domenica 3 ottobre 2010

Un verso: come Comete.





Ahimè! Ah vita! di queste domande che ricorrono,
degli infiniti cortei di senza fede, di città piene di sciocchi,
di me stesso che sempre mi rimprovero (perché chi più sciocco di me, e chi più senza fede?)
di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi,
della battaglia sempre rinnovata,
dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida
camminare a fatica attorno a me,
dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con gli altri legato in tanti 
nodi,
la domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre – Che cosa
c’è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita?

Risposta
Che tu sei qui – che esiste la vita e l’individuo,
che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi
con un tuo verso
.

Ahimè! Ah vita! - Walt Whitman 

 

sabato 2 ottobre 2010

Vuoto a... vivere.





Il vuoto e l’ostacolo. Cosa rappresentano questi due veri e propri mondi? Sembrano essere innanzitutto legati ad un “perno centrale”, un vincolo che li trattiene a sé come dei satelliti ad un pianeta: la ragion d’essere. Il senso. Il perché.

Quale è la loro "collocazione", la loro identificazione nella dimensione umana? L’essere d’utilità. Dove per utilità s’intende una movimentazione delle energie, atta a risvegliare un potenziale

Ecco che queste due polarità, tanto estreme, riescono allora a “toccarsi”, a compenetrarsi l’un l’altro. Sorge evidente un piano netto, deciso, un progetto sensato di appartenenza. Nel vuoto che siamo abituati a definire come il “nulla”, l’assenza d’ogni “cosa”, esiste il potenziale del “tutto”. Nell’ostacolo che siamo abituati a definire come una “ostruzione” al nostro cammino, è contenuto il “tutto” relativo alle nostre potenzialità inespresse o in via di espressione. 

L’ostacolo è un “colpo di frusta”, una sferzata di nuova energia che trae origine dal nostro profondo

Il “colpo” che muove l’ostacolo davanti a noi necessita della nostra energia, perché è una nostra creazione. Tale energia deriva dal nostro vuoto, dal nostro inconscio incompreso. Tale energia ci viene richiesta come "diritto di contrappasso". Come un caffè che “risveglia” utilizzando le nostre riserve d’energia e non un surplus esterno. Gli ostacoli ci spossano perché utilizzano la nostra scorta, ma essi stessi costituiscono il principio sul quale costruire nuovi ponti per raggiungere una meta, un “qualcosa”. Proprio quella serie di “qualcosa” contenuti ed estratti dal vuoto. Gli ostacoli sono “Made in Vuoto”: la loro origine è ivi collocata.

Il termine “vuoto” ha, nell’uso corrente, significati più concreti, come ad esempio i concetti frattali di:
  • vuoto a rendere - un contenitore che, privato del proprio contenuto, può essere reso, in cambio di un compenso, in modo da poter essere nuovamente utilizzato. Si tratta di una forma di riciclaggio.
  • vuoto a perdere - un contenitore privato del suo contenuto che non può essere reso. Un vuoto a perdere rappresenta una zavorra, qualcosa di inutile e di cui si sente il bisogno di disfarsi.
Sono queste due facce, i due soliti opposti caratterizzanti la dualità. Il vuoto è un “contenitore” a cui non possiamo che accedere in maniera “sottile”. Il vuoto eroga potenziali. Il vuoto è sempre pieno, non si svuota mai. Il vuoto è carico di potere che deriva dalla nostra divinità. Nel vuoto esistono tutte le versioni di noi stessi. È come il cilindro magico di un mago. Il vuoto può essere una zavorra o una piuma, a seconda del nostro punto prospettico ma, in ogni caso, è il conferimento di una energica possibilità di essere. Il vuoto è una nostra estensione come noi lo siamo del vuoto, come l’ostacolo lo è sia del vuoto che di noi stessi e di come noi  stessi lo siamo del vuoto e dell’ostacolo.

