venerdì 20 agosto 2010

Sulla "cima" tra gli spazi delle "parole".





Siamo alle soglie del più grande cambiamento mai registrato prima nella storia dell’umanità; una trasformazione radicale del punto prospettico dal quale “valutiamo” la nostra esistenza. Come se fossimo giunti in cima alla vetta e dalla più idonea dimensione verticale, quella che permette di osservare senza nubi di mezzo e sufficientemente in alto per valutare nuove prospettive, eliminando il “rumore di fondo”, iniziassimo finalmente a “capire”. In entrambi i tempi della “narrazione” la giusta sintesi del processo di pensiero è questa:

Ecco dove siamo giunti.

Sotto di noi si estende il “paesaggio”; ciò che abbiamo contribuito, in qualche modo, a creare. Bello o brutto che sia, noi ne siamo parte integrante e causale. Penso sia inutile nascondersi ancora. Ognuno di noi ha la responsabilità di quello che stiamo osservando dall’alto, in questo momento.

Ci piace quello che vediamo?

Se non erro ci lamentiamo in continuazione, no? Perché? Significa che qualcosa non riesce proprio ad essere “digerito”. Ma cosa con precisione? Fermiamoci a chiedercelo? È un buon esercizio. Senza fissare da troppo vicino il pensiero negativo, rimaniamo in un campo energetico di contemplazione, di riflessione, di incoraggiamento alla consapevolezza.

Tutto ciò che ci succede è solo ed esclusivamente opportuno. Serve per farci crescere, magari anche sbagliando. E quando si osserva dalla “montagna” i risultati intermedi, inseriti nei tempi molto lunghi relativi all’umanità intera, non ci si deve perdere d’animo, perché la nostra osservazione costruttiva è all’opera per rinnovare il “panorama” ed il processo che porta a vedere il panorama stesso.  

Ossia, tutto cambia se gliene diamo il tempo.

Cambia sia l’osservato che l’osservatore, gli strumenti per guardare e ciò che si guarda. Ma il cambiamento è dapprima “sottile”, pervade i campi dimensionali eterici, astrali, mentali, etc. Non appare da subito nella tridimensionalità da noi percepita quando siamo a livello dell’incarnazione.

Si crea, dunque, prima il potenziale da noi autorizzato per vie legate al mondo dei pensieri, dell’immaginazione, dell’intuito, degli shock addizionali, e solo dopo possiamo assistere all’irradicamento nel percepito. I potenziali sono, secondo me, già tutti insiti attorno a noi, teoricamente previsti e, in realtà, ne scegliamo uno; lo autorizziamo a raggiungerci nelle 3D.

Sino a quando non crederemo di poter fare tutto questo, “presteremo” temporaneamente il nostro potere all’Antisistema, il quale ci “ringrazierà” di cuore usandolo per continuare a mantenerci in questo stato di incantesimo, di ipnosi collettiva, di annichilimento di massa auto consentito dal quale “egli” trae sempre nuova energia di rinnovamento.

Sir Biss compare nel film Disney Robin Hood. Il personaggio di Sir Biss è modellato su Kaa, il pitone del film Disney Il Libro della Giungla, e come questi anche Biss possiede poteri ipnotici. Solo in un caso ne abbiamo la conferma: da ciò che egli racconta con il Principe Giovanni, sappiamo che è stato proprio grazie all'ipnosi di Biss che re Riccardo Cuor di Leone è partito per la crociata lasciando il posto al fratello Giovanni. Nominato consigliere del nuovo re, Biss si occupa della gestione delle tasse, tiene i conti pubblici e tenta di consigliare il re, ma di rado questi lo ascolta. Più volte tenta di ammonire il re per non farlo cadere nelle trappole ordite da Robin Hood e Little John, ma viene deriso e mandato via. Al ritorno di Re Riccardo, anche Biss viene fatto prigioniero e condannato ai lavori forzati”.
Fonte: Wikipedia

Una delle molte trasposizioni cinematografiche dell’Antisistema, in questo caso in forma di animazione per un pubblico di bambini, è proprio quella che lo vede incarnato nei panni di un serpente. Nel contesto in questione, visto il target a cui si rivolge il “prodotto”, la serpe è sempre raffigurata anche in maniera simpatica, pur avendo e mostrando poteri del tutto diversi a quello che ci si potrebbe aspettare. La forza ipnotica che da sempre accompagna la figura del serpente, diciamo dal “caso” di Eva in poi è abbastanza eloquente in merito alla sua capacità di “convincimento”. Tuttavia egli non è che un attore e non corrisponde affatto al personaggio principale. Notiamo questa non leggera sfumatura. Il serpente è sempre un “personaggio” che scivola via, che evita le luci dei riflettori, della ribalta; lascia questa funzione ad altri, a coloro che, agli occhi della massa, detengono il potere: al Re, al Dittatore, al Primo Ministro, etc.

