mercoledì 5 ottobre 2011

Le paure sono davvero nostre?




Da dove giungono le paure? Come si formano? Perché si formano? A quale simbologia frattale o archetipo si rifanno? Qual è il loro linguaggio?

In definitiva: cosa rappresentano?

Axa: italiani sempre più paura della non autosufficienza.
Quasi il 90% dice di sentirsi più giovani della propria età, ma la grande paura degli italiani è la non autosufficienza

È quanto è emerso da un'indagine realizzata da Axa - Mps e presentata stamane al Tempio di Adriano nel corso di un convegno. Il 69,6 degli italiani è preoccupato di non essere mentalmente lucido con l'avanzamento dell'età, il 64,6 di non essere automaticamente sufficiente e il 62,8 di perdere la possibilità di decidere di se stesso. Questa paura secondo l'indagine supera quella di non poter contare su una pensione dignitosa (51,1%) e di non avere beni di proprietà cui ricorrere in caso di necessità (30,8%)

Gli over 65 vivono comunque in uno stato positivo così determinato dai progressi della medicina e dalla ‘generosità del welfare' - si legge in un comunicato - mentre per chi ha un'età tra i 55 e i 65 anni l'indagine rileva che sono 'vittime di un vero e proprio corto circuito generazionale. Sono gli 'eterni genitori’, schiacciati dai problemi di doversi prendere contemporaneamente cura dei figli adulti e non autosufficienti economicamente e nello stesso tempo dei genitori anziani. 

Chi ha tra 45 e 55 anni è intrappolato in un vissuto di precarietà molto spesso, mentre chi ha tra i 35 e 45 anni, attraversa una condizione di difficoltà con un presente ancora da consolidare e pertanto la longevità è un problema da rinviare

Infine, nella fascia di età tra 25 e 35 anni gli italiani sono consapevoli di essere al centro di un processo di 'riconfigurazione totale’. Per tanto è ancora forte la necessità di far riferimento all'ombrello dello Stato soprattutto sul tema della non autosufficienza (71,8%), un italiano su tre è consapevole della necessità di pianificare la 'fase di lunga vita’ ed emerge un'apertura verso il settore privato: l'84,8% ha interesse nei confronti della LTC, e nelle polizze malattie (82,6%) seguono altre forme di previdenza integrative finanziate con la nuda proprietà (49%) o con la casa di proprietà (40,5%).
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Ecco le paure, a quanto pare, più diffuse in Italia:
  1. il 69,6 degli italiani è preoccupato di non essere mentalmente lucido con l'avanzamento dell'età
  2. il 64,6 di non essere automaticamente sufficiente
  3. il 62,8 di perdere la possibilità di decidere di se stesso.
Come possiamo osservare quello che sta a cuore agli italiani è la ‘funzionalità’ della propria persona. La terza paura, ossia quella ‘di perdere la possibilità di decidere di se stesso’ è un paradosso, in quanto la Vita sociale Antisistemica si basa proprio sull’illusione di poter decidere di se stessi, ma in realtà si è sottilmente ‘spinti’ a prendere decisioni predeterminate. 

La ‘lucidità’ è cosa rara nelle 3d, nel senso che la logica, da sola, non basta. È piuttosto una lucidità spirituale quella che manca clamorosamente e la seconda paura, quella ‘di non essere automaticamente sufficiente’, è la denuncia, legata apparentemente all’età, di individui che percepiscono qualcosa che sfugge nella prospettiva materiale, ossia di non essere più in grado da soli di fare ‘tutto’. 

Frattalmente emerge un punto di vista di 'dipendenza', così come si delinea un fattore di dipendenza anche dal giudizio altrui: tutto ciò è perfettamente allineato con il controllo dimensionale parassitario. 

Ogni fascia di età ha la propria ‘croce’. Non c’è che dire: il genere umano ha perduto la facoltà di ‘credere’ a se stesso in qualità di ‘scintilla divina’ e dipende da una variante impressionante di punti di vista esterni.

L’età che avanza diventa un conto alla rovescia, un dramma inesorabile, verso la ‘fine’ di tutto. Senza speranza, senza appelli, senza consapevolezza… ci si lascia andare come in preda ad una nenia paralizzante che non permette più di tornare a percepire se stessi.


