro di Lindeman è stato quello di quantificare il flusso d’energia tra i livelli trofici ed esaminare con quale efficienza l’energia viene trasferita, piuttosto che identificare tutti i collegamenti tra le singole specie. 

Con il termine ‘livello trofico’ viene comunemente indicato il numero di trasformazioni che l’energia solare ha subito fino a quel punto; pertanto gli organismi che ottengono il cibo dal Sole o dal detrito (a seconda che si tratti di una catena a base pascolo o a base detrito) con un uguale numero di passaggi si trovano sullo stesso livello trofico…
 
Le strutture trofiche non sono statiche (Warren, 1989) ed esistono diversi approcci da cui è possibile dedurlo, per esempio dallo studio di dinamica di popolazione delle specie appartenenti ad una comunità (Hastings & Powell, 1991). Inoltre alcuni organismi variano le proprie risorse trofiche in funzione dell’età e della dimensione corporea, specie differenti possono svolgere funzioni simili od uguali (le cosiddette “guild” di Root, 1967) e alcune specie possono espletare funzioni diverse in tempi e luoghi differenti (come le larve e gli adulti degli insetti olometaboli). 
 
Gli organismi, in base alla funzione che svolgono nella rete, sono inseriti in diversi livelli trofici. Risulta quindi ovvio che i produttori (organismi vegetali quali piante o alghe) occupano il primo livello trofico; i consumatori primari (erbivori) che si nutrono dei produttori, occupano il secondo livello trofico; i consumatori secondari (carnivori) che si nutrono degli erbivori, occupano il terzo livello trofico ed infine, i carnivori secondari (predatori terminali) occupano il quarto e si nutrono sul terzo livello trofico. 
 
Risulta inoltre molto frequente in letteratura trovare le specie raggruppate in base alla loro distribuzione lungo il gradiente dei livelli trofici: si distinguono così le specie ‘basali’ (specie predate che non hanno prede), le specie ‘intermedie’ (specie che sono sia predatori sia prede) e le specie ‘terminali’ (specie che predano ma che non sono predate) (Briand & Cohen, 1984)
 
Va sottolineato inoltre che esistono alcune specie come gli onnivori che possono alimentarsi su più di un livello trofico: la loro collocazione non è quindi immediata
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La loro collocazione non è quindi immediata; ossia, attualmente la ricerca scientifica ha questo limite. Ciò evidenzia come il ‘tutto’ sia sempre un risultato transitorio di una elaborazione continua

Un risultato che sembra sempre perfetto, eppure muta in continuazione. Lo dimostrano, ad esempio, tutte quelle ‘comunità’ in cui un certo credo rimane inalterato per anni prima di mutare, per ‘entropia’, e dare luogo ad un’altra sua variante che mette addirittura in ridicolo il vecchio modo di pensare.

Per questo motivo, per non cadere nella trappola egoica dell’essere ridicolizzati in Vita, intere generazioni di pensanti hanno preferito morire con i loro ideali stagnanti, piuttosto che prendere in considerazione di poter cambiare punto prospettico, allineandosi con il ‘nuovo’

L’evoluzione procede lenta, all’apparenza, per vari motivi. Però osservando il XX secolo si è portati a poter affermare che lo sviluppo abbia preso la velocità della luce. Dunque? Tutto è interpretabile attraverso la propria ‘lente’ individuale e attraverso la ‘lente’ autorizzata dal Potere che spinge la pubblica opinione.

Lento e veloce. Che cosa stiamo osservando? Noi stessi e il nostro livello di approccio alla realtà nomade che si ‘muove’. Tirare sera e analizzare l’andamento secolare, prevede che noi si alzi il livello di presenza, dall’altezza da cui osserviamo.

Siamo sempre ‘noi’ che osserviamo, eppure ci sentiamo ‘diversi’. Tutto cambia d’intensità. In quel momento sentiamo il flusso d’eternità che ci aggancia e siamo più vicini a quella parte di noi più sottile. Osservare la Terra dallo Spazio non è come viverci sopra, no?
 
Ci si commuove, addirittura. È più facile, anche se la Natura a ‘terra’, se ben predisposti, sa sempre commuovere. Ma dallo Spazio è difficile non rimanere ammantati dalla bellezza della Creazione, sino a quando una forma abitudinaria non si sostituirà al paesaggio che osserviamo dagli 'oblò'.

Ci si abitua a tutto.

È molto interessante il discorso relativo alla ‘biologia cellulare’, ossia al flusso di energia a livello cellulare. Ma ciò sarà argomento e riflessione di un prossimo articolo.

L’umanità emerge nelle 3d tramite la sua rappresentazione:
  • graffiti
  • disegni
  • dipinti
  • foto b/n e a colori
  • film bn e a colori
  • alta definizione
  • 3d
  • ologrammi?
Stiamo 'dando alla luce' noi stessi. È evidente. La nostra auto rappresentazione frattale.

Ognuno di noi è seguito da un ombra, e meno questa è integrata nella Vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa.
Carl Gustav Jung

L'ombra è l'area scura proiettata su una superficie da un corpo che, interponendosi tra la superficie stessa e una sorgente luminosa, impedisce il passaggio della luce.
 