Per cui che senso ha prendersela con chi si identifica solo con l’illusione del potere?

Costoro non sono altro che dei nostri fratelli che hanno ceduto gran parte di sé in cambio di un effimero potere legato ad una “stagionalità” del percorso di Vita eterna. Un episodio dei tanti. A tal riguardo il frattale maggiore è determinato dalla nascita e dalla trasformazione, non morte, degli Imperi. Dov’è oggi l’Impero Romano che ha comandato il “mondo” per mille anni? Già dov’è? Di certo non è scomparso ma si è solo trasformato.
 
Antisistema era e Antisistema è.

Percepite la trama, “la scia che lascia”, il suo rumore strisciante, il cammino ondivago, il sss sss della sua lingua biforcuta?

Lo si riconosce subito quando gli si puntano addosso i riflettori della luce, perché “egli” si agita e si difende coi “denti”, perché non è abituato ad essere sbattuto in “prima pagina”. Quante volte lo abbiamo visto veramente nella sua immagine totale? Forse mai. Forse è meglio ricordare alcuni fatti, alcuni episodi che lo hanno in parte mostrato a tutti. Ricordo che l’Antisistema ha una “struttura” compartimentale, satellitare, a camere indipendenti, miscelata fuori e dentro di noi, che regola ogni respiro dell’esistenza da lui pianificata con il nostro “libero” consenso.

Quando Dan Brown ha pubblicato il “romanzo” Il codice da Vinci, ha contribuito a mettere in luce una parte dell’Antisistema. Ricordate? Quale reazione ha avuto il Vaticano quando le “luci” gli sono state puntate addosso enfatizzando aspetti diversi dal solito?

Quel “dardo” scoccato con estrema precisione dall’autore statunitense, ha colpito in pieno il bersaglio, le fondamenta sulle quali si sorregge uno dei più grandi “edifici” religiosi del mondo.

Con il tempo, ovviamente, l’ipnosi di massa ha avuto la meglio, togliendo i riflettori dal “corpo” sofferente evidenziato. Ma un simile “atto”, stiamone certi, ha aperto dei varchi nel tessuto esistenziale sotto incantesimo. Tessuto, o velo, che oramai inizia a mostrare segni di evidente logorio, proprio mentre milioni di persone fanno la fila a Torino per l’ostensione della Sindone, un altro “velo” che, pur essendo stato dimostrato circa 20 anni fa da datazioni scientifiche la sua estraneità al periodo storico in cui visse Gesù, continua a far parlare di sé. Qesto è il potere di cui è capace l’Antisistema. 

Ammaliare, ipnotizzare, illudere.

Il paradigma è un muro da abbattere, perché non permette di vedere al di là. E non stiamo parlando di una occlusione fisica ma eterea, imbrigliante i livelli superiori dell’umanità.

Ecco una news “preoccupante” dell’Antisistema. Queste notizie o rumors creano molti potenziali negativi nei quali continuare a farci stare a bagnomaria:
  • aspettative negative inerenti al futuro
  • prosecuzione dello status quo negativo
  • divisione egoica tra “emisferi”del globo
  • perpetuazione di un modello “malato” nelle nuove aree selezionate
  • instaurazione di un regime di mancanza di speranza
  • assunzione del cancro come minaccia fatale, casuale, come spada di Damocle sopra ad ogni individualità a minarne ogni impulso di vitalità
  • evidenziazione di uno stato temporaneo e finito della nostra esistenza

Vediamola:

Verso un boom di tumori nei paesi in via di sviluppo.
Entro il 2020 i paesi in via di sviluppo registreranno il 60% dei casi mondiali di cancro, e il 70% entro il 2030, ma per alcuni oncologi, che oggi hanno diffuso un rapporto sul tema, non sono pronti ad affrontare la crisi incombente.
Si tratta di paesi che non dispongono di un'infrastruttura per prevenire i tumori, diagnosticarli in tempi brevi e fornire cure a lungo termine, secondo CanTreat International, un gruppo composto da esperti di organizzazioni internazionali di oncologia.
"I paesi sviluppati elaborano costantemente piani e sistemi per affrontare il cancro, ma i paesi in via di sviluppo non sono pronti... la cura, le diagnosi sono effettuate molto tardi o per nulla, dunque il bilancio (dei decessi) è molto, molto più alto", ha detto in un'intervista Joseph Saba, medico e membro del gruppo.
CanTreat partecipa al Gruppo di lavoro informale sulla Cura del Cancro nei Paesi in via di Sviluppo. Il suo rapporto è stato presentato durante il congresso mondiale sui tumori nella città cinese di Shenzhen.
Nel 2008 ci sono stati in tutto il mondo 7,6 milioni di decessi per cancro, che è una delle prime cause di morte. I paesi in via di sviluppo hanno registrato il 70% dei decessi, pari a 5,3 milioni di casi. Entro il 2050, i paesi a basso reddito registreranno da soli tre quarti dei decessi.
L'impatto economico della morte prematura e della disabilità provocata dal cancro è stato livello globale nel 2008 di 985 miliardi di dollari, senza tener conto dei costi per le cure, secondo la American Cancer Society.
Con i cambiamenti di regime alimentare, l'aumento dell'inquinamento, l'invecchiamento della popolazione, i tassi crescenti di obesità, l'uso del tabacco e dell'alcol, i paesi in via di sviluppo ora sono gravati da malattie non trasmissibili tra cui problemi cardiaci, ictus, diabete e tumori, oltre alle malattie contagiose.
Nel 2008 a livello mondiale si registravano 12,67 milioni di nuovi casi di cancro, e i paesi in via di sviluppo rappresentavano il 56% del totale. Entro il 2020, con 15,5 milioni di nuovi casi stimati, il 60% saranno nel mondo in via di sviluppo.
Secondo il rapporto di CanTreat, mentre una paziente col cancro al seno ha l'84% di possibilità di sopravvivere almeno cinque anni negli Usa, in Gambia le sue chance scendono al 12%.
I tassi di remissione per i cancri infantili sono del 75% nei paesi ad alto reddito, ma del 10-15% nei paesi più poveri.
"Necessitiamo di centri per la diagnosi precoce, di medici e infermieri addestrati, di meccanismi di follow-up", ha detto Saba.
L'esperto ha fatto appello agli esperti sanitari ad apprendere dall'esperienza della gestione dell'Hiv/Aids negli ultimi 30 anni: le persone si sottoporranno a controlli se si dispone di cure adeguate.
"Se non si hanno cure adeguate, perché volere la diagnosi precoce se poi non ci si può fare nulla? Le cure sono il motore del controllo anti-cancro".
Fonte: Yahoo

Evidenzio queste parole :

Con i cambiamenti di regime alimentare, l'aumento dell'inquinamento, l'invecchiamento della popolazione, i tassi crescenti di obesità, l'uso del tabacco e dell'alcol, i paesi in via di sviluppo ora sono gravati da malattie non trasmissibili tra cui problemi cardiaci, ictus, diabete e tumori, oltre alle malattie contagiose.
 
È tutto descritto, con estrema lucidità, in queste poche parole il modello malato che l’Antisistema ha realizzato per noi. Nelle medesime parole sono contenute anche le soluzioni da adottare per trasformare la malattia in una opportunità.
Lascio a chi legge la conclusione di questa riflessione quotidiana.

 

giovedì 19 agosto 2010

Ka mut e Mer Ka Ba.





La faccio “breve” :) Vorrei scrivere del Kamut, ma senza riportare i soliti agganci “accademici” al cosa sia, cosa contenga, da dove arrivi, le polemiche attuali e compagnia bella; tutte informazioni che si possono tranquillamente trovare su internet, interrogando un motore di ricerca. 

No, mi interessa introdurre il Kamut per arrivare ad altro

Lo faccio perché sono portato a farlo da “qualcosa” e lo faccio utilizzando tutta la mia imperfezione e ignoranza. L’importante non è fornire informazioni accettate dagli studiosi, in quanto non esiste la possibilità di accertare le fonti, i significati, etc. L’importante è esprimere ciò che si evidenzia personalmente dal cuore, dalla “voglia” di esprimere una propria verità, che brillerà in risonanza con i vostri campi energetici in eventuale risonanza.  

Il termine Ka-mut è un marchio registrato. Un “sigillo” moderno a tutela della qualità di questa varietà di grano Khorasan che, si dice, derivi da una manciata di chicchi ritrovati in una tomba egizia. Il Ka-mut, dunque, sembra possedere la purezza e la “ricchezza” nutrizionale e spirituale di una varietà, sconosciuta, di grano dell’antichità. L’azienda americana che lo produce ha eretto una vera e propria “barriera” tra sé ed il mondo, una sorta di rete protettiva oppure un’opera ben studiata di marketing globale? Il Ka-mut viene coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica. Il marchio, dice l’azienda, è una garanzia di elevata qualità.