A questo link la Televisione pubblica cerca responsabilmente di fare il punto della situazione relativa agli anziani, però a questo link  scrive:

L'attenzione alla Terza età, alle sue condizioni ed alla relativa qualità della vita è fra i temi sociali di particolare importanza per il servizio pubblico radiotelevisivo. Come è noto, l'alimentazione sbagliata comporta conseguenze gravi per la salute di chi si trova appunto in questa fascia di età, cui spesso la comunicazione arriva confusa e contraddittoria.
 
È sufficiente osservare la programmazione televisiva in termini di 'alimentazione' e la 'pubblicità' trasmessa a tutte le ore indistintamente, al fine di rendersi conto che è la Rai stessa a creare questa ‘comunicazione confusa e contraddittoria’


Ma allora, mi chiedo, perché creare un sito che cerca di portare una ventata di buon senso nella società degli anziani? Senza contare che la società dei bimbi e degli adolescenti è lasciata alla mercè del tamburo battente delle mode  e delle tendenze selvagge all’insegna del profitto delle case produttrici con il benestare delle autorità di controllo pubblico.

Il guadagno viene sempre al primo posto.

La non coerenza crea il substrato energetico per lo smarrimento di sé.

Si bada alla parola ben detta o ben scritta ma non altrettanto alla prova concreta dell’evidenza.

Nessuno sembra in grado di porre fine a questa regola non scritta.

Tutti sanno o intuiscono, nessuno o pochi cercano di aprire gli occhi.

Perchè è un ‘gioco’ che non paga

Il mondo del lavoro esilia gli anziani, li demonizza come inutile ciarpame. La società è negativa nei loro confronti, visti solo come un ‘peso’ da sopportare. Non è la paura per la mancanza della pensione o per la mancanza di autosufficienza la piaga più grave, bensì lo stato di abbandono a cui sono sottoposti da tutte le angolazioni del ‘sistema’.

Questa caratterizzazione energetica dell’ambiente in cui sono inseriti li conduce inesorabilmente ad una autosvalutazione della propria persona e sappiamo molto bene, dagli studi del Dr. Hamer, a cosa si può andare incontro con simili problemi aperti nel proprio campo vitale. 


C’è un incoraggiamento sottile a ‘lasciarsi andare’ e questo campo morfogenetico artificiale è ventilato continuativamente come un mantra sensibile o un ultrasuono che viene accusato senza nemmeno accorgersene.

Qualcosa che non va lo percepiamo tutti. Le paure sono il carburante per quelle entità che si nutrono di ciò che le paure stesse 'evocano' nella società umana; esse giungono direttamente da un'altra dimensione, come  un flusso da respirare il cui frattale, nelle 3d, è la scia chimica e l'inquinamento industriale, ad esempio.

Esiste un piano unico o un filo conduttore univoco e sfuggevole perchè intessuto in un altro piano dimensionale. Questo fatto gli conferisce una sfuggevole latitanza per gli occhi del genere umano alla ricerca di prove dell'esistenza dei dinosauri...

Un Gruppo di Mastermind è una forte alleanza tra due o più menti che lavorano attivamente insieme in perfetta armonia per raggiungere un obiettivo comune e definito. Napoleon Hill riteneva che fosse uno dei segreti del successo.
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Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

martedì 4 ottobre 2011

Mais superdotato.




In natura è tutto in equilibrio. Il cambiamento scorre continuo in questo equilibrio, determinando nuovo equilibrio. L'equilibrio è 'mobile'...

Allora, che cos’è l’equilibrio? Certamente non è una prospettiva fissa, del resto l’evoluzione rappresenta un flusso, essa stessa, in divenire. Come al solito siamo alle prese con un duplice concetto inerente alla stessa origine e causa: il campo morfologico che spinge a riempire i propri ‘contorni’ secondo l’intenzione del Principio Creativo.

Questa ‘curiosità’ è come un campo gravitazionale: essa ‘è’.

Essa la possiamo ‘raggiungere’ in ogni modo. Cosa sappiamo, ad esempio, della storia degli alimenti che hanno permesso all’umanità di sopravvivere nelle ere buie della maggiore lontananza da sé? È curiosità anche questa, alla pari di quella ‘assoluta’ che frattalmente ‘disegna e colora’ tutto il resto dell’esistenza in ogni sua ‘forma’. 

Sete di consapevolezza.

Le Origini del Mais: l’Enigma della Pellagra.
La diffusione del mais come alimento di base a partire dal quindicesimo secolo provocò l’insorgere di una devastante malattia da carenza nutrizionale chiamata pellagra. La causa della pellagra pose per secoli un enigma medico fino a quando gli scienziati del ventesimo secolo spiegarono il mistero.
 
