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mercoledì 29 giugno 2011

Nascere/arrivare in modo diverso.




Prima parte.

Dall’alto di un aereo, che viaggia a 900 km/h, non si percepisce la sensazione della velocità: tutto è quasi fermo, come se stessimo 'camminando' tranquillamente. La velocità è diversa da quel punto di vista, è relativa a quella prospettiva proprio come se fosse una frequenza con una propria caratterizzazione

Cambiando frequenza, che in questo caso s’identifica con una diversa altezza, le cose cambiano. Il piano di riferimento diventa la superficie terrestre e la velocità si manifesta: la frequenza/altezza trasforma la 'sensazione d’appartenenza', da quasi ferma a velocissima. 
   
Se rimanessimo in quella situazione d’illusorio immobilismo, saremmo ‘diversi’ rispetto al vivere la densità della superficie? Certamente, sì. 

Seppure ‘immobili’, rispetto allo scenario esterno, ci si può muovere all’interno dell’aereo, ma in uno spazio delimitato, che esula da quello che succede all’esterno. Il freddo esterno non riguarda l’interno. Le condizioni atmosferiche esterne sono diverse da quelle interne, ossia l’interno è ‘artificiale’ rispetto all’esterno: l’interno è ‘illusorio’ e creato apposta per sostenere la nostra presenza. 

La carlinga ci ‘sostiene’ in ogni senso e la struttura tecnologica ha una guida propria, un pilota automatico che ‘promette’ di condurci verso la nostra meta. Ma il pilota automatico è disinseribile ed un essere umano può mettersi alla guida del velivolo al suo ‘posto’, oppure il pilota automatico può subire un guasto, una manomissione, etc. Cosa significa? 

Che siamo dentro ad un costrutto ‘meccanico/illusorio’ atto a permettere l’inscenamento di un programma prestabilito: un ologramma.

È una intelligenza ‘spaventosa’ quella che ha ‘previsto’ tutto ciò.

Giunti a questo punto della trattazione frattale della verità, io intendo sempre immaginare che questa ‘intelligenza spaventosa’ sia riassunta nel Piano Divino, sia il Piano Divino stesso. Non mi ‘costa’ nulla e lo preferisco, nel senso che prima o poi si raggiungerà il livello in cui si può emergere veramente alla luce; sempre che il concetto di ‘luce’ abbia senso una volta giunti alla Sorgente – dove tutto è luce.

Le prospettive cambiano unitamente alla nostra presenza consapevole.

La nostra ‘presenza’ muta il piano vibrazionale in cui c’inseriamo. Cosa significa il rapportarsi a questa multidimensionalità?
  
Lo scaling multidimensionale (MDS, dall'inglese MultiDimensional Scaling) è una tecnica di analisi statistica usata spesso per mostrare graficamente le differenze o somiglianze tra elementi di un insieme… In pratica questa tecnica parte con un sistema con tante dimensioni quanti gli elementi del sistema, e riduce le dimensioni fino a un certo numero N. 

Nel fare questo quindi c'è un'inevitabile perdita di informazione (loss) ed esistono quindi diversi algoritmi per fare scaling multidimensionale, che si adattano meglio alle diverse situazioni di utilizzo: in particolare si distinguono algoritmi metrici e non-metrici.
Da Wikipedia 
 
Scalando il ‘panorama’ abbiamo una perdita di informazione, ma sino ad un certo punto, come dimostrano gli algoritmi alla base della compressione dei dati. Questa ‘perdita’ è immaginabile come il vuoto di memoria che ci colpisce quando ci trasferiamo da una dimensione superiore a quella inferiore, ossia è in un certo senso ‘prevista’. Perché? 

Per vivere il 'viaggio' nella dimensione inferiore in maniera auto educativa. 

Ovvio che lo scenario 3d che ci ospita è interessato ampiamente da questa ‘falla’ nelle informazioni che lasciamo a ‘casa’. In questa maniera l’esperienza è più vera.

La perdita di informazioni non è una vera ‘perdita’, ma un filtro 'passa/non passa'. In realtà le informazioni complete subiscono un processo di ‘semplificazione’ opportuna ed inerente al ‘luogo’ che dovremo visitare, proprio come fare i bagagli per andare in vacanza: una rappresentanza di tutto quello che abbiamo in casa e che, comunque, rimane in casa e non ‘si perde’, come un 'cancellare e riavvolgere', ossia 'ripetere'.

Il movimento è relativo al Mondo percepito ma non è relativo a colui che si trasferisce. È quell’atto del trasferirsi che è senza movimento. Il resto si muove in quanto neurosimulazione realistica. Noi siamo in possesso delle chiavi per eseguire i balzi quantici tra una dimensione e l’altra, ma in questa ‘versione’ non le ricordiamo. Non le ricordiamo dal momento in cui ci identifichiamo con ‘colui che ci rappresenta qua’: con il costrutto corpo/mente.

In realtà non le abbiamo mai perdute ma sono appannaggio della realtà superiore che si muove da piano in piano, a suo piacimento: tutte le nostre Vite sovrapposte, come le dimensioni, e capaci di scorrere allo stesso tempo. Tempo che non esiste ed esiste allo stesso tempo: dipende

Ogni tentativo di ‘comprendere’ lascia indifferente la trama dell’intessuto, risulta fuorviante ed impoverente a lungo andare, perché molto presto ci convinceremo che è tutto maledettamente complesso. In realtà, la situazione in cui ci troviamo è frutto di un ‘teletrasporto’ che toglie dalla scena osservata la ‘causa prima’: la ragione del teletrasporto.

