Tra le spire del vento e i gorgoglii dell’acqua sotterranea che guadagna la superficie, proprio da sotto i miei piedi, alimentando la rongia per le risaie, l’orzo, il frumento… percepisco come un linguaggio ancora estraneo ma lontanamente familiare. Un segnale di risonanza con il mio mondo interiore. Chiudo gli occhi per amalgamarmi a lui, in lui. Mi lascio compenetrare. Tutto osserva muto, nel rispetto di un incontro che si rinnova ogni giorno nella sempre meno indifferenza, con grande pazienza e lavoro di “ricamo” da parte di chi “non ha tempo”. Lo Spirito della creazione attende come un padre ed una madre che il proprio figlio si desti dal sonno.
"O Grande Spirito, la cui voce sento nei venti ed il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami. Vengo davanti a Te, uno dei tuoi tanti figli.
Sono piccolo e debole. Ho bisogno della tua forza e della tua saggezza.
Lasciami camminare tra le cose belle e fà che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.
Fà che le mie mani rispettino ciò che Tu hai creato, e le mie orecchie siano acute nell'udire la Tua voce.
Fammi saggio, così che io conosca le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia.
Cerco forza, non per essere superiore ai miei fratelli, ma per essere abile a combattere il mio più grande nemico: me stesso.
Fà che io sia sempre pronto a venire da Te, con mani pulite ed occhi diritti, così che quando la vita svanisce, come la luce al tramonto, il mio spirito possa venire a te senza vergogna".
Preghiera di Yellow Lark, capo indiano Sioux.