La diffusione del mais.
Fu Colombo nel 1492 a scoprire il mais nel Nuovo Mondo e a portarlo in Spagna, da dove si diffuse in tutta Europa, Africa settentrionale, Medio Oriente, India e Cina… Grazie al suo basso costo, il mais divenne l’alimento più diffuso e la fonte primaria di energia e proteine per la gente più povera, in particolare in campagna e tra i ceti sociali non privilegiati.
 
Pellagra.
Sfortunatamente, ovunque arrivasse il mais arrivava anche una malattia chiamata ‘pellagra’. Il legame tra mais e pellagra venne descritto per la prima volta da Casal in Spagna nel 1735. Quando si sviluppò come una malattia endemica nel Nord Italia, Francesco Frapoli di Milano la denominò ‘pelle agra’. Clinicamente, la malattia è identificata dalle tre D - dermatite, diarrea e demenza - e, se non viene curata, la pellagra può portare alla morte nel giro di quattro o cinque anni.
 
Per anni la scarsa conoscenza medica e il sospetto che la pellagra fosse causata da qualche ipotetica tossina contenuta nel mais o che fosse il risultato di agenti contagiosi o di una condizione genetica, portarono a grandi epidemie di pellagra in Europa e negli Stati Uniti.
 
L’enigma iniziò a sciogliersi quando venne constatata una bassa incidenza della pellagra in Messico nonostante nel paese si facesse largo consumo di mais. La ragione sembrava quindi consistere in una differente preparazione del cereale.
 
I popoli delle civiltà Azteca e Maya ammorbidivano il mais per renderlo commestibile con l’acqua di calce, una soluzione alcalina. Questo processo permetteva di rendere 'biodisponibili' per la digestione la vitamina niacina e un importante aminoacido, il triptofano, che, a sua volta, si converte in niacina.
 
L’antica pratica di mettere l’impasto di mais a bagno per una notte in acqua di calce prima di fare le tortillas non venne mai trasmessa a quei paesi del Vecchio Mondo nei quali venne diffuso il mais, o alle comunità il cui alimento principale era costituito dal mais. Questo, quasi inevitabilmente, portò alla diffusione della malattia da carenza di niacina: la pellagra.
 
La conoscenza di questo processo chimico svelò una volta per tutte un enigma nutrizionale che durava da tempo. Gran parte del merito della scoperta della pellagra quale deficienza nutrizionale appartiene a Goldberger e ai suoi colleghi che, tra il 1913 e il 1930, dimostrarono che la malattia nell’uomo e la 'lingua nera' (malattia da deficienza di niacina nei cani) potevano essere curate con l’uso di sostanze preventive della pellagra: l’acido nicotinico e la niacina.
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L’ignoranza genera mostri come il ‘sonno della ragione’. L'antica pratica... non venne mai trasmessa: è un caso?

Causa e conseguenza recitano due parti del medesimo copione. Esse sono generate dalla separazione di ‘chi osserva’. Esse sono gli opposti di un unico processo di elaborazione dell’esistenza, di una scissione dell’attimo presente in cui si riflette l’osservatore. La pellagra è stata vinta ma ci sono voluti 200 anni, un tempo molto lungo dal punto prospettico umano. Appuntiamoci questa lunghezza epocale e poniamoci una nuova riflessione:

l’attuale ‘pannocchia’ di mais è secondo me un po’ troppo grande per essere del tutto naturale.

Il mais è il seme della pianta e non è volatile come lo sono altri tipi di semi che vengono creati in grandi quantità da altre varietà vegetali. Non mi sembra ‘naturale’ una pianta che produce pannocchie di almeno 20 centimetri tutte piene di semi tanto ‘pesanti’. Perché la Natura dovrebbe avere dotato questa pianta di un simile arsenale di semi pesanti?  I semi pesanti cadranno tutti ai piedi della pianta e non si disperderanno nell’ambiente come succede con le tipologie di seme più leggere, che possono volare.

La Natura non è 'umano centrica', semmai lo è diventata...

La pannocchia odierna mi sembra di più un costrutto artificiale, nel senso di geneticamente modificato per sopperire i bisogni del 'numeroso' genere umano sempre più popoloso. La moderna critica alle coltivazioni Ogm esula da questo mio discorso, discorso che parte da epoche remote in cui si modificò la Natura secondo uno scopo ben preciso: permettere la sopravvivenza dell’umanità che usciva dall’esperienza devastante del Diluvio Universale e, in un secondo tempo, utilizzare la nuova varietà come una delle innumerevoli frecce a propria disposizione per controllarla all’origine, introducendo nel sistema corpo mente anima principi in disarmonia tra di loro e con l’ambiente ospitante.