L'aspetto dell'ombra può variare di molto a seconda delle condizioni ambientali e osservative: in assenza di atmosfera (come nello spazio) e di altre fonti luminose dirette o indirette, la quantità di luce che raggiunge la superficie in ombra è esattamente zero, per cui l'ombra è completamente nera. Nell'atmosfera terrestre, invece, la superficie in ombra riceve comunque una certa quantità di luce diffusa (variabile a seconda delle condizioni meteorologiche), per cui appare scura ma non completamente nera

Negli ambienti chiusi o con cielo nuvoloso o nebbia, poi, la luce diffusa costituisce la componente luminosa predominante: in questo caso le ombre sono molto sfumate o addirittura non osservabili del tutto.
 
Nel caso di una sorgente luminosa puntiforme, l'ombra ha contorni netti: ogni punto della superficie o è illuminato dalla sorgente o non lo è. Nel caso invece di una sorgente luminosa estesa (come il Sole che, visto dalla Terra, ha un diametro angolare di circa mezzo grado), il contorno dell'ombra è sfumato, in quanto vi è una regione intermedia in cui la sorgente luminosa è occultata solo parzialmente, e quindi si ha un passaggio graduale tra luce e ombra…
Link

È nelle 3d che l’ombra si manifesta. La conoscenza di sé deve dunque avvenire ‘qua’. È più ‘facile’… 

Se osserviamo l’immagine precedente, potremo comprendere che il corpo, rappresentato dalla Luna, quando è tra Sole e Terra, proietta un’ombra digradante a piramide sulla Terra, il cui vertice è come ‘staccato’ per vibrazione energetica, in quanto si alimenta d’altro tipo di vibrazione

È come se la Luna ‘conoscesse, sapesse’, ma lo cela alla Terra. Il suo corpo proietta la sua ombra sulla Terra. La Luna è contenuta nella piramide ma non ne rappresenta il vertice 'ultimo'. Ciò significa che essa è un effetto di un qualcosa, a sua volta, di più grande che, frattalmente riproduce. 

La contro piramide che alimenta nella piramide è relativa sia alla dualità, sia alla determinazione della sua intenzione oscurante. Tuttavia la Luna è ‘utilizzata’ dalle meccaniche celesti, trovandosi nella posizione 'giusta'. La Luna è usualmente riconosciuta come in bianco e nero. Ho scritto più volte in SPS di questa assurdità:

La sua monocromatica colorazione è sinonimo di quel potere oscurante che si è messo tra il genere umano e il Creatore, riflettendone la luce. La Luna è in realtà a colori:
 
  
Questa immagine, trovata ieri sul sito Yahoo, è stata scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale, ed evidenzia, al di fuori del filtro dell’atmosfera terrestre, una Luna a colori

Perché dovrebbe essere in bianco e nero? È come ce la vogliono fare vedere. Perché? Perché se le ‘diamo colore’ appaiono subito degli strani ‘segnali’ sulla sua superficie. Segnali di ‘Vita’

Nell’epoca dell’alta definizione non esistono foto della Luna scattate con quella caratteristica e a colori. A questo link, potete far passare in rassegna tutte le foto ma non ne troverete nemmeno una a colori.

Ecco delle foto mozzafiato della Luna a colori. È tutta un’altra cosa. È commovente. Le foto provengono da privati appassionati e non dalle autorità del settore. Perché Nasa & Co. non utilizzano la piena possibilità tecnologica per fotografare la Luna? Forse la verità è stata esposta molto chiaramente nel terzo film della saga dei ‘Transformers’.
 

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Link - Immagine 'istituzionale' che mette in evidenza il perchè sia stata elaborata in questo modo: 

'Calibrata (i colori sono calibrati) su campioni di roccia dalle missioni Apollo, simili immagini multicolore, colte da veicoli spaziali, sono state utilizzate per esplorare la composizione globale della superficie della Luna'... Per questo motivo è stato deciso di diffonderle in bianco e nero. Perchè altrimenti avrebbero destato l'attenzione di individui particolarmente 'ricettivi'.


Se il colore viene ‘spiegato’ come un effetto ottico, allora posso spiegare anche il bianco e nero come un effetto ottico. Che differenza c'è? 

Ci ‘stiamo vedendo sempre meglio’ attraverso la tecnologia, però questo fenomeno non lo si applica alla Luna. Essa è troppo ‘vicina’ per colorarla, in quanto permetterebbe di mettere in evidenza dell’attività organizzata sulla sua superficie - e non solo su quella nascosta.

Chi di noi, comuni cittadini, può dire: ‘dai, prendo e vado sulla Luna’. Nessuno. Perché non abbiamo il denaro per farlo. E anche i ricchi miliardari terrestri non lo possono fare. Il tutto è talmente ‘goffo’. Noi crediamo ciecamente a quello che ci dicono e a quello che ci fanno vedere.

Le foto dei privati, appassionati di fotografia, dimostrano che la Luna è a colori, ma non ci credono nemmeno loro, ritenendo la loro opera il frutto di una elaborazione al computer e, in definitiva, non ci credono perché sembra che non ci sia nulla da dover dimostrare, perché ‘è così come ce l’hanno raccontata’.

Bene. Abbiamo ciò che vogliamo… sofisticazione della possibilità. Filtri che coprono quello che siamo. Polvere sotto al tappeto. Stagnazione dei sensi. La mente che s’arroga al comando del vascello, imponendo la sua prospettiva. Le entità parassite che s’alimentano della nostra rinuncia. Pigrizia. Paura. Buio solidale. Incantesimo

La settima fata disse: ‘Non posso annullare il suo incantesimo ma posso fare così: se si pungerà cadrà in un sonno di cento anni, da cui sarà svegliata dal bacio del vero amore’…
La Bella addormentata nel Bosco.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com