sabato 21 agosto 2010

La "polvere" del Sole che non brucia.





Le umane “cose” sono spesso confuse come la verità sparsa ad arte nel “tutto”. Alcune “opere” riportano al loro interno grandi rivelazioni, ma quest’ultime sono frammentate, sbriciolate in maniera tale da renderle pressoché incomprensibili senza una chiave di lettura.

Se, a memoria, andiamo al nome che conduce al personaggio di Cyrano De Bergerac, cosa ci viene in mente,  o meglio, cosa ha agganciato, fissato in noi, l’Antisistema?

Un’opera letteraria molto poetica. Ma che altro? Beh, è ovvio che riguarda delle situazioni soggettive. La mia è una domanda troppo “umida”.

Ecco cosa riporta Wikipedia:

Savinien Cyrano de Bergerac (Parigi, 6 marzo 1619 – Sannois, 28 luglio 1655) è stato uno scrittore e drammaturgo francese del Seicento.
La sua figura ha ispirato la celebre opera teatrale Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand del 1897. Grazie ai suoi romanzi fantastici è oggi considerato uno dei precursori della letteratura fantascientifica. In altro senso e specialmente per il suo linguaggio fortemente laicistico e poco rispettoso delle istituzioni religiose egli è considerato un intellettuale libertino. Il suo nome completo era Hercule Savinien de Cyrano de Bergerac (Cyrano era in realtà il cognome e non il nome), italianizzato da alcuni in passato come Ercole Savignano.
La sua è stata una figura dibattuta e assai controversa: è stato considerato alternativamente un martire del libero pensiero (Paul Lacroix), uno scienziato incompreso (Pierre Juppont), un libertino senz’arte né parte (Frédéric Lachèvre), un razionalista militante (Weber) e perfino un alchimista e un iniziato (Eugène Canseliet).

Ecco a cosa mi riferivo in precedenza; la memoria ci riporta a ciò che, una certa energia ha scritto nei nostri inconsci: 

La sua figura ha ispirato la celebre opera teatrale Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand del 1897.

E penso che la maggior parte delle persone si fermi lì; anche in maniera alquanto sbuffante, perché è proprio così che ci è stato riportato, presentato. Lo si ricorda per il suo grande “nasone” e per la grande capacità di scrivere e declamare versi poetici, ma attraverso un suo "riflesso" ossia attraverso l'opera  posteriore di Rostand. Insomma un poeta d’altri tempi, un triste amatore mal compreso.

Signora mia,
non mi lamento solo del male che i vostri begli occhi hanno avuto la bontà di farmi; mi lamento ancor più della crudele sofferenza che provo a non vederli.
Avete lasciato nel mio cuore, quando me ne sono andato, un'idea arrogante che, col pretesto d'esser nata da voi, si vanta d'aver potere di vita o di morte su di me.

Che altro?

De Cyrano fu uno dei più estrosi scrittori del Seicento francese, una personalità veramente eclettica: fu romanziere, drammaturgo, autore satirico, epistolografo, prima di morire scrisse persino i primi capitoli di un trattato di fisica. Fu un libertino, quando ancora quel termine stava piuttosto ad indicare un'avanguardia culturale, una nuova filosofia di vita.

Che altro?

Le opere più importanti di Cyrano de Bergerac sono considerati i suoi romanzi fantastici, ritenuti precursori dell'odierna fantascienza: L'altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna (L'autre monde ou Les ètats et empires de la lune, pubblicato postumo nel 1657), probabilmente il suo capolavoro, e Gli stati e imperi del sole (Les ètats et empires du soleil, pubblicato postumo nel 1662). Si tratta di racconti fantastici, estremamente vivaci. Il racconto, nella più tipica e schietta prosa barocchista, è quello di un viaggio meraviglioso, realistico e poetico, nei paesi della Luna e del Sole. È un pretesto per l'esposizione di ardite teorie filosofiche, scientifiche e religiose: il movimento della terra, l'eternità e l'infinità dei mondi, la costituzione atomica dei corpi, i principi fisici dell'aerostato ecc.
Le conoscenze di alchimista (abilmente celate nei suoi romanzi) furono assai stimate da importanti studiosi dell'Ermetismo quali Fulcanelli e Eugène Canseliet.

