È 'divertente' notare come il termine ‘ispirazione’ sia stato, nel corso dei tempi e degli ‘usi’ Antisistemici, plasmato su misura al fine di 'deragliare' spiegazioni, più o meno comprensibili, per la massa e per lo più respirate per adattamento dalla massa.
Anche se in realtà, la massa, secondo me non ha mai ‘capito’ ciò che veniva dogmatizzato dal ‘vertice’, bensì si è sempre e solo attualizzata sul corso della ‘voce temporale più influente’. Ciò denota l’impronta della ‘rinuncia’ a cui il genere umano ha aperto la possibilità, in una piega del tempo caduta nella dimenticanza generale; un ‘episodio’ cardine nemmeno registrato nelle cronache della storia deviata, tuttavia certamente registrato nelle memorie frattali dell’energia.
Come trovare il modo di consultarle, di fare ‘carotaggio’ nel tessuto del tempo/energia?
Sicuramente attraverso l’analogia frattale e la nostra innata capacità di ‘sentire’. Mentre il primo metodo comporta una decodifica del segnale che è ‘tutto attorno a noi’, in funzione del nostro livello individuale, il secondo metodo comporta un lavoro interiore di auto conoscenza basato sulla consapevolezza di essere molto di più rispetto alla semplice identificazione fisica ‘fine a se stessa’.
Poniamoci una domanda: perché il genere umano, in 'ogni tempo' raccontato, si è sempre sentito al ‘centro’ di ogni sistema di riferimento a cui si rapportava?
Ad esempio, la Terra come centro dell’Universo, come centro del Sistema Solare, come centro della Vita. E come mai, di riflesso, la scoperta scientifica ‘moderna’ ha sempre rivelato una posizione non-centrale del genere umano in ogni sua collocazione all’interno degli stessi sistemi di riferimento? Ad esempio, la Terra facente parte del Sistema Solare, della Galassia, dell’Universo, etc. ma non in una posizione centrale, bensì dipendente da uno stretto ‘mix’ di leggi via via scoperte ed annunciate.
Di rimando, è sempre più chiara, allo stesso tempo, la funzione di centralità incorporata dall’umanità perlomeno sul Pianeta Terra, dal momento in cui è divenuta la ‘razza’ dominante.
Come al solito, si genera in noi una confusione sensoriale dettata dalla ‘respirazione’ di unità di grandezze diverse, che assunte senza un senso, determinano un caos molto simile alla sparizione del sistema stellare di notte per un marinaio d’altri tempi.
Perché si genera in noi un senso di smarrimento e di rinuncia, allorquando tentiamo mentalmente di ‘capire’ i 'massimi sistemi', ponendoci, ad esempio, le canoniche domande sulla Natura dell'esistenza?
Perché cerchiamo di ‘capire’ ignorando la ciclicità del tutto, ossia del fatto che siamo immersi in un ‘brodo’ di cicli e sottocicli, o onde, che rivelano ciascuno, non verità diverse ma… verità all’altezza della propria funzione ed interpretate secondo la 'logica' di un punto di ascolto ancora 'limitato'.
Cioè un qualcosa di molto paragonabile alla consapevolezza umana in un dato periodo temporale. Attenzione però; la frattalità del tutto è sempre presente anche se non compresa persino dal fenomeno manifestato/studiato, proprio come se fosse una sorta di ‘portatore sano’ dell’informazione più completa ma celata nella struttura vibrazionale manifesta e non manifesta.
È molto importante fare luce su questo aspetto, di non semplice tratteggio.
Teniamo sempre presenti le seguenti leggi Universali:
- ottava
- spazio e tempo
- libero arbitrio
- attrazione
- biodiversità
- frattalità e olograficità.
Tutte insieme cosa possono generare? Certamente, in dipendenza del livello di consapevolezza individuale e di massa, una sorta di brodo caotico più o meno intenso. Esse, insieme – perché non può essere che così – si fondono l’una con l’altra e con le leggi Planetarie che interagiscono con forza, essendo native di un certo luogo vibrazionale.