Il mais selvatico si conosce da 7.000 anni ma si trattava di una pianta la cui pannocchia (mazurca, choclo, elote o jojote in spagnolo) era piccola appena 3 o 4 cm di lunghezza, con solo 8 o 10 chicchi. La selezione delle piante migliori da parte degli agricoltori ha fatto sì che il mais raggiungesse le dimensioni attuali…
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È una favola la vicenda che vede gli agricoltori al posto di comando nella responsabilità dell’aumento delle dimensioni della pannocchia del mais. Quando Sitchin afferma che gli Anunnaki, subito dopo la calata delle acque che ricoprivano il Mondo del post Diluvio, aiutarono i resti del genere umano a sopravvivere utilizzando la propria conoscenza genetica avanzata, secondo me coglie proprio nel segno.

Essi si erano stanziati nelle tre aree della Terra da cui partì la nuova ‘civilizzazione’ del Pianeta:
  1. la piana di Giza
  2. la valle dell’Indo
  3. il centro America.
La tecnologia disponibile era la medesima nelle tre aree e probabilmente si adottò quello che per vie naturali era già presente allo stato selvatico nelle zone in questione. Una sorta di decrescita applicata migliaia di anni fa

Per questo motivo il mais venne ‘irrobustito’ nelle zone in cui nasceva spontanea la sua ‘radice storica’, ossia proprio quel centro America che oggigiorno si ricorda come culla della varietà ‘gigante’ che noi tutti conosciamo ed apprezziamo.

Il mais dovrebbe, secondo lo spirito d’osservazione di SPS, contenere qualche principio che non aiuta a mantenere in equilibrio la nostra struttura multidimensionale, perché ‘nulla è per caso’ e la sua attuale 'configurazione' non è completamente naturale...

Intanto, il mais è un acidificante dell’alimentazione e la condizione di acidità comporta la conseguente creazione di un ambiente propenso alla proliferazione batterica e virale e, dunque, idoneo alla formazione di malattia. Inoltre ‘i cereali integrali come il riso, il mais, il grano, l'avena e  tutti i loro derivati sono formatori di muco.
Link 
 
A questo link 'Il Cibo della Mummia: calma e dà energia' possiamo leggere qualcosa che rivaluta il mais nella miscela di farina mischiata con altre sostanze naturali.

Le letture suggerivano che questo cibo ha un effetto purificante sul sistema digerente e che può aiutare a rinforzare il corpo. La lettura 2050-1 dice: 'Questo piatto come parte frequente della dieta sarà un aiuto per avere eliminazioni migliori, e porterà quelle caratteristiche che aiuteranno a costruire condizioni migliori in tutto il canale alimentare'.
 
Un commento intrigante propone che la miscela 'dovrebbe essere un cibo quasi spirituale per il corpo;...' (275-45), mentre un altro suggerisce che 'è il cibo per un corpo così spiritualmente sviluppato come questo'.
 
Ecco la chiave di lettura più in equilibrio, secondo me: nel Mondo ogni ‘cosa’ ha il suo senso ed il suo perché, tuttavia cosa sia divenuto un elemento nel corso del tempo non significa che lo stesso elemento, preso a riferimento nelle sue condizioni ottimali, non avesse avuto, a suo tempo, delle modalità assolutamente positive e curative

Ciò è equivalente a pensare ‘bene’ che ogni ‘cosa’ sia un dono d’inestimabile valore, che solo lo stato evolutivo del genere umano, oppure un suo riflesso condizionato, può contribuire a rendere decadente. Questa ‘caduta’ è uno specchio dell’intenzione superiore parassitaria.

Tutto ciò, infine, descrive un processo di ‘equilibrio nomade’, di perfezione perfezionabile ma perfetta, se osservata dal punto prospettico di vortice del livello vibrazionale che la contraddistingue. È solo facendo astrazione di sé che possiamo osservare lo scibile in funzione del ritenuto impossibile.

Quando una persona veramente desidera la salute, è necessario domandarle, prima, se è disposta a sopprimere le cause della sua malattia. Soltanto allora è possibile aiutarla. Ippocrate, 460 a.C.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

lunedì 3 ottobre 2011

Di loop in loop secondo interesse.




