lunedì 7 dicembre 2009

Io sono ignorante.








“Io ho avuto la felicità di conoscere un filosofo, che fu mio maestro. Nei suoi anni giovanili, egli aveva la gaia vivacità di un giovane, e questa, credo, non lo abbandonò neppure nella tarda vecchiaia. La sua fronte aperta, costruita per il pensiero, era la sede di una imperturbabile serenità e gioia; il discorso più ricco di pensiero fluiva dalle sue labbra; aveva sempre pronto lo scherzo, l'arguzia e l'umorismo, e la sua lezione erudita aveva l'andamento più divertente. Con lo stesso spirito col quale esaminava Leibniz, Wolff, Baumgarten, Crusius, Hume, e seguiva le leggi naturali scoperte da Newton, da Keplero e dai fisici, accoglieva anche gli scritti allora apparsi di Rousseau, il suo Emilio e la sua Eloisa, come ogni altra scoperta naturale che venisse a conoscere: valorizzava tutto e tutto riconduceva ad una conoscenza della natura e al valore morale degli uomini priva di pregiudizi. La storia degli uomini, dei popoli e della natura, la dottrina della natura, la matematica e l'esperienza, erano le sorgenti che avvivavano la sua lezione e la sua conversazione. Nulla che fosse degno di essere conosciuto gli era indifferente; nessuna cabala, nessuna sètta, nessun pregiudizio, nessun nome superbo, aveva per lui il minimo pregio di fronte all'incremento e al chiarimento della verità. Egli incoraggiava e costringeva dolcemente a pensare da sé; il dispotismo era estraneo al suo spirito. Quest'uomo, che io nomino con la massima gratitudine e venerazione, è Immanuel Kant: la sua immagine mi sta sempre dinanzi”.
(Johann Gottfried Herder)
Fonte: Wikipedia

Io sono ignorante; non mi vanto e non mi offendo per questa mia caratteristica. Scrivo di tutto e di tutti nella maniera vibrazionale ispirata di unire gli intenti e di interpretare il linguaggio degli opposti. In questa citazione riferita a Kant, del quale sono quasi completamente all’oscuro, trovo la descrizione di un uomo che mi sussurra qualcosa in profondità; utilizzo per esprimere questa mia sensazione, una sorta di intuizione formidabile che deriva dall’ascolto dell’interazione dell’energia vibrazionale “mossa” e messa in circolazione dalla semplice sua “osservazione”. Più semplicemente la nostra attenzione verso “qualcosa” evoca una risposta in termini di energia; non importa se l’oggetto della nostra attenzione non esiste più, come nel caso di Kant, perché la sua componente vibrazionale è ancora presente “nell’aria” che respiriamo. L’uomo ha capacità immense celate sotto una maschera cangiante come gli effetti visibili in uno stroboscopio. Chi per troppo ego, chi per troppa modestia… è difficile sviluppare e mantenere un equilibrio capace di mantenere costante il flusso vitale relativo a “chi si è”; stabilizzarlo significa essere consapevoli della natura illusoria di questo piano dimensionale e mantenere ferma questa prospettiva anche dinnanzi agli scrolloni delle apparenze che bussano ogni istante alla nostra “porta”. Chi era Kant? Mi piacerebbe scoprirlo perché sono mosso dalla curiosità di saperlo. Mi affascinano le biografie delle persone e non solo di quelle per così dire “famose”; cosa vorrà mai dire questo mio aspetto? Forse che tendo a guardare fuori di me? Allo stesso modo con il quale ho contribuito alla manifestazione dell’Antisistema? Guardare fuori dalla finestra per proiettarsi verso una prospettiva diversa dall’attuale, per poi voltarsi ed osservarsi da quella nuova “posizione”, equivale ad alzare il nostro piano percettivo di noi stessi e della “realtà” che ci circonda e della quale facciamo parte. Il concetto di “neutralità” che tanto mi sta sensibilizzando in questi giorni, continua a manifestarsi davanti e dentro di me (in Kant è l'assenza di pregiudizio). E cosa sta proponendo quale livello chiave ai fini dell’attenzione? Sta utilizzando una componente di energia polarizzata, affine, in risonanza con il mio “campo universale” di energia vitale. Dunque il concetto di “ignoranza” torna in questo caso al suo significato originario e più puro:

 
L'ignoranza è la condizione dell'ignorante, cioè chi non conosce in modo adeguato un fatto o un oggetto, ovvero manca di una conoscenza sufficiente di una o più branche del sapere. Può altresì indicare lo scostamento tra la realtà ed una percezione errata della stessa. In senso comune il termine ignoranza indica la mancanza di conoscenza e di qualche particolare sapere, inteso in generale o su di un fatto specifico. Può significare anche non avere informazioni su un fatto o su un argomento. Questa è l'accezione originaria del termine, che deriva direttamente dal greco gnor-izein (conoscere) attraverso il latino ignorare (in - gnarus, che non sa). Successivamente, l'aggettivo ignorante si è evoluto in senso dispregiativo, indicando coloro i quali sono senza educazione o cultura".
Fonte: Wikipedia

Questa frase “Può altresì indicare lo scostamento tra la realtà ed una percezione errata della stessa” mi conferma che le parole si poggiano su una base semovibile molto simile ad un terreno caratterizzato dalla presenza di sabbie mobili. Dal momento in cui, per me la realtà percepita è frutto di una mia libera interpretazione di quello che colpisce i miei sensi, non vedo chi possa sostenere di detenere il vero piano della realtà a scapito del mio. Siamo infatti 6 miliardi di “telecamere” che riprendono ciò che vedono tramite una propria “tecnologia"  dell’apparato visivo, sonoro, percettivo, etc. personalizzando ogni frangente tramite lo zoom della propria osservazione, la quale agisce sul piano della materia, interagendo con essa secondo un proprio, unico ed inequivocabile schema interpretativo dettato dal proprio mondo interno… e quindi unico. Il termine “ignorare” originariamente indicava “non conoscere”; io completerei con “non conoscere ancora”. La particella “ancora” determina la necessità di un tempo e descrive uno spazio, un gap da colmare tra l’attuale stato di “vuoto” ed il futuro ed ipotetico stato di “pieno”. Nel mezzo si pone la volontà come raggio traente capace di “far spostare anche le montagne”. La volontà dipende dal nostro grado di priorità, in quanto fatto 100 la nostra energia la distribuiamo strategicamente nel corso della giornata per affrontare “quello che ci viene incontro”. Le scadenze giornaliere sono ormai zeppe di “memo” descritti dall’Antisistema e non più dal nostro essere. La nostra volontà viene spalmata a cascata sulle azioni che “dobbiamo” compiere per non apparire dei “diversi” rispetto agli altri. Viene dunque deviata su quello che, in profondità, non vorremmo mai fare o non avremmo mai fatto se fossimo stati liberi di scegliere in cuor nostro. Siamo per così dire spostati continuamente e costantemente dal nostro punto di “comando”, dalla nostra cabina della regia, dal nostro punto di osservazione più naturale. L’ignoranza, della quale si percepisce la presenza, diventa dunque uno stato mentale da colmare facendo cruciverba, leggendo un quotidiano, le news su internet o al telegiornale, ascoltando chi fa tendenza, assumendo pillole di saggezza dagli altri che sembrano detenerla. Ed in questo atto ci allontaniamo ancora di più da noi stessi perché ci imbeviamo come delle spugne di una componente energetica non nostra, ritenuta a forza “degna di noi” perché pronta all’uso proprio nel raro momento giornaliero in cui siamo più liberi, attenti ma stanchi: a cena, nella pausa pranzo, nei viaggi di spostamento per andare a lavorare e tornare a casa, alla sera in generale. Durante le ferie siamo inondati di tutto quello che non abbiamo fatto durante il resto dell’anno. Infatti le pubblicità in tv ci propongono di tutto, dalla storia del trattore sino alla collezione di bustine vuote per lo zucchero. Ogni “cosa” va bene per mantenerci “deviati” da noi stessi.  Torniamo alla descrizione di Kant che tanto mi ha affascinato, in questa parte:

 
“Nulla che fosse degno di essere conosciuto gli era indifferente; nessuna cabala, nessuna sètta, nessun pregiudizio, nessun nome superbo, aveva per lui il minimo pregio di fronte all'incremento e al chiarimento della verità. Egli incoraggiava e costringeva dolcemente a pensare da sé…”

