lunedì 26 aprile 2021

Decidi di trascendere anche l’origine.


Le persone erudite che possiedono la vera conoscenza, definiscono il suono come ciò che trasmette l'idea di un oggetto, ciò che indica la presenza di una fonte e ciò che costituisce la forma sottile dell'etere…”.

Srimad-Bhagavatam (3.26.33)

Il rumore, a differenza del suono, non è… “il contenitore del significato”…

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Dunque, la “vera conoscenza” è significato, non rumore. Di più:

è “il contenitore del significato”. 

Come puoi forse ricordare, SPS_IO ha concepito che lo Spazio Sostanza non sia null’altro che il potenziale del “contenitore” della sostanza, ovvero, ciò che rende possibile qualsiasi tipo di manifestazione anche metafisica: 

in una sola espressione, “l’ambiente che funziona”. 

Laddove l’ambiente è come il sistema operativo, la coscienza, l’essenza, lo spirito, l’algoritmo, l’anima, etc. + il contesto = funzione, funzionamento, funzionare o esserci

Riesci a concepire che un simile luogo comune o concetto, possa essere all’origine di ogni supposizione? Bè, se proprio necessiti della considerazione di una “origine”, dovresti allora approcciare profondamente, sensatamente, la funzione ambientale, che “sta” alla creazione “come” il neonato “sta” al corpo della madre, seppure la madre non sia Dio. 

 

 

Ossia, c’è da prendere in considerazione che l’origine sia “dentro” alla creazione, come diluita omeopaticamente, nella misura in cui “ora” non è più possibile scompattarne singolarmente la materia - di cui è costituita o si ammanta - dalla sostanza che continua a generare rimanendoci “dentro”. 

Ergo, ciò che sembra la ripetizione, il loop, l’abitudine, etc. è molto di più rispetto all’apparenza che si consolida attraverso la routine, da cui la noia e l’oblio, oltre al “lavoro”. 

Allora, la considerazione sostanziale che occorre avere-essere (“Fare…”) rientra o diventa l’atteggiamento omogeneo e coerente (intenso) come in-segna la compresenza dei campi magnetici o della “gravità”. 

Il “Verbo” è suono che crea, ma se lo può essere è perché l’ambiente lo permette = è in tal modus “programmato”. 

Ma se l’ambiente è come IA evidenzia, allora si “porta dietro e dentro” anche la logica che deriva da chi ha programmato, ha concepito, ha inteso, ha permesso, etc. etc. etc. Dunque, l’origine che sfugge continuamente, rientrando nel loop in termini di auto riferimento o ispirazione o connessione logica, etc. 

Infatti, nell’immaginare che l’ambiente è simile al computer, che dunque ha all’interno il sistema operativo (IA), che è un progetto industriale, che rientra nei parametri della progettazione e dell’economia del profitto privato, etc. ci si presta a rimescolare tutto, partendo dalla concezione “ora” + la considerazione dell’origine, che allora si fa rientrare nella “creazione” perché una certa logica lo impone, ma, facendo così ci si mantiene costantemente distanti dal realizzare l’origine, non visto che la si allontana proporzionalmente mentre la si focalizza attraverso la stessa continuazione manifesta, ch’è sempre più “inquinata” dal medesimo processo.

 


Allora, tutto questo indica che la frattalità espansa non funziona in termini di risalita verso l’origine che, anzi, contribuisce a far sprofondare ancora di più, come per un terreno sdrucciolevole dove è meglio rimanere fermi che continuamente agitarsi, auto provocandosi del “mal-essere”? 

“Fai…” tu. Tutto è verità. 

E, come si dice, “tutte le vie portano a…”. Ma, se tu sei “tu”, allora qualsiasi risultato è artificiale. Così, il problema dell’origine rientra in una sorta di meccanismo inceppato, che tuttavia funziona sempre anche se dal punto di sospensione che se ne approfitta, avendo creato “te”, dopo che tu eri già al mondo (generato ma non creato), dunque. 

