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giovedì 27 settembre 2012

L’ambiente ci riflette mentre noi lo personalizziamo.




Ognuno di noi ‘è’ quello che ‘fa’. Insieme, ‘siamo’ quello che ‘facciamo’. Allo stesso Tempo, ognuno di noi ‘è’ anche il proprio potenziale inespresso, ossia ‘è’ anche quello che ‘non fa’.

Bene… che cosa ce ne facciamo di questa logica deduzione? In che modo ci può servire per riempire il nostro campo energetico, le nostre giornate, il nostro 'senso'?

Diciamo che, ci servirebbe se ci fermassimo a riflettere sulle ‘cose’ che viviamo. Sul valore aggiunto attribuito loro, da chi? Sempre da noi stessi. Ma, non solo. Anche dagli ‘altri’ e dai feedback
‘firmati’, che la Vita, in toto, ci restituisce. Quella ‘firma’ è ancora e sempre la nostra impronta sul/nel Mondo. È come lanciare un boomerang ogni volta. È come agganciare con piena consapevolezza (ricordare) che quando nasce un figlio, nove mesi prima è accaduto qualcosa di propedeutico a quella nascita…

Se nel Mondo appare la droga, c’è un motivo:
  • un motivo esterno a noi
  • un motivo interno a noi.
Ricordiamoci sempre dell’esistenza del loop di auto contenimento. È come muoversi con i getti energetici di Iron Man nelle mani e nei piedi. È una questione di pratica, esercizio ed equilibrio. 

In ogni atto occorre mettere equilibrio e ogni atto conferisce equilibrio.

Quando facciamo esperienza nelle 3d, evidenziamo sempre un cammino simile a quello dell’equilibrista sulla fune con l’asta tra le mani, in direzione ortogonale rispetto all’obiettivo da raggiungere (bastone tra le ruote). L’oscillazione controllata di questa asta permette di compensare i vuoti proporzionali alle mancanze dimostrate, mentre si procede. Se un equilibrista si ferma, sulla fune, non è più facile rimanere in quiete. È apparente, dunque, non fare cose nella Vita per questioni legate ad una presunta sicurezza, figlia evidentemente di una paura inconscia e respirata in infiniti modi.

Il posto fisso ormai è una rarità, frattalmente. Ciò dimostra non come noi tutti si sia diventati dei ‘precari’ della Vita, quanto piuttosto quanto occorra non ristagnare troppo in certe situazioni, per quanto sicure esse sembrino, perché il ritmo dell’esistenza sprona ciclicamente a muoversi, trasformarsi, evolversi in un qualcosa di costantemente diverso, pur rimanendo 'fissa' l’essenza. È esattamente come un pilota d’aereo. Egli si muove con l’apparecchio ma rimane se stesso. Muta la forma, anche intesa come contenuti, ma non la forma dell’essenza che anima il pilota. L’esperienza aumenta. La memoria amplia il proprio bagaglio. 

La consapevolezza del ‘chi si è’, tuttavia, potrebbe risultare assolutamente ferma, se l’esperienza ultradecennale del pilota lo veicolasse a ‘rimanere fermo dentro di sé’.

La dimostrazione è rappresentata da una certa classe nobiliare, che tramanda se stessa in se stessa, avvizzendosi come il volto di Giovanni Agnelli; lo ricordate? Se l’individuo non si 'muove', avvizzisce. L’Avatar umano non è fatto per rimanere fermo troppo a lungo nel Tempo. Con la meditazione ci si arresta per trovare un centro in altra direzione; l’arresto fisico se protratto nel Tempo conduce alla propria sedimentazione

Lo dimostrano coloro che rimangono sospesi in uno stato di coma; al loro risveglio il corpo è completamente rattrappito. Si accorcia e perde flessibilità, come se avesse smarrito quel raggio traente, che lo collegava alla superficie mobile dell’esistenza, esattamente come nel processo della Morte. Ma, per qualcosa che 'se ne va', qualcosa d'altro subentra, allorquando intervengono le forze di decomposizione, ravvivando ‘quello che rimane, come non mai’.

