Proviamo a guardare la luce che si profila tra i rami, dandole priorità massima. Cioè osserviamo quella luce come se fosse una vera e propria forma e tutto il resto fosse solo il contorno. Ebbene appare un altro mondo. Penso che certe presenze si celino proprio in quel modo; lontane dal fenomeno umano di “puntamento” dei sensi. Il tempo e le abitudini ci hanno modellato un mondo su “misura”. Insomma non riusciamo più ad andare oltre “la punta del nostro naso”.
sabato 10 luglio 2010
Vedere dove non c'è nulla da vedere.
Osservando le “cose”, ad esempio un bosco, siamo abituati a vedere i contorni che delineano ciò che riteniamo di conoscere, ossia il bosco stesso, gli alberi, i rami, le foglie, le distinzioni in termini di contrasto tra i tronchi, tra il terreno, tra le demarcazioni di luce e ombra. Ma siamo certi che stiamo guardando e vedendo l’unica informazione che l’immagine tradotta dal meccanismo cervello-occhio-Dna porta a noi?
Proviamo a guardare la luce che si profila tra i rami, dandole priorità massima. Cioè osserviamo quella luce come se fosse una vera e propria forma e tutto il resto fosse solo il contorno. Ebbene appare un altro mondo. Penso che certe presenze si celino proprio in quel modo; lontane dal fenomeno umano di “puntamento” dei sensi. Il tempo e le abitudini ci hanno modellato un mondo su “misura”. Insomma non riusciamo più ad andare oltre “la punta del nostro naso”.
Proviamo a guardare la luce che si profila tra i rami, dandole priorità massima. Cioè osserviamo quella luce come se fosse una vera e propria forma e tutto il resto fosse solo il contorno. Ebbene appare un altro mondo. Penso che certe presenze si celino proprio in quel modo; lontane dal fenomeno umano di “puntamento” dei sensi. Il tempo e le abitudini ci hanno modellato un mondo su “misura”. Insomma non riusciamo più ad andare oltre “la punta del nostro naso”.
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venerdì 9 luglio 2010
A "freni" tirati.
Se procedo in bicicletta a freni tirati, sarà difficile prendere buona velocità. Il “cammino” sarà più difficoltoso e necessiterà di maggiore energia. Rischierò di interrompere spesso la marcia per riprendere fiato e fare riposare le gambe stanche. Un senso di pesantezza pervaderà l’organismo e la mente. Non mi godrò il viaggio e non avrò “ali ai piedi”. La Vita risulterà frenata nel suo scorrere istante dopo istante. Se non mi accorgo dell’inghippo, ben presto, il sistema frenante si usurerà non garantendo una pronta efficacia quando sarà chiamato prontamente ad intervenire.
Il cane che si morde la coda.
Le difficoltà di proiezione del moto prosciugheranno le scorte di energia e basterà una lieve brezza contraria a far desistere nel continuare lungo il percorso. Una inevitabile salita convincerà ad invertire la direzione, inserendo il dubbio di avere opzionato delle scelte sbagliate.
Cosa è che frena il nostro cammino?
Il cane che si morde la coda.
Le difficoltà di proiezione del moto prosciugheranno le scorte di energia e basterà una lieve brezza contraria a far desistere nel continuare lungo il percorso. Una inevitabile salita convincerà ad invertire la direzione, inserendo il dubbio di avere opzionato delle scelte sbagliate.
Cosa è che frena il nostro cammino?
* La deliziosa opera è di Pete Revonkorpi. Grazie a lui :)
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Consapevolezza.
giovedì 8 luglio 2010
Coltiviamo i talenti.
Non è affatto semplice affacciarsi al mondo spirituale con cuore puro; mi rendo conto che, oltre alla preghiera o alla meditazione c’è sempre quell’aspetto duale relativo all’avere. È come una rete o una ragnatela che in qualche modo avvolge, costipando. Nel relazionarsi alla nostra parte divina, al Creatore, al Grande Spirito, al nostro sé superiore, al nostro Angelo custode o a quell’aspetto immateriale che si intende trascendere, trovare le “parole” che meglio rappresentano il nostro intento è davvero arduo. È come dialogare con un estraneo o con estrema timidezza. Se la consapevolezza è sufficientemente “vasta” e “attiva”, ci accorgeremo che ogni parola non è appropriata, perché cela oltre al suono apparente, un significato opposto o “torbido”. Infatti non è con le parole che dovremmo avvicinarci a Dio. È forse più appropriata una “immagine” o lo sviluppo di un talento o di una passione.
“Tu hai sia una dimensione biologica che spirituale”, replicò la Maestra. “Non rinunciare alla tua biologia per la ricerca dello spirituale, perché è attraverso la biologia che manifesti lo spirituale - creando la verità vivente nella tua forma umana. E questa verità vivente potrebbe essere la musica o il talento di coltivare l’orto, la capacità di ispirare le persone, oppure il sogno di comprendere alcuni aspetti della scienza celati all’occhio umano.
Quale che sia la forma che prende in te, non disconoscerla come qualcosa che ti impedisce di abbracciare i mondi spirituali dentro di te.
E' piuttosto l’opposto: essa è il tuo abbraccio ai mondi dello Spirito.”
Estratto da: La Verità Vivente
“Tu hai sia una dimensione biologica che spirituale”, replicò la Maestra. “Non rinunciare alla tua biologia per la ricerca dello spirituale, perché è attraverso la biologia che manifesti lo spirituale - creando la verità vivente nella tua forma umana. E questa verità vivente potrebbe essere la musica o il talento di coltivare l’orto, la capacità di ispirare le persone, oppure il sogno di comprendere alcuni aspetti della scienza celati all’occhio umano.
Quale che sia la forma che prende in te, non disconoscerla come qualcosa che ti impedisce di abbracciare i mondi spirituali dentro di te.
E' piuttosto l’opposto: essa è il tuo abbraccio ai mondi dello Spirito.”
Estratto da: La Verità Vivente
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