L’esempio frattale è dimostrato dalla forza di un trattato continentale alle prese con quella di un sistema di leggi di una nazione interna al medesimo continente. Pur essendo potenzialmente un ‘conflitto’ tra Davide e Golia, nella realtà i fatti non si svolgono in una maniera ‘esatta’, in funzione di un rapporto di forze espresso ‘sulla carta’. È solo nel tempo che le ‘cose’ progressivamente si sistemano in funzione del vero rapporto di forze.
Ma, come ben sappiamo, nella percezione limitata del tempo, la prospettiva umana media si disperde come neve al Sole, smarrendo l’ago della bussola e rimanendo in ‘preda’ dell’informazione veicolata dai modelli di riferimento in auge, portatori della voce/paradigma imperante, come ad esempio la presenza sempre più influente dei Mass Media controllati e controllanti.
Osserviamo da una prospettiva che tenga sempre conto della multi presenza di ogni legge di riferimento nel ‘qua ed ora’ perenne. L’intervento costante di tutte queste leggi, se non ben compreso, genera smarrimento nell’individuo e nella massa che ne fuoriesce per 'inerzia'.
Occorre imparare a mantenere un’apertura tale da ricomprenderle tutte in un unico abbraccio consapevole. Per fare questo si deve credere nella propria capacità di essere all’altezza della situazione. Ecco perché un certo potere ha fatto di tutto e, fa di tutto, per mantenere il genere umano ‘lontano’ dalla propria maestria. Sottilmente è il genere umano stesso che lo permette, ovviamente, in quanto facente parte del ‘ciclo di studi’ a cui si è impegnato responsabilmente.
Il piccolo dimostra il grande, all’interno dei cicli e dunque del tempo, localizzati nello spazio fisico tridimensionale, percepito come duale, e nelle sue leggi gravitazionali, in funzione di uno spazio vibrazionale opportuno denominato libero arbitrio, in un ambito variegato della possibilità, amministrato dalla biodiversità a garanzia degli equilibri di sostentamento d’ogni tipo, attraendo come dei magneti tutto quello di cui ‘si necessita’ al fine di ‘andare avanti’, a dimostrazione unica del livello di conoscenza/consapevolezza a cui siamo giunti in un determinato istante/ sempre presente.
Questa ‘seconda vista’ permette d’indagare con tutta la ‘strumentazione’ disponibile, sapendo che ‘il caso non esiste e tutto è sempre e solo opportuno e che, alfine, si costituisce un’unica grande unità che esperimenta se stessa mentre è illusoriamente separata: insieme siamo Uno.
Che cos’è allora l’ispirazione?
Ossia quel processo di ‘polarizzazione’ dell’individuo in funzione dell’intenzione ‘diversa’ rispetto al costrutto corpo/mente: esterno all’individuo stesso che lo ‘respira’.
Come è possibile capirlo a fondo se ci si ‘limita’ nel proprio processo di apertura consapevole?
All'interno della teologia cristiana, con ispirazione si intende il fondamento dei testi della Bibbia nel progetto di autorivelazione di Dio all'uomo, una rivelazione che avviene in una dinamica trinitaria, dal Padre per il Figlio nell'unità dello Spirito Santo.
I testi considerati ispirati sono ritenuti sacri, poiché permettono di accedere alla Parola di Dio, fanno parte del canone della Bibbia e sono considerati normativi in particolare per questioni di fede e morale. Al contrario i testi non riconosciuti come ispirati sono considerati apocrifi…
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Chi è che decide se un testo è da considerare ‘apocrifo’ oppure no? Ecco… l’ispirazione proviene da un’energia di controllo, per cui questa verità è una ‘mezza verità’.
Non ci permette di comprendere, offusca, filtra, limita, etc. Il ‘sentire’ deve venire da noi stessi. Sino a quando delegheremo questa ‘investigazione’ agli ‘altri’, ad un modello di riferimento 'autorevole', quest’ultimo assumerà il potere del controllo come diretta conseguenza dell’assunzione esistenziale nella modalità di sopravvivenza, essendo ‘vivo’ e divenendo il controllore pur essendo il controllato.
L’esempio solito che dimostra questo discorso è la ‘funzione’ Banca d’Italia, che dovrebbe controllare ma che in realtà è composta dai controllati.
