Visualizzazione post con etichetta Carlo Dorofatti.. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Carlo Dorofatti.. Mostra tutti i post

venerdì 9 settembre 2011

Amare se stessi: sentirsi anche il corpo.




Il cambiamento che io voglio vedere nel mondo è che le persone comincino a vedere se stesse come esseri multidimensionali il cui nucleo è la Sovranità Integrale, il distillato della Sorgente Primaria in un’espressione umana a se stante. Se solo le persone si sintonizzassero a questa frequenza comprenderebbero che tutto è uno nell’unità, nell’uguaglianza e nella verità. Questa è la definizione del Gran Portale come è stato annunciato nella mitologia dei WingMakers negli ultimi dieci anni.
 
Ogni individuo è di per sé un portale, e questo portale è il punto d’accesso ai mondi interdimensionali della Sovranità Integrale dove lo strumento umano, come una tuta spaziale, alla fine si toglie e l’individuo si rende conto della sua vera natura infinita. Comprendendolo, capisce che in questo stato tutti – tutti – sono uguali e in questa uguaglianza noi siamo Uno

Il Gran Portale è il momento il cui l’umanità si ergerà come un solo essere a questa comprensione che tutto abbraccia, il momento in cui trascenderemo la struttura di soppressione e ci esprimeremo come Sovranità.
Estratto da: Intervista a James del Project Camelot

James dei Wingmakers è un personaggio che mi ha sempre ‘detto qualcosa di buono’, per puro istinto o ispirazione sottile personale. Non so chi egli sia e che volto abbia e… se abbia un volto. Non so, eppure percepisco qualcosa di veramente profondo che deriva dal materiale proposto da questa entità.

Ora, occorre ampliare il punto prospettico in cui siamo inseriti in qualità di esseri umani, ossia di esseri dotati di un corpo fisico

Ciò che giunge dal contesto della storia deviata è una caotica, densa e pesante, nube di pensiero avvilente il corpo fisico. I movimenti delle religioni hanno, generalmente e mediamente, ri condotto la struttura materiale umana, la ‘tuta spaziale’ come la definisce James, ad un qualcosa di ‘sporco’, di misero, di temporaneo e dunque di inadeguato, di miserevole, da cui fare bene attenzione perché ricettacolo di vizi e desideri immondi

Se aggiungiamo a ciò anche quella sorta di debito Karmico/Cosmico del ‘peccato originale’, inerente alla colpa per la ‘caduta’ del genere umano, allora la trappola mentale/fisica è completa, perché sia ‘dentro che fuori’ vivremo un sentimento di ‘non essere all’altezza’, maturando in tal modo odio per il corpo fisico accusato, di fatto, di rappresentare l’alveolo di tutte le bassezze interiori proiettate all’esterno, nel Mondo sempre più percepito, allo stesso modo, come 'brutto ed inospitale'.

Ma allora come si spiega l’amore per l’apparenza che la società moderna persegue? L’apparenza non è relativa anche al corpo fisico? È innegabile che questa sia una società legata all’apparenza

Si cerca sempre di mostrare una nostra immagine ‘teorica’ agli altri. Dunque?

Senza peccare di semplicismo estremo, vorrei evidenziare che questo ambito legato all’apparire ha, come al solito, una doppia faccia in funzione del ‘come siamo’ dal nostro punto prospettico, ossia:
  • apparire come riflesso di una personalità confusa e/o illusoria
  • apparire come riflesso di una profondità interiore che, in realtà, si è sempre amata.
È l’eterna compresenza della mutevole vicendevolezza della dualità: la risposta a precise leggi Universali inerenti a questo piano dimensionale.

Che cosa scegliamo di osservare? In base a questa scelta ci auto definiamo nel Mondo. Vediamo ‘mezzo pieno’ o ‘mezzo vuoto’?

Non è filosofia spicciola questa domanda. L’uomo, la donna, i bambini, si amano e vorrebbero risplendere sulla Terra. In che modo? Attraverso quello che di più ‘immediato’ possono usufruire e cioè del proprio corpo fisico. È naturale.

Il corpo è lo ‘strumento’ più idoneo messo a punto dalla ‘Natura’ per esperienziare questo scenario denso e tanto particolare. Che senso ha odiarlo o sentirsi inadeguati dentro di lui? Noi non siamo il corpo ma siamo anche il corpo, così come non siamo del Mondo ma nel Mondo

Fa parte della 'dotazione di serie' della Vita. Ha un senso ben preciso innestato nel giroscopio energetico dell’equilibrio delle forze manifeste e non manifeste.

Devo molto, in questo ambito, alle espressioni ‘quadrate’ dell’Amico Diego, inerenti all’amare il proprio corpo, all’ascoltarlo, al valorizzarlo quando ‘chiede’ o ‘dice’. Il corpo si vuole bene, cicatrizza le ferite e non mente, viceversa la mente può quasi godere nel girare a vortice attorno alla ferita, lasciandola sempre sanguinante, soffrendo sempre per lo stesso errore o provando sensi di colpa ‘eterni’. Cosa significa tutto questo?

Che il corpo e la mente sono come fusi insieme, ma costituiscono due parti diverse di una ‘funzione’ superiore, ossia, che il corpo ha una propria ed univoca peculiarità nell’ambito della Vita fisica, quel movimento di condensazione energetica che emerge da una sfuggevole serie di scenari non più percepiti a livello materiale.

Il corpo ha la sua funzione basilare nel permetterci di fare esperienza. In che modo? Muovendosi. Il frattale esistente in Natura, che dimostra l’importanza del movimento ai fini della localizzazione spazio temporale, è rappresentato ad esempio da quegli animali che necessitano di osservare corpi in movimento per determinarli di fronte a loro, altrimenti non se ne possono accorgere.

