lunedì 14 dicembre 2015

Un punto di vista altrui, è la tua certezza.



Di doman non c'è certezza…”.
Lorenzo de' Medici
Di quali “certezze” ti nutri? E di quali, si nutre lo status quo?
Ad un primo sguardo, sembra che certi “paletti” siano identici e che, dunque, collimino a livello quasi “naturale” (il credo punta a ritenere la stessa “cosa”, l’esigenza del dipendente e quella del principale).
In realtà, tuttavia, le “tue” certezze derivano dalla necessità centrale “altra”, al governo del reale manifesto “qua, così”.
Il Dominio crede nella certezza (se la “procura” e la alimenta) che il proprio impero sia eterno.
Tu credi in ciò che, nella scia dell’abitudine, respiri come fosse tuo (il sopravvivere facendoti andare bene la “spigolatura” accessibile, come “galline felici, che fanno uova… migliori”).
Per cui, “in chi/cosa credi”? In chi/cosa riponi la tua fiducia?
Di quali certezze ti nutri, tra teorie e convenzione?
Trattasi di una vera e propria “alimentazione”, di una modalità alimentare dettata a “forza” (quella della mancanza di alternativa sostanziale), che ti viene erogata a livello di controllo non manifesto, in virtù di una forza unilaterale del tutto sconosciuta a te, per via del prosciugamento della memoria tra le anse del tempo.
Tu consumi. Egli/loro… ti consumano.
   

venerdì 11 dicembre 2015

Il decreto “salva… chi/cosa”?



Che cosa salvano... i "decreti"? Lo status quo.
Salvabanche, Ue: "Le 4 banche salvate vendevano prodotti inadatti. Governo responsabile"...
Link
Quale tipo di "pubblicità" è contenuta in "tutto quello che succede"? In Europa, il vento soffia dalla parte della Ue:
la sua condensazione ha preso vigore dal momento in cui... è "scoppiata l'ultima grande crisi internazionale".
“Qua, così” non hai scampo se non inizi ad accorgerti.

Ma, un momento. Urge una definizione esatta dei termini, prima di andare avanti.
Non hai scampo = rimani auto ingabbiato/a in questa versione di reale manifesto (“qui, così”). Ora, a qualcuno potrà anche andare bene ma, una simile presa d’atto, deriva dall’ignorare quello che, così, si evita di raggiungere (alternativa sostanziale). Per cui, si può asserire che:
“qua, così” tu sei ingannato (mantenuto all’oscuro), rispetto al tipo di esistenza che puoi condurre se solo… ricordassi. Una dimenticanza che non è accaduta per caso, bensì, che è sopraggiunta proprio grazie al tipo di indottrinamento che, via via, si è auto installato a livello d’abitudine “forzata”. Senza una causa dominante manifesta, tu consegui.
Accorgerti = renderti conto della causa dominante, che è non manifesta, proprio per una migliore efficacia della propria strategia di “comando e controllo”. Qualcosa che è a metà tra il diretto e l’indiretto e che, in definitiva, “è entrambe le circostanze, allo stesso tempo e sempre a livello causale”.
Dunque, se non ti accorgi“non hai scampo”:
rimani “qua, così”.
  

giovedì 10 dicembre 2015

Misura le forze secondo le intenzioni.


"Nonna" Merkel.
"Misura le forze secondo le intenzioni…".
Ryszard Kapuściński
Questa profonda “deduzione” è molto significativa, anche, di quella parte “invisibile” - che è causale - alla radice di “ciò che fai”. L’intenzione "non si vede, ma c'è. Perchè... è dentro".
Ciò che alimenta e forgia un “atteggiamento”, dal quale si giudica il “comportamento”, alla base delle “azioni”. Ma “le intenzioni” che cosa sono, in realtà? Sono solo quello che “provi” interiormente? Sono senza “padre né madre”? No.
Esiste, infatti, l’ispirazione, l’influenza, la tendenza, la “legge”, l’inerzia, la gravità, l’interesse, etc. Cioè? Come riparametri tutto ciò, alla luce di una varietà di “agenti atmosferici”, in azione costante e sempre parte in causa?
"La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni..."
Karl Marx
Tutto ciò che è nel piano inclinato reale manifesto (gerarchia), risente proprio di una simile “forma (d’onda)”. Per cui, quando si ricorre ai termini del linguaggio, come quelli appena sopra citati, che cosa si esegue?
Si “piazzano” delle denominazioni linguistiche, cariche di significato convenzionale, ad hoc. Ma, queste caratteristiche, in realtà, a cosa equivalgono? Vengono davvero “prima”?