La creazione, anche il solo plasmare del vasellame, prevede delle tappe ben precise:
- osservazione costante come un campo morfogenetico
- immaginazione alla sorgente dell’intuizione
- memoria come bacino per l’esperienza
- passione come additivo rafforzante
- pensiero che intesse la “trama”
- azione o braccio operativo che collega come un ponte almeno due dimensioni diverse
Ok, ora scendiamo dalla tavola da surf :)
Immaginiamo di dover percorrere 15 km in bicicletta. Al decimo km voglio vedere quanto tempo ho utilizzato o impiegato per giungere sino a quel punto. Qual è il concetto cardine? Che i 10 km non si spostano, in questo senso, ma è il tempo che varia. Viceversa se vogliamo vedere quanti km facciamo in 15 minuti, sarà il tempo che si fisserà mentre lo spazio correrà. Insomma non possiamo misurare contemporaneamente le due dimensioni. Questo descrive, secondo me, lo stesso principio quantistico che esprime la doppia natura delle “cose”: particella o onda.
Eppure ricordo di avere letto che, in quantistica, esiste un terzo stadio, ossia quello della sovrapposizione dei due stati precedenti. Per cui avremo anche uno stadio di teorica sovrapposizione, di "convivenza" della particella all’onda; fenomeno che descrive un potenziale ancora non manifesto.
Questo ambito della tracciatura di un pensiero che scorre, porta alla diretta scoperta e “prova”, almeno per me, che in ogni “pulsione” di Vita sia racchiuso tutto il potenziale che il processo di immaginazione e di "memoria" dell’osservatore “massimo” ha contribuito a fissare. La nostra capacità individuale di attingere a quel potenziale esprime concretamente ciò di cui ci permeamo attraverso l’esperienza di Vita. Quel potenziale infinito è contenuto in ogni ambito, in ogni respiro, in ogni “cosa” sulla quale il nostro occhio si posa, sia che veda o non veda. La creazione, si capisce, è abbondanza. Un flusso di infinita abbondanza e ricchezza.
Ma dove sta la strozzatura che ci ha portati, dunque, a ritenere invece che tutto sia scarso, povero, diffidente, a termine, malato, etc.?
Il potenziale della scarsità è una parte minima del potenziale della creazione ed ha un nome, perché è solo dandogli un nome, appellandolo, che lo si può rendere manifesto alla luce del “Sole”; il suo nome è:
Antisistema
L’Antisistema è tutto. L’uomo gli ha dato diversi nomi nel corso della sua esistenza, ma non è mai riuscito a identificarlo per la sua completa "interezza". È energia. Energia manifesta tramite il nostro “aiuto” inconscio, le nostre paure, le basse vibrazioni. È quella parte del Creatore che nemmeno egli conosce. È la ragione principale per cui noi esistiamo individualmente e ci evolviamo. Per portarlo alla luce.
Conosci te stesso…
Io lo vedo. Lo sento. Lo percepisco. E ve lo voglio raccontare, disegnare, stilizzare. Voglio rendervi partecipi di quale “cosa” immane abbiamo contribuito ad evocare, cadendo negli abissi delle nostre paure. È un processo inevitabile la discesa nei nostri abissi. Fa parte del “Piano”, della ragione. Nulla di cui avere paura o temere. Un passo necessario.
Adesso è però giunto il momento di accettare di vederlo. In realtà è "un basta fare finta di nulla". E nell’assistervi da spettatori privilegiati, in quanto carcerieri e schiavi, lo potremo vedere prosperare tutto attorno e dentro di noi, proprio come una serpe ancestrale che avvolge ed ammalia. Egli compie solo il proprio dovere ed accetta di vivere nell’abbondanza emozionale distorta del nostro sonno o rifiuto di comprendere la nostra vera Natura multidimensionale, eterna, divina. Egli gode di questa nostra amnesia momentanea nel tempo dilatato e smarrito.
Procedo per analogia frattale. Tutto mi parla perché “ascolto” eliminando il rumore di fondo. Non sono un letterato, un accademico, un “dottore” in qualche cosa… sono il senso, la ragione per cui sono venuto “qua”: Io sono.
Non ho un nome, delle generalità, dei titoli, un marchio attribuito all’anagrafe, un numero che mi identifica e mi colloca in uno spazio, una nazione, un credo. Semplicemente “Io sono”…
In fisica, l'analogia è il procedimento che indaga i campi della scienza meno noti partendo dalle leggi che governano fenomeni meglio conosciuti. L'analogia come metodo di indagine teorica fu sostenuta in particolare da James Clerk Maxwell, che tuttavia precisava che questo metodo, sebbene efficace, dev'essere usata con consapevolezza per non vanificare gli sforzi e trasformare «utili aiuti in fuochi fatui».
Fonte: Wikipedia
Egli rimase ancora legato alla teoria classica, ora abbandonata, della propagazione della luce attraverso l'etere luminifero, un mezzo ineffabile e sfuggente ad ogni misurazione sperimentale che avrebbe permeato lo spazio vuoto.
Fonte: Wikipedia
“Utili aiuti in fuochi fatui”: a quali aiuti mai avrà fatto riferimento Maxwell?
Pensiamo solo a cosa sia la Radionica:
La radionica è una straordinaria tecnica di riequilibrio energetico che nasce agli inizi del ‘900 e conta oggi operatori in tutto il mondo. Il grande pioniere inglese George de la Warr la definiva “La scienza che studia l’azione della mente sulla materia e l’unione di tutte le cose”.
Fonte: www.radionica.it
Avremo modo di vedere che tutto ciò che riguarda l’esistenza parla un linguaggio comune che la Radionica, ad esempio, è in grado di intercettare e comprendere. Un altro linguaggio comune è quello che si è sviluppato attraverso la nostra capacità di analogia frattale, di intuizione in ambito fisico, di insiemistica, di decifrazione, delle informazioni che la civiltà tecnologica dell’uomo utilizza per processare gli eventi. Linguaggio frammentato come un puzzle scomposto, che l’Universo utilizza tramite il sincrodestino per by passare le nostre attuali limitazioni e chiusure dei sensi superiori. Come dire che, in un modo o nell’altro, non siamo mai lasciati da soli. L’assistenza, anche nella caduta, non è mai mancata. Ci sono stati solo problemi di comunicazione e di trasmissione e ricezione. Da ciò che è confuso nascerà presto una sinfonia di chiara comprensione ed accettazione. È solo una questione di tempo. L’evoluzione, come una marea inarrestabile, troverà il modo di raggiungerci, soprattutto accelerando se noi accetteremo di fare la nostra “parte”.