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martedì 18 giugno 2013

La presenza, il corpo e l'ombra.



Quando accetti di “essere”, quando senti la proprietà del “miracolo” dentro di te, quando fluisci nella sincronicità  e nella consapevolezza… la tua esistenza nelle 3d, la tua Vita, la tua “realtà”, cambia.
Seppure ancora contenuto nella “realtà globale contenitore”, tu non ne fai più parte in maniera morbosa. Tu sorvoli la realtà 3d globale, summa dei vettori energetici in funzione biodiversa, e occasionalmente effettui manovre di stazionamento, come uccelli che si posano di tanto in tanto sui fili elettrici, tra i rami o per terra, ma senza mai perdere il senso del proprio “volo”.

Osservando le 3d come una distesa disponibile da salvaguardare dalla propria “ombra”…
È fuori da ogni dubbio che, tu hai un ombra che ti segue sempre ed ovunque, anche quando non appare.

Ma, è nelle 3d, che ella prende “spessore”

La luce del Sole la ritrae indirettamente, ricavandola per proiezione inversa, a partire dalla presenza solida del tuo corpo. Dunque, la tua ombra viene proiettata e trova “sede manifesta” nello Scenario della consuetudine, che scambi - per abitudine - come una realtà unica.

L’effetto di luce e corpo creano l’ombra. Ombra che ha necessità di una superficie solida per manifestarsi.

L’ombra ha una “forma” simile a quella del corpo umano. Ricorda la figura del corpo da cui viene, ma non è identica al corpo di provenienza. L’ombra è umanoide:

è detto umanoide un qualsiasi oggetto o essere vivente con una forma analoga a quella dell'essere umano…
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Le leggi fisiche ed ottiche e la prospettiva, staccano la forma originale del corpo da quella proiettata.

Ciò significa, frattalmente, che:
l’ombra è un pallido ricordo della sua “sede astratta”, ossia del corpo.
 Ombra e corpo costituiscono la prova sciamanica dell’esistenza delle dimensioni interlacciate nelle 3d.
L’ombra, pur riflettendo il corpo, ha qualcosa in sé che la “distacca” dal corpo.

Ella è una proiezione molto simile a quella dell’Ego, dell’Io, della Coscienza, di un qualcosa che è nel corpo e che si prolunga nelle 3d, per emersione.

Con l’ombra fuoriesce anche qualcosa d’altro, di relativo al corpo:

un suo “estratto”, un “sunto”, la sua “firma”.

Il corpo è come un vascello che trasporta più parti e che ha la capacità di liberarle sulla Terra 3d, così come una nave sbarca il proprio carico quando giunge a destinazione.

Il “carico umano” sembra, allora, essere… la sua “ombra”, in qualità di proiezione di una dimensione interna/interiore, evidentemente “seme” e causa virale di propagazione e di manifestazione.
Il “corpo”, in questione, non è solo la “cassaforte in carne ed ossa”. Il corpo è la sede, è l’infrastruttura, è la “nave madre” che trasporta tutta la profondità dell’essere, suddiviso nelle varie componenti via via sviluppatesi lungo il viaggio esplorativo di se stesso.

Lo studio della struttura umana, emerso per contesti storici deviati 3d, è un abbaglio per colui che cerca se stesso. La suddivisione del corpo in una miriade di parti, la sua "vivisezione", ha comportato una separazione implicita dell’orchestrazione delle stesse. In questa maniera, oltre alla manifestazione e radicamento dell’ombra, nelle 3d, si ha avuto anche la condensazione del corpo nelle 3d.

Ciò che doveva essere un volo radente di passaggio, con proiezione sensoriale di sé (sonar, radar, etc.), è divenuto un volo a planare nelle 3d. Ciò che ricorda Sitchin, a proposito degli Anunnaki, ad esempio, quando osserva le tracce del loro atterraggio nella penisola del Sinai.
Con loro, ha trovato terra anche la relativa “ombra” o “Karma”, ossia il loro presente/futuro osservato attraverso la lente del loro passato.

Ciò che facciamo in Vita riecheggia nell’eternità.
Il Gladiatore

L’ombra è qualcosa di riferibile al “corpo”. È una memoria che, tuttavia, pur avendo una funzione diretta ha, altresì, anche una funzione indiretta di… “Vita propria”.
Ciò che “cammina nelle 3d” non sempre è solo e relativo alla presenza di un corpo.

Ci sono ombre vecchie di migliaia di anni, che vivono oltre alla "data di scadenza" del proprio corpo.

Queste ombre, sono “forme pensiero manifeste”. In questo caso, l’ombra diventa la proiezione del “corpo mentale”. Per questo motivo si limita a “ricordare”, solo per analogia, la forma del corpo fisico di provenienza.

Pur essendo relativa al corpo fisico, ella è più propriamente figurativa del corpo “sottile” umano. Il corpo sottile umano è… la summa del “valore” che una esistenza riesce a generare sul piano fisico delle 3d.

Da questo punto di vista, allora, l’ombra è la “firma”, l’imprinting, della sede umana, individuo per individuo, lungo la scena tridimensionale adatta ed adottata per trovare manifestazione.


L’ombra si manifesta solo quando c’è un corpo e della luce che lo colpisce?
No. Ci sono delle memorie dell’ombra, che non si dissolvono tanto facilmente. Esse si diradano, come un cielo tempestoso che ritrova il sereno, ma… rimanendo nel potenziale “omeopatico” della scenografia.

Ci sono, seppure i sensi usuali non le registrano più.

Questo “inabissarsi” nei meandri inosservati, scenografici ed apparenti, corrisponde ad un principio di manifestazione indiretta, seppure esistente e “solida” tanto quanto la sua controparte fisica.

Questa è la differenza, la linea di confine, che necessita del “credo/fede” personale al fine di essere attraversata.

Proprio ciò che “manca” alla società attuale, formata da Human Bit di compilazione indiretta della realtà 3d.

Organismi che funzionano in maniera auto limitata, in quanto “spenti” nelle loro circuiterie non locali
.

L’ombra più grande è anche la meno evidente:

quella del Nucleo Primo.
Sei nella più grande storia, ma isolato in una sua sotto parte. Il tuo stazionamento crea un vortice depressionario nella zona energetica, la quale prende forma a vortice, spirale, sfera, secondo le leggi di questa parte dell’Universo. La tua presenza contorce lo scorrimento della più grande storia, che non è indifferente alla tua manifestazione.

Da questa prospettiva, allora, nasce l’intera ed attuale realtà 3d, compreso il Tempo, in quanto tu diventi l’osservatore a partire dal quale le leggi universali registrano la tua presenza, i tuoi atti, il tuo viaggio esperienziale, etc.

Il tuo “esserci” decreta il via delle operazioni vitali di manifestazione nel tessuto energetico, che ordisce le percentuali di possibile/impossibile, in funzione del tuo “complesso o regione”.

Un Pianeta o, meglio, la sua presenza fisica nelle 3d, decreta degli effetti di “distorsione” lungo il piano degli eventi, in maniera graduale; effetto manifestato dalla forza gravitazionale che lo caratterizza e che caratterizza ogni “oggetto” in avvicinamento alla sua presenza.

