lunedì 2 novembre 2009

Il "pioggiare" emozionale ed il "fermo" del tempo.


 


Oggi piove; particelle di tempo e di energia polarizzate conciliano lo stato meditativo naturale. La sinfonia globale delle gocce d’acqua riverbera echi del sé assopito come un gatto alla finestra. Oh, quale bellezza d’estasi il perdersi entro un simile manto di carezze…
Ognuno se lo dovrebbe concedere di tanto in tanto, secondo i ritmi della Madre Natura, a prescindere dal ciclo produttivo umano. Con le gocce d’acqua, lanciate al galoppo verso di noi, assaporiamo l’unione col cielo e con l’intenzione divina. E lunghi brividi e senso di completezza col tutto e, prima ancora, con noi stessi: meraviglioso. Odo e provo l’emozione dell’appartenenza al creato. Dentro di me tutte le stelle e le galassie del tempo. Fuori di me il nulla dal quale siamo nati. Nel cerchio continuo di questa parte di evoluzione…
 

Lunghe e palpabili sensazioni di piacere, come energia sconosciuta, si libravano irregolari lungo il corpo immobile, vivide. Quasi riuscissero a sollevarlo nell’aria, mantenendolo nell’oblio delle sensazioni. In quell’assurda ed allo stesso tempo preziosissima affinità romantica legata ai ritmi della natura…… gocce piene che s’infrangono contro ogni cosa. Simili a vibrazioni capaci di tornare indietro nel tempo, agli antichi giorni. Il grido della terra, ma anche il suono levigato, arrotondato, come un coccio di bottiglia dal mare. Una bolla. Un soffio capace di assumere i comandi della psiche, un breve dono di serenità, un circolo chimico chiuso, una droga ….. il suono stereo della pioggia. 
Silenzio.
Come in un film, la colonna sonora in questa buia notte è lo scroscio della pioggia. Ovunque. E nient’altro. Costante nel proprio repentino ripetersi.
Passano in rassegna le immagini della città deserta  ma, nel grande e ritrovato ordine,  ciò che anima il silenzio è solo il ragno fluido dell’acqua piovana su e tra ogni qual cosa: a velarne i contorni, a mutarne le apparenze, quasi si divertisse. Lo scroscio della pioggia sulla città ansiosa di riprendere la vita…..
“… Sai che di notte nel sogno
si alzano città e genti,
mostri e fate Morgane
dagli spazi misteriosi dell’anima,
sono la tua immaginazione ed opera, te stesso,
sono il tuo sogno…..”
Da “ Il mondo un nostro sogno “ di H. Hesse.

E’ notte e tutto tace entro il manto di acqua cadente……
Persino i lampioni stradali nel riversare le loro docce di luce sulle vie ammutolite, sembrano prostrarsi a quel ritratto di sommaria infatuazione. Come fiori avvizziti desiderosi di riabbracciare il giorno. Tristezza? Lo potrebbe sembrare. Certo, un animo che si ritenga felice lo potrebbe anche pensare. Ma nel momento in cui lo pensasse, sarebbe poi tanto sicuro di esserlo veramente? (….Sommaria infatuazione ….).
Lo spirito della notte, il mistero, il rumore incessante della pioggia ed infine il sogno a coprire la maschia avanzata del tempo:
                …ed il mondo immenso vive il tuo respiro ( H. Hesse ).
Da “Prospettiva Vita“.


"Il subconscio rappresenta i nove decimi della nostra identità, cioè la parte più grande di noi stessi. Possiamo paragonarlo a un vecchio un po' pigro che non vuole esser disturbato. Il vecchio signore legge il giornale, fuma forse la pipa, coi piedi nelle pantofole. E' stanco di rumore, di agitazione; anni di esperienza gli hanno insegnato a proteggersi da tutte le interruzioni e distrazioni superflue.
Il subconscio, come un vecchio un po' sordo, non sente, quando lo si chiama per la prima volta. La seconda volta fa il sordo perché non vuol sentire, perché non vuol essere disturbato. La terza, si irrita perché l'intruso gli dà fastidio mentre avrebbe voglia di leggere i risultati delle corse, e rifiuta ogni sforzo. Insistete, ripetete la vostra fede e finalmente il 'vecchio' sussulterà, e allorché la vostra affermazione sarà radicata nel vostro subconscio avrete la fede automatica."
Da “I SEGRETI DELL'AURA”.