Nel particolare:

L'altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna.
Rientrato in casa dopo una passeggiata al chiaro di luna in compagnia di amici, l'autore si mette intorno al corpo una cintura fatta di ampolle piene d'acqua di rugiada la quale, evaporando attratta dal sole, lo solleva sino a farlo arrivare nella Nouvelle France (il Canada); dopo questa prima esperienza di volo, utilizzando una sorta di razzo arriva fino alla Luna. Sulla Luna Cyrano rimarrà poco, poiché gli abitanti lo scambiano per uno struzzo e lo mettono in un'uccelliera, e molti gli sono avversi; ha però modo di conoscere quello strano paese e di ascoltare qualcuno (il Demone di Socrate) che glielo descrive e glielo spiega: sulla Luna un solo colpo di archibugio fa cadere un intero stormo di allodole bell'e arrostite; i versi delle poesie valgono come moneta per pagare gli osti; non c'è bisogno di orologi: tutti gli abitanti hanno una larga dentatura e un lungo naso, così quando vogliono sapere l'ora aprono la bocca ed espongono al sole il naso, il quale fa ombra sui denti come sul quadrante di una meridiana.
 
Ma ecco cosa si scrive nella prefazione a "Le Dimore Filosofali” di Fulcanelli:

Ne’ Gli stati e gli imperi della luna, “nel quale Cyrano Bergerac fa parlare il suo Demone protettore, che sta portando due globi di fuoco, mentre i presenti si meravigliano che essi non gli brucino le dita:
“Queste rocce incombustibili, egli dice, ci serviranno meglio dei vostri palloni di vetro. Sono due raggi di Sole, li ho purgati del loro calore, altrimenti le qualità corrosive del suo fuoco avrebbero ferito la vostra vista abbagliandola, poi ho fissato la luce e l’ho chiusa in questi globi trasparenti che tengo in mano. Ma non dovete essere così pieni di ammirazione, perché non è più difficile per me, che sono nato sul Sole, condensare i raggi di luce, che sono la polvere di questo Mondo, di quanto sia difficile per voi raccogliere la polvere o gli Atomi che non sono altro che la terra polverizzata di questo vostro mondo”.

Forse uno dei più grandi meriti del nostro Maestro Fulcanelli, è quello d’aver svelato, per primo, la vera personalità di Cyrano Bergerac, presentandolo, non senza delle prove concrete, probanti e decisive, come filosofo ermetico di grandissimo valore; tanto che non esitò a qualificarlo come il più grande dei tempi moderni.

… tra le altre cento cose che rivelano chiaramente la pura essenza alchemica di L’autre Monde, la macchina che rapisce il nostro eroe trasportandolo fino nel regno del Sole. Il pezzo principale della macchina, ed anche il mezzo di locomozione, è un vaso di cristallo, che ha la forma poliedrica di quel Quadrante solare, che si trova nel palazzo Holyrood d’Edimbourg; lo strano edificio scozzese che è l’argomento dell’ultimo capitolo delle Dimore filosofali:

Il vaso era stato costruito apposta con tanti spigoli, ed in forma d’icosaedro, affinché, essendo ciascuna faccia convessa e concava, la mia sfera potesse produrre l’effetto d’uno specchio ustorio”.

Questo passo si accorda perfettamente col testo di Fulcanelli, dimostrando che l’icosaedro simbolico è quel cristallo sconosciuto , chiamato vetriolo dei Filosofi, che è lo spirito o il fuoco incarnato, il quale, come abbiamo già visto, non brucia le mani. Si può giudicare da quello che dice Bergerac che riconosce, in questo elemento, una polvere quasi spirituale:

“… non ci si meravigli del fatto che io mi avvicinassi al Sole senza essermi bruciato, perché ciò che brucia non è il fuoco, ma la materia sulla quale il fuoco si avvince, e il fuoco del Sole non può essere mescolato con nessuna altra materia”.

Quanto ci appare diverso, Savinien de Cyrano, messo così in piena luce, dal personaggio inconsistente e fantastico, come lo ha impresso la letteratura, nell’immaginazione della maggioranza, modellandolo su di una falsa reputazione, nata unicamente dalle esagerazioni della giovinezza, che è contemporaneamente ardente e passeggera.

Fonte: prefazione di Eugène Canseliet a "Le Dimore Filosofali” di Fulcanelli

 

venerdì 20 agosto 2010

Sulla "cima" tra gli spazi delle "parole".





Siamo alle soglie del più grande cambiamento mai registrato prima nella storia dell’umanità; una trasformazione radicale del punto prospettico dal quale “valutiamo” la nostra esistenza. Come se fossimo giunti in cima alla vetta e dalla più idonea dimensione verticale, quella che permette di osservare senza nubi di mezzo e sufficientemente in alto per valutare nuove prospettive, eliminando il “rumore di fondo”, iniziassimo finalmente a “capire”. In entrambi i tempi della “narrazione” la giusta sintesi del processo di pensiero è questa:

Ecco dove siamo giunti.