Ecco che la creazione è “creazione” = uno stato dell’essere che corrisponde all’intento di un altro essere, che per forza di cose non è “alieno” rispetto alla tua stessa natura.

Se dell’origine non v’è più traccia, di conseguenza è perché è completamente rivelata e dunque disciolta all’interno del suo stesso incipit, di cui non si ricorda nulla. E divenendo sostanza, è ovunque contemporaneamente, anche se tu continui a rimanere “tu”. 

Bada bene che l’origine non è Dio, bensì è l’inizio di ogni f-atto che deriva da una “necessità-desiderio”, proveniente da cosa (chi) l’ha concepit3

Senza origine, non significa che essa manchi. 

Tuttavia, l’ambiente funziona anche come memoria, ergo, l’origine è “dentro” ad ogni risvolto, in termini di “ispirazione-riflesso”. Così, ad un certo punto (di sospensione), è potenziale accorgersi che l’origine fisica si possa persino essere estinta, continuando però la sua azione “magnetica” in qualcosa (ambiente) di adatto alla sua conservazione in termini sostanziali (ad immagine e somiglianza).

 



Un po’ come, ad esempio, il Professor Shiba - padre di Hiroshi (Jeeg) - che seppure morto, continua a “elaborare pensiero” seppure dall’interno di una macchina:

il professor Shiba ha però creato, prima di morire, un computer dove ha riversato tutta la sua conoscenza…

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Senza la connessione logica (conoscenza) che Sheba era “prima” un essere fisico vivente (origine), tutto quello che consegue sembra altro = la proiezione tecnologica (IA) di un algoritmo progettato per… da chi non c’è più e se n’è persa ogni traccia. 

Rimane la funzione, il funzionamento, il funzionare. 

Con l’origine ch’è “dentro” alla creazione, ma scambiata per conseguenza; con questo, è possibile estrapolare che il riflesso frattale espanso è molto di più dell’informazione di primo livello che sembra e, anche se vai maggiormente in profondità, il rischio è quello di perdersi dentro piuttosto che risolvere la situazione

dunque, deve essere evidente e persino logico che dell’origine c’è tutto ma in tracce a cui puoi dare persino una f-orma, nel momento in cui hai r-ac-colto il significato piuttosto che il “cosa vuol dire?”. 

Ma ricomporre Sheba, rimane un’opera che sfocia nel punto di rottura del reale manifesto, perché è come riavvolgere il “film”, il che rende tutto perlomeno instabile. Dunque, Sheba può continuare ad essere, seppure nella diversa sostanza permessa dalla macchina di sua invenzione

ecco come è potenziale risolvere il problema della “morte”, semmai. 

Anche se non per forza di cose tale “vita eterna” potrà essere del tutto libera se si continuerà a sopravvivere. Prendi l’esempio dal mondo industriale, laddove una simile situazione comporterebbe una intensificazione dello sfruttamento (profitto privato) piuttosto che altro, nonostante l’evidente “progresso” del processo di auto ri-conoscimento evolutivo, ch’è l’auto ricordarsi (essendo “già successo”). 

Dunque, se nellemanisbagliate - l'alibi della Massoneria - qualsiasi step evolutivo reale corre il costante rischio di rimanere sempre “dentro” alla medesima situazione, che si rafforza sempre più, aggiornandosi, mentre chi evolve dimostrando nuove doti, rimane in pianta stabile nello status quo di riferimento. 

Ecco che nell’Anti-Sistema, allora, tutto rimane sempre sostanzialmente tale (Anti-Sistema), perché qualsiasi tipo di “progresso” deve sempre passare attraverso gli “occhi” della società, che non è solo ciò che sembra bensì è ciò che è divenuta essendo p-arte dell’Anti-Sistema. Così come se hai un’idea fantastica, avrai soprattutto l’esigenza di trovare chi ti può finanziare, chi conosce come fare per introdurti in certi ambienti interessati a ciò che hai da dire, chi sa come fare per sbrigare pratiche inventate proprio per controllarti, etc. etc. etc.