A me piace scrivere fermando il tempo, descrivendo quel fermo immagine sensoriale che scaturisce dall’osservazione di sé fuori e dentro di sè… il tempo, fermo, viene poi rilasciato progressivamente descrivendolo emozionalmente…
 

Ben presto giunse la luce. L’alba fu bellissima, mostrando un sole crescente ed un po’ giocoliere, che lentamente si staccava dalla linea dell’orizzonte; il rosso era perfettamente racchiuso in una forma sferica, tanto d’apparire simile ad un palloncino colorato e riempito ad elio, scappato dalle mani di qualche ragazzino distratto. Quella ch’era sembrata una leggera venatura luminescente era divenuta, in seguito, quel simbolo di fuoco impresso nel dna di ogni principio vitale, raggiungendo apici impensabili.
Tutte le notti si congedano rimettendo lo spettacolo della prima luce, quasi interpretassero il sogno, la fame, di un intero pianeta.
E la luce scavò sentieri per ogni luogo, invadendo e riconquistando, a memoria e pacificamente, le opportune porzioni di spazio; colei che parla nel nostro presente d’aspetti del proprio passato, appare simile ad un antiquario per il quale, lo scorrere del tempo assume i precisi connotati della preziosità.
Raggi di luce splendevano su di un coccio, verdognolo, di bottiglia; altri risvegliavano il sonno della fauna, in parte impreparata, simili ad una sveglia naturale dalla fluttuante puntualità. Si divertivano, persino, a duellare con le forme materiali esistenti, nel tentativo di pennelleggiare fogge d’ombra tremule, chissà, come per esorcizzarne il possibile ritorno in massa. Il nuovo giorno sorse veloce , recando con sé una schiera di rumori silenti, voci di madre natura, come il delicatissimo schiudersi dei fiori, nei campi, o la frenetica attività del becco di un pulcino all’interno dell’uovo o, ancora, il quasi immobile e regolare volo delle rondini, fisse nella propria perfezione. E l’uomo?
Una fila di macchine ciancianti inondò il manto stradale, ululante d’orrore alla solita furia pendolare, poi, il silenzio di un semaforo, che, solitario, durante la notte aveva quietamente commutato per ore, fu destato con risolutezza dalle ingiurie di due automobilisti insofferenti. Gli scarichi presero a ruttare biossido di carbonio, fermi in code fumanti di centinaia di metri. Gli ultimi avanzi della vegetazione ricordavano i resti storici di antiche civiltà; arbusti scheletrici ed impolverati chiedevano l’elemosina lungo nidiate di serpi in catrame già rovente. Da qui la routine: lo sferragliare del tempo ad un ritmo di cinque settimi.
Scoccarono le sette e trenta minuti, le otto ed, ancora, le otto e mezza, infine le nove; era un flusso, la piena, che doveva per forza passare.
Una sinfonia inevitabile, geremiade di una società tanto cacofonica quanto poliedrica: coriandoli diversi, come gettati dagli spalti di uno stadio.

Da “Prospettiva Vita“.