È un’altra forma di Trinità, dove abbiamo i principi “genitoriali” e la loro proiezione densa nell’uomo come diretto risultato di una interazione, di un attrito senza sfregamento e senza distanza

Il cerchio è la figura che meglio contraddistingue il perimetro delineato dalla loro interazione. Il triangolo inscritto nel cerchio. Due triangoli capovolti ed avvolti dalla circonferenza. Un rombo in un cerchio. Schiacciandolo ai vertici diventa un quadrato in un cerchio.

La quadratura del cerchio.

Saper coesistere, equilibrando l’ottava rappresentata dal vuoto e dall’ostacolo è un’arte di Vita. L’equazione che deriva rappresenta ciò che siamo e ciò a cui aspiriamo. L’equivalenza è la direzione verso cui siamo sottesi. Come partire per un lungo viaggio marino, da un porto che contiene già l’estratto di tutto il nostro viaggio che ci stiamo accingendo a vivere.

Perché facciamo quel viaggio se il suo potenziale, il suo insegnamento è già in noi, nel nostro “vuoto”? 

Perché è il viaggio ciò che va "assaporato"; la lenta progressione tra e oltre gli ostacoli. Ostacoli che ci plasmano e ci identificano.

La “frustata” ricevuta è un propellente che toglie energia ma addensa un potenziale, rendendoci “stanchi ma felici”

Stanchezza che in seguito scompare, sostituita dalla gioia per il viaggio, per la realizzazione dell’essere sulla cresta dell’onda, mai separati dalla “costa” eppure lontani da ogni convenzione capace di innescare la paura e la separazione.

Non è mai troppo tardi per questo e per infinite altre bellezze…

Se io potessi vivere un'altra volta la mia Vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato…
Istanti di Jorge Luis Borges  
 
 

venerdì 1 ottobre 2010

Le ragioni della reattività.




Energia. Stato dell’Essere. A lei è legata la capacità di “allargarsi” multidimensionalmente. La sua qualità ed abbondanza determina stati propizi alla “magia”. Senza paraocchi, lo possiamo capire meglio questo concetto. A lei è legata la nostra destrutturazione da “unico punto” a “infiniti punti”, dal vuoto al pieno. Anche se il vuoto è ricolmo di energia, il vuoto è assenza di "attività". Il vuoto ricolma la sua estremità: il pieno. Dal Buco Nero al Buco Bianco: l’Albero della Vita

Quando medito perdo energia e mi stanco. Accade perché medito troppo?

No, se perdi energia mentre mediti, significa che la tua meditazione non è corretta. Se mediti bene ottieni energia: la meditazione è il modo per ottenere energia, luce e beatitudine infinite, ma se il metodo che usi è sbagliato, perderai energia invece di ottenerla. Vuoi essere felice? Allora non sopravvalutare il potere della tua mente e non sottovalutare la luce del tuo Cuore… Fonte: “Meditazione” di Sry Chinmoy

Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso.
Lev Tolstoj

Osserviamo le "cose" da un'altra angolatura.

Quando guardiamo nel regno del 99 per cento, scopriamo quatto attributi chiave della Luce che abbiamo ereditato e sentiamo il bisogno di esprimere nel nostro mondo al fine di eliminare il Pane della Vergogna.
Essi sono:
  • essere la Causa
  • essere un Creatore
  • essere il Controllo
  • Condividere
Nel nostro mondo fisico queste quattro qualità si fondono in un unico tratto. Mio padre, il cabalista Rabbino Berg, ha coniato un’elegante definizione per questo tratto, che è direttamente connessa al comportamento umano: Proattivo!

Inoltre, tutte le caratteristiche del Vaso – cioè dell’umanità – possono essere espresse in una sola parola: Reattivo! Reattivo significa:
  • essere l’Effetto
  • essere un’Entità Creata
  • essere Sotto il Controllo di Qualunque Cosa
  • Ricevere
Un’ulteriore definizione del comportamento reattivo.