Il processo è valido anche per il genere umano, perché pur essendo ormai controllato è in realtà il controllore effettivo, attraverso i meccanismi di studio:
- rinuncia apparente
- auto svalutazione.
Lo so, non è facile seguire questo discorso e non è nemmeno giusto seguirlo 'senza occhi per vedere'. Assumete questa prospettiva per ‘dosi’, in funzione del vostro sentire e del processo che sentite innescarsi o non innescarsi dentro di voi, altrimenti si incorre nuovamente nel medesimo meccanismo appena delineato, ossia di delegazione altrui e persino di nuova manipolazione altrui, come è sempre successo:
si nota una notevole varietà del modo di intendere l'ispirazione tra le varie confessioni cristiane e lungo il variare dei secoli. Questo ha portato alla stesura di diversi canoni biblici e a diversi modi di intendere l'effettiva storicità degli eventi narrati nei testi ispirati (vedi Inerranza della Bibbia).
‘Ispirazione’ nell'Antico Testamento.
L'idea della particolare autorevolezza divina di alcune azioni o insegnamenti è presente all'interno di alcuni loci dell'Antico Testamento. Nelle versioni italiane, in particolare quelle che seguono la Vulgata, viene talvolta usato il termine ‘ispirazione’, ma il confronto col testo originale ebraico o aramaico evidenzia come in tali lingue mancasse un preciso termine con un significato tecnico come avviene per l'attuale 'ispirazione':
‘Ma i profeti Aggeo e Zaccaria figlio di Iddo si rivolsero ai Giudei che erano in Giuda e a Gerusalemme, profetando in nome del Dio d'Israele, che li ispirava [lett. che era su loro]’ (Esdra 5,1)
‘Quanto agli anziani dei Giudei, essi continuarono a costruire e fecero progressi con l'incoraggiamento delle parole ispirate [lett. con la profezia del] del profeta Aggeo e di Zaccaria figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione secondo il comando del Dio d'Israele e secondo il decreto di Ciro, di Dario e di Artaserse re di Persia’ (Esdra 6,14)
‘Il mio Dio mi ispirò [lett. pose nel mio cuore] di radunare i notabili, i magistrati e il popolo, per farne il censimento. Trovai il registro genealogico di quelli che erano tornati dall'esilio la prima volta e vi trovai scritto quanto segue’ (Neemia 7,5)
‘Ma certo essa è un soffio nell'uomo; l' ispirazione [lett. neshamà, soffio] dell'Onnipotente lo fa intelligente’ (Giobbe 32,8)
‘Guai a voi, figli ribelli - oracolo del Signore - che fate progetti da me non suggeriti, vi legate con alleanze che io non ho ispirate [lett. che non sono da me] così da aggiungere peccato a peccato’ (Isaia 30,1)
‘Io gli ispirerò sentimenti di pietà per voi [lett. e porrò per voi misericordie], così egli avrà compassione di voi e vi lascerà dimorare nel vostro paese’ (Geremia 42,12)
In moltissimi loci veterotestamentari si parla di ‘Parola di Dio’ o vengono introdotti oracoli con la formula stereotipata ‘Così dice il Signore’... Anche in questi casi manca il termine 'ispirazione', ma è evidente che il testo presenta tali parole come 'ispirate', cioè provenienti da Dio...
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Ecco che da queste estrapolazioni, riferite alle citazioni precedenti, nasce la parola ‘ispirazione’:
- che era su loro
- con la profezia del
- pose nel mio cuore
- soffio
- che non sono da me
- e porrò per voi misericordie.
Cioè ogni espressione indica una ‘provenienza esterna' all’individuo. Ovviamente ‘esterna’ in funzione dell’attuale livello di consapevolezza inerente all’individuo stesso. Che sia il Sé superiore, l’inconscio, una personalità, un alieno, un’entità parassita, un Demone, un Angelo, il Creatore, etc. il succo del discorso è sempre legato ad una collocazione esterna del processo ispirante.
Ora, se ci poniamo la domanda: com’è questo Mondo?
Quale risposta intuitiva e razionale riusciamo a partorire? Ci dividiamo internamente tra gli aggettivi ‘bello’ e ‘un inferno’, sentendo nascere in noi un senso di calore freddo che confonde il messaggio elaborato: smarrimento.