Sotto di noi si estende il “paesaggio”; ciò che abbiamo contribuito, in qualche modo, a creare. Bello o brutto che sia, noi ne siamo parte integrante e causale. Penso sia inutile nascondersi ancora. Ognuno di noi ha la responsabilità di quello che stiamo osservando dall’alto, in questo momento.

Ci piace quello che vediamo?

Se non erro ci lamentiamo in continuazione, no? Perché? Significa che qualcosa non riesce proprio ad essere “digerito”. Ma cosa con precisione? Fermiamoci a chiedercelo? È un buon esercizio. Senza fissare da troppo vicino il pensiero negativo, rimaniamo in un campo energetico di contemplazione, di riflessione, di incoraggiamento alla consapevolezza.

Tutto ciò che ci succede è solo ed esclusivamente opportuno. Serve per farci crescere, magari anche sbagliando. E quando si osserva dalla “montagna” i risultati intermedi, inseriti nei tempi molto lunghi relativi all’umanità intera, non ci si deve perdere d’animo, perché la nostra osservazione costruttiva è all’opera per rinnovare il “panorama” ed il processo che porta a vedere il panorama stesso.  

Ossia, tutto cambia se gliene diamo il tempo.

Cambia sia l’osservato che l’osservatore, gli strumenti per guardare e ciò che si guarda. Ma il cambiamento è dapprima “sottile”, pervade i campi dimensionali eterici, astrali, mentali, etc. Non appare da subito nella tridimensionalità da noi percepita quando siamo a livello dell’incarnazione.

Si crea, dunque, prima il potenziale da noi autorizzato per vie legate al mondo dei pensieri, dell’immaginazione, dell’intuito, degli shock addizionali, e solo dopo possiamo assistere all’irradicamento nel percepito. I potenziali sono, secondo me, già tutti insiti attorno a noi, teoricamente previsti e, in realtà, ne scegliamo uno; lo autorizziamo a raggiungerci nelle 3D.

Sino a quando non crederemo di poter fare tutto questo, “presteremo” temporaneamente il nostro potere all’Antisistema, il quale ci “ringrazierà” di cuore usandolo per continuare a mantenerci in questo stato di incantesimo, di ipnosi collettiva, di annichilimento di massa auto consentito dal quale “egli” trae sempre nuova energia di rinnovamento.

Sir Biss compare nel film Disney Robin Hood. Il personaggio di Sir Biss è modellato su Kaa, il pitone del film Disney Il Libro della Giungla, e come questi anche Biss possiede poteri ipnotici. Solo in un caso ne abbiamo la conferma: da ciò che egli racconta con il Principe Giovanni, sappiamo che è stato proprio grazie all'ipnosi di Biss che re Riccardo Cuor di Leone è partito per la crociata lasciando il posto al fratello Giovanni. Nominato consigliere del nuovo re, Biss si occupa della gestione delle tasse, tiene i conti pubblici e tenta di consigliare il re, ma di rado questi lo ascolta. Più volte tenta di ammonire il re per non farlo cadere nelle trappole ordite da Robin Hood e Little John, ma viene deriso e mandato via. Al ritorno di Re Riccardo, anche Biss viene fatto prigioniero e condannato ai lavori forzati”.
Fonte: Wikipedia

Una delle molte trasposizioni cinematografiche dell’Antisistema, in questo caso in forma di animazione per un pubblico di bambini, è proprio quella che lo vede incarnato nei panni di un serpente. Nel contesto in questione, visto il target a cui si rivolge il “prodotto”, la serpe è sempre raffigurata anche in maniera simpatica, pur avendo e mostrando poteri del tutto diversi a quello che ci si potrebbe aspettare. La forza ipnotica che da sempre accompagna la figura del serpente, diciamo dal “caso” di Eva in poi è abbastanza eloquente in merito alla sua capacità di “convincimento”. Tuttavia egli non è che un attore e non corrisponde affatto al personaggio principale. Notiamo questa non leggera sfumatura. Il serpente è sempre un “personaggio” che scivola via, che evita le luci dei riflettori, della ribalta; lascia questa funzione ad altri, a coloro che, agli occhi della massa, detengono il potere: al Re, al Dittatore, al Primo Ministro, etc.

Per cui che senso ha prendersela con chi si identifica solo con l’illusione del potere?

Costoro non sono altro che dei nostri fratelli che hanno ceduto gran parte di sé in cambio di un effimero potere legato ad una “stagionalità” del percorso di Vita eterna. Un episodio dei tanti. A tal riguardo il frattale maggiore è determinato dalla nascita e dalla trasformazione, non morte, degli Imperi. Dov’è oggi l’Impero Romano che ha comandato il “mondo” per mille anni? Già dov’è? Di certo non è scomparso ma si è solo trasformato.
 