Questa notte ho (sognato?) percepito un’immagine molto chiara di quello che avrei dovuto scrivere questa mattina. Nella mia modalità consueta di sogno/veglia, verso l’ora del risveglio, ho osservato il cammino dell’individuo come costituito da passate di fasci esistenziali che lo vanno a definire sempre più nitidamente. Come una Tac computerizzata, che esegue più passaggi sull’intero corpo per visualizzarne la relativa mappa sul monitor. Una mappa che si definisce progressivamente, passata dopo passata.

Ecco, allo stesso modo, ciò che facciamo coincide con questa visualizzazione artificiale di noi stessi, per mezzo di una macchina nata da noi stessi. Ma, allo stesso Tempo, non nata da noi stessi quanto da esperti che l’hanno concepita e costruita.

È deduttiva la presenza di almeno due concetti di ‘noi stessi’ sovrapposti e contemporaneamente presenti. È deduttiva la nostra multidimensionalità...

Il frattale è, analogamente, che la Vita sia percorsa in quanto ‘soluzione’ prevista da ‘esperti’, che l’hanno progettata allo scopo di permettere la sua vastità. Gli aggiornamenti della mappa del suo territorio, dipendono da quello che noi tutti, gli Human Bit, contribuiamo a rilevare ed a rivelare.

È come recarsi in un luogo per riposare e allo stesso Tempo svolgere un’attività. L’attività in questione è relativa al fare esperienza nei modi direttamente più accessibili e nelle proprie ‘corde’. In questa fase subentra l’ampia distorsione ad opera del giudizio proprio ed altrui.

Nel gioco di riflessi che ne deriva, tutto confonde e puntualizza, allo stesso modo dell’alternarsi alla guida del veicolo umano dei due emisferi del cervello. Il ritmo è la base della Vita. La ciclicità è il sale dell’esistenza. È solo col movimento dei pistoni del motore di un autoveicolo che lo si mette in moto. Certamente esistono ed esisteranno altri tipi diversi di motore, tuttavia il senso del ritmo rimarrà per sempre inalterato, che si tratti della Mer-Ka-Ba o della bicicletta…

Fare una cosa dipende da noi. Il come facciamo quella cosa ci identifica. Il rifare quella cosa ci permette di migliorare ogni processo, come se avessimo la possibilità della ‘moviola in campo’ e del fermo immagine, se proprio serve

La ripetitività contiene il potenziale ancora inespresso. La ripetitività permette di essere anche controllati. La biodiversità autoesiste proprio allo scopo di diversificare la routine, come per rendere non troppo prevedibile il processo di stasi, che si installa nel Tempo attraverso l’abitudine. Il genere umano, in questo senso, è inafferrabile e quanto mai sfuggevole. 

Il raggio traente che ci veicola, nel fare una cosa per la prima volta, al raffinare il processo nel corso del Tempo, è l’opera di un progetto previsto all’origine. Come ce lo potremmo raffigurare altrimenti? L’esperienza deriva dal ricordare e dal fare. Perché tendiamo a ripetere le cose, giorno dopo giorno? Facciamoci caso. È solo quando quella ‘cosa’ l’abbiamo pienamente circumnavigata, che si scosta dal nostro cammino, permettendoci di andare oltre, di avanzare, di accedere ad un qualcosa di diverso.

Fare e disfare, come Penelope? Se serve, sì.

Il senso del verbo ‘servire’, in questo caso è inerente ad una causa ‘non scritta’, mentre è molto evidente il suo significato nell’ambito egoico. La nostra prevedibilità, al cospetto di forze che si oppongono per interesse proprio e per interesse, non scritto, superiore,  è uno dei perni sul quale il motore esistenziale si fonda.

Arrivi in un posto. Ti abitui. Qualcuno ti guarda dall’ultimo piano del grattacielo più alto, in loco. Metti radici e ti fermi nel loop delle abitudini. Quel qualcuno studia il modo per sfruttare la tua presenza nel tuo centro nel suo centro e, nel corso del Tempo, quel qualcuno ti trasforma in una ruota dentata per la sua esistenza, per il suo business. Ora, tu che cosa puoi fare per smuovere le acque? Accorgerti di quel qualcuno mediante il riflesso di quello che sei diventato. Il riflesso è descritto a pieno nell’utilizzo dell’Analogia Frattale’

Ma, l’accorgerti comporta il provare anche paura. Paura che ti bloccherà ancora maggiormente, sino al giorno in cui sarai pronto per ‘andare oltre’. Allora salterai il fossato come se l’avessi sempre fatto. Ciò equivale allo scaricamento di un software aggiuntivo o migliorato del nostro sistema operativo.