La tua presenza, allo stesso modo, interessa la tua area di influenza.

La gravità, la tensione, i campi magnetici, che si registrano nelle 3d, sono solo la pallida manifestazione di fenomeni che si generano in altre dimensioni del Creato.

Anche la free energy, l’abbondanza o il suo alter ego, le fioriture della Natura, etc. riguardano sempre l’altro piano del possibile:

ciò che si scatena/elabora nella tua “energia”.

Fenomeni “non locali”, difficilmente dislocabili, mappabili, orientabili - per origine – nel piano di contenimento 3d.
Un piano che raccoglie la tua “ombra” e la semina, dove serve, per la tua esperienza.

La proiezione del tuo “corpo” è, dunque, ciò in cui ti immedesimi ed “incarni”, dimostrando in questo effetto tutto lo smarrimento e la confusione che trae spunto da te in te.

Un effetto non casuale che, dunque, non è possibile inquadrare a fondo attraverso il solo effetto del giudicare. Ogni "braccio" del possibile ha sempre un senso ed una funzione

Anche la caduta più profonda svela e rivela ampie opportunità, prima celate da illusorie certezze interiori. La ricaduta nelle 3d, di un simile evento, è molto spesso quella sorta di “ingessatura del fare”, di chiaro stampo “Made in Paura”, che ad esempio non ti permette di lasciare il posto di lavoro tanto odiato e fonte di perturbazione continua, se non quando, paradossalmente, vieni licenziato.
La “perdita” del posto di lavoro, si rivela una lama dalla duplice valenza, che dipende dal tuo status al fine di essere pienamente decodificata.

La crisi del lavoro diventa addirittura una “benedizione”, quando l’unica perdita è quella sorta di abitudine magnetica negativa, che ti trattiene ostinatamente e lontano dal flusso di abbondanza che ti caratterizza a livello di potenziale.

La realtà è il cinque per cento della vita. L'uomo deve sognare per salvarsi.
Walter Bonatti

Non ridurre la realtà a una cosa statica, per poi inventare metodi che ti consentano di arrivare a essa.
Bruce Lee
Il sogno è immaginazione. La tua “arma” più potente a disposizione… Ma il “sognare” è molto più concreto di quello che si possa immaginare. Lo puoi anche fare ad occhi aperti, se te ne dai la possibilità.
 Osa e immagina la tua Vita come un qualcosa di meraviglioso. Vai oltre ai fili della ragnatela che ti avvolgono per la tua mancanza di movimento, per il tuo impaludamento e la tua "rinuncia" al vivere sulle onde della tua Creazione.

Il futuro delle Borse dipende ora dalla Fed. Cosa aspettarsi?
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Euro/Dollaro: Federal Reserve sotto i riflettori.
Qualsiasi previsione che abbia per oggetto il cambio Euro/Dollaro ha per protagonista assoluta la Federal Reserve che da mercoledì sarà il driver più importante del cambio…
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Lo comprendi? Riesci a vedere come qualcosa si sia sostituito a te, nella perseverazione che mantiene in piedi il castello di carte, nel quale credi di trovare fissa dimora?

La realtà è costituita da una dimensione manifesta, visibile e da una dimensione non manifesta, invisibile

Sebbene la nostra vita quotidiana sia basata essenzialmente su ciò che possiamo percepire attraverso i sensi, la vera Realtà risiede nella dimensione immanifesta, non percepibile dai sensi ordinari, ed è lì che troviamo la cause generatrici di tutte gli eventi del piano materiale. 

Nella realtà materiale esistono solo gli effetti generati ma non le cause prime.

La struttura della realtà, in effetti, assomiglia ad un iceberg, dove la parte sommersa è assai più grande di quella visibile e la sostiene…
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La percezione, come hanno spesso ribadito i neuroscienziati, influenza i meccanismi di pensiero che sono alla base di ogni forma di consapevolezza

Se mi accorgo di ciò che accade fuori di me, qui e ora, e sono consapevole delle mie sensazioni, posso stabilire una connessone significativa tra la percezione visiva (esterocezione) e la percezione sensoriale (enterocezione). 

Lo scambio di informazioni che avviene tra interno ed esterno, tra  l'enterocezione e l'esterocezione, è definita "propriocezione", considerata dagli alchimisti rinascimentali la prima forma concreta  di Arte Alchemica. 

Se si presta attenzione alle sensazioni corporee, soprattutto nelle situazioni di contatto reale (ma anche virtuale), è possibile individuare con un certo anticipo  gli elementi che saranno utili o dannosi per la nostra evoluzione...

La propriocezione è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. La propriocezione assume un'importanza fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento…
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Propriocezione. Insieme delle funzioni deputate al controllo della posizione e del movimento del corpo, sulla base delle informazioni rilevate da recettori periferici denominati propriocettori. Tali informazioni sono elaborate all’interno di riflessi spinali volti al mantenimento della corretta postura e a contrastare la forza di gravità
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Quando si dice “presenza”, occorre inquadrarla in un sotto piano di contenimento, per poterla fissare in qualche maniera, allo stesso modo della luce che colpisce un corpo e, per contrasto, nasce la zona di proiezione d’ombra sul piano di riferimento.
Questo meccanismo è atto ad “intercettare un corpo in volo” e proiettare le sue coordinate a terra, in maniera tale da vincolarlo alla terra stessa; come per fissarlo al suolo con un filo sottile ed invisibile. Una simile manovra è, in un certo qual modo, avvantaggiata dal processo Animico di "gradimento dell’esperienza" o di “atterraggio nelle 3d”. Solo che, dal punto di vista prospettico dell’essenza nel corpo umano, tutto ciò prende le dimensioni di una sorta di “tradimento”.

Un effetto nell’effetto tridimensionale.

Leggi e regole native, utilizzate in maniera biodiversa dai vari “strati” di attori in gioco.

La “presenza”, alfine di essere circoscritta, necessita di una bussola di riferimento, di un orientamento anche convenzionale di apparizione nelle 3d e, poi, di un robusto sistema di memoria capace di andare al di là della coltre di nubi, per triangolare il più fedelmente possibile con le altre parti in attento ascolto, ma in costante distacco pro evolutivo.

Gli impulsi propriocettivi possono giungere sino al livello della coscienza e, integrandosi con le sensazioni provenienti da altri recettori (in particolare quelli della vista, del tatto, del senso di pressione), permettono di percepire l’“immagine del proprio corpo”…
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Una volta “manifesto”… tu diventi quello che l’ambiente ti convince di essere. Il tuo “certificato di nascita” non testimonia chi tu sia, ma sancisce un transitorio identificativo; possedimento di un potere di controllo regionale, che vanta diritti apparenti di possesso del tuo complesso fisico.

La tua “bussola” è in questa fase che trova senso.

Immerso nella più completa mancanza di punti fissi di orientamento, la tua componente spirituale, ben presto, lascia il campo sotto ai possenti e continui colpi di cannone della Paura, che tuona sempre più forte e sempre da più vicino.