Perché ci hanno tenuto così tanto a “proteggerlo”? Occorre decidere da che parte “schierarsi” al fine di non nutrirci invece di dubbi.

Dunque, viviamo in un “reame” a stretto monopolio dell’Antisistema; un “ecosistema” completamente controllato e drogato ad hoc per mantenerci sotto “incantesimo”. Perché quella protezione dunque? Business puro? Come, per intenderci, la ricetta segreta della Coca Cola, annidata nell’ampia categoria autorizzata degli “aromi naturali”?

Nella nostra famiglia ci si nutre di Ka-mut da qualche anno, dunque, possiamo “parlare” per diretta osservazione degli effetti su noi stessi. Cosa dire? Che stiamo molto bene. Il prodotto è anche più buono dei suoi diretti “antagonisti” e ciò non guasta affatto. Il processo di depurazione dei nostri corpi è evidente, ma quanto l’utilizzo anche del Ka-mut ha contribuito a migliorare la nostra salute e benessere psicofisico? Penso, anzi “sento” di dover ringraziare i principi attivi e passivi di questo prodotto. Per cui decido di credere anche all’azienda produttrice. Alcune note di fondo, un po’ più stonate” sono queste:
  • in ottica di “decrescita” il suo utilizzo non è il massimo, in quanto viene coltivato solo in alcuni Stati degli USA e del Canada, per cui viene del tutto importato e percorre molti chilometri prima di raggiungere le aziende italiane che si occupano di lavorare i chicchi
  • sulle confezioni di prodotto finito viene impresso il consueto codice a barre che permette di gestire le movimentazioni della merce in maniera automatica. Tale codice a barre, come avremo modo di vedere prossimamente in un articolo apposito, è tossico! Per cui ecco, forse, una prima traccia di Antisistema nel processo, oltre al processo di lavorazione dei chicchi, di trasporto, di stoccaggio, etc.
La parola Ka-mut deriva da termini antichi e per almeno un millennio anche dimenticati. Infatti è “solo” nel 1822 che Champollion torna a decifrare l’antica lingua dei geroglifici, insabbiata nell’indifferenza, insieme alla propria cultura e civiltà. A questo sito  è meraviglioso leggere la breve Vita di questo uomo predestinato. Grazie a lui il mondo ha recuperato una parte di sé dimenticata. A sua volta la lingua egizia fa ricorso all’utilizzo di termini molto più antichi, che permettono di risalire all’epoca dei Sumeri,  di cui Sitchin ci ha narrato Vita, Morte e miracoli. Cosa significano, presumibilmente, questi due termini uniti insieme?

Ka
Principio di vita e di potenza il ka è la forza vitale mantenuta tramite il nutrimento, supporto della vita fisica e spirituale.

È  in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. Cresce con l'uomo (oppure con il dio) e non lo abbandona mai… Il Ka conduce nella vita terrena un'esistenza indipendente, è impalpabile e può superare ogni ostacolo del mondo sensibile.
Il termine Ka, indicava la forza vitale di ciascun individuo. Con caratteristiche individuali molto marcate, costituisce il temperamento e l'insieme delle qualità degli esseri viventi.
I più recenti studi condotti considerano non adeguata la traduzione come spirito o doppio. Il concetto di Ka può essere messo in relazione con il genius latino ed il daimon greco. Esso si trasmette di padre in figlio e quindi appartiene, usando termini moderni, al patrimonio genetico ereditario di un uomo… Le linee diagonali delle piramidi sono allineate con i punti cardinali perché così si pensava che il "Ka" del defunto potesse andare dovunque.
È in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. Numerosi sono i nomi egizi composti da Ka, spesso in riferimento al dio Ra, ad esempio Neferkara (Bellissimo è il Ka di Ra), Userkara (Potente è il Ka di Ra), Maatkara (Giusto è il Ka di Ra). Secondo Giacomo Borioni e Friedrich Junge il "Ka" è la personalità dell'individuo, l'anima personale.

Mut
Il valore fonetico mwt, che vuol dire anche "madre", Mut era ritenuta la grande, potente e divina madre di tutti gli esseri viventi, grande maga, signora del cielo e l'occhio di Ra.

È per me “utile” considerare la “grande madre”, dal punto di vista umano, come la Madre Terra.

Dunque: Il nome deriva da Ka’ moet che, nella lingua egizia antica, significava "anima della terra".

