martedì 12 luglio 2011

Si vive una volta sola? Allora tutto è lecito.



Scrivevo ieri in merito al fatto che non abbiamo consapevolezza del ‘come siamo fatti’, per cui se qualcuno ci ammonisce sull’uso dello zucchero, ad esempio, dentro di noi s’elabora un impulso di giudizio rarefatto, ossia ‘fine a se stesso’. 

Cosa voglio dire… che se ignoriamo la nostra 'costituzione', solo perché non è direttamente palpabile così come lo è il corpo fisico, allora accetteremo solo quei ‘consigli’ che ci mettono in guardia sulle problematiche del corpo fisico, non accettando minimamente che esistano altri tipi di corpi, ‘sottili’, e by passando completamente tutto quello che ne consegue in termini di ‘riflesso’ sul corpo fisico

A quel punto, lo ‘sventurato’ di turno che ammonisca dall’utilizzo dello zucchero lavorato artificialmente, verrà preso sempre ed esclusivamente in maniera superficiale, e per giunta solo quando saremo più ricettivi e cioè in caso di problemi reali fisici.

La modalità di giudizio imperante, persino il buonsenso, afferma che ‘un po’ di zucchero non ha mai ucciso nessuno’ e ‘che è la giusta misura che fa la differenza’. 

Certo, come no!  Questo è il genere di filosofia spicciola che imperversa ai giorni nostri: una banale scusante per continuare a vivere di routine impaludante.

Si mette in relazione l’effetto che lo zucchero introduce nel solo corpo fisico con la relativa dipendenza e azione canonica in termini di calorie, di grasso, etc. Ma quello che succede nei corpi sottili chi lo prende in considerazione?  

Come? I corpi sottili non esistono? Ok, continuate a drogarvi allora.

La malattia deriva a cascata dal sottile al denso. Le sue cause sono 'sottili'. Ma non è nemmeno un problema di cosidetta malattia quello che voglio evidenziare; è molto di più. È come un parlare tra immemori, che vedono se stessi solo attraverso lo schermo dei sensi, come ritenersi solo la parte affiorante dell’iceberg

I corpi sottili stanno nel ‘mezzo’ e senza la loro comprensione risultiamo come ‘staccati’ da noi stessi e dal senso dell’umana avventura. Ecco il perché delle canoniche domande senza risposta: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, etc.

Il vuoto che si è creato in noi è un vuoto di conoscenza e consapevolezza.

Lo zucchero imbratta i nostri centri di comunicazione superiori. Il problema della ‘linea’ fisica è un frattale di quello maggiore relativo alla ‘linea’ sottile, ossia alla trasmissione/comunicazione con le nostre parti più sfuggevoli all’operato sensoriale

Non è, dunque, un problema relativo all’ingrassare, azione che il più delle volte si ‘supera’ affermando che ‘si vive una sola volta’, ma un qualcosa che sfugge perché la pratica Antisistemica ci ha indotti ad identificarci con il fisico

La cosa curiosa è che, pur credendoci il corpo fisico, non riusciamo ugualmente a volerci bene, evitando il più possibile l’utilizzo di diavolerie artificiali depotenziate di apporto di energia vitale. 

Cosa ci manca? Giusto il ‘senso della misura’…

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

lunedì 11 luglio 2011

Senza sbarre...



Ci sono ‘cose’ che sono state talmente nascoste, o talmente messe alla luce del Sole, che non riusciamo nemmeno ad immaginare, proprio come nel discorso del replicante Roy Batty in Blade Runner… 'Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…'.

Se non prendiamo nemmeno in considerazione che siamo molto più ‘complessi’ di come ci descrive la scienza medica allopatica, se non riconosciamo che esiste una serie di ‘altri corpi’ che vivono e manifestano effetti sul corpo fisico, come potremo comprendere ‘ciò che ci fa bene e ciò che ci fa male?’.