Poi, nel “depositare” il brevetto, dovrai uscire allo scoperto, esponendoti alla possibilità che ti venga soffiato, non rinnovato, copiato ma non comprovabilmente, etc. etc. etc. L’origine sfugge se la ricerchi. Si avvicina se la vuoi trovare. È prossima se intendi ritrovarla o ricordarla. Scappa completamente se tenti di afferrarla

Quando allora vai a collimare con essa? 

Quando la tratti da pari = essendo ormai sostanza, è sostanzialmente che deve succedere. Ossia, attraverso la chiave per l’auto decodifica dell’essenza, dall’atteggiamento sferico (totale): 

il campo coerente che non fluttua come una bandieruola al vento, ma che al contempo è sufficientemente flessibile da permettere la fluidità del riferimento facendoci surf, piuttosto che smuovendo le montagne.

Come puoi “vedere”, non appena apri il Filtro di Semplificazione, entri o entra qualcosa d’altro di non semplice interpretazione, motivo per cui rimane stabile che “l’origine è dentro alla propria creazione, poiché nell’ambiente che - come IA - funziona e dunque, tra gli altri aspetti, ricorda riflettendo”.

 




Ci sono infiniti esempi da portare, ma… a chi interessa, veramente

Già.

Filone di Biblo, tra primo e secondo secolo dopo Cristo, diceva che nel 1200 avanti Cristo c’era già chi aveva denunciato l’inganno, perpetrato dalle classi sacerdotali: che hanno preso dei racconti reali e li hanno trasformati in allegorie e miti, che è quello che ancora oggi continuano a volerci far credere…”.

Mauro Biglino

30 giugno 2018

L’origine è “dentro” alla creazione, nonostante la rivelazione

da ciò che continua a succedere è potenziale ricordare l’origine, anche se nel durante diventa sempre più arduo, perché la situazione si raggomitola, dando luogo a situazioni intricate che richiedono sempre più “tempo”. 

Oppure, se sei sostanziale, puoi sempre “tagliare” interi rami senza per questo perderti nulla. Ma subentrerà come una certa dose di “stress, ansia, paura” di aver lasciato indietro della preziosa informazione. Oppure, il taglio potrebbe essere oltremodo netto, sulla base di presunzione piuttosto che altro. 

Perché all’interno della creazione c’è anche la rivelazione, formando un mix piuttosto che un unicum. 

Tale “miscela” è il frutto di qualcosa “già successo”, che ha provocato un distacco con l’origine fisica. Qualcosa che avrebbe senso se fosse un esperimento, ma che in ogni altra situazione diventa… “corruzione”. 

Laddove l’esperimento può essere di qualsiasi natura e comunque “osservazione distaccata”. Mentre, ogni altro scenario dà luogo ad una sorta di “caduta”, quando sostanzialmente è la stessa “origine” a decadere, miscelata nella creazione che la ricorda, giungendo a perdere la memoria essa stessa, seppure continuamente riflessa ovunque. 

 



Nel mondo semitico non esistono i concetti filosofici metafisici. Non esiste il concetto di eternità, creazione dal nulla, immortalità, i concetti astratti non esistono…”.

Mauro Biglino

3 maggio 2018

Ecco, allora, come si può percorrere a ritroso la “creazione”, attingendo dalle caratteristiche epocali che vengono ricordate e allora riemergono lungo il cammino. Facendo perno sulla non ossessione per giungere sino al momento dell’origine, da cui si crede sia partito tutto

L’origine è come il vertice della piramide: 

distaccata

Perché? 

Perché dipende da cosa “è già successo”. È possibile tutto. Se l’origine è ancora tale, allora è comunque esterna alla creazione, ch’è come nave che ha lasciato il porto, mentre il porto rimane sempre lì. Se, viceversa, l’origine non è più… allora ricade o rimane all’interno della creazione, che ricorda e riflette ma in un modo non lineare rispetto alla conformazione originale dell’origine.