Dimentichi, dunque, la tua “origine”, lasciandoti andare nel vortice di ciò che hai deliberatamente “sfidato”.

Da quale pulpito giudicavi, a priori, la tua discesa nelle 3d?




La vicenda dell’Anima è interamente da riscrivere. Tutto ciò che sai, te lo hanno sussurrato nel Tempo, nella circostanza d’abitudine. Ma non puoi davvero ritenere che sia “autentico”. Non più autentico di quello che stai leggendo proprio ora in SPS.

Dipende da te.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2013
Prospettivavita@gmail.com

lunedì 28 gennaio 2013

Il problema è la tua reazione al problema.




Hey umani, non so se ve ne siete accorti… ma anche oggi – immantinente - vi siete risvegliati nella più grande storia. Il ‘risveglio’ è un luogo comune, e riguarda un loop esteriore del vortice in cui ‘siete’.

C’è risveglio e risveglio. Quello a cui conferite un significato relativo al ‘destarsi dal sonno’, rivela quel più ampio intreccio di insiemi frattali inerente a quel risveglio più profondo che, prima o poi, vi accadrà se continuerete a percorrere la via, qualsiasi via che abbiate deciso direttamente o indirettamente di seguire.

Chi sogna, e chi viene sognato, non sono svegli alla stessa misura.
Jostein Gaarder

È la misura che differisce il punto prospettico. Misura, alias ‘livelli di apertura'... di cosa? Della Luce

Il ‘sognare ad occhi aperti’ è un motto estremamente vicino alla vostra realtà di sognatori convinti di vivere alla luce del Sole: voi letteralmente ‘sognate ad occhi aperti’, ossia, dormite sognando le vostre Vite:

sognate ad occhi aperti.

Infatti, quando siete stanchi – e lo divenite regolarmente più volte al giorno e soprattutto alla fine di ogni giorno – non vedete più l’ora di andare a dormire, cioè ‘non la vedete più’ perché state già dormendo. Non è un gioco di parole, badate bene… il modello sonno-veglia è invertito, esattamente come ogni 'cosa' che vedete superficialmente. Il sonno è carico di sogni, così come un albero di frutta lo è del proprio seme. Come assumete la visione di un frutto? Come un qualcosa da mangiare con gusto? 

Non lo assumete mai come il contenitore organico di un qualcosa di estremamente prezioso come il seme.

Vedete il frutto come un alimento e gettate con 'disprezzo e disappunto' il seme, ossia quella particella a cui la prosecuzione genetica dell’albero è legata. La scienza ha creato dei frutti senza semi, cercando di venire incontro ai ‘fastidi’ e alla richiesta della Massa, alla quale danno fastidio quei piccoli intrusi.

Il frattale da cui osservate la Vita è esattamente questo:

scambiando la polarità, invertendo l’ordine delle cose, filtrando la prospettiva.

A che serve dormire, se non si è capaci di sognare?
Lamù

Ah, voi siete abili sognatori. E la ‘Luce che non ha nome’ sfrutta molto bene questo effetto. La ‘sostanza nera’ (Substantia nigra) contenuta nel vostro cervello risponde sensibilmente alla sua presenza:

la degenerazione dei neuroni dopaminergici della sostanza nera compatta porta alla malattia di Parkinson, in quanto viene a mancare il rigido controllo della via nigro-striatale sulla facilitazione del movimento.

Esistono inoltre in questo nucleo recettori per gli endocannabinoidi, di cui si sa poco. La sostanza nera, infine, è certamente un sito di azione del Thc

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Il delta-9-tetraidrocannabinolo (tetraidrocannabinolo, delta-9-THC, THC) è uno dei maggiori e più noti principi attivi della Cannabis, e può essere considerato il capostipite della famiglia dei fitocannabinoidi…

È stato isolato da Raphael Mechoulam, Yechiel Gaoni, e Habib Edery dall'istituto Weizmann, Israele, nel 1964. 

In forma pura, a temperature più fredde, è un solido vetroso, diventa viscoso e appiccicoso, se riscaldato. Il Thc ha una bassissima solubilità in acqua, ma buona solubilità nella maggior parte dei solventi organici…
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Soffermatevi su questa similitudine:
  • in forma pura, a temperature più fredde, è un solido vetroso, diventa viscoso e appiccicoso, se riscaldato
  • il THC ha una bassissima solubilità in acqua, ma buona solubilità nella maggior parte dei solventi organici.
Cioè? Ogni ‘cosa’ funziona in un modo in determinate situazioni e in un altro modo in altre determinate situazioni. Ora… se la vostra scienza afferma una sola delle due modalità e ne plasma un paradigma, ecco che la ‘mezza verità polare’ diventa la verità assoluta.

Dimostrare una certa cosa in un modo scientifico ma sterilizzante della Natura biodiversa della Vita, non esclude che anche l’esatto contrario non abbia una valenza altrettanto importante del lato volutamente illuminato secondo funzione egoica e conservativa del proprio ‘sistema di potere acquisito nel Tempo’.
 
Il lato ombra è quello da cui parte il ‘sistema di potere’ attuale:
  1. assenza di luce dovuta ad un corpo opaco che si trova tra la fonte luminosa e la zona da essa illuminata
  2. (araldica) termine che si applica a una figura dello stesso colore del campo, di cui quindi è disegnato il solo contorno
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  1. assenza di luce dovuta ad un corpo
  2. è disegnato il solo contorno.
Lascio ad ognuno di voi le debite considerazioni.

Dove si trova il ‘corpo’ che vela la Luce? Non certo nella regione fisica delle 3d. Non certo dove pensate di poterlo vedere o trovare. Dove?
 
Nella proprietà dell’energia che la scienza Antisistemica si è guardata bene dall’illuminare. Anzi... per illuminazione di quello che si altera, cambia aspetto, se illuminato. Meditateci sopra… vi conviene.

Il corpo è ‘opaco’, ma non denso o fisico. Può essere anche una membrana, una patina, un velo, etc. Può anche essere energia rarefatta, diversa da quella che siete abituati a ‘vedere’.

Il Sole è tanto brillante! Com’è possibile che la Luce sia velata? 

Non avete termini di paragone, come potete giudicare? Osservate per frattali, per Analogia Frattale e Metodo Indiretto.

Le nuvole cosa rappresentano? Gli ordini di grandezza numerici? Insieme e sottoinsieme? Le caste sociali?

Il lato ombra è una realtà.

Esso è dappertutto. Anche quando andate a fare la spesa. Vediamo un esempio molto sottile/pratico:
  • spendete 4 dando una banconota da 5
  • vi viene dato il resto di 1, che nemmeno controllate mettendolo frettolosamente in tasca.
Poi, guardando lo scontrino risulta che:
  • avete pagato in contanti, 10
  • il resto è stato di 6 (il costo del bene acquistato è corretto, ossia 4).
Che cosa pensate immediatamente?
  • la cassiera ha sbagliato a dare il resto
  • ho guadagnato 2 (6 - 4).
In soldoni, non tornate nemmeno indietro a far presente il fatto.