Fonte: Wikipedia

Anima della Terra, ma non solo, per analogia frattale, anche Anima di ognuno di noi. Da ciò mi permetto di considerare questo principio attivo contenuto in questa variante di grano, come un vero e proprio influsso di Vita fisica e spirituale nel corpo che lo ingerisce e che lo “accoglie”. Ricordo infatti che, soprattutto nei tempi passati, si era soliti “ringraziare” prima di mettersi a mangiare; ciò testimonia come anche una certa predisposizione d’animo al ricevimento di un nutrimento tanto importante, fosse necessaria per “meritarsi” un qualcosa di molto speciale contenuto insieme al cibo

Non sottovalutiamo questa componente di “preparazione” al ricevimento. 

Essa non descrive il meccanismo della preghiera a "qualcuno" o "qualcosa" di non ben precisato che, come abbiamo visto in un paio di articoli, non è adatta per mantenere a sé le proprie energie, in quanto le si delega alla “divinità” chiamata in causa. Bensì, questo atto di compassione soprattutto verso di sé come unità inserita in un tutto che non ci “dimentica” mai, descrive proprio il principio del ricordo del sé, di chi si è; descrive il principio eterno del rinnovamento e della memoria, del senso dello stare in Terra, di un aggancio multidimensionale a cui non possiamo venire meno.

Questo nutrimento riscoperto dalle sue “ceneri” che, paradossalmente, sono uscite da un simbolo di Morte, come una tomba, che ha saputo custodire il “messaggio contenuto in essa per gli uomini di un tempo che sarebbe giunto più tardi”, secondo il mio personale sentire è tra quanto di più “vicino” agli antichi ci possa essere. Il grano, per questa ampia area di mondo, ha sempre significato poter sopravvivere alle “angherie” di un paesaggio torturato dalla violenza dell’uomo, condotto per mano dalle divinità del tempo allo scontro continuo. Infatti nelle cronache riportate alla luce da Sitchin, traducendo le tavole in argilla Sumere, in merito al Diluvio Universale si riporta l’origine “divina”, ossia geneticamente modificata e selezionata, delle specie più diverse di grano, cereali, etc.:

Il diluvio fu un’esperienza traumatica per il genere umano, ma non tutti gli uomini e gli animali morirono; i Nefilim, ridiscesi sulla Terra, capirono che per sopravvivere avevano bisogno che l’uomo sopravvivesse e cosi lo aiutarono insegnandogli l’arte dell’agricoltura e dell’allevamento. Molti scienziati studiando l’origini dell’agricoltura sono giunti alla conclusione che la sua “scoperta” da parte dell’umanità, avvenuta circa 12.000 anni fa, è da mettere in relazione con la mitezza climatica che seguì la fine dell’ultima era glaciale, ignorando le informazioni che derivavano da testi biblici e sumeri che ne indicavano l’inizio con la fine del Diluvio. "Noè fu il primo contadino, e piantò una vigna". Egli divenne dunque il primo agricoltore dell’era post-diluviana, il primo ad impegnarsi volontariamente in quella complessa attività. Gli studiosi moderni, tuttavia, hanno appurato che la pratica agricola comparve si per la prima volta nell’area medio-orientale, ma non, come ci si aspetterebbe, nelle fertili pianure e vallate della regione, bensì tra le montagne che orlavano a semicerchio le pianure. Perché questi primi agricoltori si concentrarono nelle zone montuose, certamente meno agevoli? L’unica spiegazione plausibile è che, al tempo in cui nacque l’agricoltura, le terre basse non erano abitabili perché risentivano ancora dei postumi del Diluvio; difatti la Genesi dice: molte generazioni dopo il Diluvio, genti provenienti “da est” - cioè le regioni montuose a oriente della Mesopotamia - "trovarono una piana nella terra di Shin’ar [Sumer] e vi si insediarono".
Gli studiosi hanno ormai accertato che l’agricoltura nacque con l’addomesticamento di un cereale selvatico dal quale si ricavarono frumento e orzo; tuttavia non riescono a spiegarsi come mai già i primi cereali (per esempio quelli trovati nella grotta di Shanidar) fossero già uniformi e altamente specializzati.
La natura richiede migliaia di generazioni di selezione genetica perché una specie possa acquisire un livello minimo di sofisticazione; in questo caso, invece, non c’è alcuna traccia di un processo graduale e prolungato. Si tratta di una sorta di “miracolo” di genetica botanica, spiegabile solo se accantoniamo il concetto di selezione naturale e pensiamo invece a una manipolazione artificiale. La spelta, un tipo di frumento a grano duro, rappresenta un mistero ancora più grande. Essa è infatti il prodotto di “una strana mescolanza di geni botanici”, non deriva dallo sviluppo di un’antica fonte genetica, né da una mutazione di essa: è proprio il risultato di un miscuglio di geni provenienti da diverse piante. Un discorso analogo vale anche per gli animali: come è possibile che l’uomo, in poche migliaia di anni, sia riuscito a modificare cosi profondamente gli animali attraverso l’addomesticamento? Gli studiosi moderni non sanno risolvere questi enigmi, né, più in generale, sanno spiegare come mai il semicerchio montuoso dell’antico Medio Oriente divenne una fonte di varietà sempre nuove di cereali, piante, alberi, frutti, ortaggi e animali domestici. I Sumeri, come al solito, avevano una risposta: i semi erano un dono mandato sulla Terra da Anu.
 
