La frase del Padre nostro “non ci indurre in tentazione…” (Matteo 6,13) crea problemi:
come va tradotta e interpretata?...
Speriamo che presto venga adottata anche nella liturgia la versione ufficiale della Cei (2008), che ha corretto con “non abbandonarci alla tentazione…”…
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“Non ci indurre in tentazione…” Vs “non abbandonarci alla tentazione…”.
C’è un fattore comune che, comunque l3 metti, rimane (anzi, si consolida):
l’esistenza della tentazione
e, dunque
l’alta probabilità di auto decadervi “dentro” e di essere possedut3…
“Colui che si espone alla tentazione, dice la Sacra Scrittura, ci cadrà…”.
Bernadetta Soubirous
All’epoca del proibizionismo, gli effetti collaterali (elaborazione e segnale in uscita) furono inversamente proporzionali al segnale, apparente (predicato ufficiale) in ingresso, ma (ma) direttamente proporzionali (anche se amplificati dall’effetto leva della Massa) al livello di “tentazione” che alcol e tabacco hanno sulla psiche umana.