martedì 19 novembre 2013

Ripetere (Frequenza).


 


La locuzione latina repetita iuvant, tradotta letteralmente, significa "le cose ripetute aiutano".
Il senso della frase è che una cosa, a forza di essere ripetuta, viene appresa da chi ascolta.
Ha valore non solo in senso puramente didattico ma anche in rapporto alle esperienze dirette (le cose ripetute giovano): ripetere un gesto o una azione può dare piacere o, comunque, migliorare l'esecuzione di una determinata azione.
Può inoltre assumere una connotazione peggiorativa, specie nel linguaggio giornalistico, in un contesto in cui si voglia sottolineare l'uso della ripetizione come mezzo di persuasione e di diffusione di notizie e affermazioni non necessariamente vere o fondate…
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A forza di allenare un “muscolo”, questo prende vigore, cambia “forma”, si modifica. Qualsiasi tipo di “muscolo” è soggetto a questa verità, anche ciò che un muscolo non è, come ad esempio… la memoria, la consapevolezza, la centralità, la Presenza, etc.

Qualsiasi atto, frattalmente s’irrobustisce attraverso il suo “utilizzo/ripetersi” nel Tempo. Questo processo è identificabile nella frequenza di ripetizione. La frequenza è:
una grandezza che concerne fenomeni periodici o processi ripetitivi…
Perchè il cibo, messo nel microonde, si scalda? 
 

lunedì 18 novembre 2013

Io... un mascalzone?


 

Il mio “metodo di investigazione nei frattali", di ciò che è emerso nella realtà 3d, è un metodo “non scientifico”, analizzando la situazione dal punto prospettico dell’attuale paradigma.
Non è scientifico, per come s’intende il metodo scientifico “oggi”, ma non è detto che non lo sia “domani”, visto che già lo era "ieri" (sciamanesimo).
Qual è il mio metodo? È la scienza dell’Analogia Frattale e del Metodo Indiretto, alla luce della mia Sovrana e Centrale Presenza (consapevolezza derivante dall’Essere) .
 
L’Analogia Frattale si "completa" addizionando i seguenti altri termini:
  • sincronico (in accordanza con la Presenza)
  • istintiva (utilizzando altri sensi derivanti dalla Presenza).
Ciò significa che, all’obiezione “tu manipoli l’informazione scegliendola opportunamente ed ignorando ciò che non ti fa comodo”, posso rispondere “Assolutamente no”.
L’informazione non è di per sé “comoda o scomoda”; è sempre e solo informazione, ossia, un segnale riflesso e inerente allo "specchio".
Se, ora, mi considero uno specchio (Presenza) ecco che il riflesso sarà sempre un “eco” in armonia con la propria realtà di riflesso. I riflessi sono molteplici e funzione dei livelli gerarchici della Creazione. Per cui, non è semplice decodificare alla luce della Presenza.

Non si può, dunque, parlare di “scelta personale dell’informazione” ma, al limite, “di più o meno capacità di risolvere il segnale”.

In questa decodifica, non compare mai, nemmeno minimamente, la componente del giudizio o quella della manipolazione dell’informazione.
La bussola è impostata sull’Essere e “magneticamente” giunge informazione armonizzata.
 

venerdì 15 novembre 2013

Senza necessità di imparare ma solo di Essere quello che già sono.

  
 

La parola archetipo deriva dal greco antico… col significato di immagine: arché ("originale"), tipos ("modello", "marchio", "esemplare")…
Il termine viene usato, attualmente, per indicare, in ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di un pensiero (ad esempio l'idea platonica); in psicoanalisi da Jung ed altri autori, per indicare le idee innate e predeterminate dell'inconscio umano; per derivazione in mitologia, le forme primitive alla base delle espressioni mitico-religiose dell'uomo e, in narratologia, i metaconcetti di un'opera letteraria espressi nei suoi personaggi e nella struttura della narrazione; in linguistica da Jacques Derrida per il concetto di "archiscrittura":  
la forma ideale della scrittura preesistente nell'uomo prima della creazione del linguaggio e da cui si origina quest'ultimo
L'archetipo è inoltre utilizzato in filologia per indicare la copia non conservata di un manoscritto (l'originale) alla quale risale tutta la tradizione (le copie del manoscritto originale)…

In psicoanalisi.
In psicoanalisi potrebbe essere definito come una forma universale del pensiero dotato di un certo contenuto affettivo per il soggetto, dunque un simbolo, e che potrebbe a sua volta autodefinirsi come una sorta di valore etico-sociale cui il soggetto crede, si appoggia o è condizionato, consciamente o inconsciamente, nell'arco della sua esistenza o parte di essa, nella realizzazione dei suoi progetti di vita o semplicemente nel suo modo di essere o comportarsi…

In mitologia.
“I principali motivi mitologici d'ogni tempo e d'ogni razza sono probabilmente di questo tipo”.
Jung