 
Kant, a differenza della massa, era cosciente di sé e di quello che voleva fare, per cui non disprezzava nulla che giungesse alla sua attenzione, illuminando tuttavia questa attività tramite un fascio guida superiore dettato perlomeno dalla presenza della volontà sempre desta e vigile e con uno scopo ben netto e preciso: il chiarimento della verità. E con quale motto interiore? “Pensare da sé”… In questo “atto” dell’essere, dettato da intento, scopo, attenzione, osservazione, volontà, noto come il “timone” della propria vita sia saldamente in mano propria. Se poi uniamo una visione aperta pregna di spiritualità, capace di far comprendere che è tutta verità quella che ci circonda, ci rendiamo consapevoli che siamo noi che facciamo la differenza, tra la nostra realtà e quella degli altri, e pertanto che la nostra verità è contenuta dentro di noi. Allora la nostra ricerca trova un senso nella comprensione di “chi siamo” e l’ignoranza relativa a questo “vuoto” è solo transitoria come nell’accezione più pura del termine…

 
“Non essendoci questo non c'è quello; dalla cessazione di questo, quest'altro cessa.
In altre parole: in virtù della cessazione dell'ignoranza, cessano le attività volizionali.
[...] In virtù della cessazione del divenire, cessa la nascita.
In virtù della cessazione della nascita, cessano la vecchiaia e morte, la pena, il lamento, il disagio, l'angoscia e la mancanza di serenità.
Così avviene la cessazione di questa intera massa di sofferenza. »
(Udāna, 1.2(2))
L'ignoranza implica un continuo processo di auto-inganno sui princìpi di realtà dei fenomeni: il non rendersi conto che la cupidigia e l'odio, gli altri due veleni, sono fonte di dolore comporta l'accettazione dell'inganno come "normalità".
Fonte: Wikipedia    


domenica 6 dicembre 2009

Libertà cellulare.





“Il primo sguardo di superficie che la mente che osserva posa su qualunque oggetto di conoscenza è sempre uno sguardo illusorio. La vera conoscenza si consegue andando al di là della superficie e scoprendo la verità interiore e la legge nascosta. Non perché la cosa in sé sia illusoria, ma essa non è ciò che sembra essere in superficie e non è neanche che le operazioni e le funzioni che osserviamo in superficie non abbiano luogo, ma non possiamo scoprire la loro vera forza motrice, il processo, le relazioni, studiandole semplicemente così come si offrono ai sensi che osservano”.
Fonte: “L'Incosciente” – Sri Aurobindo

Si direbbe che Aurobindo abbia descritto la natura di un moderno stereogramma, ossia di una immagine e dunque di un “significato” celato nell’immagine esterna immediatamente percepita dai sensi. Ciò che il Creatore ha velato, in maniera frattale l’uomo nasconde all’uomo stesso. Nelle pagine di Leonardo tratte dai suoi “appunti”, per analogia devono essere state nascoste molte “cose” ancora oggi vantaggiose per l’evoluzione dell’intera collettività. Così come nel lavoro di Ighina, Reich, Tesla, etc. o negli scritti ermetici o meno “accessibili”. Allo stesso modo dell’apparente funzione delle grandi piramidi o dei templi, sparsi in tutto il mondo, dediti ai culti più diversi. È tutto velato d’apparenza, ma non di falsità. Per questo è difficile andare oltre. E lo sarà sino a quando l’uomo non riuscirà a “concentrarsi” per vedere oltre. Si intende per “concentrazione” riferita ad “un componente in una miscela”:

 
“La grandezza che esprime il rapporto tra la quantità del componente rispetto alla quantità di tutti i componenti della miscela.”.
Fonte: Wikipedia