Però, guardando bene il resto ‘fisico’, ossia quello regolarmente depositato nelle vostre tasche, vi accorgete che esso è corretto: infatti avete 1 (5-4).

È tutto regolare, considererete. Probabilmente la cassiera ha commesso un errore di battitura, però non ci ho rimesso del denaro e va bene così. 

Oltre a tutto, lo scontrino regolarmente emesso conferisce un senso di ‘fiducia’ nel punto vendita.

Tutto regolare! Tutto regolare? Nulla di più falso

Attenzione attenzione signore e signori, andiamo a svelare l’arcano. C’è trucco e c’è inganno…
 
Osservate sottilmente cosa è accaduto dal punto di vista del ‘registratore di cassa’ e a cosa corrisponde sul piano ‘reale’ del punto di vista del ‘proprietario’ e dell’intera struttura che esiste al di là del punto vendita:
  • il registratore segna in entrata 10 (invece di 5)
  • il registratore segna in uscita 6 (invece di 1) a causa del resto dato solo elettronicamente al cliente.
La differenza in uscita è di 5 (6 - 1; la differenza è completamente inesistente, ma nel registratore di cassa genera dei precisi effetti tangibili), infatti… cosa succederà a fine giornata? Che in cassa si saranno fiscalmente/fisicamente 5 denari in più (mai entrati, ma fiscalmente esistenti perché co-creati letteralmente dal nulla. Perchè? Perchè il trucco sta nel non considerare quanto entrato e considerare solo quanto uscito come resto. Perchè è solo una funzione di facilitazione per la cassiera, al fine di non sbagliare a dare il resto, facendo conti a mente e con la fretta, l'ansia e la stanchezza derivanti dall'ambiente di lavoro. Il software prende i dati più rilevanti e tralascia gli altri, oppure anche no. Chi certificherà poi il bilancio? Vedasi a tal proposito il crack della Parmalat)

Badate bene che la cassiera ha dato il resto esatto, ha battuto regolare scontrino ed è in buona fede, ossia… è tutto perfetto dal punto di vista del cliente ed è quindi 'tutto alla Luce del Sole'.

In realtà, c’è stata una sottile evasione per creazione di denaro dal nulla.

Se il registratore di cassa ha un software che, automaticamente, ogni ‘x’ scontrini ne rilascia uno fantasioso, cosa accadrà in quella struttura ‘grande’ in grado di rilasciare centinaia o migliaia di scontrini al giorno? Vero Autogrill?

Tornando all’esempio precedente e ponendo che sia stato battuto solo quello scontrino fantasioso:

in cassa a fine giornata ci saranno 4 denari, ma il registratore ne conterà fiscalmente -2 (10 – 4 = 6 di resto; 4 incassati – 6 di resto = -2). Ossia, una cosa impossibile, visto che il bene è stato venduto e regolarmente acquistato.
 
Ovviamente, il totale sarà mischiato con gli altri scontrini battuti senza fantasie e il tutto si diluirà nella mancanza di controllo. Chi va a vedere che effettivamente ci sia il pezzo da 10 fantasma?

L’effetto finale è che dall’incasso fisico, il proprietario potrà togliere in tutta tranquillità la parte di incasso che risulta consegnata come resto ai clienti forniti di scontrino fantasma.

Ecco cosa accade alla ‘Luce del Sole’:
  • scontrini sempre regolarmente emessi
  • mancata necessità di fare del ‘nero’ nella maniera classica e pericolosa
  • cliente complice indiretto perché non denuncia mai l’accaduto in quanto convinto di avere tratto un vantaggio e comunque certo di non avere perso nulla, comprendendo l’errore di battitura, perchè non abituato a vedere prospetticamente.
  • fiscalità pulita perché il ‘nero’ è alla sorgente
  • dipendenti ignari del ‘trucco contabile’.
Insomma, tutto risulta osservante la legge, no?

Per perpetrare questo sottile gioco, occorre:

un software del registratore di cassa opportunamente calibrato.

Questa è la dimostrazione di come si possa creare denaro dal nulla e di come un certo effetto immateriale abbia sostanziale concretizzazione in questa dimensione ‘reale ma apparente’.
 
Inoltre, dietro al ‘gioco’ chi si cela?
  1. il programmatore
  2. il proprietario
  3. i soci.
Per effetto di cosa possono praticare questa sottigliezza?

Delle leggi, della logica, della tecnologia e della matematica (ossia, della rigidità, del controllo e della precisione apparenti).

Che altro ancora?

Dell’intenzione.

Perché?

Per non pagare troppe tasse.

Cioè?

L’elevata tassazione costringe ad agire secondo altra Natura (sopravvivenza e avidità).

Chi decide la tassazione?

Lo Stato.

Chi è lo Stato?

Sono i cittadini!

Chiedetevi: dov’è che mi stanno imbrogliando? Attenzione… è ancora lo stesso giochetto appena visto.

Tutto possiede nelle 3d una Natura duale che siete voi a polarizzare (direttamente o indirettamente)…
 
Il segreto della serenità? Rimandare i problemi.
Il segreto per essere sereni? Rimandare gli impegni, procrastinare le decisioni, fare finta di niente. Non è il consiglio di uno scansafatiche ma la tesi che regge il saggio 'The Art of Procrastination' di Stanford John Perry, stimato filosofo americano

Le sue teorie sono state riprede un po’ovunque, negli Stati Uniti, rinfrancando non poco chi ama temporeggiare e rimandare i problemi da affrontare.

Che del libro si discuta tanto, anche in Rete, è un segno dei tempi. In un’epoca abituata ad avere risposte immediate, a poter fruire di tutto e subito, Perry afferma che 'rimandare è meglio di sbagliare'. Un altro modo per dire che la ‘fretta è cattiva consigliera’, vecchio adagio delle nonne, dimenticato ai tempi dei social network. 

C’è un sottile motivo psicologico, che nulla c’entra con l’elogio della pigrizia, nelle tesi di Perry: affrontare di fretta il problema o il compito da fare, magari con l’ansia di altre mille incombenze, non fa che peggiorare la situazione

'Il problema – scrive provocatoriamente Perry – non è il problema, il problema è la tua reazione al problema'.

Perry ha definito questa tecnica che richiede, inutile dirlo, anche una certa capacità di ‘ingannare se stessi’, la 'procrastinazione strutturata'. 

Con maggiore consapevolezza, fiducia e calma.

Insomma, l’ansia si vince guardando altrove, senza affrontare di petto il problema, ma ‘colpendolo ai fianchi’.

Link 
 
Dipende da voi.

‘Il problema non è il problema, il problema è la tua reazione al problema’.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2013
Prospettivavita@gmail.com

giovedì 22 dicembre 2011

Catene, Ombra, Luna, Reti Alimentari... Incantesimo.




Oggi, intendo… portare avanti due argomenti, solo all’apparenza diversi:

Luna e 'alimentazione'.
 
Diversi nella ‘colorazione’ che gli diamo attraverso il filtro delle abitudini, della consuetudine e della relativa consapevolezza.