Questa è la storia di un gattone che, una notte, sfidò il “mostro” della strada…
Nel cuore della notte un grosso gattone nero, dall'aria alquanto arruffata, quatto quatto stava attraversando la placida strada. Un ombra nelle tenebre. Il lungo  viale, in ogni direzione lo si guardasse, appariva dormiente. Una fila di alberi, incredibilmente rigogliosi, lo adornava su ciascuno dei due lati, formando un tunnel naturale ancora più buio della notte. Dal fogliame, reso fluttuante da un alito soave di vento, traspariva la maculata immagine della luna; fissa, oltre quel continuo ondeggiare, quasi a scandire il ritmo dell'eternità. Piovigginava. In lontananza, il rumore di una moto in accelerazione, lo mise sull'attenti. Le orecchie, delicatamente appuntite, si mossero, automatiche, tese a valutare l'entità del possibile pericolo. Era fermo, in prossimità di una linea bianca tratteggiata della mezzeria viabile. Silenzio. Fu attirato dai moscerini che volteggiavano attorno ad una piantina illuminata della città. Ripetitivi. Il semaforo, lampeggiante a quell'ora, duecento metri più avanti, dipingeva, sui muri di una casa, strane figure spiritate. Ogni volta uguali ma, sfuggevoli, indecifrabili.  Magiche. Un improvviso gorgoglio risalì da un tombino stradale, poi ancora il silenzio. Il gattone, peraltro conosciutissimo da quelle parti, mosse gli occhi attorno al mondo li per li visibile. "Seduto", con la coda adagiata ed uniforme al folto pelo disordinato, prese a leccarsi, a turno, le zampe anteriori, strofinandosele, poi, sull'enorme faccione da cartoons. Comunque attento. Inaspettatamente un rumore si fece largo in lontananza. Sempre più intenso ed insistente. Alzato di scatto il muso tondo, le orecchie tornarono a muoversi all'unisono ed in varie direzioni. Gli occhi gialli, come la luna, si ravvivarono, trasformandolo nella creatura leggendaria, capace di incutere anche paura. Rimase immobile, con il resto del corpo, usufruendo della tiepida unione con il manto di catrame cittadino. Era quella la vita di un animale ? In costante attesa del pericolo ? Una macchina apparve lungo il viale, uscita da una via laterale .... ( prima marcia ) ... i fari, durante la svolta, parvero arrancare nel buio, successivamente "riguadagnarono" la carreggiata ..... ( seconda marcia ) .... il gattone si rizzò sulle quattro zampe muovendo qualche lieve ed affrettato "passo" verso il centro della corsia ..... ( terza marcia ) .... il rumore di quel mostro lo angosciava. Era terrorizzato ..... ( quarta marcia ) ..... due colpi di luce accecante lo investirono, paralizzandolo .... ( quinta ) .... le gomme trasmettevano a terra tutta la potenza e la pressione dei cavalli motore. Per quanti suoi simili ciò era equivalso all'ultimo rumore udito in vita ? L'auto si spostò il più possibile sulla destra, lampeggiando veloce con gli abbaglianti. A cento chilometri all'ora, avrebbe spolpato quel povero gatto, ma non riuscì minimamente a rallentare. Era una forza superiore che s'irradicava progressivamente nella volontà. Il nazistico effluvio di provare potere su di altri. Il gattone si trovava sempre là.  In mezzo alla strada ed in rotta di ... collisione. Sempre più vicino, come un matador. Quasi fosse costituito da cemento armato. Poi, vincendo l'assurdo, con un balzo si trasferì sul ciglio della strada, restando vigile nell'accompagnare, con lo sguardo, il mostro battente in ritirata. Vide due luci rosse adornarlo posteriormente, ed altrettante manifestarsi poco dopo. Infine il rumore scemò progressivamente, sino a quando tutto ritornò alla calma. E fu di nuovo silenzio. Lo aveva sconfitto. Tanto valeva riprovarci !?!.

Da “Prospettiva Vita“.

 " ..... che meraviglia il fuoco di quelle pallide pupille
         di quei chiari fanali
         di quei viventi opali
         che fissi mi contemplano .... “.
                  " Il gatto " / I fiori del male - Baudelaire.


domenica 1 novembre 2009

L'arte del guerriero ( R.M. Rilke ).














Tutto è

portare a termine e poi generare.

Lasciar compiersi ogni impressione

ogni germe di un sentimento dentro di sé,

nel buio, nell'indicibile, nell'inconscio

irraggiungibile alla propria ragione,

e attendere con profonda umiltà

e pazienza, l'ora del parto di una nuova

chiarezza: questo si chiama vivere da artista,

nel comprendere come nel creare.