Fonte: “Il Pianeta degli Dei” - Z. Sitchin


Il “dono degli Dei” garantiva loro eterna gratitudine da parte del genere umano che si rifondava dalle proprie ceneri. Gratitudine espressa attraverso l’atto della preghiera, tramite il quale, essi tornavano a ricevere energia “fine” o sottile, direttamente processata dalle individualità e dalle masse umane. Dal chicco selezionato all’energia selezionata. Un perfetto ciclo che sino a quando ha retto, ha garantito lo sviluppo di una età dell’oro per l’umanità. Ciclo interrotto dalla “corrosione”, dalla lenta “combustione” interna a cui le divinità erano soggette stazionando sulla Terra, al proprio campo gravitazionale, alle condizioni energetiche ivi presenti, etc.

Queste divinità che sono ricordate ad ogni latitudine culturale umana, persino nella Bibbia, potevano volare, muoversi a grande velocità, elevarsi verso l’alto. Ma quanto di tecnologico è connesso a queste descrizioni? Io credo che esistessero sia forme meccaniche di velivoli, sia forme spirituali, a seconda dell’entità a cui facciamo riferimento. A tal proposito estendiamo il concetto legato al termine Ka, il quale è inserito nella parola composta MER-KA-BA.
 
Cosa significano e cosa identificano questi tre termini insieme?   

Tutti noi siamo dotati di un corpo fisico, uno mentale e uno emotivo, ciascuno di questi corpi possiede una forma a tetraedro. Sono tre campi energetici identici e sovrapposti uno all'altro, l'unica differenza che c'è tra loro è che, solo quello legato al corpo fisico è fermo, cioè non ruota

La Merkaba è creata dalla controrotazione dei campi di energia (le stelle tetraedro). 

La Stella Tetraedro mentale è di natura elettrica e maschile, e ruota verso sinistra. La Stella Tetraedro emotiva e di natura magnetica e femminile, e ruota verso destra. Il legame che comprende lo spirito, il cuore e il corpo fisico, secondo una ratio geometrica particolare, e una velocità critica crea la Merkaba.

 
Stella Tetraedro.
  
La Stella Tetraedro è formata da due tetraedri che si intersecano in modo da formare une sorta di stella di Davide dall'aspetto tridimensionale. I due tetraedri intersecati rappresentano le due energie, maschile e femminile in perfetto equilibrio. Esiste un tetraedro intorno ad ogni cosa, non solo ai nostri corpi.
La parola Mer-KA-Ba è composta da tre parole. "Mer", indica i campi di controrotazione della luce. "Ka", lo spirito. "Ba", il corpo o la realtà.

Quindi la Merkaba indica un campo di controrotazione della luce che comprende il corpo e lo spirito ed è un veicolo spazio-temporale. E' l'immagine attraverso la quale vengono create tutte le cose, una serie di schemi geometrici che circondano i nostri corpi. L'immagine inizia alla base della colonna vertebrale, piccola quanto le 8 cellule originarie dalla quale i nostri corpi fisici sono creati. Da quel punto si estende per circa 16 metri di diametro. La sua prima forma è una stella tetraedro, poi un cubo, una sfera ed infine una piramide intrecciata.

 
Una volta che saprete come attivare i campi di controrotazione di luce, potrete usare la vostra Merkaba per viaggiare attraverso l'universo

 
Nell’immagine di testa è visualizzata una MerKaBa realizzata!