Ecco, il Mondo modellato ad immagine e somiglianza dell’ispirazione ricevuta è ‘confuso’… smarrito. Non ne capiamo a fondo la Natura, il ‘perché’… Il più delle volte ci limitiamo alla capacità di giudizio, legata al momento che prevale in noi, dunque assumendo le caratteristiche della personalità al ‘timone’ in quel determinato ‘attimo’.
Non capiamo, perché non abbiamo attiva la ‘mappatura’ della 'multi presenza' a cui ho accennato in precedenza, ossia:
Il
piccolo dimostra il grande, all’interno dei cicli e dunque del tempo,
localizzati nello spazio fisico tridimensionale, percepito come duale, e
nelle sue leggi gravitazionali, in funzione di uno spazio vibrazionale
opportuno denominato libero arbitrio, in un ambito variegato della
possibilità, amministrato dalla biodiversità a garanzia degli equilibri
di sostentamento d’ogni tipo, attraendo come dei magneti tutto quello di
cui ‘si necessita’ al fine di ‘andare avanti’, a dimostrazione unica
del livello di conoscenza/consapevolezza a cui siamo giunti in un
determinato istante/ sempre presente.
Questa ‘seconda vista’ permette d’indagare con tutta la ‘strumentazione’
disponibile, sapendo che ‘il caso non esiste e tutto è sempre e solo
opportuno e che, alfine, si costituisce un’unica grande unità che
esperimenta se stessa mentre è illusoriamente separata: insieme siamo
Uno.
Ci sono più ‘sistemi di riferimento’ a cui ci rapportiamo senza saperlo.
Per questo siamo sempre ‘divisi’. Caldo e freddo, morbido e duro, amico e nemico… Nella dualità tocca a noi esprimere il 'terzo stato quantico della possibilità', ossia noi siamo gli ‘amici per ogni circostanza’ della possibilità, siamo degli aggregatori degli estremi, dei pacificatori naturali, etc.:
una rivelazione che avviene in una dinamica trinitaria, dal Padre per il Figlio nell'unità dello Spirito Santo.
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La verità è dappertutto, più o meno nascosta in funzione del livello dell’osservazione.
Provate a fare un puzzle; sino a quando cercherete a caso, troverete a caso, ma quando fisserete l’immagine di un pezzo mancante, ebbene troverete proprio quel pezzo e non un altro. È il livello dell’osservazione che attrae, in funzione del livello di consapevolezza o del livello di ‘sopportabilità’ individuale.
Ieri, grazie a mia moglie, sono rimasto folgorato dalla figura di Justus Von Liebeg, il 'famoso' umano il cui nome è sinonimo dei famosi dadi per cucina e per la collezione di figurine. Ebbene, questa persona giunse ad una particolare conclusione dopo un intenso ciclo di studi, ossia che ‘aveva sbagliato tutto’ e lo ammise in una sorta di testamento che ha lasciato ai posteri:
Liebig migliora l'analisi organica e applica all'agronomia la scoperta del grande biologo elvetico Théodore de Saussure, che ha compreso che le piante si nutrono di anidride carbonica tratta dall'aria e di sostanze minerali prelevate dal suolo. Anche l'azoto è fondamentalmente ricavato, secondo Liebig, dall'atmosfera.
Il caposaldo della sua teoria agronomica è costituito, comunque, dall'assorbimento dal suolo del fosforo, per lui il più importante degli elementi da restituire al terreno, dato che non gli viene fornito dai fenomeni atmosferici…
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Leggiamo bene questa verità e quello che 'ne deriva', tramite una 'strumentazione' migliorata per capire perché nel Mondo Antisistemico ci sia sempre ‘carenza’ invece che abbondanza’, ossia per capire meglio la ‘strategia’ utilizzata per innescare la precipitazione della consapevolezza nel processo storico deviato, fatto descrivere all’umanità in maniera programmata nel corso del tempo.
Il Testamento di Liebig.
Nel 1996 un socio del CTPB, un agricoltore biologico, Alfredo Anitori pubblica sulla rivista di AIAB Bioagricultura, nel numero di maggio/giugno, un documento eccezionale per la cultura dell'agricoltura biologica italiana: ' Il testamento di Liebig'...