Qui non si misura il tempo; maturare

come l'albero, che non incalza

la sua linfa e sta sereno

nella tempesta di primavera

senza apprensione che l'estate

non possa venire,

perché l'estate viene: viene ai Pazienti

che attendono e stanno

come se l'eternità giacesse avanti a loro.


 

Tremonti: " Non si è mai visto niente di simile".



“Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei fiumi, delle stelle e passano accanto a sé stesse senza meravigliarsi.” (S. Agostino)
All’inizio del 2009 ho deciso di unire il sacro al profano; ho, in questo senso, collegato il mio cammino spirituale al mondo speculativo della finanza. Perché? Nel personale tentativo di riprendere la “padronanza” della vita, alcuni “segni” mi hanno fatto comprendere che “era giunto il momento di esprimere con forza ed in concretezza quello che, in profondità, esalava da me stesso, dai comignoli delle fucine dell’essere”. Ho deciso di abbandonare la strada che stavo percorrendo, per imboccarne una diversa, nuova, tra le rovine di molti altri che mi avevano preceduto. Questa strada conduce alla libera manifestazione o concretizzazione del mio sogno di “libertà”, il cui primo passo è stato proprio il coraggio di decidere e scegliere di “fare così”. L’intenzione si è trasmutata in concretezza, il “sentire” in coraggio, lo spunto in audacia. Secondo me è solo con il “fare” che si da il via alla manifestazione fisica di quello che crediamo. Sino a quando si rimane in uno stato di potenziale paludoso, senza provare a dar luogo agli stimoli che sorgono dai nostri centri di potere, saremo preda di quei due semitoni mancanti nella scala musicale e saremo destinati ad essere “carne da cannone”. Con tutto il rispetto per chi non se la sente di mettersi in gioco, per chi necessita delle calde ed accoglienti braccia delle “certezze” di questa vita che, altresì, questa vita stessa sta sempre più facendo materia di “rarità”. Il mio pensiero negli ultimi tre anni e mezzo è cambiato e prospetticamente non credo più ad un destino già scritto per ognuno di noi; il destino è rappresentato dal nostro carattere e, quest’ultimo, rappresenta il mix delle nostre emozioni e dunque delle vibrazioni e delle “frequenze” alle quali siamo attualmente agganciati. È così che la natura di questo “luogo” unisce l’essenza alla forma. Io ricordo sempre che l’attuale Antisistema, nel quale siamo immersi, si è formato con lo scopo di permetterci  di evolvere. Lo so che è un concetto estremo, ma è quello che penso in cuor mio. Ieri ho notato la copertina di “Focus” ( se non erro ) nella quale si vedeva l’immagine della Terra ed il relativo titolo asseriva che “ La Terra è una nave spaziale con a bordo 6 miliardi di passeggeri ( noi ) “; è vero! Ma per quale motivo questa “nave” ci ha imbarcati? Ragazzi, questa nave è la nostra casa e lo rimarrà sino a quando non raggiungeremo il prossimo livello evolutivo. Questo livello è previsto qua, nelle 3D… Ecco cosa dice la Cabala a proposito del luogo dove ci troviamo:
“Il nostro glorioso mondo è nella Sephirah Malkhut di Assiah, è quello nel quale siamo immersi non appena ci svegliamo a questa vita dove siamo ricoperti al massimo dalla materia e dove, a prima vista, l’infinito ci separa dal nostro Creatore. Noi siamo gli attori di questo Mondo o palcoscenico, ma la Luce (le Sephiroth), l’anima che è dentro di noi cerca di farsi strada, ci vuole illuminare e indicare il cammino, sentiamo come un impulso o una voce flebile che ci dice che dobbiamo fare qualcosa, che dobbiamo capire, che dobbiamo risvegliarci, che ce la possiamo fare, ci dice che abbiamo le possibilità per conseguire “virtute e conoscenza” e, addirittura conquistare altri mondi. Questa flebile voce è nelle nostre menti e nel centro del nostro cuore, essa ci dice pure che non siamo soli nell’universo, che c’è un Grande Padre, Creatore dell’Universo, che veglia su di noi e che ci ha affidato un compito importante. Si ha così il desiderio di saperne di più e questo desiderio ci mette in comunicazione con energie superiori e più siamo spontanei e genuini nel nostro desiderio, più le nostre invocazioni raggiungono le forze superiori.
Malkuth, come già detto, ha la funzione di dare forma, concretezza, tangibilità e chiarezza a ciò che sui Piani Superiori era intangibile e indefinito, così che le emanazioni di tutte le altre Sephiroth, divengano a noi illuminate e visibili in quanto riflesse dagli aspetti concreti di Malkuth. In fisica si dice che vediamo gli oggetti solo mediante i raggi di luce che essi riflettono dalla loro superficie ; se essi non riflettono, perché al buio, non sono visibili.”
( http://www.fuocosacro.com )

