Nell’ambito del trattamento della Pensione di reversibilità, esiste già un’apertura verso la possibilità di riconoscere una parte della Pensione ai cosiddetti ‘superstiti’:
reversibilità - quella passata da un coniuge all'altro e, in casi particolari, dal genitore al figlio al sopraggiungere della morte dell'uno…
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Pertanto, hanno diritto al trattamento:
- i figli minori, ma con la sentenza della Corte costituzionale n. 180/1999 il diritto alla pensione di reversibilità viene riconosciuto anche ai nipoti minorenni e viventi a carico degli ascendenti;
- i figli studenti, a carico al momento del decesso, a condizione che non prestino attività lavorativa, fino a 21 anni se studenti di scuola media superiore o fino a 26 anni se studenti universitari, ma in tutti i casi non oltre la durata legale del corso di laurea. Orbene, dal quadro normativo richiamato si evince che l’orfano maggiorenne ha diritto di percepire l’emolumento per tutta la durata degli studi se al momento del decesso del genitore era in possesso dei seguenti requisiti:
- a) l’essere iscritto ad università o a istituti superiori equiparati; b) trovarsi in regola con l’iscrizione all’anno di corso accademico;
- b) non aver superato il ventiseiesimo anno di età. È vasta la giurisprudenza in materia che stigmatizza la necessità della sussistenza dei requisiti suddetti, pena la decadenza dal beneficio;
- i figli inabili di qualsiasi età, a carico del ‘de cuius’ al momento del decesso;
- i figli postumi nati entro il 300° giorno dalla data del decesso del padre (presunzione di paternità, art. 232 c.c.). I genitori d’età superiore a 65 anni, che non siano titolari di pensione e siano a carico dell’assicurato o del pensionato alla data della morte, quando non vi siano né coniuge né figli superstiti o, pur esistendo, non abbiano titolo alla pensione;
- i fratelli celibi e le sorelle nubili, che non siano titolari di pensione, sempreché al momento della morte dell’assicurato o del pensionato risultino permanentemente inabili e a suo carico, quando non vi siano né coniuge, né figli superstiti, né genitori, o, pur esistendo, non abbiano titolo alla pensione…
È molto evidente che i ‘ma’ e i ‘se’ sono come mine vaganti sulla rotta della Vita dei possibili aventi diritto. In linea generale, al fine d’incassare qualche rateo di Pensione dei genitori scomparsi, occorre essere in condizioni esistenziali molto particolari. Direi che occorre essere degli ‘sfigati’. Ma ‘sfigati’ oltre al livello ‘normale’ del termine. Ossia, non basta fare già parte di questa comunità sociale ‘sfigata’ per imprinting naturale. No. Occorre anche esserlo di proprio, ossia essere degli incapaci di generare reddito in maniera autonoma.
Questo è un modello frattale capace di instaurare nella socialità un moto di ‘vittimismo auto proclamato’, ossia di veicolare un certo numero di persone a 'farsi del male da soli', a livello mentale/fisico, pur di rientrare nella categoria degli ‘sfigati d’ufficio’, in grado di maturare diritto all’incasso della Pensione dei genitori scomparsi o di altre forme di 'indennità'...
Sono troppo duro o ignorante? Direi che questo Mondo di furbi e di fessi, allo stesso Tempo, se lo merita proprio.
La mia proposta è di riconoscere quel diritto di ‘estinzione della Pensione dei genitori scomparsi’, che deve passare automaticamente per asse ereditario, agli eredi più prossimi. Se vogliamo introdurre un termine di paragone reddituale, da confrontare al reddito 'attuale' degli eredi, va bene, tuttavia il ‘Conto Pensione’ deve essere estinto nella sua totalità, in favore degli eredi che ne hanno diritto e che hanno debiti da pagare.
La morte estingue la capacità giuridica della persona e i diritti ad essa inerenti (ossia i diritti personali) ma non i diritti patrimoniali, i quali dovranno essere perciò trasmessi ad altri.
Il complesso di norme che regola tale trasferimento si chiama diritto ereditario o successorio...
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Il discorso che SPS porta avanti è molto semplice:
- dopo una intera Vita lavorativa, un nucleo familiare si avvale di una o due Pensioni
- alla scomparsa del primo coniuge, si regola la questione normalmente, attraverso il meccanismo della reversibilità in favore del coniuge ancora in Vita
- alla scomparsa di entrambi i coniugi, si entra in un discorso di genitorialità, ossia i figli ereditano quello che rimane del ‘Conto Pensione’ non usufruito nel corso della Vita dei genitori
- il ‘Conto Pensione’ è quella partizione bancaria nominativa in cui è conservata la quantità di contributi versati nella Vita lavorativa dei genitori scomparsi, da cui l’Inps preleva costantemente denaro per riconoscere il rateo di Pensione mensile
- il ‘Conto Pensione’ esiste, dunque, già - di fatto
- se alla morte di entrambi i genitori i loro ‘Conti Pensione’ sono ancora in attivo, quella somma deve essere riversata ai figli, sotto forma di rendita mensile rivalutabile nel Tempo.