Noi tutti viviamo in una miscela di energie, anzi noi siamo uno degli ingredienti, dei componenti della miscela stessa, una derivazione, ma anche un aggregatore, un fattore comune, mischiato, vicino olograficamente all’essenza delle “cose” e pertanto siamo le “cose” stesse. Così si spiega il concetto di ubiquità legata al divino. Il rapporto tra la quantità del componente rispetto alla quantità dei componenti dipende dal nostro grado evolutivo, dalla consapevolezza di “essere”. 1 grammo di sale nell’impasto del pane corrisponde ad 1 grammo di sale diviso per l’intero, diluito nel tutto, facente parte del tutto eppure concentrato maggiormente in un punto piuttosto che in un altro. Quel sale darà sapore all’intero pane, ma quel sale mancherà o eccederà in taluni punti dello stesso pane. Vivendo in un singolo fotogramma di vita, noi possiamo soffermarci sui punti più ricchi e/o meno ricchi di sale e, per questo, vivere d’illusione rispetto al resto del “filone di pane” permeato ugualmente della nostra essenza. Ora, come possiamo riuscire ad elevare la consapevolezza legata all’illusione di vivere in un determinato punto o luogo nello spazio/tempo o di “porzione d’impasto del pane”? Cercando di “vedere” l’intero pane al fine di capire che noi siamo interamente sparsi in lui, siamo lui oppure sprofondare nel singolo attimo cogliendone la sub struttura e comprendendo il frattale minore, diluito all’ennesima potenza, dell’intera struttura del “pane”. Ovvio che non ci si improvvisa in questa “ricerca”; il risultato è funzione di molte variabili. Tali passaggi dimensionali sono ancora molto lontani per l’uomo e, per così dire, per ora ci si adopera per immaginarne la portata e la “consistenza” in attesa che il gap si colmi. Scendendo nei livelli della struttura della materia giungiamo alla individualità della cellula vivente. Questa struttura intelligente è alla base del funzionamento del nostro corpo e dei suoi processi biologici e, sembra, non dipendere totalmente, così come si crede da quello che è “scritto” nel DNA. Secondo questa prospettiva “nuova” la scienza genetica sta seguendo la via di un abbaglio madornale. La malattia dipende da altri fattori diversi da quelli che sembrano “destinati” dal proprio DNA, secondo il concetto che “i geni propongono, ma è l’ambiente che dispone” e, aggiungerei io, “in riflesso della psiche che segue la spinta dello spirito in funzione del piano divino”. È una catena indissolubile quella che ci mantiene nell’ampio percorso della Vita…

“…Procedete con la fede di un bambino. Sarà molto meglio per Voi distruggere da soli quei modelli di vita disarmonici, piuttosto che aspettare che la crescente intensità vibratoria che avvolge l’atmosfera terrestre li distrugga per Voi. L’informazione di cui necessitate viene decodificata dalla composizione strutturale di ogni singola cellula del Vostro corpo. Cercatela lì. L’intervallo di esitazione che esiste tra il Vostro iniziale impulso vitale e la sua eventuale accettazione o rifiuto, può sembrare una cosa da niente,  ma se si considera quanti intervalli simili esistono mediamente in un giorno, e quanta energia umana collettiva si riversa in questi intervalli, vengono le vertigini. È questa l’apertura attraverso cui tutta la Vostra specie viene prosciugata della sua sostanza vitale. Per compiere il lavoro che avete davanti, non potete permettervi un simile spreco”.
Trasmissioni Stellari – K.Karey

È dunque vitale ricordare il discorso relativo al sangue dell’uomo che faceva Steiner, riportato in 3 articoli successivi in questo blog (Sangue1, Sangue2, Sangue3); per avere il controllo di un uomo occorre controllare il suo sangue. Il sangue è proprio costituito da una miscela di sostanze che va a nutrire e “ventilare” le cellule umane… Ed è per questo che l’Antisistema intende in tutti i modi entrarci dentro, sin nelle profondità delle nostre microstrutture cellulari. A noi sta il compito di comprendere ed adottare le contromisure che, si sa, esistono sempre a prescindere da ogni evidente ed illusoria chiusura o ermeticità di una situazione ritenuta senza via di uscita. Esiste sempre una via di “fuga” e la nostra salvezza sta nel nostro numero e dunque nella nostra biodiversità di specie. Siamo semplicemente sfuggevoli per natura. Il potere che controlla ci conosce bene e tenta di uniformarci attraverso il “peso” delle abitudini, delle credenze, delle mode, dei media, delle tendenze, dei processi di marketing e campionamento, del denaro ,del lavoro, dei giochi, dello sport, del sesso, della psicologia, dell’elettronica, di tutto quanto ci concerna. Ma noi siamo e resteremo uno ed infiniti allo stesso tempo e, per questo, liberi di essere. Tutto ciò è scritto nelle nostre cellule. È sufficiente alzare la prospettiva, la consapevolezza, il proprio centro dell’essenza…