Antisistema era e Antisistema è.

Percepite la trama, “la scia che lascia”, il suo rumore strisciante, il cammino ondivago, il sss sss della sua lingua biforcuta?

Lo si riconosce subito quando gli si puntano addosso i riflettori della luce, perché “egli” si agita e si difende coi “denti”, perché non è abituato ad essere sbattuto in “prima pagina”. Quante volte lo abbiamo visto veramente nella sua immagine totale? Forse mai. Forse è meglio ricordare alcuni fatti, alcuni episodi che lo hanno in parte mostrato a tutti. Ricordo che l’Antisistema ha una “struttura” compartimentale, satellitare, a camere indipendenti, miscelata fuori e dentro di noi, che regola ogni respiro dell’esistenza da lui pianificata con il nostro “libero” consenso.

Quando Dan Brown ha pubblicato il “romanzo” Il codice da Vinci, ha contribuito a mettere in luce una parte dell’Antisistema. Ricordate? Quale reazione ha avuto il Vaticano quando le “luci” gli sono state puntate addosso enfatizzando aspetti diversi dal solito?

Quel “dardo” scoccato con estrema precisione dall’autore statunitense, ha colpito in pieno il bersaglio, le fondamenta sulle quali si sorregge uno dei più grandi “edifici” religiosi del mondo.

Con il tempo, ovviamente, l’ipnosi di massa ha avuto la meglio, togliendo i riflettori dal “corpo” sofferente evidenziato. Ma un simile “atto”, stiamone certi, ha aperto dei varchi nel tessuto esistenziale sotto incantesimo. Tessuto, o velo, che oramai inizia a mostrare segni di evidente logorio, proprio mentre milioni di persone fanno la fila a Torino per l’ostensione della Sindone, un altro “velo” che, pur essendo stato dimostrato circa 20 anni fa da datazioni scientifiche la sua estraneità al periodo storico in cui visse Gesù, continua a far parlare di sé. Qesto è il potere di cui è capace l’Antisistema. 

Ammaliare, ipnotizzare, illudere.

Il paradigma è un muro da abbattere, perché non permette di vedere al di là. E non stiamo parlando di una occlusione fisica ma eterea, imbrigliante i livelli superiori dell’umanità.

Ecco una news “preoccupante” dell’Antisistema. Queste notizie o rumors creano molti potenziali negativi nei quali continuare a farci stare a bagnomaria:
  • aspettative negative inerenti al futuro
  • prosecuzione dello status quo negativo
  • divisione egoica tra “emisferi”del globo
  • perpetuazione di un modello “malato” nelle nuove aree selezionate
  • instaurazione di un regime di mancanza di speranza
  • assunzione del cancro come minaccia fatale, casuale, come spada di Damocle sopra ad ogni individualità a minarne ogni impulso di vitalità
  • evidenziazione di uno stato temporaneo e finito della nostra esistenza

Vediamola:

Verso un boom di tumori nei paesi in via di sviluppo.
Entro il 2020 i paesi in via di sviluppo registreranno il 60% dei casi mondiali di cancro, e il 70% entro il 2030, ma per alcuni oncologi, che oggi hanno diffuso un rapporto sul tema, non sono pronti ad affrontare la crisi incombente.
Si tratta di paesi che non dispongono di un'infrastruttura per prevenire i tumori, diagnosticarli in tempi brevi e fornire cure a lungo termine, secondo CanTreat International, un gruppo composto da esperti di organizzazioni internazionali di oncologia.
"I paesi sviluppati elaborano costantemente piani e sistemi per affrontare il cancro, ma i paesi in via di sviluppo non sono pronti... la cura, le diagnosi sono effettuate molto tardi o per nulla, dunque il bilancio (dei decessi) è molto, molto più alto", ha detto in un'intervista Joseph Saba, medico e membro del gruppo.
CanTreat partecipa al Gruppo di lavoro informale sulla Cura del Cancro nei Paesi in via di Sviluppo. Il suo rapporto è stato presentato durante il congresso mondiale sui tumori nella città cinese di Shenzhen.
Nel 2008 ci sono stati in tutto il mondo 7,6 milioni di decessi per cancro, che è una delle prime cause di morte. I paesi in via di sviluppo hanno registrato il 70% dei decessi, pari a 5,3 milioni di casi. Entro il 2050, i paesi a basso reddito registreranno da soli tre quarti dei decessi.
L'impatto economico della morte prematura e della disabilità provocata dal cancro è stato livello globale nel 2008 di 985 miliardi di dollari, senza tener conto dei costi per le cure, secondo la American Cancer Society.
Con i cambiamenti di regime alimentare, l'aumento dell'inquinamento, l'invecchiamento della popolazione, i tassi crescenti di obesità, l'uso del tabacco e dell'alcol, i paesi in via di sviluppo ora sono gravati da malattie non trasmissibili tra cui problemi cardiaci, ictus, diabete e tumori, oltre alle malattie contagiose.
Nel 2008 a livello mondiale si registravano 12,67 milioni di nuovi casi di cancro, e i paesi in via di sviluppo rappresentavano il 56% del totale. Entro il 2020, con 15,5 milioni di nuovi casi stimati, il 60% saranno nel mondo in via di sviluppo.
Secondo il rapporto di CanTreat, mentre una paziente col cancro al seno ha l'84% di possibilità di sopravvivere almeno cinque anni negli Usa, in Gambia le sue chance scendono al 12%.
I tassi di remissione per i cancri infantili sono del 75% nei paesi ad alto reddito, ma del 10-15% nei paesi più poveri.
"Necessitiamo di centri per la diagnosi precoce, di medici e infermieri addestrati, di meccanismi di follow-up", ha detto Saba.
L'esperto ha fatto appello agli esperti sanitari ad apprendere dall'esperienza della gestione dell'Hiv/Aids negli ultimi 30 anni: le persone si sottoporranno a controlli se si dispone di cure adeguate.
"Se non si hanno cure adeguate, perché volere la diagnosi precoce se poi non ci si può fare nulla? Le cure sono il motore del controllo anti-cancro".
Fonte: Yahoo

Evidenzio queste parole :

Con i cambiamenti di regime alimentare, l'aumento dell'inquinamento, l'invecchiamento della popolazione, i tassi crescenti di obesità, l'uso del tabacco e dell'alcol, i paesi in via di sviluppo ora sono gravati da malattie non trasmissibili tra cui problemi cardiaci, ictus, diabete e tumori, oltre alle malattie contagiose.
 
È tutto descritto, con estrema lucidità, in queste poche parole il modello malato che l’Antisistema ha realizzato per noi. Nelle medesime parole sono contenute anche le soluzioni da adottare per trasformare la malattia in una opportunità.
Lascio a chi legge la conclusione di questa riflessione quotidiana.

 

giovedì 19 agosto 2010

Ka mut e Mer Ka Ba.





La faccio “breve” :) Vorrei scrivere del Kamut, ma senza riportare i soliti agganci “accademici” al cosa sia, cosa contenga, da dove arrivi, le polemiche attuali e compagnia bella; tutte informazioni che si possono tranquillamente trovare su internet, interrogando un motore di ricerca. 

No, mi interessa introdurre il Kamut per arrivare ad altro

Lo faccio perché sono portato a farlo da “qualcosa” e lo faccio utilizzando tutta la mia imperfezione e ignoranza. L’importante non è fornire informazioni accettate dagli studiosi, in quanto non esiste la possibilità di accertare le fonti, i significati, etc. L’importante è esprimere ciò che si evidenzia personalmente dal cuore, dalla “voglia” di esprimere una propria verità, che brillerà in risonanza con i vostri campi energetici in eventuale risonanza.  

Il termine Ka-mut è un marchio registrato. Un “sigillo” moderno a tutela della qualità di questa varietà di grano Khorasan che, si dice, derivi da una manciata di chicchi ritrovati in una tomba egizia. Il Ka-mut, dunque, sembra possedere la purezza e la “ricchezza” nutrizionale e spirituale di una varietà, sconosciuta, di grano dell’antichità. L’azienda americana che lo produce ha eretto una vera e propria “barriera” tra sé ed il mondo, una sorta di rete protettiva oppure un’opera ben studiata di marketing globale? Il Ka-mut viene coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica. Il marchio, dice l’azienda, è una garanzia di elevata qualità.

Perché ci hanno tenuto così tanto a “proteggerlo”? Occorre decidere da che parte “schierarsi” al fine di non nutrirci invece di dubbi.

Dunque, viviamo in un “reame” a stretto monopolio dell’Antisistema; un “ecosistema” completamente controllato e drogato ad hoc per mantenerci sotto “incantesimo”. Perché quella protezione dunque? Business puro? Come, per intenderci, la ricetta segreta della Coca Cola, annidata nell’ampia categoria autorizzata degli “aromi naturali”?