Sistema operativo che non abbiamo scritto noi.

Sistema operativo che, tuttavia, riserva infiniti modi di utilizzo
.

La nostra prevedibilità, disegnando loop, permette di attirare quelle forze necessarie per completare processi in stand by o necessitanti di aggiornamento.

Spagna, Rajoy: chiederemo aiuti se tassi alti per troppo tempo.
Se i tassi di interesse sul debito della Spagna rimanessero ‘troppo alti per troppo tempo’, tali da danneggiare l'economia del Paese, ‘posso assicurare al 100 per cento che chiederei un piano di salvataggio’. Lo ha detto il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, in un'intervista al Wall Street Journal…

Link 
 
Ecco perché i tassi sono alti e lo rimarranno nella regione del Tempo. Perché qualcuno ci guadagna, perché ciò inasprirà il cappio al collo, permettendo alla lunga di comprendere dove ci si sia fermati, perché nella ripetizione ci saranno più occasioni per capirsi mentre ci si vede allo specchio

Nessuna demonizzazione di qualsiasi situazione sarà mai in grado di fermare l’avanzata di una genie, che non può fermarsi oltre ad un certo Tempo in un certo luogo.

Stiamo complessivamente consolidando un cammino pregresso e dimenticato all’apparenza, come semi interrati in attesa di dare alla luce delle nuove piantine ‘geneticamente modificate’: 

altri noi stessi per mezzo del meccanismo della nascita.

Nascita fisica, che rispecchia la nascita di un intento, di una idea, di una ispirazione, di una forma energetica alla base di ogni costrutto, di un progetto, etc.

L’iPhone 5 non piace ai designer.
Il design influenza ogni cosa, anche se la gente non lo vuole accettare’.

Denys Mishunov, il noto sviluppatore e designer russo che propone un approccio scientifico al design, ha sostenuto davanti alla platea di 'Fom the front', che fra tutti i rapporti degli schermi in circolazione il migliore sia quello scelto da Apple per tutti gli iPhone precedenti al 5, perché rispetta la regola dei terzi.

Che significa? ‘Oggi il design va approcciato in modo scientifico, dal punto di visto della geometria, della psicologia e della neuroscienza’, spiega Mishunov. 

La regola dei terzi è una specie di formula magica basata sul concetto di sezione aurea e che si traduce in un rapporto di 2 a 3 ed è usata da secoli nella pittura, nella fotografia e nella musica. Fra tutti gli schermi con cui siamo abituati a confrontarci, quello dell'iPhone e di alcuni altri smartphone che usano questo rapporto è quello con maggior appeal’…

Un telefono che è quello che la gente voleva, non quello che vorrà... 

Il design si basa su un rapporto di sofferenza e valore: bisogna sempre rifiutarsi di aggiungere qualcosa che introduce più sofferenza che valore.

Magari le mie foto e i miei video si vedranno meglio sulla tv, ma temo che farò più fatica a usare il nuovo iPhone con una sola mano’. Aral Balkan.

Mishunov sottolinea l'importanza delle forme e della percezione di queste da parte dell'utente: 

'La geometria detta le regole e indirizza l'analisi, creando aspettative per la psicologia e la neuroscienza. Che a sua volta è responsabile delle reazioni del cervello. La geometria è responsabile per l'estetica e le proporzioni, detta la user experience, ma è la psicologia che analizza tutto l'insieme. La geometria è ovunque, tutto quello che percepiamo è collegato alla neuroscienza e basato sulla psicologia'.

Gli ho chiesto, allora, se il design sia connesso con l'innovazione e mi ha risposto così: 

'Sì, perché gli sviluppatori sono artigiani che creano cose utilizzando il design, che non è una forma di arte, ma ha a che fare con il funzionamento delle cose. Che esse siano un iPhone, un sito web o un'auto".
Link

Il design… non è una forma di arte, ma ha a che fare con il funzionamento delle cose.