In primo luogo è importante chiarire che informazione in sostanza significa differenza; infatti qualsiasi interazione tra energia  e materia è idonea ad emettere informazione rilevabile da un ricettore qualsiasi che sia capace di distinguere differenze.
 
Si ha informazione quando viene recepita una disuguaglianza che indichiamo come: 
  • Se : i # i ' Informazione # 0
  • Se : i = i ' Informazione = 0
I computer utilizzano un codice binario per descrivere ogni tipo di informazione cioè trasformano la disuguaglianza in un codice detto digitale, indicato con i numeri (0 ed 1), detto Bit, ovvero Binary Digit.
 
Anche i meccanismi neurologici sono centrati sulla disuguaglianza : i # i '.
 
Un esperimento sulla visione infatti, che dimostra che anche la fisiologia della percezione visiva  registra solo differenze, è il seguente: una persona posta all'interno di camere omogenee in termini di luminosità, (costruite cioè in modo che gli  occhi , ovunque vengano rivolti, ricevano uno stimolo costante di radiazione), vede progressivamente spegnersi la luce, (benché essa resti accesa ), fino alla completa, temporanea cecità.
 
Gli animali che non hanno movimenti 'saccadici' ('saccade' significa scossone), dell'occhio  vedono solo gli oggetti in movimento; per tale ragione nel mondo animale, alla vista del predatore, molte prede si immobilizzano, evitando così di essere vedute dall'antagonista.
 
Quando l’informazione non è costituita da una semplice differenza, ma diviene complessa a causa delle possibilità di percepire un grande numero di differenze, allora è necessario capire come l'informazione venga significata...
Link
 
Informazione in sostanza significa differenza. Se noi ci fermiamo viene meno 'l’informazione', per cui il corpo è strutturato appositamente per muoversi ed emanare un segnale o un riflesso

Attraverso questo riflesso noi manifestiamo la nostra presenza ed esistiamo per gli ‘altri’. Il nostro riflesso diventa un feedback che viene ri prodotto dagli altri e ri tornato a noi come una sorta di eco di noi stessi.

In questa maniera possiamo 'vedere', per differenze di segnale trasmesso e ricevuto, ciò che ci circonda ed in ultima analisi ‘come siamo fatti’. 

Dentro di noi c’è la mente e molto altro, per cui la percezione di sé diventa più complessa, tuttavia per la legge dell’analogia frattale, una buona padronanza del proprio corpo, ossia del proprio segnale lanciato nel Mondo che ci circonda, vale quanto l’ignorare quella complessità forse inarrivabile, per ora, nel livello raggiunto di evoluzione personale.

Si può sempre ovviare ad una ‘ignoranza’ momentanea.  Anzi, a volte è meglio utilizzare una ignoranza selettiva al fine di trascendere un presupposto limite percepito come davanti a noi.

La Vita è ‘bio diversa’, funzionale, ricca, fantasiosa, creativa, divertente, giocosa, perché ama se stessa ed è felice di rappresentarlo a tutto ed a tutti.

La Vita è il segnale del Creatore per delineare il proprio sè nella Vita stessa e per rendersi conto di ‘esistere’.

Consiglio di cuore la lettura del pdf di James, proposta all’inizio d’articolo.

Il concetto di illuminazione, oggi inflazionato, deve staccarsi dalla definizione di idea puramente mentale, eterea e spirituale – astratta quanto lo è la nostra mente occidentale – per recuperare l’originale significato di metamorfosi e di trasfigurazione, ovvero  di transustanziazione in senso soprattutto materiale. 

È un processo prima di tutto fisico: una mutazione ontologica della forma umana. In fondo, non è l’anima da conquistare, ma il corpo. Non è l’Assoluto da conoscere, ma questa realtà…
Da ‘Anima e realtà’ di Carlo Dorofatti

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

lunedì 22 agosto 2011

Tempo e consapevolezza.




L’incontro delle leggi fondamentali che reggono il nostro Universo è sostenibile se la funzionalità che ne deriva produce un risultato superiore, un 'valore aggiunto' che connetta quel campo del possibile (relativo, temporale e materiale) all’Assoluto

La ‘freccia della complessità’ indica la direzione per produrre il ‘valore aggiunto’… 

Il significato è proporzionale alla nostra capacità di percepire e di interpretare: è la consapevolezza che dà valore alla forma… 

L’Universo è strutturato su criteri di economicità… 

È interessante notare come nei miti il ‘Diluvio Universale’ viene spesso interpretato come una naturale conseguenza di una ‘degenerazione’…
 
Il ‘cono di complessità’ descritto da Carlo Dorofatti nel suo libro ‘Anima e realtà’, è anche rappresentabile così:

un ‘bimbo’ che immerge, anche lievemente, un dito nello specchio d’acqua di un fiume in lento scorrimento. Che cosa succede? 

Immediatamente, sulla superficie d’acqua si ‘disegna’ un cono di volume crescente. Tutto ciò che ‘esiste’ all’interno di questo cono, anzi all’interno di questo ‘incantesimo’, che giunge come una perturbazione sottile, rimane invischiato e agganciato ad un ‘volere’ altrui, a proprietà dell’energia polarizzate in maniera strutturata secondo l’intenzione di quel ‘bimbo’.  

Che intenzioni aveva? Stava solo giocando? 

Ricordiamoci cosa succede nella ‘Storia Infinita’: le ‘cose’ sono molto più vere di quello che si possa pensare e, diciamo che solitamente il piano della percezione è ribaltato. Illusione reale, reale illusione... È tutto fine a se stesso, ossia l’illusione è tale in funzione del livello di consapevolezza

L’illusione viene meno se la consapevolezza è ‘allargata’. 