Nella nostra famiglia ci si nutre di Ka-mut da qualche anno, dunque, possiamo “parlare” per diretta osservazione degli effetti su noi stessi. Cosa dire? Che stiamo molto bene. Il prodotto è anche più buono dei suoi diretti “antagonisti” e ciò non guasta affatto. Il processo di depurazione dei nostri corpi è evidente, ma quanto l’utilizzo anche del Ka-mut ha contribuito a migliorare la nostra salute e benessere psicofisico? Penso, anzi “sento” di dover ringraziare i principi attivi e passivi di questo prodotto. Per cui decido di credere anche all’azienda produttrice. Alcune note di fondo, un po’ più stonate” sono queste:
  • in ottica di “decrescita” il suo utilizzo non è il massimo, in quanto viene coltivato solo in alcuni Stati degli USA e del Canada, per cui viene del tutto importato e percorre molti chilometri prima di raggiungere le aziende italiane che si occupano di lavorare i chicchi
  • sulle confezioni di prodotto finito viene impresso il consueto codice a barre che permette di gestire le movimentazioni della merce in maniera automatica. Tale codice a barre, come avremo modo di vedere prossimamente in un articolo apposito, è tossico! Per cui ecco, forse, una prima traccia di Antisistema nel processo, oltre al processo di lavorazione dei chicchi, di trasporto, di stoccaggio, etc.
La parola Ka-mut deriva da termini antichi e per almeno un millennio anche dimenticati. Infatti è “solo” nel 1822 che Champollion torna a decifrare l’antica lingua dei geroglifici, insabbiata nell’indifferenza, insieme alla propria cultura e civiltà. A questo sito  è meraviglioso leggere la breve Vita di questo uomo predestinato. Grazie a lui il mondo ha recuperato una parte di sé dimenticata. A sua volta la lingua egizia fa ricorso all’utilizzo di termini molto più antichi, che permettono di risalire all’epoca dei Sumeri,  di cui Sitchin ci ha narrato Vita, Morte e miracoli. Cosa significano, presumibilmente, questi due termini uniti insieme?

Ka
Principio di vita e di potenza il ka è la forza vitale mantenuta tramite il nutrimento, supporto della vita fisica e spirituale.

È  in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. Cresce con l'uomo (oppure con il dio) e non lo abbandona mai… Il Ka conduce nella vita terrena un'esistenza indipendente, è impalpabile e può superare ogni ostacolo del mondo sensibile.
Il termine Ka, indicava la forza vitale di ciascun individuo. Con caratteristiche individuali molto marcate, costituisce il temperamento e l'insieme delle qualità degli esseri viventi.
I più recenti studi condotti considerano non adeguata la traduzione come spirito o doppio. Il concetto di Ka può essere messo in relazione con il genius latino ed il daimon greco. Esso si trasmette di padre in figlio e quindi appartiene, usando termini moderni, al patrimonio genetico ereditario di un uomo… Le linee diagonali delle piramidi sono allineate con i punti cardinali perché così si pensava che il "Ka" del defunto potesse andare dovunque.
È in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. Numerosi sono i nomi egizi composti da Ka, spesso in riferimento al dio Ra, ad esempio Neferkara (Bellissimo è il Ka di Ra), Userkara (Potente è il Ka di Ra), Maatkara (Giusto è il Ka di Ra). Secondo Giacomo Borioni e Friedrich Junge il "Ka" è la personalità dell'individuo, l'anima personale.

Mut
Il valore fonetico mwt, che vuol dire anche "madre", Mut era ritenuta la grande, potente e divina madre di tutti gli esseri viventi, grande maga, signora del cielo e l'occhio di Ra.

È per me “utile” considerare la “grande madre”, dal punto di vista umano, come la Madre Terra.

Dunque: Il nome deriva da Ka’ moet che, nella lingua egizia antica, significava "anima della terra".

Fonte: Wikipedia

Anima della Terra, ma non solo, per analogia frattale, anche Anima di ognuno di noi. Da ciò mi permetto di considerare questo principio attivo contenuto in questa variante di grano, come un vero e proprio influsso di Vita fisica e spirituale nel corpo che lo ingerisce e che lo “accoglie”. Ricordo infatti che, soprattutto nei tempi passati, si era soliti “ringraziare” prima di mettersi a mangiare; ciò testimonia come anche una certa predisposizione d’animo al ricevimento di un nutrimento tanto importante, fosse necessaria per “meritarsi” un qualcosa di molto speciale contenuto insieme al cibo

Non sottovalutiamo questa componente di “preparazione” al ricevimento. 