Spirito ed economia dunque. Ho scelto questo connubio non a caso. Il mio sogno è molto ardito. Esso coinvolge tutti nelle proprie pieghe caratteristiche. Sto cercando di trovare delle modalità nuove per invertire il "giro del fumo" nella speculazione di Borsa. Solo facendo così quel mondo potrà comprendere quanto sia "sbagliato". E poi le condividerò con coloro che si sentono in risonanza. Ma, ricordate sempre, che io non sono solo questo! Questo punto è molto importante e necessita di un prossimo articolo per essere sviscerato. Riverbera, da queste dimensioni, la possibilità che nuova energia si immetta nel vasto bacino del mondo dannato della speculazione, nelle terre di Mordur, nelle lande desolate dove quasi tutti coloro che s’avventurano perdono tutto quello che hanno. Quel mondo di nera energia DEVE essere bonificato, trasmutato, solarizzato, DEVE cambiare secondo quello che è il nostro volere….
In questo senso le nuove forze energetiche devono spingere per mutare le apparenze d questa illusione che chiamiamo “Vita” e nei suoi riflessi, uno dei quali è proprio il mondo della finanza e della Borsa.  Se una entità superiore volesse misurare il grado evolutivo della famiglia umana, potrebbe scegliere di sondare il sistema economico in auge, ad esempio. E cosa capirebbe se lo misurasse oggi? Direbbe: “ Hanno ancora bisogno di tempo, di molto tempo “; e deciderebbe di tornare a vedere fra molti anni. La questione tempo è una componente basilare di questa intelaiatura di Universo, tanto che il ministro Tremonti inizia il suo discorso di esordio alla “Giornata mondiale del risparmio” il 29 ottobre 2009 in questo modo:
"Oggi la logica del tempo è solo una logica relativa perchè ci permette di comprendere cosa sta accadendo dall''inizio della crisi; c’è stato un rallentamento della velocità assoluta del tempo con una messa in discussione dei tempi fondamentali perciò per guardare al futuro è fondamentale guardare alla dimensione del tempo: proprio per questo le azioni messe in campo dagli organismi internazionali sono state tese all''arbitraggio del tempo, a guadagnare tempo, a dilatare il tempo. La storia insegna che non si e'' mai visto niente di simile".
Tremonti sottolinea come oggi “ si cerchi un equilibrio tra lo spazio dell''economia e il tempo della Politica “.  Il ministro parla della crisi come di " un continuo divenire, un pò come in un video-game: si è bloccata e questo grazie agli interventi degli Stati che hanno trasmesso un messaggio di fiducia ".

La dimensione tempo è basilare. Gli Stati hanno temporaneamente stoppato la crisi, per prendere tempo. Per avere più tempo. Ma se il modo di “fare” del mondo finanziario non cambierà, ed anche in fretta, la crisi si inasprirà seguendo le pieghe del tempo. E, a giudicare, da come stanno facendo introiti le banche di tutto il mondo, non sembra che abbiano compreso la “lezione”.
La prossima ondata di “crisi” non sarà molto tenera perché non ci sono alternative quando non si hanno “orecchie per sentire”…
Ho deciso di scrivere e di riversare il filo delle mie esperienze in questo blog e continuerò a farlo sino a quando reputerò che “ è cosa buona e utile “…

L'immagine è tratta da Hegel.net