Se ‘ricordiamo’, allora l’illusione è come vissuta con viva partecipazione, con la certezza che è una illusione ed in quanto tale è possibile viverla ed approfondirla in maniera totale. Ma una dimensione d’illusione svelata ha la stessa valenza di un piano educativo come quello caratterizzato dall’assenza di ‘memoria’? O piuttosto sembrerebbe una sorta di harem personale, o un videogioco, in cui sprofondare nell’ozio più assoluto e togliersi gli sfizi più diversi? Ricordiamo colui che tradisce, nel primo Matrix; per quale fine si è comportato in quella maniera?

Al nostro livello di crescita evolutiva, penso che siano più i rischi che corriamo piuttosto che il ‘valore aggiunto’ a cui possiamo ‘dare luogo’, da una soluzione direttamente centralizzata nella memoria. Secondo me, è per questo motivo che abbiamo subito questo processo di smemorizzazione del sé. 

Un processo insito nel programma chiamato Piano Divino…

I pianeti sono come persone: hanno il loro ‘carattere’. Possono influire su ciò che entra nel loro raggio d’azione. Loro sono degli osservatori in evoluzione. Loro infilano il proprio ‘dito’ nella trama, nel tessuto liquido del tempo, generando un fenomeno diretto dalla relativa osservazione, dal proprio punto prospettico, in un gioco di complessità e vortici inerziali che vanno a coinvolgere in maniera sensibile le creature interessate dalla direzione della trama dell’increspatura.

Ecco perché la Luna e i Pianeti possono influenzare anche l’umanità. Osserviamo i frattali a cui possiamo direttamente accedere in Natura. Uno specchio d’acqua è quanto più evidente ci possa essere a tal proposito. Perché? 

Perché è in movimento così come può essere fermo oppure interessato da ogni sorta di interferenza. È davanti ai nostri occhi questa teatralità. È sempre stata davanti ai nostri occhi anche quando non esisteva la pellicola cinematografica per dotare di movimento le singole figure statiche.

Abbiamo due casi evidenti e compenetrantisi:
  1. un corpo che si muove sulla superficie dell’acqua
  2. un corpo fermo sulla superficie dell’acqua.
 

Queste sono due possibilità di cui si dota l’osservatore ed entrambe generano effetti diversi nella struttura disegnata in superficie dall’acqua. Il primo caso genera un cono dietro di sé, il secondo caso un cono davanti a sé. Esattamente la figura che appare nel libro di Carlo Dorofatti a pagina 212. Se prendiamo questa figura e la sovrapponiamo nel suo punto di origine, e congeliamo la situazione, otteniamo il simbolo dell’infinito ‘aperto’, ossia di un circuito aperto sul passato e sul futuro, in cui l’origine è il tempo presente. Una clessidra:

La causa e l’effetto hanno più 'sorgenti' nel momento in cui il punto di origine è multidimensionale, ossia è riferito all’osservazione di una entità o di un astro o di un principio creatore, e colui che si muove è un’altra entità, astro, etc.

Tutto ciò che risiede nell’ombra del cono sul futuro è sotto l’influsso del cono determinato dal piano dell’osservatore e della sua interferenza. Raggiungere questa interferenza agisce anche al piano del passato, in quanto l’osservatore in movimento si ferma terminando di increspare la superficie d’acque. 

Da quel 'punto', insieme all’aumento della consapevolezza deriva anche un innalzamento della responsabilità. 

È quello un punto di ascensione verso la comprensione diretta del punto prospettico dell’osservatore superiore. Il raggiungerlo determina l’evidenza del ‘valore aggiunto’ appena consolidato. Succede questo ogni volta che un desiderio si avvera e la nostra parte terrestre raggiunge il livello animico relativo all’esaudimento di quel desiderio.

L’Anima è immediatamente quello che desideriamo.

La differenza strutturale che ci separa è tutta nella comprensione del ‘dove siamo’ rispetto al ‘dove dobbiamo essere’: una differenza vibrazionale o, per meglio capire, una differenza di distanza tra i due centri osservatori dislocati lungo il fiume della Vita.

I due ‘fuochi’ sono relativi a due punti prospettici differenti.

Se ora inseriamo un altro piano degli eventi, come quello delle entità parassite, potremo capire che esiste un altro ‘cono di complessità’ più grande che ricomprende gli altri due, e così via fino a raggiungere le ‘stelle’. 

È più semplice essere consapevoli che il cono relativo alle entità parassite è irraggiungibile rimanendo nel cono inerente al piano del moto dell’osservatore in movimento sul 'fiume'. Da quel livello non potrà mai raggiungere il cono superiore da cui emerge l’interferenza, che decreta il controllo Antisistemico relativo al piano percettivo in cui si è inseriti.

Occorre un altro tipo di ‘moto’, diciamo più ascensionale o ‘consapevole’. Il piano di osservazione o di interferenza è inserito nel processo vigoroso/evolutivo universale: ha cioè un senso, altrimenti non potrebbe continuare ad esistere

Questo piano è relativo ad una linea temporale parallela a quella inerente al suo cono d’interesse: la sua esistenza è però riflessa nello specchio d’acque e tramite l’analogia frattale è direttamente percepibile. Il riflesso è agganciato alle leggi e aalle proprietà del tempo in cui siamo inseriti

La biodiversità autorizza anche a meglio comprendere come ogni Pianeta, corpo, energia, entità, abbiano ‘caratteri’ diversi e dunque, come il proprio potere d’interferenza abbia differenti gradi di amalgama con il piano osservato.

Ecco come due linee di tempo possono essere raffigurate, mentre si scontrano l’una con l’altra:

Siamo ispirati sempre più a fare astrazione delle 'cose'. A percepire secondo altre modalità dell’essenza…

Su Nexus di agosto/settembre 2011 si parla anche di Chani: avete mai sentito parlare di Chani?
 
Dio fa colisione di tempo
colisione di tempo e già
colisione di tempo già creata
colisione di tempo existe
in fine voi deve decidere cosa fare di colisione di tempo
e qualcosa fare

voi non può cambiare ciò creato da dio ma con libero arbitrio
deve decidere cosa fare di colisione di tempo, ok.
 