Essa non descrive il meccanismo della preghiera a "qualcuno" o "qualcosa" di non ben precisato che, come abbiamo visto in un paio di articoli, non è adatta per mantenere a sé le proprie energie, in quanto le si delega alla “divinità” chiamata in causa. Bensì, questo atto di compassione soprattutto verso di sé come unità inserita in un tutto che non ci “dimentica” mai, descrive proprio il principio del ricordo del sé, di chi si è; descrive il principio eterno del rinnovamento e della memoria, del senso dello stare in Terra, di un aggancio multidimensionale a cui non possiamo venire meno.

Questo nutrimento riscoperto dalle sue “ceneri” che, paradossalmente, sono uscite da un simbolo di Morte, come una tomba, che ha saputo custodire il “messaggio contenuto in essa per gli uomini di un tempo che sarebbe giunto più tardi”, secondo il mio personale sentire è tra quanto di più “vicino” agli antichi ci possa essere. Il grano, per questa ampia area di mondo, ha sempre significato poter sopravvivere alle “angherie” di un paesaggio torturato dalla violenza dell’uomo, condotto per mano dalle divinità del tempo allo scontro continuo. Infatti nelle cronache riportate alla luce da Sitchin, traducendo le tavole in argilla Sumere, in merito al Diluvio Universale si riporta l’origine “divina”, ossia geneticamente modificata e selezionata, delle specie più diverse di grano, cereali, etc.:

Il diluvio fu un’esperienza traumatica per il genere umano, ma non tutti gli uomini e gli animali morirono; i Nefilim, ridiscesi sulla Terra, capirono che per sopravvivere avevano bisogno che l’uomo sopravvivesse e cosi lo aiutarono insegnandogli l’arte dell’agricoltura e dell’allevamento. Molti scienziati studiando l’origini dell’agricoltura sono giunti alla conclusione che la sua “scoperta” da parte dell’umanità, avvenuta circa 12.000 anni fa, è da mettere in relazione con la mitezza climatica che seguì la fine dell’ultima era glaciale, ignorando le informazioni che derivavano da testi biblici e sumeri che ne indicavano l’inizio con la fine del Diluvio. "Noè fu il primo contadino, e piantò una vigna". Egli divenne dunque il primo agricoltore dell’era post-diluviana, il primo ad impegnarsi volontariamente in quella complessa attività. Gli studiosi moderni, tuttavia, hanno appurato che la pratica agricola comparve si per la prima volta nell’area medio-orientale, ma non, come ci si aspetterebbe, nelle fertili pianure e vallate della regione, bensì tra le montagne che orlavano a semicerchio le pianure. Perché questi primi agricoltori si concentrarono nelle zone montuose, certamente meno agevoli? L’unica spiegazione plausibile è che, al tempo in cui nacque l’agricoltura, le terre basse non erano abitabili perché risentivano ancora dei postumi del Diluvio; difatti la Genesi dice: molte generazioni dopo il Diluvio, genti provenienti “da est” - cioè le regioni montuose a oriente della Mesopotamia - "trovarono una piana nella terra di Shin’ar [Sumer] e vi si insediarono".
Gli studiosi hanno ormai accertato che l’agricoltura nacque con l’addomesticamento di un cereale selvatico dal quale si ricavarono frumento e orzo; tuttavia non riescono a spiegarsi come mai già i primi cereali (per esempio quelli trovati nella grotta di Shanidar) fossero già uniformi e altamente specializzati.
La natura richiede migliaia di generazioni di selezione genetica perché una specie possa acquisire un livello minimo di sofisticazione; in questo caso, invece, non c’è alcuna traccia di un processo graduale e prolungato. Si tratta di una sorta di “miracolo” di genetica botanica, spiegabile solo se accantoniamo il concetto di selezione naturale e pensiamo invece a una manipolazione artificiale. La spelta, un tipo di frumento a grano duro, rappresenta un mistero ancora più grande. Essa è infatti il prodotto di “una strana mescolanza di geni botanici”, non deriva dallo sviluppo di un’antica fonte genetica, né da una mutazione di essa: è proprio il risultato di un miscuglio di geni provenienti da diverse piante. Un discorso analogo vale anche per gli animali: come è possibile che l’uomo, in poche migliaia di anni, sia riuscito a modificare cosi profondamente gli animali attraverso l’addomesticamento? Gli studiosi moderni non sanno risolvere questi enigmi, né, più in generale, sanno spiegare come mai il semicerchio montuoso dell’antico Medio Oriente divenne una fonte di varietà sempre nuove di cereali, piante, alberi, frutti, ortaggi e animali domestici. I Sumeri, come al solito, avevano una risposta: i semi erano un dono mandato sulla Terra da Anu.
 