In realtà, accomunati dalla medesima ‘illusione’ di base: dal ‘fascio di luce’, dall’osservazione prospettica che ci contraddistingue. Questa caratteristica che diversifica all’apparenza, d’altro canto, contribuisce ad ‘unire la diversità osservata’, perché la ‘differenza percepita’ emerge secondo lo stesso principio di ‘errore, valutazione, prospettiva, parallasse, etc.’.

Unendo per famiglie i diversi ‘problemi’ e risolvendo le famiglie più numerose, abbiamo risolto una buona percentuale di ‘problemi’. Questa metodologia è stata sviluppata, ad esempio, nei processi di lavorazione in molte fabbriche, al fine di migliorare le prestazioni globali. Gli ‘scarti’ vengono analizzati anche in questa maniera: perché sono stati scartati dal processo di qualità? Accomunando le problematiche è possibile raggrupparle in blocchi affini e risolvendo il blocco preponderante si risolve contemporaneamente la preponderanza motivazionale che produce scarti.

La ‘divisione’, come frutto dell’esperienza lavorativa, va affrontata dal punto prospettico della ‘comunione’

Unire gli apparenti diversi è ‘capire’ la Natura che ci circonda. Natura che forma ‘reti’. Comunità unite dalla loro diversità o biodiversità. Le ‘sotto razze’ umane identificano la razza umana. La razza umana s’identifica nelle sotto razze. 

Le 'strutture d’insieme' raggruppano sempre tra loro sotto strutture diversificate, ma unite da qualche filo conduttore, anche non apparente, tuttavia sempre esistente. Un filo logico energetico inerente alla Creazione proveniente da una stessa 'sorgente'. Un campo d’azione comune gestito da leggi diverse. La diversa ‘rice tras mittenza’ individuale costituisce la differenza potenziale, il ‘carattere’, il modello biodiverso all’interno della cerchia esperienziale globale.

Ogni ‘cosa’ è diversa dall’altra, eppure partecipa alla medesima ‘causa’ esistenziale. È possibile sempre trovare un punto d’unione tra diversità e viceversa (vero Diego?). 

Questa caratteristica è la ‘forza primeva’ che intende esplorare se stessa, riflessa dalle sue infinite possibilità. Il suo imprinting nella struttura nucleare dell’energia… biodiversità, frattalità, olograficità. Diverso eppure uguale. Uguale eppure diverso.

Il solito ‘ritornello’ che da ‘sempre’ ha contribuito a confondere le menti delle individualità sciolte nei vari livelli dell’esperienza. Il leit motiv malcompreso dal genere umano? Oppure un segnale talmente evidente e forte da dover essere filtrato opportunamente al fine di ‘vivere l’illusorietà 3d’?

E, nel caso, ad opera di chi? Ovviamente, sempre ad opera di noi stessi o, meglio, ad opera del nostro inconscio programmato dalla rinuncia iniziale di ‘osservarci dentro per paura, pigrizia, senso ultimo, etc.

La ‘rinuncia’, a questo punto direi persino ‘opportuna’, ha contribuito ad attirare quella parte più 'congestionata' dell’energia del Creatore, la quale agganciando la banda della paura sulla quale abbiamo iniziato a trasmettere, si è agganciata per estensione anche a noi, come un 'ombra'.

Le forme pensiero liberate dal genere umano e conservate nel campo magnetico Planetario, si sono dimostrate molto utili ai fini del Controllo multidimensionale ad opera di questa energia densa, sempre alla ricerca di ‘alimentazione’ ai fini della propria sussistenza, non avendo capacità proprie di generazione energetica.

Infatti il Mondo 'moderno' non crede nella possibilità dell'energia libera, ad immagine e somiglianza.

Se il ‘tutto’, al livello 'ombra', funziona in questa maniera, non vedo perché, a cascata, tutto quello che esiste ‘al di sotto’ debba funzionare in maniera diversa, in questa fase dell’esperienza esistenziale. Il libero arbitrio conferito per ‘default’ all’intera opera Creatrice, ha determinato che a livello ‘altissimo’ una parte dell’energia primeva potesse innescare processi di appesantimento della struttura vibrazionale, interpretando inconsciamente addirittura il ‘desiderio’ del Creatore di ‘evolvere’ conoscendosi più a fondo. 

E cosa c’è di ‘meglio’ che conoscere le proprie parti più 'oscure'?

Lasciate libere, esse si sono subito 'date da fare'. L’oscurità ha invaso il Creato. Tutto male? Niente affatto, perché rimaniamo in un ambito di transizione illusoria, di processo controllato dall’alto.

Tutto è opportuno. Il caso non esiste…

L’intera Natura è pervasa da questo timbro di auto conoscenza. Da ‘qua’, la traduzione in dualità del suo stato funzionale. Dualità che confonde, perché senza una triangolazione attraverso il punto prospettico superiore, intuitivo, non si riesce a maturare disciplina, coerenza, continuità, etc.

Non si vedono i veri 'colori'.

Noi siamo il punto d’unione della diversificazione duale: il terzo stato quantico dello Zen.

La nostra ‘punta’ traccia una linea di presente eterno, delineando un futuro mutevole caratterizzato dal sogno di un ‘ritorno a casa’, che sentiamo ma che non riusciamo a comprendere mai a fondo, come se fossimo degli erranti su questo Pianeta. Togliamo il ‘come se’, e saremo già meglio indirizzati. Erranti ma non estranei. Casa è ‘dove ci troviamo’, pur avendo noi ‘più case’… perché multidimensionali.

Senza attaccamento, noi ‘siamo’. 

L’attaccamento produce magnetismo ed identificazione, permette la nascita di forme pensiero, le alimenta, sedimenta, aggrega, addensa, permette la stagnazione, il loop abitudinario, la stasi… ma da ‘qua’ a dire che ci si trova all’Inferno ce ne passa. Infatti la Natura conosce anche la stagione del letargo, opportuna ed evidente.

Non se ne esce. Capite? 

Se affrontiamo qualsiasi discorso senza l’opportuna multidimensionalità, allora rimarremo contenuti nel discorso stesso, dal medesimo livello che ha generato il segnale, ignorando la funzione che lo ha portato all’emersione come riflesso della nostra sete continua di auto conoscenza.

Questa ‘sete’ si è impressa nella tipologia energetica della Creazione e ha determinato la sua clonazione ad ogni livello e nel modo che ogni livello ha potuto interpretare: nelle 3d, tramite l’esistenza delle ‘catene alimentari’:

per livello trofico si intende la posizione che un individuo facente parte di una comunità occupa rispetto al livello trofico di base che è rappresentato dagli autotrofi (produttori, come i vegetali). Più esattamente in un ‘livello trofico’ sono compresi tutti quegli organismi che ottengono energia dal Sole (o da altri tipi di fonti primarie) tramite lo stesso numero di passaggi

se ad esempio consideriamo una catena alimentare composta da graminacea-->cavalletta-->rana-->rapace, la graminacea (autotrofo, che cioè sfrutta direttamente l'energia solare o chemiosintetica come fonte per organicare le sostanze necessarie al proprio metabolismo) sarà al 1º livello trofico, la cavalletta sarà al secondo in quanto consumatore primario (ovvero organismo eterotrofo che si nutre di vegetali) e così via fino al rapace che occuperà il 4º livello trofico.
 