Io dice mangia ovo perke ovo  fa bene voi prima ke marcio
se non ovo fa male.
 
E ancora:

voi è  dio in vostro universo
ma voi non è dio in universo di dei
voi deve capire ciò…
voi non in vostro universo ancora, ok.
 
Che cosa è Chani? È innanzitutto una fonte alternativa di fornitura di prospettiva…

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

martedì 16 agosto 2011

La 'base' invertita.




Quando si dice ‘parlare del più e del meno’… Questa è una espressione di una profondità inaudita e scambiata per semplice ‘terriccio’. Nel piano percettivo tridimensionale in cui siamo inseriti, tutto è duale. Ok. È persino una ovvietà questa espressione. 

Però, riusciamo davvero a comprenderne il significato più allargato? Ossia, il fatto di percepire il bene ed il male ci mantiene in una posizione ‘centrale’ rispetto a questa dilatazione dell’essenza? È una questione di consapevolezza e di conoscenza di se stessi.

Perché il male nel mondo? Sta bene a sentire... C'è una mamma che sta ricamando. Il suo figliuolo, seduto su uno sgabelletto basso, vede il lavoro di lei; ma alla rovescia. Vede i nodi del ricamo, i fili confusi... E dice: ‘Mamma, si può sapere cosa fai? È così poco chiaro il tuo lavoro’. 

Allora la mamma abbassa il telaio, e mostra la parte buona del lavoro. Ogni colore è al suo posto e la varietà dei fili si compone nell'armonia del disegno. Ecco, noi vediamo il rovescio del ricamo. Siamo seduti sullo sgabello basso.
San Paolo da Pietralcina attraverso Saggezza&Consapevolezza

Siamo seduti sullo sgabello basso… Lo ‘sgabello’ in questione è il nostro punto prospettico personale tridimensionale, è il ‘dove siamo’ che le emozioni traducono in ‘oggettività’ quotidiana. 

Il concetto di ‘potenziale superfluo’ descritto da Zeland, è molto spesso osservato dal lato ‘negativo’ dell’osservazione, ossia positivo che attira negativo, ma a pensarci bene, ovviamente, deve funzionare anche alla rovescia: negativo che attira positivo. Perché succede ciò? Perché l’Universo tende all’equilibrio e anche la dualità ne deve ‘fare le spese’.
 
In cosa si traduce questa evidenza? Nel detto popolare, ad esempio, ‘la palla è rotonda’. Può succedere di tutto. Mai dire mai…

Ciò che ad un certo dato istante può ‘sembrare’, all’istante successivo può ‘sembrare esattamente opposto’. I giochi di potere si avvicendano, collegati come sono tra di loro da leggi Universali di stabilizzazione. Il reame del Tempo rimane il campo di gioco che può, se 'ben disposti', a prolungare un certo scenario a scapito di un altro che ‘preme’ per entrare in gioco. Per questo ci troviamo su asse deviato del tempo Universale...

Il simbolo del Tao descrive molto bene questo concetto, però quello che occorre comprendere è che tutta quell’evidenza di auto compenetrazione in bianco e nero, ci sussurra di un terzo stato nel quale occorre disporsi con continuità.

Tale stato, risultante dell’opera duale insita nello scenario che ci accoglie, consiste nel vivere costantemente nel proprio centro e nel proprio attimo eterno presente, ossia all’interno dell’area energetica evolutiva inerente al ‘Conosci Te Stesso’.

Oggi mi sento di rimarcare questo fondamentale concetto.

Sono molte le varianti e le variabili che sfuggono, a proposito di ‘specchi e riflessi’ di ogni circostanza che ci riguarda, e non sempre è facile comprendere ‘cosa ci stiano sussurrando’, però è questo un esercizio di continuità, come l’opera del moto ondoso delle acque, instancabile, coerente e consapevole.

Ho descritto in un articolo precedente il frattale inerente al giroscopio: è solo raggiungendo e mantenendo il proprio equilibrio, che le forze attorno a noi non possono più coinvolgerci nella ‘rotazione’. A quel punto rivestiamo il punto di vista della nostra Anima, dell’Osservatore che osserva stabile nel centro mente il resto ruota come impazzito. È un po’ il concetto di Merkaba o di corpo di luce.

L’Anima pensa?

Nel suo indefinito osservare, si ‘limita’? Chi o cosa osserva? La sua parte incarnata, ossia se stessa? A tal proposito occorre chiedersi cosa sia il pensiero e, sempre a tal proposito, giunge a fagiolo la descrizione profondissima che ci dona l’amico Carlo Dorofatti nel suo importante libro ‘Anima e realtà’:

l’essere umano partecipa a un ecosistema multidimensionale di energia-pensiero: riceve pensiero elaborato da specie ‘inferiori’ ed elabora pensiero-cibo per specie ‘superiori’, all’interno di una vera e propria ‘catena alimentare’

Nella nostra attuale condizione, non solo non produciamo pensiero, ma non siamo più in grado di elaborare la realtà in tempo reale. Quando valutiamo di percepire e di pensare, stiamo ricordando la percezione e l’elaborazione di ‘qualcosa’ che la mente ha già avuto il tempo di adattare ai suoi limiti, ovvero ai nostri sistemi di credenza e pregiudizi, collocandoci negli angusti confini di un’illusione molto convincente.

Riprendendo l’interrogativo fondamentale su cui tanto insisteva Gurdjieff, se viviamo in un’illusione della mente, come possiamo ‘essere’ e quindi ‘agire’?...