Il comportamento reattivo si basa sul desiderio di ricevere connaturato all’umanità, cioè il desiderio originario che fu creato nel Mondo Senza Fine.

Il comportamento reattivo include l’avidità, l’egoismo, l’indulgenza verso se stessi, l’ego e così via.
Per comportamento reattivo s’intende ogni nostra reazione a eventi esterni, per esempio la rabbia, l’invidia, l’eccessiva sicurezza di sé, la scarsa autostima, il desiderio di vendetta, l’animosità.

Fermatevi un momento a pensare a questo tipo di reazioni, alle volte in cui le avete provate. Pensate alle situazioni che hanno innescato in voi quei sentimenti.


In realtà il 99 per cento del nostro comportamento è di natura reattiva. Ma questo fa parte del piano. Ricordate: il desiderio di ricevere appagamento è la nostra essenza. La nostra coscienza si fonda su desideri reattivi, impulsivi, istintivi. La vera trasformazione spirituale avviene nel momento in cui ci si eleva al di sopra di questa coscienza.

Esaminiamo ora il ruolo che tutti questi concetti cabalistici giocano nel nostro mondo reale.

Il senso della Vita.

Semplificando al massimo possiamo affermare che la missione del Vaso è trasformarsi da forza reattiva in forza proattiva. Dunque…
  • Questo è il fine ultimo della Vita;
  • la ragione della nostra esistenza;
  • il senso della Vita;
  • la strada verso casa;
  • il sentiero verso un appagamento senza fine;
  • il segreto per eliminare il Pane della Vergogna ed esprimere il nostro DNA divino;
  • la vera definizione di quella che chiamiamo trasformazione spirituale.
Abbiamo così svelato il Quarto Principio della Kabbalah:

lo scopo della Vita è la trasformazione spirituale da entità reattive a esseri proattivi.

Smantellare la Teoria della Reattività.

Quando noi reagiamo a ogni situazione o evento esterno della nostra Vita, siamo soltanto un effetto e non una causa; siamo reattivi, non proattivi.

Se vivessimo senza andare incontro ad alcuna crescita personale o ad alcun cambiamento della nostra Natura, non creeremmo nuovi livelli spirituali di esistenza per noi stessi. Quando lasciamo che forze esterne influenzino i nostri sentimenti, positivi o negativi che siano, abbiamo rinunciato al Controllo. Quando diamo prova di un comportamento egocentrico, non stiamo condividendo bensì gratificando il nostro ego. Rifletteteci su bene…

Fonte: “Il potere della kabbalah. Una tecnologia per l'anima” - Yehuda Berg

Cosa significa tutto ciò? I coniugi Hicks, nella “Legge dell’Attrazione in azione” ci dicono che è meglio essere arrabbiati che depressi. È dunque meglio essere reattivi che passivi. Certo! Berg ci sta dicendo che la rabbia è un comportamento reattivo, non che la rabbia è “male”.


Il punto di discernimento è sempre e solo il nostro: la rabbia è meglio di qualsiasi altra cosa peggiore, ma la rabbia non è il punto di arrivo. Impariamo ad essere flessibili ed agili con il pensiero e con la nostra capacità di “sentire”. La nostra “bussola” siamo noi stessi e la nostra identificazione con le nostre proprietà più “intime” che non sono mai scomparse. Torniamo, infine, ai quattro punti “utili”:
  • essere la Causa
  • essere un Creatore
  • essere il Controllo
  • Condividere
L’Antisistema ci usa proprio per invertire la spinta di questo potenziale a cui aspiriamo “segretamente”, inconsciamente. Siamo usati per:
  • essere la Causa della nostra segregazione
  • essere un Creatore di una “comoda” prigione
  • essere il Controllo come carcerieri per noi stessi e per gli altri (Agente Smith di Matrix)
  • Condividere le comuni pene, provando sete di dominio sulle minoranze e sulla Natura
Riflettiamoci bene…