Anitori chiede al Prof. Nebbia di essere invitato al convegno per mostrare uno scritto di Liebig ignorato dalla cultura scientifica ufficiale e la cui autenticità era stata verificata da un manoscritto originale di Liebig conservato nel caveau della biblioteca dell'università Justus von Liebig di Gissen, dove Liebig aveva insegnato.
Nella sala delle conferenze del palazzo dell'enciclopedia Anitori rende omaggio a nome di tutti gli agricoltori biologici a Liebig come padre putativo dell'agricoltura biologica, e legge il testamento fra lo stupore generale dei vertici della chimica italiana.
Non è solo una storia italiana, nel 1985 viene pubblicato in Germania 'Es ist ja dies die Spitze meines Lebens. Naturgesetze im Landbau' di a cura di Wolfgang von Haller (ISBN 3-926104-23-6) dove si raccolgono gli scritti di Liebeg che sottolineano come Liebig insiste sull'importanza della materia organica nel terreno e sulla necessità di conservarne il contenuto di humus e anzi di arricchirlo mediante concimi organici, anticipando in questo molti dei principi della agricoltura biologica.
Quindi anche in Germania hanno provato a diffondere i concetti di Liebig che poi raccolti hanno dato vita in Italia al 'testamento'. Anche in America William Jackson nel 1993 diffonde i concetti innovativi di Liebig, il suo 'testamento', ma il risultato resta che noi agricoltori biologici siamo gli unici a diffonderne realmente i contenuti vista le reticenza degli scienziati che continuano a ricordare Liebig solo come il fondatore della chimica organica.
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Segniamoci questi importanti punti:
- la cui autenticità era stata verificata da un manoscritto originale di Liebig
- padre putativo dell'agricoltura biologica
- sull'importanza della materia organica nel terreno
- le reticenza degli scienziati che continuano a ricordare Liebig solo come il fondatore della chimica organica.
La vera bellezza dell'agricoltura.
Da quando l'uomo è diventato agricoltore, circa 10.000 anni fa, il terreno è stato considerato legato alla divinità, quando non esso stesso una divinità. La terra era simbolo di fertilità e veniva considerata la grande madre degli dei. Nutre le piante (che a loro volta danno nutrimento agli altri animali e all'uomo, a cui forniscono anche materie prime), ospita batteri, funghi e un numero enorme di invertebrati e vertebrati…
Un certo carattere sacrale dell'agricoltura è durato da 10.000 anni fa fino a metà del diciannovesimo secolo, quando il barone tedesco Justus Von Liebig (1803-1873, più noto al grande pubblico, ahimè, per l'estratto di carne, i dadi o le figurine che portano il suo nome) introdusse le sostanze chimiche di sintesi in agricoltura.
Liebig studiò le caratteristiche del suolo, scoprendo che le piante ne riducevano la fertilità, asportandone gli elementi necessari per il loro nutrimento. Scoprì anche che le piante si nutrono di sostanze minerali. Sembra una scoperta da poco, ma fu rivoluzionaria, sia dal punto di vista tecnico che da quello culturale: crollavano le vecchie concezioni e si abbatteva per sempre la distinzione tra mondo organico e inorganico. Dai suoi studi scaturì la teoria in base alla quale, per ottenere raccolti adeguati, ciascuno dei nutrienti doveva essere presente in quantità superiore a quella asportata dalle coltivazioni.
Liebig è stato eletto a supremo nume dell'industria chimica, si è visto dedicare premi per la ricerca agraria (anche le omonime figurine, ma questa è un'altra storia); concettualmente, i busti che lo commemorano negli atri delle scuole e degli istituti che gli sono intitolati o lo ricordano ai posteri, non sono realizzati in pietra o fusioni di bronzo, ma in NPK, azoto-fosforo-potassio, la semplificazione estrema delle sue intuizioni.
Nessuna industria chimica, nessun istituto professionale per l'agricoltura o nessuna facoltà di scienze agrarie, però, ristampa o mette in biblioteca il testamento del barone Justus. È un documento di grande spessore umano, con cui Liebig ammette di aver basato la sua intera vita professionale su fondamenta errate (che costituiscono tuttora la base -errata- di tutta la ricerca universitaria, non a caso finanziata dall'industria chimica).