Con una semplificazione, si può dire che il livello trofico è il posto occupato da un individuo all'interno della catena alimentare.
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Questa ‘struttura’ è apparente seppure accade fisicamente. Esiste ma non ‘esiste’, ai fini della condizione d’eternità di cui siamo ‘avvolti’. In questo senso è ‘apparente’. Se ci identifichiamo con il corpo, allora l’essere mangiati corrisponde alla fine, altrimenti l’esperienza è stata solo una parte del tutto.

Il fatto che l’intera Natura sia una immane catena alimentare ‘intelligente’ è basilare per la consapevolezza che frattalmente, anche la parte ‘non visibile’ della Natura, si possa comportare alla stessa maniera. Nell’osservazione stessa della Natura manifesta possiamo notare l’opera di verità scolpita dalle leggi planetarie e cosmiche, le quali mettono in evidenza ‘per contrasto’, l’effetto del campo energetico di entità non visibili che, allo stesso modo, si nutrono del resto della catena biologica ‘sottostante’.

Una catena alimentare o catena trofica è l'insieme dei rapporti tra gli organismi di un ecosistema. Ogni ecosistema ha una sua catena alimentare e, siccome un individuo può appartenere a più di una catena alimentare, si crea una vera e propria rete alimentare.
 
Se degli organismi hanno lo stesso ruolo nella catena alimentare, appartengono allo stesso livello di alimentazione. Ad esempio al primo livello ci saranno i produttori primari, al secondo gli erbivori (o consumatori primari)...
 
Il trofico dei nutrienti, ovvero l'assunzione della biomassa di organismi da parte di altri organismi, comporta una dispersione di energia: per ogni passaggio della catena, circa 80-90% dell'energia potenziale viene dissipata sotto forma di calore; di conseguenza, catene alimentari lunghe (costituite da numerosi livelli trofici) dovranno avere alla base una copiosa produzione primaria. Lo stesso fattore comporta una sempre minore popolazione di una data specie, tanto più elevato è il livello trofico a cui essa appartiene. Il passaggio di energia può avvenire anche tra organismi appartenenti allo stesso livello trofico.
 
Il flusso di energia attraverso un livello trofico è uguale all'assimilazione totale (A) a quel livello, che a sua volta è uguale alla produzione (P) di biomassa e materia organica più la respirazione (R): A=P+R
 
Le catene alimentari si dividono in:
 
1. catene alimentari di pascolo: 
  •  vegetali ---> erbivori (o consumatori primari) ---> carnivori (o consumatori secondari)
2. catene alimentari di detrito: 
  •  materia organica morta ---> microrganismi ed altri consumatori di detriti (detritivori) ---> loro predatori
La qualità delle risorse è importante almeno quanto la quantità di energia indirizzata nelle differenti catene alimentari (es. la qualità di un estratto fotosintetico ottenuto da un fungo micorrizico è molto più elevata di quella delle foglie morte in termini di facilità di assimilazione). Tutte le catene alimentari possiedono un feed-back in cui i consumatori trasportano spesso nutrienti o prodotti ormonali che possono incidere sulle risorse della pianta. È una sequenza che parte sempre dai produttori. 
 
I produttori.
Alla base di ogni catena alimentare, ci sono i produttori, ossia degli organismi autotrofi, ovvero capaci di organizzare i composti chimici nel terreno (o nell'acqua), così da produrre autonomamente riserve alimentari (zuccheri, amidi). Questo processo è attuabile tramite l'energia fornita dalla fotosintesi clorofilliana. I produttori sono infatti gli unici esseri viventi che riescono a trasformare l'energia solare (energia luminosa + energia termica) in energia chimica (energia di legame).
 
I consumatori.
Dopo i produttori, ci sono i consumatori, ossia organismi eterotrofi non indipendenti nella produzione di cibo. Infatti questi organismi necessitano di mangiare altri organismi per assimilare sostanze nutritive. Nell'ambito dei consumatori si distinguono più livelli trofici, generalmente 3: 
  • consumatori primari: erbivori che si cibano direttamente dei produttori;
  • consumatori secondari: carnivori che si cibano di erbivori;
  • consumatori terziari: carnivori che si cibano di carnivori. 
Ognuno di questi ordini rappresenta un livello trofico.
 
Gli ordini di consumatori, comunque, sono virtualmente illimitati. La dispersione di energia ad ogni passaggio, però, comporta che la popolazione delle specie appartenenti a livelli trofici elevati sia sempre e comunque limitata (le aquile, poste al sesto livello trofico di una catena trofica alpina, hanno un territorio di caccia molto ampio proprio per questo motivo).
 
Una data specie può occupare più livelli trofici, a seconda della fonte di energia alimentare di cui si nutre. Gli onnivori, come gli orsi, non occupano un livello fisso, ma lo variano a seconda di cosa si cibano. Gli esseri umani, essendo gli unici in grado di decidere di cosa cibarsi - esistono infatti vegetariani, mangiatori di carne - non rientrano in questo tipo di classificazione; la parola onnivoro ha senso infatti solo se indica un animale che si nutre sia di produttori, sia di consumatori primari seguendo l'istinto (idem dicasi per i carnivori o gli erbivori).
 
I decompositori.
I bioriduttori sono generalmente dei batteri che decompongono i resti animali e vegetali in sostanze riutilizzabili dai produttori. Hanno un ruolo molto importante perché determinando la decomposizione della materia organica, rimineralizzano le sostanze nutritive (specialmente azoto e fosforo) che sono riutilizzate dagli organismi autotrofi.
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Alcuni punti importanti:
  1. I produttori sono infatti gli unici esseri viventi che riescono a trasformare l'energia solare (energia luminosa + energia termica) in energia chimica (energia di legame).
  2. La dispersione di energia ad ogni passaggio, però, comporta che la popolazione delle specie appartenenti a livelli trofici elevati sia sempre e comunque limitata (le aquile, poste al sesto livello trofico di una catena trofica alpina, hanno un territorio di caccia molto ampio proprio per questo motivo).
  3. Gli esseri umani, essendo gli unici in grado di decidere di cosa cibarsi non rientrano in questo tipo di classificazione.
All'1) si giudica esclusivamente dall’attuale punto prospettico dettato dalla limitata conoscenza o polarizzazione Antisistemica. Ricordo che viviamo in un contesto che nega attualmente ogni possibilità che possa esistere l’energia libera, esclusivamente per motivi di Controllo. Nel passato ha negato persino l’evidenza delle scoperte di molti individui altamente illuminati.

Al 2) esprime, a cascata, la prosecuzione del medesimo discorso del punto precedente, attraverso il concetto di dispersione energetica. Invece di osservare una dispersione, inquadriamo questo accadimento come un vero e proprio processo auto esistente nelle 3d, autorizzato dalla nostra attuale ‘forma di credo’, che non esclude la possibilità dell’energia libera, essendo quest’ultima impressa a ‘fuoco’ nelle caratteristiche solari intercettate ed elaborate dalla fotosintesi.