Ci pensiamo a quale massa di denaro letteralmente ‘scompare nel nulla’?
Quella 'certa somma' è accumulata in una partizione di conto bancario, da qualche parte. In un epoca tecnologica come la nostra, quella partizione sarà di origine digitale/virtuale, ossia memorizzata in macchine sufficientemente potenti da conservare i dati di ogni possibile lavoratore italiano.
Se si cancella un ‘file’, un ‘Conto Pensione’, dal computer centrale dell’Inps, o di chicchessia, si provvede ad eliminare il nominativo, che funge anche da chiave di ricerca per i programmi incaricati di mantenere ‘ordine’ tra i bit magnetizzati e polarizzati riferiti a quel tale nominativo.
Sparisce solo il nominativo, ma non il 'dato', relativo alla memoria conservata.
Dove va a confluire?
Pensiamo a queste categorie di persone che, per vari motivi, svincolano una certa somma di denaro a favore di una fantomatica entità non ben precisata (Stato, Inps, Mister X, etc.):
- genitori defunti con ‘Conto Pensione’ ancora in positivo
- individui che muoiono prima dell’usufruizione della Pensione.
Basterebbe ricavare delle statistiche da siti nazionali, che tengono conto dell’elenco dei deceduti; fantascienza per le potenzialità di SPS. Però potremmo fare delle stime. Ma anche no. Diciamo che sono un sacco di soldi che letteralmente cambiano di ‘marca’.
Il ‘file’ viene, come dire, rinominato piuttosto che eliminato.
Questa è un’area di redistribuzione della ricchezza e del diritto. Una sorta di ‘Partizione Buco nero’, nella quale il denaro si trasforma senza muoversi. Questa distruzione di ricchezza e di diritto equivale al ritorno nel virtuale, ossia da quell’area da cui la stessa era provenuta, ma come riconoscimento di uno 'sforzo autentico dell'invididuo' (come al solito, l'unica cosa 'vera' è quella realtiva ai fatti che si compiono - esperienza del 'Conosci Te Stesso' vs attaccamenti)... Non a caso lo scandalo dei derivati e dei 'mutui subprime' si erge sull'unica certezza fisica a cui connettersi: la casa sulla quale si accende un mutuo)...
È a quel livello che si smantella un diritto acquisito e lo si trasforma in un nulla di fatto virtuale. Un nulla di fatto dalla doppia faccia, come al solito:
- nulla di fatto/scomparsa del diritto
- nuova realtà/ricomparsa di un nuovo diritto alias di un rename.
Perché l’attuale paradigma necessita di debito al fine di sopravvivere.
E per generare continuamente nuovo debito ‘non ripagabile’, occorre che ‘la coperta sia sempre troppo corta’. Questa è la leva che soffoca il Mondo.
- da qualche parte il denaro viene smantellato nel nulla.
- da qualche parte il denaro viene creato dal nulla.
Leggiamo qua.
È finita l'era delle compagnie aeree low cost?
Dopo anni ad alta quota, il low cost nell’ambito del trasporto aereo perde quota. E nel caso di Windjet, plana anche in picchiata. La sorte della compagnia siciliana è appesa ancora a un filo sottilissimo, che coinvolge il destino di 800 lavoratori, 300 dell’indotto.
Mezzo milione in più rispetto a quanto previsto dall’accordo...
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Capite? ‘Mezzo milione in più rispetto a quanto previsto dall’accordo’. Cioè? Alitalia si era messa d’accordo per rilevare asset che le avrebbero fatto perdere due milioni di Euro all’anno? Bah… Siamo all’assurdo… ma sempre ‘pilotato’.
Case low cost, una rivoluzione per ridurre la povertà.
Il gruppo indiano Tata e altre aziende stanno realizzando abitazioni supereconomiche. I prezzi? Partono da 500 euro.
La filosofia del low cost ha contagiato moltissimi settori: viaggi, auto, moda, arredamento, tecnologia e tanti altri. Ora è sbarcata anche nel comparto delle abitazioni: se l'idea della casa supereconomica andrà a buon fine, potrà trattarsi di una vera e propria rivoluzione planetaria, in grado di ridurre la povertà nel mondo e di consentire a molte più persone (anche nei Paesi più sviluppati) l'accesso all'alloggio.