Vediamo cosa si intende con il termine "aperto" biodiversità:
“Per biodiversità si intende l'insieme di tutte le forme viventi, geneticamente dissimili e degli ecosistemi ad esse correlati. Quindi biodiversità implica tutta la variabilità biologica: di geni, specie, habitat ed ecosistemi. L'anno 2010 è l'Anno internazionale della biodiversità. La traduzione italiana del termine inglese biodiversity modifica, leggermente, ma in modo determinante il significato. In inglese diverse significa vario, molteplice, mentre in italiano diverso ha un significato quasi negativo, poiché indica qualcosa o qualcuno che devia dalla norma o differisce da uno standard di riferimento; una traduzione più fedele sarebbe biovarietà o varietà della vita presente sul pianeta. Ciò nonostante, il termine biodiversità, anche se nato come calco linguistico spontaneo, si è ormai consolidato e viene comunemente utilizzato nei diversi ambiti scientifici e culturali”.
Fonte: Wikipedia  



* Immagine di Procopio Antonietta www.antoniettaprocopio.com

sabato 5 dicembre 2009

Come ti disintegro il genitore.




Giornata difficile oggi. Mio figlio di 5 anni ci ha fatti letteralmente impazzire. Lo voglio scrivere davanti a tutto il mondo, anzi a tutto il “creato”, in maniera tale che rimanga nella storia. Tramite internet ora possiamo ambire anche a questa possibilità; essere “registrati” o linkati da tutti i motori di ricerca della Terra alla voce “bimbi impazziti” o forse “genitori impazziti”. Scherzi a parte è decisamente difficile tentare un approccio educativo sensato con questi nuovi bambini che sono arrivati a frotte nell’ultimo decennio. Sono esseri molto tenaci, decisi a non farsi mettere in soggezione da nessuno. Non accettano ordini, consigli, suggerimenti… Questa genie di futuri adulti metterà a ferro e fuoco l’Antisistema, nel senso che non accetteranno l’evidenza nella quale verranno proiettati. Sono loro i devastatori dell’incantesimo, i liberatori del destino dell’uomo. La loro energia è diversa dal solito e non basta “l’inquinamento” totale a cui sono sottoposti tutti i giorni ne il controllo tramite le abitudini e le credenze,  per tenerli a bada; essi non accettano nemmeno l’idea di soffiarsi il naso, o fare pipì, o bere… le abitudini che per l’intero genere umano sono assodate, non trovano in loro nessun tipo di terreno fertile. Mio figlio mi dice “noooo, ma tutte le volte mi devo soffiare il naso?”. E questa frase che fa imbestialire ogni genitore, dopo 10 ore di “tirate” di naso con relativo rumoraccio del proprio figlio, suona tuttavia, dopo aver ritrovato la calma, foriera di profonda riflessione. Nel significato degli specchi ci leggo il mio tentativo di sottrarmi dalle grinfie di questo modus vivendi, riflesso nel comportamento di mio figlio che non accetta l’idea, l’abitudine, la necessità, di doversi soffiare il naso “ogni volta”. Lui è anche questo,  ma ovviamente non solo questo. Il suo essere così, riflette il mio essere così. E mi arrabbio e mi dolgo allo stesso tempo, perché mi dispiace vederlo in questa maniera anche se “nulla è per caso”… Quando penso alla nascita mi vengono in mente queste parole:

“Quando un qualsiasi sistema vibratorio inverte la direzione del suo momento, come fa il pendolo nel punto più alto della sua oscillazione, c’è un attimo di totale riposo prima che il movimento riprenda nella direzione opposta. E poiché il riposo, o la totale cessazione del movimento, costituisce l’opposto del tempo, c’è, nel preciso istante in cui questo avviene, un microintervallo di non-tempo, un attimo di eternità. È lo stesso intervallo di non-tempo che si verifica molte volte al secondo nel movimento vibratorio degli atomi del mondo fisico. Questa è un’apertura nel nagual, un varco nella Presenza dalla quale scaturisce l’energia della Vita”:
Da “Trasmissioni Stellari” di K.Karey