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giovedì 24 marzo 2016

Strano per strano? "Normale"... (1)



Il Bollettino SPS, di oggi (e domani), è… “strano”.
Seguirà un filone ben preciso (ma la stranezza non è questa).
E seguirà l’argomento in maniera tale da rendere “meno noiosa” la lettura della “definizione legislativa di un atteggiamento antipatico, che caratterizza le banche”.
Un mix “legale/illegale”, che galleggia sempre “a metà” e che, quindi, alla fin fineassumi, per asfissia, come “normale/legale”:
l’anatocismo bancario e l’usura (che lo segue come un’ombra).
Se ce la fai a terminare la “lettura”, e non sei un “addetto ai lavori”, allora… “tanto di cappello”. Solitamente, argomenti come questo – se proprio “non ci sei dentro, mani e piedi” – li eviti come la peste, perché… ti risultano poco comprensibili, poco digeribili, poco pocoassurdi.
Ti accorgerai che, pur – la legge – facendo chiarezza, non c’è mai autentica… chiarezza. E che... la sostanza dei fatti propende – sempre – verso la “parte più forte, ‘qua così’”: quella bancaria.
Perché? Come mai? Per quale arcano motivo?
  

venerdì 20 novembre 2015

Il “tuo” sapere. Quello che “sai”.



Dopo il 1971 (Paul) Erdős iniziò a far uso di anfetamine per poter lavorare meglio.
Un suo amico preoccupato per la sua salute lo sfidò a non assumere anfetamine per un mese scommettendo 500 dollari. Erdős vinse la scommessa e dopo aver ritirato la sua vincita disse all'amico:
"Ti ho dimostrato che non sono un drogato, ma tu hai fatto perdere un mese di teoremi e dimostrazioni alla matematica. Prima quando mi sedevo davanti a un foglio bianco la mia mente si riempiva di idee e teoremi mentre adesso quando vedo un foglio bianco vedo solo un foglio bianco".
Subito dopo aver vinto la scommessa Erdős riprese le vecchie abitudini...
Link
  
Nel Mondo c’è “conoscenza (sapere)”. Se lasci perdere la “cultura (un fattore confusionario”, che cosa è questa “conoscenza”?
È una memoria. Uno stato vero e proprio; qualcosa che “o hai o non hai (puoi imparare, ma dipendendo dalla fonte, facendo più o meno consapevolmente da filtro)”.
Questo sapere “dove si ritrova”? In quali “mani (menti)” è? Come viene utilizzato? E… come/perché?
Innanzitutto, la conoscenza èuna (diretta)” ma, come al solito “qua, così”, è suddivisibile per gradi, ordini, livelli, etc. Conoscere èricordare.
La forma più autentica di “sapere” è quella che deriva direttamente dalla tua attenzione, “perché hai vissuto (esperienza) sulla tua pelle un certo avvenimento” ed hai, così, imparato a riconoscerlo e a riconoscerne le cause che lo hanno generato.
Ovvio, questo è uno stato particolare delle persone:
uno stato relativo all’essere centrali, relativamente a tutto quello che “succede”. Uno stato nel quale tu sei informato, perché “tutto passa anche da te, dalla tua decisione in termine di ‘voto/intenzione/partecipazione diretta’”.
Ad un certo punto, della “storia umana”, è venuta sempre più preminente la necessità di una struttura di auto gestione del gruppo (piccolo o grande che sia).
Questo strumento “democratico” è, però, risultato fuorviante... in termini di “partecipazione diretta delle persone alla continuazione del vivere d’insieme”. È molto arduo mettere insieme i pezzi dell’accaduto, nella densità richiesta da/in SPS.
Per cui, “da qua” ricavi che:
  • non è utile dilungarsi nel dettaglio
bensì
  • è utile "accorgersi d’insieme" (in modalità frattale espansa o “con te al tuo centro, lato tuo”).
Questo accorgersi è una “formula magica”:
  • ti mette in “sella ad ogni evento”
  • ti permette di “cavalcare l’onda”
  • ti lascia al “centro, mentre tutto galoppa attorno a te”.
Della “conoscenza”, dunque, te ne devi accorgere (avendola dimenticata).