Suppliamo a questa carenza:
'Sfortunatamente la vera bellezza dell'agricoltura, con i suoi stimolanti principi intellettuali è quasi misconosciuta. L'arte dell'agricoltura si perderà per colpa di insegnanti ignoranti, ascientifici e miopi che convinceranno gli agricoltori a riporre tutte le loro speranze in rimedi universali, che non esistono in natura. Seguendo i loro consigli, abbagliati da risultati effimeri, gli agricoltori dimenticheranno il suolo e perderanno di vista il suo valore intrinseco e la sua influenza (…)
Confesso volentieri che l'impiego dei concimi chimici era fondato su supposizioni che non esistono nella realtà. Questi concimi dovevano condurre a una rivoluzione totale dell'agricoltura. Il concime di stalla doveva essere completamente abbandonato, e tutte le sostanze minerali asportate dalle coltivazioni dovevano venire rimpiazzare con concimi minerali. Il concime avrebbe permesso di coltivare sullo stesso campo, con continuità e in modo inesauribile, sempre la stessa pianta, il trifoglio, il grano ecc., secondo il piacere e le necessità dell'agricoltore.
Avevo peccato contro la saggezza del creatore e ho ricevuto la giusta punizione.
Ho voluto portare un miglioramento alla sua opera e nella mia cecità, ho creduto che nella meravigliosa catena delle leggi che uniscono la vita alla superficie della terra, rinnovandola continuamente, ci fosse un anello mancante, che io, questa debole e impotente nullità, potessi rimpiazzarlo.
La mia ricerca sul suolo mi conduce ora a dichiarare che sulla superficie esterna della terra, la vita biologica si svilupperà sotto l'influenza del sole.
Il grande maestro e costruttore ha dato ai frammenti della terra la capacità di attrarsi e di contenere in sé tutti gli elementi necessari per nutrire piante e animali, così come un magnete trattiene le particelle di ferro, senza perderne neppure una.
Il nostro maestro ha aggiunto una seconda legge alla prima.
In base ad essa, le piante e la terra con cui sono in relazione diventano un enorme apparato di purificazione per le acque. Con questa particolare abilità, la terra rimuove dall'acqua tutte le sostanze pericolose per l'uomo e gli animali, tutti i prodotti del decadimento e della putrefazione, sia che derivino dagli animali che dai vegetali.
Quello che può giustificare il mio comportamento è la circostanza che l'uomo è un prodotto del suo tempo, e riesce a liberarsi dalle opinioni comuni solo sotto una violenta pressione che lo spinga a radunare tutte le sue forze per liberarsi da queste catene di errati condizionamenti.
L'opinione che le piante potessero trarre il loro nutrimento da una soluzione formata nel suolo con l'acqua piovana era un'opinione diffusa, ed era scolpita nella mia mente. È stata questa opinione sbagliata la fonte del mio assurdo comportamento. Quando un chimico sbaglia nella stima dei fertilizzanti, non siate troppo critici verso i suoi errori, perché ha basato la sua conclusione su fatti che non può conoscere dalla sua esperienza, ma, piuttosto, che ha tratto da testi di agricoltura che considera giusti e affidabili.
Dopo che ho imparato il motivo per cui i miei fertilizzanti non erano efficaci nel modo giusto, mi sono sentito come una persona che ha ricevuto una nuova vita. Finalmente tutti i processi di coltivazione si possono spiegare sulla base delle leggi naturali che li governano. Ora che il principio è noto e chiaro agli occhi di tutti, rimane solo lo stupore per non averlo scoperto molto tempo fa.
Ma lo spirito umano è una cosa molto strana, e così quello che non si adatta perfettamente allo schema del pensiero comune, semplicemente non esiste'.
Nota: il testo del testamento di Liebig è stato pubblicato su:
'Fauna in soil ecosystems: recycling processes, nutrient fluxes and agricultural production' (a cura di Gero Benckiser, Marcel Dekker, 1997). Traduzione italiana di Roberto Pinton.