Ecco, se applichiamo questa formula al design del corpo umano, tutto potrà essere inquadrato in maniera diversa. Siamo funzionali. Per questo abbiamo assunto questa forma. Quando ci fermiamo per troppo Tempo, la nostra funzionalità viene meno. Perché? Perché abbiamo da compiere un altro progetto, invece che tendere a scappare via.

Questo aspetto lo sto comprendendo sempre di più. Io sono sempre stato colui che avrebbe preferito smaterializzarsi immediatamente (per andare dove?) piuttosto che approfondire le vie di una dimensione molto dura ed apparentemente ostica, che richiede fatica, impegno ed autentica comprensione delle vicende che scatena fuori e dentro di noi.

La missione è approfondire la propria conoscenza mediante saturazione del luogo che accoglie. Quando ci accorgeremo di essere tutto e dappertutto, saremo probabilmente pronti per il balzo successivo. 

In Prometheus, il prequel di Alien, nel finale si rimane sbalorditi dall’apertura di scenario a cui si assist. Il prequel di un qualcosa che abbiamo già visto, apre una nuova direzione, allorquando la donna sopravvissuta e vittima sacrificale del loop, parte per il Pianeta degli Ingegneri

In quel momento, il Tempo si divide. In quell’attimo è possibile ancorarsi al passato/loop del già visto ma, comunque, opportuno al fine di maturare in se stessi, oppure prendere la via delle Stelle.

La scelta è nostra, anche se in realtà è una 'non scelta', in quanto l’espansione della propria energia tende ad utilizzare il passato saturato come propellente di spinta per allontanarsene, proprio come si utilizza la presenza di un Pianeta per sfruttare il proprio campo gravitazionale, in maniera tale da non esserne attratti ma, bensì, per ricavarne una spinta necessaria per procedere lungo il cammino.

Coloro che atterrano su un Pianeta è come se fossero bisognosi di quell’esperienza. 

È una scelta, ma anche una necessità. È una 'non scelta', proprio perché una necessità

Alcune osservazioni, compiute in passato su criceti siberiani allevati in laboratorio, hanno mostrato come i roditori facessero ben poco per combattere piccole infezioni se le luci della loro gabbia erano tenute fioche, in una condizione che simula l'illuminazione invernale. Cambiando il pattern luminoso per simulare la luce estiva, si è registrato subito un incremento della risposta immunitaria. 

In modo analogo, chi assume un placebo convinto che si tratti di un farmaco reale può avere una risposta immunitaria due volte maggiore di chi non prende alcuna pillola...

Sia nei criceti che nell'uomo è quindi un intervento esterno a innescare quella serie di reazioni che permettono di ritornare in salute

Accendere o spegnere le proprie difese a seconda delle condizioni ambientali sembrerebbe comportare notevoli benefici in termini evolutivi…

Link

Questa citazione permette una visione molto alta, nella sua conclusione:

un mosaico di possibilità. Difficile che tutto possa essere ricondotto ad un'unica spiegazione.
Link 

Il potere dell'aspettativa.
Più crediamo che una pillola abbia effetto, più ne avrà...’. Jon Kar Zubieta, professore di Psichiatria all'University of Michigan.

Link 

Non esiste una verità ma solo mezze verità. Kybalion

Biodiversità, Libero Arbitrio, Tempo, Karma… tutto è riscontrabile nella differenza sostanziale che esiste da una impronta digitale umana all’altra.

Impronte che non contengono una traccia apparente del potenziale dell’essere che le ha lasciate né il suo gradiente di aspettativa. Le impronte digitali permettono d’identificare il veicolo fisico ma non di comprenderlo, se non per deduzione, attraverso ciò che è accaduto nel luogo ove sono state rilevate.


Sulla scena di un omicidio o sull’impugnatura di un pistola o sulla carta utilizzata per una lettera d’Amore: 

l’ambiente ci riflette mentre noi lo personalizziamo.

Dipende da noi.
 
26092012 V 23,8 – 270 Santi Cosma e Damiano (Una fiaba per ogni Medico) ++
 
Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
Prospettivavita@gmail.com