Le prime tre righe di questa citazione esprimono una verità ‘scottante’, relativa a qualcosa che ‘decisamente sfugge ad ogni parametro sensoriale’. Navigando in Internet, con questa citazione nella ‘casella di ricerca percettiva, ho trovato un pdf che mi ha davvero illuminato frattalmente. Ecco cosa afferma:

Software.
• Informalmente un programma può essere definito come una serie di operazioni elementari, eseguite in sequenza, che trasformano un insieme di dati di ingresso (input) in un insieme di dati di uscita (output).
• L’insieme dei programmi e dei dati presenti su di un calcolatore ne costituiscono il software.
• Il software in un calcolatore è organizzato in una struttura gerarchica.   

Gerarchia di astrazioni.
• Un computer, con i programmi ad esso associati, presenta una gerarchia di livelli di astrazione, chiamate macchine virtuali.
Ogni livello, ad eccezione del più basso, è realizzato traducendo o interpretando le sue istruzioni mediante le primitive fornite dai livelli inferiori.

Livello astrazione.
6 Programma applicativo
5 Linguaggio di programmazione
4 Linguaggio assemblativo
3 Nucleo del sistema operativo
2 Linguaggio macchina
1 Microprogramma
0 Logica digitale
Link

Penso che non ci sia nemmeno necessità di dare una spiegazione del frattale ritrovato per ‘caso’. È davvero lampante ed eccezionale… Mi limito solo ad esporre solo la delineazione del livello ‘0’ o 'base':

Logica digitale: è un’astrazione della circuiteria elettronica, realizzata mediante circuiti detti porte logiche, con uno o più ingressi digitali (rappresentati da 0 e 1) e che producono in uscita una funzione logica dei propri dati in ingresso (es. AND o OR).

Questa nostra ‘astrazione’ è una derivazione/semplificazione animica, concepita per raggiungere la scuola duale 3d. Duale, ossia fatta di ‘1’ e ‘0’. In questo articolo di SPS  scrivevo:

Noi siamo come computer biologici ultra sofisticati, che adesso funzioniamo con una logica inversa; siamo stati trasformati in veri e propri 'inverter' che prendono il segnale originario, fatto di Luce, e lo negano; proprio come un operatore logico 'Not' che nega il segnale invertendolo. Per cui quando nasciamo, abbiamo contenuto '1' nell’inconscio, l’Antisistema provvede in tutti  modi a mutare la nostra struttura tecnologica interna, trasformandoci in 'porte' inverter.

Ecco perché l’input che giunge dalla 'base' è tanto importante ed ecco perché la ‘base’ è stata invasa e conquistata nel proprio inconscio in ogni modo, ed ecco perché la ‘base’ viene costantemente tenuta sotto ipnosi continua

Ed ecco perché ‘qualcuno’, certamente risvegliato, chiama la massa alla sveglia:

Gb: Anonymous, manifestazione 15 ottobre.
I disordini in Gran Bretagna sono ‘il frutto di decenni di negligenza dei governi’, e l'autorità politica ‘li utilizzerà per limitare la libertà’: lo scrive Anonymous, il collettivo hacker divenuto celebre per il supporto a Wikileaks e alle rivolte arabe, in un comunicato stampa pubblicato su Youtube

Il gruppo chiama i cittadini britannici all'azione, e lancia l'iniziativa di una ‘manifestazione pacifica per la libertà’ il prossimo 15 ottobre in tutto il Paese.
Da Yahoo

Ecco perchè parliamo spesso 'del più e del meno'.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

venerdì 29 luglio 2011

Equilibristi di noi stessi.




Non c'è nulla da cui essere salvati.

Quest’oggi vorrei citare un intero capitolo dell’illuminante opera ‘Nient’altro che se stessi’ dell’amico Carlo Dorofatti (da cui proviene anche la prima espressione di questo articolo). 

Trovo queste 5 pagine talmente dense e intense da poter essere validamente portate a titolo di esempio del ‘come sia il giro del fumo’ a proposito del ‘luogo dove ci troviamo’. 

Trovo sensato, a volte, senza che diventi una forma di ‘comodità’, citare anche ampie parti del lavoro altrui, sempre nell’ottica della divulgazione di contenuti che si ‘percepiscano’ ad un livello vibrazionale tale da poter ‘aiutare’ coloro che sincronicamente ne hanno necessità, per primo 'me stesso'. A tal proposito, ecco una serie di costrutti altamente significativi:

Mentre leggete queste parole, soltanto pochi individui della vostra specie sono capaci di concepire se stessi come un’unica coscienza, un unico essere, che si esprime simultaneamente attraverso una moltitudine di forme apparentemente separate… Tra trent’anni ci sarà un numero sufficiente di oloidi funzionanti in modo perfetto che saranno in grado di partecipare coscientemente al ciclo finale di questo livello della Creazione.
 
Seguirà a queste 'trasmissioni' un periodo di anni durante il quale coloro che si saranno risvegliati al nuovo modo di essere, si radicheranno nella nuova coscienza unificata, e costruiranno con il potere collettivo che fluirà attraverso di loro, un campo bio-gravitazionale di intensità sufficiente ad attirare all’interno di sé, tramite un processo di espansione ritmica, il resto della vostra razza.

Questo sarà l’inizio del secondo periodo che avete davanti, il Periodo del Risveglio Planetario
Da ‘Trasmissioni stellari’ - Città mobili di luce - di Ken Karey

Sapete di che anno è questa ‘Trasmissione’? Il copyright è del 1982, ma il materiale è stato ricevuto tra la fine del 1978 e l’inizio del 1979. Se aggiungiamo trent’anni arriviamo a capire che gli anni a cui si fa riferimento sono quelli attorno al 2010, ossia i nostri

Quello che stiamo vivendo è ‘il Periodo del Risveglio Planetario’ e durerà per molto tempo. Questo è il significato delle ‘profezie’ sul 2012: una ‘fine’ ed un nuovo inizio. La fine di un ciclo ed il relativo nuovo inizio, una nuova pagina scritta nel calendario del tempo, dove per tempo mi riferisco a quello ‘naturale’ che influenza persino quello artificiale in cui siamo inseriti.