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Davvero grande l’umiltà di questa persona, capace di tornare sui propri passi e ricominciare lo studio alla luce di un’altra consapevolezza. Ma la massa lo ricorda per questo? Perché invece si ‘sa tutto’ di altri personaggi cosiddetti ‘famosi’? Perché c’è sempre una manipolazione Antisistemica oltre all’apparenza. Certe verità farebbero cambiare la gente in maniera molto funzionale. Per questo rimangono ancora celate.
Eppure è tutto esattamente 'perfetto' anche così. Una perfezione opportuna e ritagliata attorno al livello medio umano attuale.
E, come è mio motto, alla fine 'dipende solo da noi'; uno per uno, presi uno alla volta… Quale decisione prendiamo? Prenderemo? Il Mondo dipende proprio da quella ‘decisione’. ‘A prescindere’… come direbbe il grande Totò.
Adesso, per non far assumere a questo articolo una lunghezza eccessiva, mi limiterò a riportare la ‘legge di Liebig’ e la relativa importanza in termini di sostenibilità ambientale che ne deriva. Ovviamente, tale legge, è estensibile a tutto il resto per ‘analogia frattale’:
Legge di Liebig.
La Legge di Liebig o Legge del minimo è un principio di agronomia sviluppato da Carl Sprengel nel 1828 e reso popolare in seguito da Justus von Liebig. Esso afferma che la crescita è controllata non dall'ammontare totale delle risorse naturali disponibili, ma dalla disponibilità di quella più scarsa.
Questo concetto venne applicato originariamente alla coltivazione delle piante o dei raccolti dove si scoprì che l'aumento delle sostanze nutrienti già abbondantemente disponibili non migliorava la crescita. Solo l'aumento della somministrazione della sostanza nutriente più scarsa causava un miglioramento nel fattore di crescita delle piante o dei raccolti.
Per spiegare la sua legge Liebig usò l'immagine di un barile, che in seguito venne chiamato barile di Liebig.
Così come la capacità di un barile con doghe di lunghezza diversa è limitata dalla doga più corta, anche la crescita di una pianta è limitata dalla sostanza nutriente in quantità minore.
Ad esempio, la crescita di una pianta può dipendere da un numero diverso di fattori come la luce solare o minerali nutrienti (nitrati o fosfati). La disponibilità di tali fattori può variare in maniera tale che, in tempi differenti, uno di essi sia più limitato di altri. La Legge di Liebig afferma che la crescita avviene con la velocità permessa da quello più limitato.
In condizioni di equilibrio stazionario, le sostanze essenziali disponibili in quantità prossime al minimo necessario tendono a divenire limitanti. Tuttavia i fattori possono interagire fra loro rendendo la risposta degli organismi più complessa…
La Legge di Liebig è stata estesa anche alle popolazioni biologiche ed è comunemente usata nei modelli di ecosistemi.
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E ancora:
Legge del Minimo (o legge di Liebig).
Nella formulazione originale, la legge di Liebig diceva:
‘La crescita dei vegetali è determinata dall’elemento che è presente in quantità minore rispetto ai fabbisogni’.
Successivamente la legge è stata ampliata estendendola alle modalità di crescita di qualsiasi popolazione vivente in un ecosistema:
‘La crescita di un essere vivente in un ecosistema è determinata dal fattore ecologico che è presente in quantità minore rispetto alle necessità’.
Tale fattore è detto 'fattore limitante' perché di fatto determina il limite massimo di crescita delle popolazioni. Il fattore limitante è quella sostanza o quel parametro ambientale la cui presenza, assenza o sovrabbondanza, risulta determinante per lo sviluppo degli individui e quindi delle popolazioni di un ecosistema...
La legge del minimo è molto importante perchè consente di determinare le condizioni ambientali migliori per lo sviluppo di una popolazione…
Se qualche elemento è al di sotto del minimo, tutta l’attività vegetativa si blocca, perché la pianta non può utilizzare nessuno degli altri elementi che pure ha a disposizione...
Se un elemento fertilizzante scarseggia, tutta la produzione vegetale ne risente, adeguandosi al fertilizzante presente in misura minore. Si potranno notare dopo poco tempo i negativi effetti di carenza, questi elementi sono fondamentali sia direttamente che indirettamente, per produrre e utilizzare in modo continuo i pigmenti fotosintetici e la mancanza anche di uno solo di questi porta allo sbiadimento delle foglie, modificandone i pigmenti della clorofilla...