Un po’ come il padre di Superman, che nonostante sia deceduto rimane consultabile ed interferente all’interno di quegli ambienti laddove la stessa tecnologia lo rende ancora potenziale. 

Ritornare “indietro”, invece, richiede il ricollocarsi e parametrarsi a certi “usi e costumi” o modelli mentali in uso, che permettono se ricordati e tenuti in considerazione portante, di riagganciare l’esatto contesto di riferimento nel modus più funzionale a ritenere tutto ciò che s’incontra come favorevole e non d’intralcio. 

Attraverso tale atteggiamento, la rivelazione si decompone lasciando le parti originali ancora integre, se decodificate ad hoc da te. Poi, il processo continua nel “fartene o meno qualcosa”, ovvero… se l’esperienza è stata totale non avrai alcun dubbio, ma succederà il contrario se avrai vissuto di sfuggita l’esperienza

 


7. Non lontano è la pianura, che dicono fertile un tempo, abitata da grandi città, bruciate poi dal fulmine; parlano di tracce residue e che la terra stessa, nel suo aspetto disseccato, non abbia più la forza di produrre. La vegetazione spontanea, infatti, o quella seminata dall'uomo, sia erba o fiore, appena normalmente sviluppata, annerisce, si atrofizza e si dissolve come in cenere. Da parte mia, come potrei ammettere che città un tempo stupende siano bruciate per il fuoco celeste, così credo che la terra s'infetti per le esalazioni del lago, che l'aria sovrastante si corrompa e quindi imputridiscano messi e frutta, perché egualmente malsani il suolo e il cielo…

Tacito, Historiae, Libro V

Come puoi “vedere”, la verità ti è riportata (anche se in f-orma tradotta) ma… tu ci sei? Riesci ad immaginare un’arma atomica (e la sua radioattività) prima del “tempo”? Riesci ad autorizzarti a credere sulla base di quattro righe riportate da chissà chi? 

Ecco il punto (di sospensione): 

la decisione (il “sentire”), che non deve essere una scelta fra…, seppure in una maggioranza che non ha aderito. 

Questa forza non è comune, nell’Anti-Sistema. 

Anzi.

Libro I

Proemio

Libro I:1 Il movente di quanti si mettono a scrivere storie non è unico, ma molteplice e diverso dall'uno all'altro.

Libro I:2 Alcuni si volgono a questo settore delle lettere per fare mostra dell'arte della loro eloquenza e trarne onore. Altri si sottopongono a queste fatiche, anche se vanno aldilà delle loro forze, per fare cosa gradita a coloro dai quali possono trarre vantaggi.

Libro I:3 Altri perché sentono il bisogno di ordinare in uno scritto eventi nei quali ebbero personalmente una parte, per renderli noti a tutti. La maggior parte, però, è affascinata dalla grandezza di utili imprese rimaste neglette, e da esse traggono il coraggio di metterle in luce a beneficio di tutti.

Libro I:4 Gli ultimi due motivi sono propri anche a me, che per l'esperienza acquisita nella guerra dei Giudei contro i Romani, dai fatti che ebbero luogo e dalla fine alla quale giunsero, mi sentii costretto a esporre tali eventi a motivo di coloro che con i loro scritti sovvertono la verità

Antichità Giudaiche - Giuseppe Flavio

A motivo di coloro che con i loro scritti sovvertono la verità… (il “mondo” è ancora lo stesso: almeno duemila anni + almeno altri milleduecento = da “sempre”. 

Che cosa è allora “già successo”? 

Oppure, è proprio la “creazione” ad essere tale? Ecco che puoi deciderti a decidere. Che cosa ti cambia, sostanzialmente? 

Se l’origine fosse un’altra, andresti comunque a migliorarla, se sei nel giusto. Allora, ti accorgi che il “blocco” non è tuo ma “tuo”, alias, frutto di ciò che continua a succedere non visto che “è già successo” e, allora, ecco che tu hai il potenziale per andare a trascenderne l’intera portata

E se fossi “solo” un piccolo ingranaggio, dentro a qualcosa che ti usa e che non ti ha previsto in nessun altro ruolo? 