Citando il libro di Carlo Dorofatti potremo osservare come ciò che è stato ‘profetizzato’ in 'Trasmissioni stellari' abbia maturato la sua quintessenza nella mente illuminata di quest’uomo; la sua sintesi e lungimiranza vanno oltre alla normale prospettiva di cui mediamente si è ancora dotati. 

L’evoluzione della specie umana è talmente evidente, anche solo prendendo trent’anni di tempo, che sarebbe da stolti negare un’evidenza, che ormai non può più sfuggire persino all’operato sensoriale di quella parte di noi in lenta rianimazione. Rimanendo ben strutturati nella nostra centralità, leggiamo le pagine che seguono, avendo una buona intonazione energetica di rigraziamento verso se stessi, l’autore e la sicronicità che ha portato ai ‘risonanti’ queste profonde nozioni relative all’impasto in cui siamo inseriti e di cui siamo fatti. Buona lettura.

La visione olistica.
Permettetemi di scolpire una sorta di ‘tavola’, corrispondente ad una sintesi che ritengo in questo momento piuttosto valida. 
  1. La realtà percepita non è tutta la realtà, ma una dimensione spazio-temporale limitata dell’ologramma universale, determinata dai nostri sensi e dalla nostra mente. 
  2. Il ‘principio’ umano e la sua storia cosmica sono molto più estesi della concezione comunemente maturata.
  3. Dio è l’assoluta estensione dei concetti di realtà e di esistenza
  4. Ogni oggetto, concetto, valore, ente, significato e percezione non è altro che una proiezione della nostra coscienza, tuttavia essi pre-esistono in potenza, divengono reali ed agiscono. 
  5. La Volontà (intesa come energia scatenata dalla nostra autentica natura creativa interiore) è il moto della nostra coscienza e, quindi, di ogni realtà possibile. Pertanto è l’essere umano che determina e stabilisce i confini della realtà, della sua comprensione, e del suo potere. 
  6. L’Universo è un progetto evolutivo.
La percezione della realtà.
Quindi vi offro la mia contemplazione verso l’infinito universo e gli innumerevoli mondi.
Giordano Bruno, sull’infinito universo e gli infiniti mondi.

Per indagare il concetto di ‘realtà’, dobbiamo partire dal presupposto che quanto i nostri sensi fisici percepiscono non sia altro che uno dei possibili aspetti della realtà, ovvero una manifestazione determinata dalle nostre possibilità percettive ed elaborative. Si tratta di una mediazione tra una realtà oggettiva e i nostri sensi. Possiamo definire la realtà consensuale che ne risulta come ‘il piano di esistenza’. 
 
Il piano di esistenza è il risultato consensuale (di specie), convenzionale e quindi illusorio, dell’incontro tra ciò che è e quanto può essere distinto e percepito attraverso l’esercizio dei sensi: la nostra realtà è una convenzione. Tra la realtà dei sensi e ‘ciò che è Reale’ esistono livelli intermedi di realtà i quali rappresentano i ‘piloni del ponte’ verso l’Assoluto.
 
All’inizio di questo ipotetico ponte troviamo la nostra personale opinione della realtà, la realtà soggettiva di ognuno, mediata dall’interpretazione personale degli eventi e dei significati.
 
Il livello successivo è rappresentato dalla realtà consensuale determinata dalla pecezione e dalle capacità di elaborazione proprie dell’attuale specie umana (mente di razza) terrestre. È quanto precedentemente abbiamo definito con il termine ‘piano di esistenza’, ovvero la realtà mediata e tradotta dai nostri sensi.
 
A questo punto, per procedere oltre, dobbiamo supporre che la stessa realtà ‘fisica’ sia qualcosa di più esteso rispetto alla porzione a noi sensibile. Pertanto indagare i confini della nostra realtà significa piuttosto esplorare i confini della nostra percezione e, immaginando di poter sviluppare una sensibilità diversa o più estesa, modificheremmo sostanzialmente la ‘realtà’, in quanto verrebbe cambiato o esteso il piano di esistenza di riferimento.
 
In estrema sintesi la metafisica sostiene che il nostro Universo sia un campo di leggi attraverso il quale l’Essere trova una possibile espressione. Esistono tanti Universi, ognuno dei quali rappresenterebbe una manifestazione sempre originale ed irripetibile dell’Assoluto. Un qualsiasi Universo è un espressione del Reale, mediato da ‘leggi’.
 
Anche secondo il mito gnostico esistono forme elevatissime di Coscienza le quali si espandono ed evolvono attraverso innumerevoli Universi, intesi come differenti possiblità di esperienza dell’Essere. Il nostro Universo è ‘l’Universo delle Forme’ ed è proprio l’Uomo, inteso come essenza spirituale, quella Divinità Primeva che, attraverso le Forme ed il loro significato complessivo, deve far propria l’esperienza della molteplicità e del divenire per reintegrarsi in una più evoluta espressione della Coscienza.
 
Caratteristiche fondamentali dell’Universo delle Forme sono la molteplicità, la diversità e la dinamicità.
 
È un Universo che, a sua volta, si articola in mondi differenti (definiti mondi paralleli), ognuno dei quali si basa su parametri di densità, dimensioni e direzione temporale specifici, ‘vibrando’, per così dire, su frequenze distinte.
 
I diversi mondi coesistono e si compenetrano, ma sono distribuiti su differenti ‘stati percettivi’ e, pertanto, sono separati e distinti l’uno dall’altro, pur costituendo, nel loro insieme, il medesimo Universo, condividendone le leggi fondamentali e la direzione evolutiva

Noi viviamo in uno di questi mondi e, all’interno, dei suoi parametri specifici, determiniamo il nostro piano di esistenza.
 
