lunedì 16 novembre 2015

Accorgersi al massimo livello.


Cosa significa “accorgersi”? 
  
Significa… “scardinare qualcosa d’importante”.
Significa che “un intero Mondo decade; quello che diventa precedente.
Quello che, pur trasformandosi in passato, rimane sempre presente se, al tuo accorgerti non consegue nulla di sostanziale... ecco, quello non è l’accorgersi.
Quando non cambia niente, non ti sei accorto/a, bensì, hai solo recitato la ‘tua’ parte, all’interno della quale era previsto che ti accorgessi... dentro ad una predefinita trama di sfumature”.

Dove guardi? Non ti accorgi che...
Se ti accorgi, cambi la prospettiva attraverso la quale inquadri tutto; il tutto emerso o riemerso “qua, così”. Se "ci sei solo tu", in un simile stato, forse non cambierà nulla, ma... "sei perlomeno cambiato/a, tu".
Ci sono, ordini, gradi, livelli, piani, etc. della possibilità di… (SPS intende sempre, tutto quello che approfondisce e segnala, a livello di totalità o... al massimo livello della gerarchia. Per questo non ti sembra “vero”).
Quale è il “massimo livello della gerarchia”? È quello che “non vedi più, a causa della ragione gerarchica (ricordo, memoria)”.
È “lì” che devi “mirare”. Qualsiasi altra coordinata ti porta sempre indietro, ovverosia (non ti "smuovi"), ancora e sempre “qua, così”, nel paradigma di auto contenimento.
Ed ecco un punto centrale:
  • in assenza di memoria (relativa allo svolgimento della causa)
  • tu dimentichi (la causa)
  • ed hai l’impressione di far tutto da solo/a (Dio… “permettendo”; una comoda via di fuga apparente, che tieni buona all’occorrenza, mentre “non vale” per tutta la rimanenza delle volte).
 

venerdì 13 novembre 2015

La logica nella programmazione.



"Potrei essere rinchiuso in singolo guscio di noce e, comunque, sentirmi re di uno spazio infinito, se non facessi brutti sogni".
Lincoln
Per questo motivo esiste il “progresso”; per darti “sicurezza” ed illuderti così, in maniera tale da “farti fare sempre meno brutti sogni”, seppure il reale manifesto è sempre quello “qua, così”… quello che ti ha inculcato dentro i… brutti sogni.
Una Vita edulcorata, al di là di quello che “è diventata”. È questo a cui il genere umano tende. Ed il Dominio lavora accuratamente a questo risultato.
Apparenza… Può lo pseudo potere (placebo) derivante da un lavoro “stabile”, dallo stipendio, da un tetto sulla testa, dalla pensione, dalla sanità pubblica, etc. conferirti “sicurezza”? Capisci anche da solo/a che, tutto ciò, dipende da cosa intendi per sicurezza e quant’altro:
per questo motivo sei “lavorato/a anzitempo”, nel modo mono prospettico dominante, affinché la “tua” prospettiva (attraverso la quale, poi, inquadri il Mondo) risulti quella del Dominio.
In questa sovrapposizione di strati, tu diventi “tu”, ossia, un’altra versione di te. E ciò che si confonde dentro... sono tempistiche diverse, che si riavvolgono a partire da basi diverse:
da un “prima di” e un “dopo di”, che ruotano attorno ad un centro decentrato (dominato) ed un centro centrato (dominatore) e dove tu non sei al tuo centro, ma al “tuo” centro e dove il Dominio non è "al centro" ma "al suo centro" che diventa anche il tuo "scalzando il tuo"…
Il poeta, quando è rapito dall'ispirazione, intuisce Dio…
Fëdor Dostoevskij
   

giovedì 12 novembre 2015

Una maggiore densità.



Tutto in un’ora di tempo? Non solo o non necessariamente... Il tempo è un indicatore di passaggio. Il tempo non è l'obiettivo. Il tempo è:
come l'acqua, che smuovi dalle sue correnti, per mezzo del tuo imprimere il... tuo movimento.
SPS è un “punto fermo anche nel ‘qua, così’”.
Qualcosa che ti rifornisce – senza ombra di dubbio, come qualsiasi “cosa” nel reale manifesto – di… spunti; spunti di ogni tipo e di varie “forme”, che dipendono da come inquadri la situazione generale e nel dettaglio.
Spunti che dipendono solo ed esclusivamente da te, dunque?
No per davvero; perché, tu… inquadri la situazione generale e nel relativo dettaglio frattale, in virtù di “ciò che sai, che sei divenuto/a ‘qua, così’ e, dunque, di cosa ti hanno detto relativamente alla situazione generale e nel dettaglio”.
Sbrogliare la matassa è un’opera quantomeno necessaria e centrale. Quale “matassa”? Quella che ti riguarda, sia a livello generale che di dettaglio (non v’è differenza sostanziale, a meno che non inizi ad accorgerti che nel dettaglio frattale espanso – con te al centro – soffia una certa “corrente”, che parte da te, per giungere ancora a te, dando luogo ad una microstruttura/seme… che è, però, come una bolla di sapone, visto che la crei ogni volta per poi subito dopo abbandonarla a se stessa, andando alfine verso il proprio auto annichilimento, in qualcosa di totale che la assorbe non appena tu la “abbandoni” inconsapevolmente).


Tu crei la tua realtà, estraendola dal dialogo con il potenziale, e poi subisci un reset che ti convince ad abbandonarla subito dopo; questa tua “piccola realtà” è un seme di grande portata. Se opportunamente “alimentato”, il seme conduce alla pianta e la pianta è molto stabile quando può esprimersi da “adulta”.