 
Questa ultima immagine ci porta ad una importante riflessione: "questa è la classica forma a disco volante, infatti la tecnologia dei dischi volanti si basa sullo stesso principio di controrotazione dei campi energetici. Come è anche vero che alcuni avvistamenti UFO non si riferiscona a macchine volanti ma bensì a vere e proprie entità energetiche extradimensionali".
Fonte: http://web.infinito.it/utenti/g/gianluigi27/merkaba/merkaba.htm

Dunque? Ecco il messaggio « intimo » contenuto per noi nel nutrirci attraverso una alimentazione ancora vicina a quella originaria o “pura”; decodifichiamolo meglio:
  • controllo dell’alimentazione, ossia, attenzione a quello che ingeriamo
  • la qualità del cibo è indice di una purificazione che precede un risveglio del nostro lato divino simboleggiato dalla padronanza di sé, del ricordo di sé
  • il ricordo di sé conduce alla riscoperta del veicolo multidimensionale che ci ha condotti in Terra, la MER KA BA.
  • Il veicolo di luce  che, opportunamente "modificato", sarà capace di ricondurci a “casa” dopo avere adempiuto alla missione in Terra
Nell’atto della nutrizione è insito il rispetto e il senso… in attesa di tornare a nutrirci di Luce, una volta che i nostri corpi cristallini di quinta dimensione saranno pronti a riceverla. Ogni “cosa” a suo tempo…  
  
 

mercoledì 18 agosto 2010

Il surf sulla "scia" del pensiero.






Lasciamoci andare a “cascata” nel seguire il tragitto che  le “cose” tracciano per giungere sino a noi; nella fattispecie intendo sottolineare, evidenziare il filo, la traccia che lascia per inerzia ogni pensiero.
La creazione, anche il solo plasmare del vasellame, prevede delle tappe ben precise:
  • osservazione costante come un campo morfogenetico
  • immaginazione alla sorgente dell’intuizione
  • memoria come bacino per l’esperienza
  • passione come additivo rafforzante
  • pensiero che intesse la “trama”
  • azione o braccio operativo che collega come un ponte almeno due dimensioni diverse
Ogni ambito della creazione è legato a queste capacità co creative. È come estrarre dal nulla, dal vuoto percepito come tale, qualcosa di tangibile, ossia un risultato evidente. Insomma è molto simile all’estrazione di un coniglio dal cilindro ad opera di un mago. L’Antisistema ha trovato il modo di frenare la spinta della co creazione attraverso lo sviluppo dell’illusione o parvenza di realtà; infatti al mago vero e proprio, quello “classico” alla Merlino, oggi si è sostituita la figura dell’illusionista. 

Ma cosa sto scrivendo? Calma, sto solo seguendo a ruota il filo dei pensieri, per inerzia, seguendo la discesa emozionale che ne deriva, come acqua che viene spostata dal passaggio di un natante o di uno sportivo munito di tavola da surf. Seguola scia che lascia”. Sono la scia ed allo stesso tempo l’acqua e lo sportivo, la tavola da surf e il moto che lo traina, l’intenzione stessa di fare surf e ciò che contempla ogni aspetto dell’immagine “raccontata”.

Ok, ora scendiamo dalla tavola da surf :)

Immaginiamo di dover percorrere 15 km in bicicletta. Al decimo km voglio vedere quanto tempo ho utilizzato o impiegato per giungere sino a quel punto. Qual è il concetto cardine? Che i 10 km non si spostano, in questo senso, ma è il tempo che varia. Viceversa se vogliamo vedere quanti km facciamo in 15 minuti, sarà il tempo che si fisserà mentre lo spazio correrà. Insomma non possiamo misurare contemporaneamente le due dimensioni. Questo descrive, secondo me, lo stesso principio quantistico che esprime la doppia natura delle “cose”: particella o onda.

Eppure ricordo di avere letto che, in quantistica, esiste un terzo stadio, ossia quello della sovrapposizione dei due stati precedenti. Per cui avremo anche uno stadio di teorica sovrapposizione, di "convivenza" della particella all’onda; fenomeno che descrive un potenziale ancora non manifesto. 

È come se, in bicicletta, ogni porzione di spazio percorsa avesse il potenziale di essere percorsa in maniera infinitamente veloce e lenta. Ed è vero questo concetto se ci pensate bene. Il potenziale esiste eccome. Discorso diverso è sprigionarlo interamente, accedendo all’intera gamma delle sue possibilità, al suo intero spettro.

Questo ambito della tracciatura di un pensiero che scorre, porta alla diretta scoperta e “prova”, almeno per me, che in ogni “pulsione” di Vita sia racchiuso tutto il potenziale che il processo di immaginazione e di "memoria" dell’osservatore “massimo” ha contribuito a fissare. La nostra capacità individuale di attingere a quel potenziale esprime concretamente ciò di cui ci permeamo attraverso l’esperienza di Vita. Quel potenziale infinito è contenuto in ogni ambito, in ogni respiro, in ogni “cosa” sulla quale il nostro occhio si posa, sia che veda o non veda. La creazione, si capisce, è abbondanza. Un flusso di infinita abbondanza e ricchezza.