Il 3) è importante perché mette in relazione il nostro libero arbitrio alla mancanza di alternativa, come diretta conseguenza di questo status stagnante in cui ci siamo auto condizionati. In realtà, noi possiamo ‘decidere’ e per questo siamo 'diversi'. Quindi, possiamo anche decidere di attivare la fotosintesi a livello cellulare e decidere di non mangiare più altri organismi viventi, pur essendo anche il Prana costituito da ‘entità’ vive.

Non se ne esce… ricordate? Manteniamo saldo il timone multidimensionale ed evitiamo i vortici legati al pensiero loop-ante.

Il punto 3) determina la nostra capacità decisionale e ciò corrisponde alla nostra grande valenza di co creatori delle diverse realtà in cui decidiamo di auto installarci, personalizzando nel tempo la struttura energetica neutra, di base, preparata ad hoc per accogliere l’atto esperienziale.

Cosa ci portiamo ‘dietro’ nell’opera discensionale vibratoria?

Esattamente come dei magneti che attraggono le componenti ‘simili’, ci siamo portati dietro ‘luce ed ombra’, dimostrando che, intimamente, corrispondono alla medesima ‘cosa’: energia, intenzione, natura, desiderio… Amore.

Diverse, duali, eppure ‘confacenti’ alla medesima unica sorgente. Le due facce della medaglia costituiscono un intero ‘dalle due facce’. L’intero corrisponde al terzo stato quantico della possibilità. Il suo punto prospettico determina la scia di presente decisionale, che direziona verso ipotetici scenari all’orizzonte.

Tutto può cambiare all’istante se la ‘matita magica’ lo decide.

Le 'porte condizionali programmatiche' prevedono sempre l’uscita dai cicli, anche se super nidificati. L’alternativa è insita nella Natura dell’energia e richiama alla ‘memoria’ una lungimiranza senza eguali e persino una sottile striscia d’umorismo e di ‘speranza’ sempre attiva.


L’analisi delle reti alimentari ha attraversato due fasi: una prima fase descrittiva ed una successiva, analitica e speculativa. 
 
La prima fase è culminata, intorno alla metà degli anni cinquanta, con lo sviluppo del diagramma delle reti trofiche, nel quale le specie presenti nella comunità sono connesse da collegamenti conformi alle loro relazioni alimentari. Queste reti sono note come reti trofiche binarie, ed i legami tra le specie sono basati sull’esistenza o meno d’interazioni trofiche senza valutarne l’intensità.

Questo genere di reti trofiche viene usato per analizzare modelli di connettanza, rapporti predatore-preda e struttura della rete… Tutti i collegamenti sono considerati uguali perché non sono quantificati in termini di flusso d’energia o forza dell’interazione…


La seconda fase, invece, è costituita da simulazioni e manipolazioni sperimentali delle reti alimentari naturali, per arrivare alla quantificazione dei legami di predazione e allo studio e quantificazione d’altre interazioni quali la competizione. 

Queste reti, note come reti trofiche basate sul flusso d’energia, sono state descritte per la prima volta da Lindeman (1942). Il fulcro del lavoro di Lindeman è stato quello di quantificare il flusso d’energia tra i livelli trofici ed esaminare con quale efficienza l’energia viene trasferita, piuttosto che identificare tutti i collegamenti tra le singole specie. 

Con il termine ‘livello trofico’ viene comunemente indicato il numero di trasformazioni che l’energia solare ha subito fino a quel punto; pertanto gli organismi che ottengono il cibo dal Sole o dal detrito (a seconda che si tratti di una catena a base pascolo o a base detrito) con un uguale numero di passaggi si trovano sullo stesso livello trofico…
 
Le strutture trofiche non sono statiche (Warren, 1989) ed esistono diversi approcci da cui è possibile dedurlo, per esempio dallo studio di dinamica di popolazione delle specie appartenenti ad una comunità (Hastings & Powell, 1991). Inoltre alcuni organismi variano le proprie risorse trofiche in funzione dell’età e della dimensione corporea, specie differenti possono svolgere funzioni simili od uguali (le cosiddette “guild” di Root, 1967) e alcune specie possono espletare funzioni diverse in tempi e luoghi differenti (come le larve e gli adulti degli insetti olometaboli). 
 
Gli organismi, in base alla funzione che svolgono nella rete, sono inseriti in diversi livelli trofici. Risulta quindi ovvio che i produttori (organismi vegetali quali piante o alghe) occupano il primo livello trofico; i consumatori primari (erbivori) che si nutrono dei produttori, occupano il secondo livello trofico; i consumatori secondari (carnivori) che si nutrono degli erbivori, occupano il terzo livello trofico ed infine, i carnivori secondari (predatori terminali) occupano il quarto e si nutrono sul terzo livello trofico. 
 
Risulta inoltre molto frequente in letteratura trovare le specie raggruppate in base alla loro distribuzione lungo il gradiente dei livelli trofici: si distinguono così le specie ‘basali’ (specie predate che non hanno prede), le specie ‘intermedie’ (specie che sono sia predatori sia prede) e le specie ‘terminali’ (specie che predano ma che non sono predate) (Briand & Cohen, 1984)
 
Va sottolineato inoltre che esistono alcune specie come gli onnivori che possono alimentarsi su più di un livello trofico: la loro collocazione non è quindi immediata
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La loro collocazione non è quindi immediata; ossia, attualmente la ricerca scientifica ha questo limite. Ciò evidenzia come il ‘tutto’ sia sempre un risultato transitorio di una elaborazione continua

Un risultato che sembra sempre perfetto, eppure muta in continuazione. Lo dimostrano, ad esempio, tutte quelle ‘comunità’ in cui un certo credo rimane inalterato per anni prima di mutare, per ‘entropia’, e dare luogo ad un’altra sua variante che mette addirittura in ridicolo il vecchio modo di pensare.

Per questo motivo, per non cadere nella trappola egoica dell’essere ridicolizzati in Vita, intere generazioni di pensanti hanno preferito morire con i loro ideali stagnanti, piuttosto che prendere in considerazione di poter cambiare punto prospettico, allineandosi con il ‘nuovo’

L’evoluzione procede lenta, all’apparenza, per vari motivi. Però osservando il XX secolo si è portati a poter affermare che lo sviluppo abbia preso la velocità della luce. Dunque? Tutto è interpretabile attraverso la propria ‘lente’ individuale e attraverso la ‘lente’ autorizzata dal Potere che spinge la pubblica opinione.

Lento e veloce. Che cosa stiamo osservando? Noi stessi e il nostro livello di approccio alla realtà nomade che si ‘muove’. Tirare sera e analizzare l’andamento secolare, prevede che noi si alzi il livello di presenza, dall’altezza da cui osserviamo.

Siamo sempre ‘noi’ che osserviamo, eppure ci sentiamo ‘diversi’. Tutto cambia d’intensità. In quel momento sentiamo il flusso d’eternità che ci aggancia e siamo più vicini a quella parte di noi più sottile. Osservare la Terra dallo Spazio non è come viverci sopra, no?
 