Fonte: “Il Pianeta degli Dei” - Z. Sitchin


Il “dono degli Dei” garantiva loro eterna gratitudine da parte del genere umano che si rifondava dalle proprie ceneri. Gratitudine espressa attraverso l’atto della preghiera, tramite il quale, essi tornavano a ricevere energia “fine” o sottile, direttamente processata dalle individualità e dalle masse umane. Dal chicco selezionato all’energia selezionata. Un perfetto ciclo che sino a quando ha retto, ha garantito lo sviluppo di una età dell’oro per l’umanità. Ciclo interrotto dalla “corrosione”, dalla lenta “combustione” interna a cui le divinità erano soggette stazionando sulla Terra, al proprio campo gravitazionale, alle condizioni energetiche ivi presenti, etc.

Queste divinità che sono ricordate ad ogni latitudine culturale umana, persino nella Bibbia, potevano volare, muoversi a grande velocità, elevarsi verso l’alto. Ma quanto di tecnologico è connesso a queste descrizioni? Io credo che esistessero sia forme meccaniche di velivoli, sia forme spirituali, a seconda dell’entità a cui facciamo riferimento. A tal proposito estendiamo il concetto legato al termine Ka, il quale è inserito nella parola composta MER-KA-BA.
 
Cosa significano e cosa identificano questi tre termini insieme?   

Tutti noi siamo dotati di un corpo fisico, uno mentale e uno emotivo, ciascuno di questi corpi possiede una forma a tetraedro. Sono tre campi energetici identici e sovrapposti uno all'altro, l'unica differenza che c'è tra loro è che, solo quello legato al corpo fisico è fermo, cioè non ruota

La Merkaba è creata dalla controrotazione dei campi di energia (le stelle tetraedro). 

La Stella Tetraedro mentale è di natura elettrica e maschile, e ruota verso sinistra. La Stella Tetraedro emotiva e di natura magnetica e femminile, e ruota verso destra. Il legame che comprende lo spirito, il cuore e il corpo fisico, secondo una ratio geometrica particolare, e una velocità critica crea la Merkaba.

 
Stella Tetraedro.
  
La Stella Tetraedro è formata da due tetraedri che si intersecano in modo da formare une sorta di stella di Davide dall'aspetto tridimensionale. I due tetraedri intersecati rappresentano le due energie, maschile e femminile in perfetto equilibrio. Esiste un tetraedro intorno ad ogni cosa, non solo ai nostri corpi.
La parola Mer-KA-Ba è composta da tre parole. "Mer", indica i campi di controrotazione della luce. "Ka", lo spirito. "Ba", il corpo o la realtà.

Quindi la Merkaba indica un campo di controrotazione della luce che comprende il corpo e lo spirito ed è un veicolo spazio-temporale. E' l'immagine attraverso la quale vengono create tutte le cose, una serie di schemi geometrici che circondano i nostri corpi. L'immagine inizia alla base della colonna vertebrale, piccola quanto le 8 cellule originarie dalla quale i nostri corpi fisici sono creati. Da quel punto si estende per circa 16 metri di diametro. La sua prima forma è una stella tetraedro, poi un cubo, una sfera ed infine una piramide intrecciata.

 
Una volta che saprete come attivare i campi di controrotazione di luce, potrete usare la vostra Merkaba per viaggiare attraverso l'universo

 
Nell’immagine di testa è visualizzata una MerKaBa realizzata!

 
Questa ultima immagine ci porta ad una importante riflessione: "questa è la classica forma a disco volante, infatti la tecnologia dei dischi volanti si basa sullo stesso principio di controrotazione dei campi energetici. Come è anche vero che alcuni avvistamenti UFO non si riferiscona a macchine volanti ma bensì a vere e proprie entità energetiche extradimensionali".
Fonte: http://web.infinito.it/utenti/g/gianluigi27/merkaba/merkaba.htm

Dunque? Ecco il messaggio « intimo » contenuto per noi nel nutrirci attraverso una alimentazione ancora vicina a quella originaria o “pura”; decodifichiamolo meglio:
  • controllo dell’alimentazione, ossia, attenzione a quello che ingeriamo
  • la qualità del cibo è indice di una purificazione che precede un risveglio del nostro lato divino simboleggiato dalla padronanza di sé, del ricordo di sé
  • il ricordo di sé conduce alla riscoperta del veicolo multidimensionale che ci ha condotti in Terra, la MER KA BA.
  • Il veicolo di luce  che, opportunamente "modificato", sarà capace di ricondurci a “casa” dopo avere adempiuto alla missione in Terra
Nell’atto della nutrizione è insito il rispetto e il senso… in attesa di tornare a nutrirci di Luce, una volta che i nostri corpi cristallini di quinta dimensione saranno pronti a riceverla. Ogni “cosa” a suo tempo…