Ma dove sta la strozzatura che ci ha portati, dunque, a ritenere invece che tutto sia scarso, povero, diffidente, a termine, malato, etc.?

Il potenziale della scarsità è una parte minima del potenziale della creazione ed ha un nome, perché è solo dandogli un nome, appellandolo, che lo si può rendere manifesto alla luce del “Sole”; il suo nome è:

Antisistema

L’Antisistema è tutto. L’uomo gli ha dato diversi nomi nel corso della sua esistenza, ma non è mai riuscito a identificarlo per la sua completa "interezza". È energia. Energia manifesta tramite il nostro “aiuto” inconscio, le nostre paure, le basse vibrazioni. È quella parte del Creatore che nemmeno egli conosce. È la ragione principale per cui noi esistiamo individualmente e ci evolviamo. Per portarlo alla luce.

Conosci te stesso…

Io lo vedo. Lo sento. Lo percepisco. E ve lo voglio raccontare, disegnare, stilizzare. Voglio rendervi partecipi di quale “cosa” immane abbiamo contribuito ad evocare, cadendo negli abissi delle nostre paure. È un processo inevitabile la discesa nei nostri abissi. Fa parte del “Piano”, della ragione. Nulla di cui avere paura o temere. Un passo necessario.

Adesso è però giunto il momento di accettare di vederlo. In realtà è "un basta fare finta di nulla". E nell’assistervi da spettatori privilegiati, in quanto carcerieri e schiavi, lo potremo vedere prosperare tutto attorno e dentro di noi, proprio come una serpe ancestrale che avvolge ed ammalia. Egli compie solo il proprio dovere ed accetta di vivere nell’abbondanza emozionale distorta del nostro sonno o rifiuto di comprendere la nostra vera Natura multidimensionale, eterna, divina. Egli gode di questa nostra amnesia momentanea nel tempo dilatato e smarrito.
 
Procedo per analogia frattale. Tutto mi parla perché “ascolto” eliminando il rumore di fondo. Non sono un letterato, un accademico, un “dottore” in qualche cosa… sono il senso, la ragione per cui sono venuto “qua”: Io sono.

Non ho un nome, delle generalità, dei titoli, un marchio attribuito all’anagrafe, un numero che mi identifica e mi colloca in uno spazio, una nazione, un credo. Semplicemente “Io sono”…

In fisica, l'analogia è il procedimento che indaga i campi della scienza meno noti partendo dalle leggi che governano fenomeni meglio conosciuti. L'analogia come metodo di indagine teorica fu sostenuta in particolare da James Clerk Maxwell, che tuttavia precisava che questo metodo, sebbene efficace, dev'essere usata con consapevolezza per non vanificare gli sforzi e trasformare «utili aiuti in fuochi fatui».
Fonte: Wikipedia

Egli rimase ancora legato alla teoria classica, ora abbandonata, della propagazione della luce attraverso l'etere luminifero, un mezzo ineffabile e sfuggente ad ogni misurazione sperimentale che avrebbe permeato lo spazio vuoto.
Fonte: Wikipedia

Utili aiuti in fuochi fatui”: a quali aiuti mai avrà fatto riferimento Maxwell?

Pensiamo solo a cosa sia la Radionica:

La radionica è una straordinaria tecnica di riequilibrio energetico che nasce agli inizi del ‘900 e conta oggi operatori in tutto il mondo. Il grande pioniere inglese George de la Warr la definiva   “La scienza che studia l’azione della mente sulla materia e l’unione di tutte le cose”.
Fonte: www.radionica.it

Avremo modo di vedere che tutto ciò che riguarda l’esistenza parla un linguaggio comune che la Radionica, ad esempio, è in grado di intercettare e comprendere. Un altro linguaggio comune è quello che si è sviluppato attraverso la nostra capacità di analogia frattale, di intuizione in ambito fisico, di insiemistica, di decifrazione, delle informazioni che la civiltà tecnologica dell’uomo utilizza per processare gli eventi. Linguaggio frammentato come un puzzle scomposto, che l’Universo utilizza tramite il sincrodestino per by passare le nostre attuali limitazioni e chiusure dei sensi superiori. Come dire che, in un modo o nell’altro, non siamo mai  lasciati da soli. L’assistenza, anche nella caduta, non è mai mancata. Ci sono stati solo problemi di comunicazione e di trasmissione e ricezione. Da ciò che è confuso nascerà presto una sinfonia di chiara comprensione ed accettazione. È solo una questione di tempo. L’evoluzione, come una marea inarrestabile, troverà il modo di raggiungerci, soprattutto accelerando se noi accetteremo di fare la nostra “parte”