Ci si commuove, addirittura. È più facile, anche se la Natura a ‘terra’, se ben predisposti, sa sempre commuovere. Ma dallo Spazio è difficile non rimanere ammantati dalla bellezza della Creazione, sino a quando una forma abitudinaria non si sostituirà al paesaggio che osserviamo dagli 'oblò'.

Ci si abitua a tutto.

È molto interessante il discorso relativo alla ‘biologia cellulare’, ossia al flusso di energia a livello cellulare. Ma ciò sarà argomento e riflessione di un prossimo articolo.

L’umanità emerge nelle 3d tramite la sua rappresentazione:
  • graffiti
  • disegni
  • dipinti
  • foto b/n e a colori
  • film bn e a colori
  • alta definizione
  • 3d
  • ologrammi?
Stiamo 'dando alla luce' noi stessi. È evidente. La nostra auto rappresentazione frattale.

Ognuno di noi è seguito da un ombra, e meno questa è integrata nella Vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa.
Carl Gustav Jung

L'ombra è l'area scura proiettata su una superficie da un corpo che, interponendosi tra la superficie stessa e una sorgente luminosa, impedisce il passaggio della luce.
 
L'aspetto dell'ombra può variare di molto a seconda delle condizioni ambientali e osservative: in assenza di atmosfera (come nello spazio) e di altre fonti luminose dirette o indirette, la quantità di luce che raggiunge la superficie in ombra è esattamente zero, per cui l'ombra è completamente nera. Nell'atmosfera terrestre, invece, la superficie in ombra riceve comunque una certa quantità di luce diffusa (variabile a seconda delle condizioni meteorologiche), per cui appare scura ma non completamente nera

Negli ambienti chiusi o con cielo nuvoloso o nebbia, poi, la luce diffusa costituisce la componente luminosa predominante: in questo caso le ombre sono molto sfumate o addirittura non osservabili del tutto.
 
Nel caso di una sorgente luminosa puntiforme, l'ombra ha contorni netti: ogni punto della superficie o è illuminato dalla sorgente o non lo è. Nel caso invece di una sorgente luminosa estesa (come il Sole che, visto dalla Terra, ha un diametro angolare di circa mezzo grado), il contorno dell'ombra è sfumato, in quanto vi è una regione intermedia in cui la sorgente luminosa è occultata solo parzialmente, e quindi si ha un passaggio graduale tra luce e ombra…
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È nelle 3d che l’ombra si manifesta. La conoscenza di sé deve dunque avvenire ‘qua’. È più ‘facile’… 

Se osserviamo l’immagine precedente, potremo comprendere che il corpo, rappresentato dalla Luna, quando è tra Sole e Terra, proietta un’ombra digradante a piramide sulla Terra, il cui vertice è come ‘staccato’ per vibrazione energetica, in quanto si alimenta d’altro tipo di vibrazione

È come se la Luna ‘conoscesse, sapesse’, ma lo cela alla Terra. Il suo corpo proietta la sua ombra sulla Terra. La Luna è contenuta nella piramide ma non ne rappresenta il vertice 'ultimo'. Ciò significa che essa è un effetto di un qualcosa, a sua volta, di più grande che, frattalmente riproduce. 

La contro piramide che alimenta nella piramide è relativa sia alla dualità, sia alla determinazione della sua intenzione oscurante. Tuttavia la Luna è ‘utilizzata’ dalle meccaniche celesti, trovandosi nella posizione 'giusta'. La Luna è usualmente riconosciuta come in bianco e nero. Ho scritto più volte in SPS di questa assurdità:

La sua monocromatica colorazione è sinonimo di quel potere oscurante che si è messo tra il genere umano e il Creatore, riflettendone la luce. La Luna è in realtà a colori:
 
  
Questa immagine, trovata ieri sul sito Yahoo, è stata scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale, ed evidenzia, al di fuori del filtro dell’atmosfera terrestre, una Luna a colori

Perché dovrebbe essere in bianco e nero? È come ce la vogliono fare vedere. Perché? Perché se le ‘diamo colore’ appaiono subito degli strani ‘segnali’ sulla sua superficie. Segnali di ‘Vita’

Nell’epoca dell’alta definizione non esistono foto della Luna scattate con quella caratteristica e a colori. A questo link, potete far passare in rassegna tutte le foto ma non ne troverete nemmeno una a colori.

Ecco delle foto mozzafiato della Luna a colori. È tutta un’altra cosa. È commovente. Le foto provengono da privati appassionati e non dalle autorità del settore. Perché Nasa & Co. non utilizzano la piena possibilità tecnologica per fotografare la Luna? Forse la verità è stata esposta molto chiaramente nel terzo film della saga dei ‘Transformers’.
 

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Link - Immagine 'istituzionale' che mette in evidenza il perchè sia stata elaborata in questo modo: 

'Calibrata (i colori sono calibrati) su campioni di roccia dalle missioni Apollo, simili immagini multicolore, colte da veicoli spaziali, sono state utilizzate per esplorare la composizione globale della superficie della Luna'... Per questo motivo è stato deciso di diffonderle in bianco e nero. Perchè altrimenti avrebbero destato l'attenzione di individui particolarmente 'ricettivi'.


Se il colore viene ‘spiegato’ come un effetto ottico, allora posso spiegare anche il bianco e nero come un effetto ottico. Che differenza c'è? 

Ci ‘stiamo vedendo sempre meglio’ attraverso la tecnologia, però questo fenomeno non lo si applica alla Luna. Essa è troppo ‘vicina’ per colorarla, in quanto permetterebbe di mettere in evidenza dell’attività organizzata sulla sua superficie - e non solo su quella nascosta.

Chi di noi, comuni cittadini, può dire: ‘dai, prendo e vado sulla Luna’. Nessuno. Perché non abbiamo il denaro per farlo. E anche i ricchi miliardari terrestri non lo possono fare. Il tutto è talmente ‘goffo’. Noi crediamo ciecamente a quello che ci dicono e a quello che ci fanno vedere.

Le foto dei privati, appassionati di fotografia, dimostrano che la Luna è a colori, ma non ci credono nemmeno loro, ritenendo la loro opera il frutto di una elaborazione al computer e, in definitiva, non ci credono perché sembra che non ci sia nulla da dover dimostrare, perché ‘è così come ce l’hanno raccontata’.

Bene. Abbiamo ciò che vogliamo… sofisticazione della possibilità. Filtri che coprono quello che siamo. Polvere sotto al tappeto. Stagnazione dei sensi. La mente che s’arroga al comando del vascello, imponendo la sua prospettiva. Le entità parassite che s’alimentano della nostra rinuncia. Pigrizia. Paura. Buio solidale. Incantesimo

La settima fata disse: ‘Non posso annullare il suo incantesimo ma posso fare così: se si pungerà cadrà in un sonno di cento anni, da cui sarà svegliata dal bacio del vero amore’…
La Bella addormentata nel Bosco.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com