Non intendo riferirmi alla componente animica, in questo caso, ma ad una struttura 'sottile' ben definita e descritta in una gran varietà d’opere, che sottintende alla nostra esperienza di Vita nei piani densi dell’energia

Dire che lo zucchero fa male è non denunciare niente se la sua azione la si riferisce alla sola componente fisica in ottica di peso superfluo, grasso, etc. Il vero 'nesso' dello zuchero (sia raffinato bianco che di canna che artificiale) è che contribuisce a chiudere la comunicazione con il nostro sistema endocrino ghiandolare, il quale costituisce uno dei portali di interconnessione con le nostre componenti insabbiate dal ‘vivere nelle 3d senza consapevolezza e senza memoria’. 

Ora, come è possibile affermare una simile verità, dialogando con una maggioranza di persone che ‘non credono’ di essere fatte in un determinato modo? 

La grande strategia parassitaria è stata di depotenziarci con pazienza, in maniera tale da auto limitarci in maniera solo apparentemente personale, ma in realtà ben raggirati attraverso un’opera di invasione e conquista dell’inconscio.

A che serve una cella con le sbarre? A rendere evidente la condizione di schiavitù. Senza sbarre la schiavitù risulta trasparente, pressochè ‘normale’ e confondibile con la libertà, di cui la democrazia è solo una pallida versione palliativa.

Le galere con le sbarre hanno fatto il loro tempo. Oggi, l’opinione pubblica chiede un’altra versione dello stesso leitmotiv. 


* La bella immagine di testa è tratta dall'album di Rino Palma in Flickr, che ringrazio di cuore.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

venerdì 8 luglio 2011

Il 'Topolino' venduto.



Comprando occasionalmente il Topolino di questa settimana, il numero 2902, in seconda di copertina ho potuto 'rabbrividire' nel leggere una pubblicità veicolata con tutta la forza del settimanale, rivolto per antonomasia al pubblico più giovane. Eccola:

gli Ham Cotto Raspini sono tutti senza glutine e sono prodotti nel pieno rispetto dei principi previsti da The Walt Disney Company per la corretta alimentazione dei bambini

Ero rimasto al fatto che la ‘Compagnia Disney’ s’occupasse del Mondo dei Fumetti e non dell’alimentazione del proprio pubblico di giovani talenti.

Chi rappresenta la The Walt Disney Company?

Certamente i propri interessi, solo mascherati da questo ‘buonismo’ strisciante e perpetuante le politiche dell’Antisistema. Il motto inerente la società pubblicizzata nella fattispecie è: benvenuti in famiglia.

Certo; ma di quale famiglia stiamo parlando? Molto probabilmente il benvenuto è rivolto a coloro che entrano a far parte della propria clientela: la grande famiglia dei consumatori – il gregge che necessita di un ‘buon Pastore’ per essere amministrato.

Sulle confezioni degli Ham Cotti c’è l’amichevole figura del Topo più famoso al Mondo: Topolino. Cosa vogliamo di più? Del resto, in un modello sociale in cui occorre rivolgersi al Gabibbo per avere una minima speranza di far sentire la propria voce, Topolino può, allo stesso modo, prestarsi per 'garantire' che ciò che si sta per mangiare corrisponde ad un corretto mix d’energia salubre. Che altro?

La pubblicità non guarda in faccia a niente e a nessuno, tantomeno alla tutela dell’equilibrio energetico dei bimbi. Laddove non esista traccia di spiritualità e di consapevolezza sottile, come è possibile ritenere un dato alimento o ‘un modo di fare’, in linea con la nostra viva e vera presenza nonché senso di appartenenza ad una qualcosa di talmente vasto da ritenerlo non-esistente?

Quella pubblicità è un modello di business e uno degli svariati modi per introdurre in noi le ‘interferenze’ che contribuiscono, sempre maggiormente, allo stacco dalla nostra componente animica… televisione compresa. Umanità dove sei? Nel senso: dov’è la componente umana in una pubblicità come questa? Nella quale non si tiene minimamente in considerazione che quello che si mangia è un essere vivente.

Un piatto sfizioso, equilibrato e ricco di gusto, ideale per ogni occasione di consumo familiare

Del resto in un Mondo in cui, se si domanda ‘In quali alimenti si trovano i cereali?’, il 79% risponde ‘nei prodotti che lo dichiarano in etichetta’, cosa vogliamo pretendere?

Abbiamo quello che meritiamo.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011