Che cosa interessa veramente alle persone? A ben osservare i ‘campioni’ a carattere televisivo, si direbbe che la massa sia interessata ai format a contenuto d’intrattenimento sociale, ai giochi, all’attualità, alla scienza di 'superficie' (modello Quark), ai viaggi, alla curiosa conoscenza di altre culture, al divertimento, al sesso, allo sport, al mistero, al giallo, al rosa, al nero, al gossip.

Qualsiasi tipo di informazione, se approfondito, riduce il seguito, lo share, e dunque un programma perde il proprio appeal e ‘senso commerciale’. Si evince allora che per ‘funzionare’, una trasmissione televisiva deve mantenere il proprio ‘focus’ attorno all’attenzione del pubblico; attenzione che determina in questo modo il ‘livello’ dei contenuti proposti e ricevibili ‘senza perdere volume di ascolto’.  

Ci troviamo ancora una volta alle prese con il duplice e sovrapponibile concetto di causa/conseguenza.

Un’indistricabile enigma di fusione energetica tra le parti, tra lo specchio ed il riflesso: chi determina cosa?

La tv è una ‘porcheria’ perché trasmette stereotipi oppure è una porcheria perché riflette la massa, la quale richiede stereotipi? 

È un loop. Uno degli svariati cerchi concentrici a cui la mente piace dare luogo per… fare economia di sé. Chiusa a vortice entra in ‘letargo’ mentre il resto dell’essere incarnato conosce l’esperienza 3d di un vero e proprio incantesimo

L’Universo stesso funziona a ‘loop’, basta vedere la sfericità o circolarità delle forme e delle orbite; le dimensioni stesse descrivono dei livelli in cui rimanere sino a ‘tempo’ debito. L’evoluzione è una corsa a ‘saltare’ da un livello all’altro, proprio come degli elettroni

La differenza che permette di effettuare un ‘balzo’ è di carattere energetico. Si necessita di un valore aggiunto interiore, di una carica consolidata differente rispetto a quella caratterizzante la nostra personalità di vortice. 

Questa ‘carica’ che cosa è? Energia? Che tipo di energia è?
  
È una forma di energia di consolidamento paragonabile all’entropia o alla pressione:

oltre che per l'estinzione di debiti in essere, la formula del consolidamento debiti è utilizzata anche per ottenere nuova liquidità.
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Vediamo il suo speculare funzionamento frattale in ambito economico, ossia nell’attuale livello a vortice incantesimale, caratterizzato dalla produzione continua di debito tramite nuova liquidità. In questa ‘regione invertita’ il consolidamento comporta il rimanere nel loop Antisistemico. Nella ‘regione positiva’ evolutiva il consolidamento produce energia di consolidamento evolutivo in maniera tale da ‘non tornare più indietro’, sino al tempo personale in cui l’individuo sarà pronto per viaggiare in un altro livello esperienziale. 

Un po’ sull’esempio di un videogame multistrato a livelli successivi: un arcade.

La Vita è un gioco. La Borsa è un gioco.

Il nostro ‘fanciullino’ che si diverte? Oppure che è convinto di divertirsi?

La seconda ipotesi è quella più credibile, perché una volta ‘installati’ in un loop, il rischio di diventare come una routine di un programma è molto serio. Di quale programma? 

Di quello imperante a quel livello o di quello imperante a livelli successivi ma che a cascata riesce a padroneggiare anche quelli sottostanti. Ogni livello ha compartimenti stagni, se vissuto dal basso o nella direzione ascendente, mentre dall’alto o nella direzione discendente si mantiene una maggiore ‘visibilità’ a patto di mantenere stabile il proprio ‘centro direzionale’ o consapevolezza

L’illusione è ancora presente persino all’interno di questa ‘consapevolezza ‘ di sussistenza: le entità di controllo parassitarie vivono anch’esse nella percezione illusoria di ‘essere’, in realtà hanno solo un punto prospettico superiore rispetto a molte forme esistenziali che risiedono al di ‘sotto’ nella scala evolutiva conoscitiva del ‘ritorno a casa’.

L’altezza raggiunta non è indicativa del livello spirituale raggiunto. L’altezza può permettere di alzarsi per 'vedere' da più in alto, ma si potrebbe anche capire che non è l’altezza che determina la possibilità del balzo. L’altezza può essere riferita a livelli inerenti allo stesso macrolivello, che non coincidono con un vero e proprio balzo evolutivo: l’illusione è molto profonda, anzi ‘alta’ o tridimensionale.

Un elettrone a cui si fornisce un quantum energetico non è detto che salti di livello... tutto deve essere sostenibile.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com