Il gruppo indiano Tata, il produttore delle Nano car (le automobili più economiche del pianeta), ha lanciato il progetto delle case 'ultra low cost', abitazioni a bassissimo costo progettate per i residenti delle campagne indiane. Il modello base, un kit-casa prefabbricato di 20 metri quadrati da 'montare' sul posto, sarà disponibile al prezzo di 500 euro (700 dollari). Un modello di dimensioni più grandi si troverà invece a 700 euro (980 dollari). E c'è anche il progetto di realizzare dei prototipi che presentino già un pannello solare sul tetto. In questo periodo, la dimora low cost pilota (quella da 500 euro) verrà testata in 30 località dell'India, ed è previsto che alla fine del 2011 i Panchayat (i governi degli enti locali indiani) forniranno un riscontro sull'andamento del progetto...
Secondo Bill Gross, ceo di Idealab, un altro gruppo che ha partecipato al concorso (finendo tra i sei finalisti) con la sua WorldHaus, una casa-prototipo da 1.000 dollari, circa 700 euro, 'è necessario mettere a punto tecnologie e meccanismi finanziari per poter dare una casa a 100 milioni di persone entro la fine del decennio'…
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Ovvio. Una volta che l’intera globalità sarà raccolta in alloggi cablati alle reti pubbliche, alle cosiddette infrastrutture Antisistemiche, allora il controllo sarà più che completo.
Il sistema pensionistico può essere organizzato secondo uno schema a ripartizione oppure uno schema a capitalizzazione.
Il primo, vigente in Italia, si fonda su un patto di solidarietà fra generazioni, nel quale i contributi prelevati dai lavoratori vengono destinati al pagamento di chi attualmente è in pensione. La proporzione è di circa tre lavoratori per un pensionato, ed è una funzione esponenziale delle generazioni trascorse: se per un pensionato della prima generazione sono necessari tre lavoratori, quando i tre lavoratori andranno in pensione, ne serviranno altri nove, e così via.
Uno schema simile presuppone una crescita demografica esponenziale, sostenuta da flussi di immigrazione programmata a livelli governativi. Per ovviare a questo problema, il calcolo della pensione viene svolto con un metodo contributivo e non retributivo.
Il primo è basato sull'ammontare dei contributi versati ed è volto ad assicurare un equilibrio finanziario fra entrate e uscite, e a contenere l'indebitamento:
Il secondo invece, basandosi sul presupposto che la pensione deve preservare il tenore di vita pregresso (così come il contratto non può mai essere peggiorativo), calcola la rendita come percentuale (circa l'80%) dell'ultimo salario percepito…
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Accidenti! In questa porzione di citazione sono molto evidenti i termini fittizi del ‘gioco delle parti sociali’ o della ‘guerra tra poveri’ che conduciamo regolarmente da moltissimo Tempo:
- un patto di solidarietà fra generazioni
- la proporzione è di circa tre lavoratori per un pensionato (schema di Ponzi)
- funzione esponenziale delle generazioni trascorse (schema di Ponzi)
- uno schema simile presuppone una crescita demografica esponenziale
- sostenuta da flussi di immigrazione programmata a livelli governativi
- contenere l'indebitamento
- sulla base della spettanza di vita.
La ‘spettanza di vita’ è il numero attorno al quale ruota tutto. Secondo me, lo Stato fa il tifo che i pensionati non vadano oltre gli 8/10 anni di pensionamento. Oltre a quel livello prosciugheranno il loro ‘Conto Pensione’, divenendo dei soli ‘centri di costo’ oltre che delle ‘improduttività’.
Si vive sempre più a lungo?
Le case farmaceutiche e le altre branche Antisistemiche, sono dunque autorizzate a compiere operazioni alla 007. Il ‘centro di costo’ deve essere ‘chiuso’ quando diventa ‘improduttivo’.
Se è vero che molte aziende sono propense ad uno svecchiamento della forza lavoro e che il tasso di disoccupazione è sempre molto alto, l'invecchiamento complessivo della popolazione, che ha assunto carattere significativo dalla metà del secolo scorso, fa sì che per uno stato sociale risulti antieconomico assorbire una sempre maggiore fetta della popolazione che risulta improduttiva…
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Articolo ‘amaro’; lo so. Però questo mi sono sentito di scrivere. Queste parole sono giunte per oggi…
Dipende anche da noi, allargare la prospettiva in cui siamo trattenuti al fine di osservare il ‘parassita’ e costringerlo finalmente a ‘sollevare la bocca dal fiero pasto’.
Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
Prospettivavita@gmail.com