Ogni mondo (dimensione) si struttura su particolari rapporti di leggi, in quanto le leggi universali trovano una precisa ed esclusiva combinazione, funzionale alla manifestazione di quella data espressione possibile della forma, su ogni mondo possibile nei limiti dei confini dell’ologramma universale genericamente considerato.
 
La psicologia o le scienze umanistiche indagano i processi del quasi-reale, così come la fisica e pure la chimica e la biologia spiegano i meccanismi, convenzionali quanto vincolanti, dello spazio/tempo e delle forme materiali sul nostro piano di esistenza (forze nucleari, elettromagnetismo, gravità).
 
Dietro questa ‘facciata’, dunque, opera la più estesa natura del nostro mondo, uno dei tanti mondi paralleli possibili, cioè, come abbiamo detto, la struttura di matrici di realtà a loro volta riconducibili alle leggi fondamentali costitutive dell’Universo nel suo insieme.
 
La metafisica si occupa, in particolare, di questo più profondo livello della realtà, indagandone la cosmologia e l’etica al di là dell’illusione sensoriale e materiale e, di conseguenza, le estensioni spirituali. Al di là dell’Universo e dei suoi mondi siamo condotti all’Essere: la completezza della Coscienza, ove opera la Magia.
 
I ‘piloni del ponte’ e gli stati di coscienza ad esso riferibili sarebbero quindi progressivamente costituiti da:  
  1. Percezione Soggettiva: realtà individuale. Opinione di Realtà. 
  2. Percezione Consensuale: piano di esistenza. La Materia. Il Corpo Fisico. 
  3. La Nostra Dimensione: uno dei mondi possibili fondato su matrici esistenziali fondamentali. Il nostro Corpo Multidimensionale. 
  4. L’Universo delle Forme: l’insieme dei mondi e delle dimensioni possibili, fondato su leggi e archetipi primordiali. Il nostro Corpo Temporale. 
  5. Il Multiverso: l’insieme degli Universi possibili. Il nostro Corpo di Luce. 
  6. L’Essere: il Reale, non mediato da opinioni, da sensi, da matrici, da leggi o da archetipi. Ciò che È. La Coscienza. Il Corpo Causale. La percezione di Dio.
In pratica è dal primo scalino, la percezione soggettiva, che si parte per scalare la percezione del Reale, attraverso lo sviluppo della consapevolezza dei diversi livelli di realtà descritti, fino all’Assoluto.
 
L’essere umano, infinitesima particola di materia nell’immensità del possibile, operando su se stesso e agendo sulla realtà, può e deve, in virtù della sua costituzione spirituale, riappropriarsi di una essenziale funzione: essere lui stesso il ‘ponte’ tra la materia e l’Assoluto, tra le forme, le dimensioni e il loro significato ultimo; imparare a ‘rivestire d’anima’ tutti gli eventi, tutte le manifestazioni interiori ed esteriori che accadono, per comprendere il linguaggio del divino nell’umano e giungere a quella Grande Opera che riconduce le parti al Tutto, il momento all’Eternità, il divenire all’Essere.
 
Il pensiero e la gabbia della mente.
La mente non è noi: tutti i nostri pensieri vengono da una Mente ben più vasta della nostra, universale.
Sri Aurobindo
 
Il pensiero non è qualcosa che produciamo, ma una ‘sostanza’ nella quale siamo immersi. È il nostro habitat naturale, nel quale agiamo e creiamo effetti e rispondenze. Noi infatti ‘elaboriamo’ pensiero, non lo produciamo: il pensiero non è parte di noi, non ci appartiene. Siamo abituati ad indentificarci nei nostri pensieri, ma la verità è che noi siamo solo il canale attraverso il quale scorrono.
 
L’essere umano partecipa ad un ecosistema multidimensionale di energia-pensiero. L’uomo riceve pensiero elaborato da specie ‘inferiori’ (meno complesse) ed elabora pensiero-cibo per specie ‘superiori’ (più complesse), all’interno di una vera e propria ‘catena alimentare’.
 
È interessante considerare che noi, nella nostra attuale condizione, non solo non produciamo pensiero, ma non siamo neppure fruitori del pensiero che elaboriamo, o meglio, non lo siamo in tempo reale. Quando crediamo di pensare, ci stiamo semplicemente ricordando di aver elaborato ‘qualcosa’ che la mente ha adattato a sé, rielaborando i nostri pre-giudizi.

Praticamente viviamo in una ‘differita’ della realtà, riveduta e corretta dalla mente.
 
Se viviamo in un’illusione della mente, come possiamo ‘essere’?
 
Se non pensiamo, come possiamo ‘agire’?
 
Noi non siamo mai nel ‘qui e ora’, ma sempre nel passato o nell’idea del futuro, comunque elaborata secondo il nostro schema di abitudini e di preconcetti.

Noi viviamo nel ‘ricordo’.
 
Usare davvero il pensiero significa essere capaci di una consapevolezza e di un potere che abbiamo disimparato ad applicare. E ricordiamoci che l’elaborazione del pensiero non avviene nel cervello. Il cervello è solo un coordinatore della mente: l’elaborazione del pensiero è un atto che riguarda tutto il nostro corpo ed in particolare alcuni organi come l’intestino e il cuore.
 
Ma questo ‘pensiero’, che canalizziamo ed elaboriamo, che ci permette di elaborare la realtà e di partecipare ad un ecosistema di intelligenze, è proprio quello che ci serve per evolverci? Intendo dire, non solo per progredire e per svilupparci come specie senzienti, ma per evolverci come Coscienza?
 
