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La terza immagine della serie. |
Diciamo che, in essa, “c’è molto da leggere”. È una immagine, comunque.
La “molla” che (di)scende, (pre)determina la “larghezza del solco d’aratro”, nel quale sei... perché (con)segui.
Il “tuo” libero arbitrio, la “tua” libertà, ogni (ri)forma di democrazia (ma anche dei modelli di governo diversi), tutto… (ri)entra in questa ottica superiore (superiore non perché divina ma, semplicemente, perché giunta prima di te e inarrivabile, ora, per consapevolezza… visto che hai dimenticato tutto il pregresso).
Tu puoi “liberamente muoverti”, in "larghezza", ma non puoi (fuori)uscire dal “seminato”.
Il cane ha una catena, che lo (man)tiene fisso al “chiodo centrale” (perno). Esso descrive un cerchio, nella sua possibilità di movimento attorno alla propria cuccia (casa), ricavata dal suo “padrone” all’interno del giardino dove vive.
Se il cane si libera e (ri)esce anche a scappare, dove va esatta(mente)?
Al di fuori è ancora e sempre (d)entro, perché il modello sociale è solo un prolungamento del giardino di casa e, dunque, della “propria” cuccia con relativo piano di auto contenimento.
Al di fuori il cane diventa un pericolo per gli altri o, meglio, per la tipologia di conduzione esistenziale che gli altri sono abituati a (per/con)seguire.
Al di fuori (inter)viene l’accalappiacani… e tutto quello che (com)porta un simile intervento.
Il "cane" deve sempre (s)fuggire; scappa da tutt(i/o)… ha paura, (rim)piange addirittura lo status quo (pre)cedente.