Quindi la carenza di fondamentali specifiche dell’ambiente dove vengono collocate le piante creeranno degli scompensi.
Per fare fronte a questi fattori, gli organismi viventi adottano degli adattamenti che consentono loro la sopravvivenza. Esistono tre tipi di adattamento, quello morfologico, fisiologico, comportamentale: L'adattamento morfologico prevede la formazione nell'organismo di strutture o organi necessari all'adattamento nell'ambiente nel quale è collocato l'essere vivente. L'adattamento fisiologico comporta la produzione di sostanze particolari e la creazione di organi atti alla produzione di queste sostanze L'adattamento comportamentale, riguarda lo sviluppo di un determinato comportamento che consente all'essere vivente di sopravvivere nel suo ambiente come ad esempio il cambio della forma delle foglie quando si passa dall’ambiente acquatico ad asciutto e viceversa...
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Dal mio punto prospettico, capisco con maggiore intensità come mai nella società c’è una scarsità dilagante di 'valori'. Perché in questo modo, 'qualcuno/qualcosa' sapeva, che il genere umano si sarebbe adattato di conseguenza. L’umanità è come ‘coltivata’ da forme morfogenetiche intelligenti. Ora, dipende da quale ‘altezza’ le inquadriamo, evidenziando le diverse ‘componenti’ che le formano.
Il Pianeta azzurro viene dipinto addirittura come scarso d’acqua: un vero e proprio paradosso.
Eliminando una componente o riducendola drasticamente dal Mondo (si legga, ad esempio, conoscenza, consapevolezza, Amore, etc.), tutto il resto si ‘adegua’, ma come? In maniera controllata dall’origine; dove per ‘origine’, in questo caso, mi riferisco al potere Antisistemico di ispirazione parassitaria, delegato dal genere umano stesso in maniera inconscia a proliferare in un ambito di ristrettezza e scarsità apparente, al fine di permettere un’alimentazione energetica a carattere negativo.
Mi fermo qua per non dilagare ulteriormente.
Prima, però, ecco la ‘provocazione’ finale. C’è poco da ridere, intesi? Cerchiamo di interpretare questa verità sul modello vibrazionale superiore. Se non ci riusciamo, ebbene… continueremo ad avere quello che ‘meritiamo’:
come ha messo in luce Antonio Saltini nelle ultime opere, Liebig converte la propria dottrina del fosforo in dottrina sulla storia delle società umane, che sarebbero tutte destinate al tramonto dopo avere esaurito le riserve di fosforo dei terreni sui quali siano sorte.
Spiega in questo modo il collasso della Grecia, di Roma e dell'Impero spagnolo; così, da chimico vestito il manto del profeta, proclama il prossimo tracollo dell'Impero britannico dove, data la diffusione dei water closets, il fosforo degli alimenti viene destinato a disperdersi in mare, come era avvenuto a Roma a causa della cloaca massima.
Sopravviveranno, secondo la dottrina del tramonto delle civiltà di Liebig, solo il Giappone e la Cina, dove milioni di sudditi solerti vuotano, ogni mattina, i vasi da notte nelle concimaie, dalle quali i contadini porteranno con diligenza il contenuto a concimare le risaie…
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Ricordo di avere sentito, qualche anno fa ad un congresso organizzato dal Centro Ighina a Montegrotto Terme, in provincia di Padova, ad opera di un funzionario del Ministero delle politiche agricole e forestali, una lucida esposizione dello stato relativo alla composizione ‘intima’ dei terreni destinati all’opera agricola in Italia; ebbene… ricordo il riassunto di quella ‘diapositiva’:
tutte le terre italiche coltivate, nel giro di pochi anni diverranno sterili se si continuerà a sfruttarle intensamente come si fa ‘oggi’, senza apportare il giusto livello di sostanze che divengono via via sempre più scarse.
La ‘chimica’ sta depredando la vitalità della terra con il tacito consenso della massa. Verità che si sapevano oltre cento anni fa sono scomparse dall’opinione pubblica. Chi è, dunque, che ‘ispira’ il modello di questo Mondo?