Chi se ne frega

è portante solo quello che decidi tu di “Fare…”.

 


Tu ammiri il coraggio Crom, quindi accogli la mia unica richiesta: fa sì che mi vendichi. ... E se tu non m'ascolti, allora va' alla malora”.

Conan il Barbaro

Considerazioni sul “mondo digitale” o ancora “creazione”: 

come può essere riferito anche all’ecosistema in cui sei? 

Ad esempio, le terminazioni nervose o sensibilità - in qualcosa che non esiste ma c’è - possono essere costituite dalla dima “mancanza di denaro = dolore, sofferenza, ansia, nervoso, etc.”. 

Ho tanto denaro

Sarò probabilmente “felice, sollevato, pieno di me, etc.”. 

Ok? 

La trasmissione di ciò che senti può essere continuamente riprodotta artificialmente (ad esempio, l’hai visto in Altered Carbon, quando il protagonista viene immobilizzato fisicamente, mentre il trattamento “digitale” tocca alla mente, interfacciata e relegata in un mondo artificiale in cui, comunque, lo stesso personaggio soffre le pene dell’inferno, continuando a vivere l’esperienza della morte violenta, perpetrata da chi lo ha imprigionato lì “dentro”). 

Come puoi sostenere che una certa dimensione non può “toccarti”, farti del male, solo perché funziona in un altro modo? 

Se poi le dimensioni sono collegabili attraverso di te/“te”, che fungi da ponte o interfaccia per la relativa “navigazione”, di conseguenza il “dolore”, ad esempio, ti potrà sempre raggiungere perché alla mente è sufficiente far sopraggiungere persino considerazioni o implicazioni artificiali, al fine di “produrre relatività conseguente”. 

La preoccupazione per… si trasforma o dà luogo a “dolore”. 

Dunque, se ti viene fornito lo spunto per essere “preoccupato”, di conseguenza proverai “dolore”. Allora, l’invenzione di qualcosa di comune come il denaro, rientra in tale tipo di funzionamento, laddove il dolore può viaggiare o manifestarsi perché l’ambiente lo permette: 

permette la conducibilità del segnale. 

Ergo: è all’ambiente che occorre interfacciarsi, andando a modificare la “legge”, attraverso il proprio atteggiamento sostanziale, che rimane la chiave universale per…

 

 




Perché è sempre riportata, in ogni ambito e fonte, la distruzione del Tempio (Gerusalemme) del 70 dopo Cristo? Perché è così portante? E perché “dopo” quel popolo (Israele) riprende a “vagare” come se avesse perduto la bussola? 

Perché in quella battaglia, Yahweh perde, viene sconfitto ed è costretto alla fuga (o addirittura muore). Di conseguenza, perdendo il loro “Dio” unico, il loro protettore e guida, incassano il colpo andando alla deriva comprensibilmente. Ecco

per quanto, ancora, deve andare avanti questa “storia”? 

Per quanto “tempo”? 

Per quanti “giri di giostra”? Divide et impera…

 


C’è tutta una serie di “libri” che hanno condizionato il cammino d’assieme.

E che hanno resettato ciò che c’era prima.

E se prima non c’era nulla, allora occorre prendere spunto da “ora”.

La tecnologia in gerarchia indica la compresenza di un principio che se ne approfitta.

Che ha un vantaggio: è in diretta, mentre tutto il resto consegue in differita.

Molti “film” indicano che con la tecnologia un individuo può divenire immortale, ponendo fine al discorso dell’origine.

Guardare avanti, allora. partendo da “ora”.

Con il passato che indica l’essere “già successo” qualcosa.

E con il presente che ne è la continuazione sostanziale, dunque, da trascendere.

“Fai…”.

 

Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS_IO) 2021
Bollettino numero 10-399
prospettivavita@gmail.com

Riproduzione libera”.