La vera coscienza, la vera consapevolezza, è libera dai vincoli della mente. È libera dai processi mentali, emancipata dal pensiero che costringe la nostra percezione entro i limiti dei sensi, delle tre dimensioni e del tempo. Quando siamo consapevoli siamo semplicemente ‘qui’, e quindi dappertutto, ‘ed ora’, e quindi nell’eterno. Non esiste altro luogo e soprattutto non esiste altro tempo, non esistono i vincoli del passato, le limitazioni del ricordo e della memoria che ci costringono entro schemi e processi vecchi, abitudinari e pre-programmati, da noi stessi o da altri

E non esiste la tensione del futuro che mai ci permette di essere ciò che siamo

Il flusso di pensiero cessa finalmente. Da quel momento, in quel momento, siamo noi ad essere, a produrre il Pensiero.
 
Solo se riusciamo ad emanciparci dal ricordo possiamo essere nel presente. Ma non basta: solo se riusciamo a uscire dal flusso del pensiero possiamo eludere i programmi che ci allontanano dalla realtà di noi stessi e delle cose. Non si tratta solo di smettere di vivere nel ricordo e quindi di usare finalmente il pensiero in tempo reale, ma di uscire dal flusso del pensiero elaborato, di cominciare a ‘Creare’ il pensiero, essere il pensiero, anzi, superare l’idea stessa di pensiero.
 
Questo è possibile solo se ne siamo fuori: allora la mente, che genera l’illusione dei sensi e del tempo, si ferma e nasce la percezione del Vero, la consapevolezza del Reale.
 
I flussi di pensiero, che permettono lo sviluppo delle specie viventi, sono il trampolino ma anche la gabbia dell’evoluzione superiore, il confine che le forme-ponte devono trascendere. Sui flussi di pensiero viaggiano i limiti del pre-concetto e sono essi stessi il supporto dei programmi di controllo mentale architettati da noi stessi così come da forze sfruttatrici e predatorie.
 
La meditazione è non-mente, non-tempo. 

Fermare la mente significa fermare il tempo (concetto caro ad Osho ma anche tipico del Buddismo Tibetano – si legga a questo proposito ‘Spazio, Tempo e Conoscenza' di Tarthang Tulku).
 
Sappiamo che i flussi di pensiero non conducono solo la sostanza-pensiero da elaborare ma per loro natura trasportano idee pre-elaborate, ovvero programmi mentali, e sono direttamente connessi con la struttura temporale della nostra realtà, dove burattini e burattinai condividono un’illusione e sono persi, sebbene in modi diversi, nel medesimo dramma umano: la distrazione della consapevolezza individuale (realtà).
 
Approssimandoci al 2012, e comunque già da alcuni anni di questa potenziale Nuova Era, le linee energetiche planetarie vengono man mano ‘resettate’, come effetto dell’allineamento galattico (che peraltro altererà il campo magnetico terrestre, altro supporto ai processi di controllo).
 
Tutto questo produrrà nuove e straordinarie condizioni di rinnovamento spirituale, ma la densità temporale, e quindi il flusso di pensiero che attraversa il nostro mondo, si sta già riducendo sensibilmente, dandoci la possibilità quindi di sfruttare un momento eccezionale per liberarci dal ‘baco’, esprimere appieno la nostra possibilità di coscienza, emanciparci dall’illusione della mente e dai programmi di controllo, essere finalmente produttori di pensiero e quindi svolgere appieno il nostro ruolo di forme-ponte, irrorando l’esistente con il nostro pensiero prodotto e avvicendando così le forze vicarie della natura che hanno finora presieduto ai processi evolutivi di questa potenziale realtà.
 
Essere legati al pensiero o essere preoccupati per i fenomeni che possono riguardarci nel nostro prossimo futuro significa non cogliere quanto davvero sta accadendo e, anzi, rischiare di operare al fine di trovare ‘soluzioni’ per evitare possibilità straordinarie che a volte vengono percepite (o fatte percepire) come problemi.
 
Il vuoto del pensiero è la libertà dell’anima.
'Nient’altro che se stessi - Incanti e disincanti della nuova era' di Carlo Dorofatti

In pratica ci troviamo in una ‘bolla’ tra le tante possibili che, in definitiva, abbiamo scambiato per ‘Casa’ quando, invece, costituisce solo ed esclusivamente una tappa del percorso verso ‘Casa’

Sta a noi ‘capirlo’ ed agire di conseguenza, sempre che non si preferisca stazionarvi più a lungo per assaporare l’esperienza suadente dell’oblio. Lontani da sé, lontani dal cuore

Un sentito ringraziamento a Carlo per questa lucida visione dello ‘Stato dell’Arte’.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

martedì 5 luglio 2011

Guidare o essere guidati.




Certo è che si sta alimentando una immagine vampiresca, oscura e tenebrosa; questo atteggiamento è pericoloso perché nutre un fenomeno di massa che può portare a forme di fideismo fanatico, ma anche a qualcosa di peggio: non dimentichiamoci che questo fenomeno interagisce con la psiche collettiva e se la psiche collettiva prende certe forme, il fenomeno potrebbe prendere proprio quelle forme.

Da ‘Nient’altro che se stessi’ di Carlo Dorofatti

A prescindere da quale sia l’argomento da cui è stata estratta questa citazione, la stessa vale a pieno per ogni e qualsiasi altro ‘scenario’. Che cosa significa?

La forma tipica del loop, del cerchio, del ‘è nato prima l’uovo o la gallina?’.

Non abbiamo ancora compreso il ‘giro del fumo’ che veicola il sottile al manifesto e viceversa. Il nostro ruolo dovrebbe essere ‘centrale’, nel senso dell’occhio del ciclone, del movimento senza movimento, della forma giroscopica, dell’occhio che tutto vede, invece il nostro ruolo, pur rimanendo sempre centrale, risulta molto simile al rotolare giù per la montagna o nel torrente tumultoso, rimanendo travolti dal senso di quello che accade.

La forma da ‘riempire’ necessita di una guida, non di un 'assistente alla guida'.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com