In aggiunta rimaniamo anche senza una memoria completa, per cui ‘appariamo senza avere più nessuna ragione superiore’: la dobbiamo riconquistare.
Chi ‘ci crederà’ se non ci crediamo nemmeno noi in prima persona?   


Secondo l’algoritmo di Kruskal, che troviamo risolto in Wikipedia, i 4 punti da collegare dipendono da un punto specifico, nella fattispecie ‘B’. Se oscuriamo ‘B’ gli altri punti non si ‘vedranno’. È un po’ il concetto di server nel Mondo dei computer. Si instaura una dipendenza, un collo di bottiglia, un ‘difetto’ della rete

Spento il server, gli altri computer funzionano ancora, ma allo stato individuale, ossia come singola entità, senza più avere accesso alla ‘ragione storica della massa di memoria accessibile’. La singola entità può avere degli sprazzi di informazione registrati in macchina e può avere capacità più o meno diverse di poter attivare altre modalità di connessione tra ‘simili’: infrarossi, wi-fi, Blothoot, etc. 

Ecco probabilmente come siamo ‘messi’ allo stato attuale delle ‘cose’. Stiamo attivando una nuova rete di comunicazione per, infine, giungere ancora al server dove sono immagazzinate le informazioni relative alla nostra ‘missione’. Quel 'server' non è ancora ‘casa’ ma costituisce la prima tappa da conquistare, anzi, la seconda: la prima è relativa al risveglio.

Il Conosci Te Stesso sembra la via più veloce di accesso al punto comune, in quanto ognuno di noi contiene l’intera ‘mappa’ olografica che consente di muoversi nelle infrastrutture dell’Universo.

L’algoritmo di Kruskal identifica una verità ma ad un livello ancora ‘inferiore’: non risolutivo della sete di informazione che ci contraddistingue. Un modello ‘circolare’, chiuso, accentrante come gran parte delle verità che emergono analizzando la sfera Celeste attraverso lo stato attuale della mente:

Zone Tributarie.            
Le Zone Tributarie sono i catalizzatori del risveglio del Navigatore di Totalità nello strumento umano al fine di aiutare l’umanità a scoprire il Gran Portale. Sono divise in tre distinte categorie:
 
-  Zone Tributarie del Superuniverso
-  Zone Tributarie Galattiche
-  Zone Tributarie Planetarie
 
Le Zone Tributarie del Superuniverso sono sette e costituiscono il deposito della conoscenza richiesta alla scoperta del Gran Portale per un sistema sostenitore di vita in un determinato universo. Queste sono gli archetipi di tutte le altre Zone Tributarie - sia galattiche che planetarie.
 
Le Zone Tributarie Galattiche sono anch’esse sette e hanno stretta somiglianza con le loro controparti del Superuniverso. Sono generalmente trasposte da specialisti provenienti dalla Razza Centrale e istituite vicino o dentro il nucleo galattico di una galassia sostenitrice di vita che possiede un numero sufficiente di vita intelligente senziente.
 
Le Zone Tributarie Galattiche sono poi trasposte a livello planetario come flussi di dati sensorii codificati. Di solito questo avviene poco dopo che un sistema planetario istituisce la sua prima fase della tecnologia OLIN o network di comunicazione globale.
 
I Sistemi Tributari Planetari sono una serie articolata di contributi in forma d’arte e di testi scritti creati dai membri di una specie che ha interagito adeguatamente con le Zone Tributarie Galattiche nello stato di sogno. In qualche caso, possono includere opere provenienti da altri sistemi planetari della stessa galassia. 

In generale, le Zone Tributarie Planetarie sono create in forma di libri, arte, poesia e film. Non sono flussi di dati sensorii codificati, come nel caso delle Zone Tributarie Galattiche, e sono finalizzate alla preparazione di una specie.
Wingmakers
 
Non esiste solo il modello della nascita per giungere sino a questo Mondo.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

giovedì 20 gennaio 2011

Vedere o non vedere? Questa è una causa...





Quali “verità” sono autorizzate ad essere inoltrate, scoperte, divulgate, sensibilizzate, a questo mondo? Nell’Ultimo dominatore dell’aria ci viene svelato che “praticare il dominio degli elementi è contro la legge”. Ma contro la legge di chi? Contro la legge del Popolo del Fuoco e non contro la legge del Creatore. 

Nel mondo che riteniamo reale funziona tutto alla stessa maniera.

Qualcuno ha fatto delle leggi che vanno rispettate come se fossero dei dogmi assoluti. Eppure basta guardare il passato per renderci conto di come le leggi siano sempre state solo un altro modo di ingabbiare la “libertà”, insieme  perlomeno alle religioni. Senza la legge il mondo sarebbe un Inferno?

Certo, ma sempre a causa nostra.

La dottrina delle illusioni di Foscolo la dice lunga su cosa sia meglio credere in luogo dell’apatia di vivere in balia di se stessi.

L’uomo necessita di leggi per essere governato.

In questo stadio evolutivo, purtroppo, si necessita ancora di leggi. I sistemi di leggi sono molto diversi nel mondo. Se in un luogo è possibile fare un cosa, esisterà un altro luogo dove la stessa azione costituisce una violazione della legge. Questo perché? Perché le leggi fatte dall’uomo descrivono l’imperfezione dell’uomo stesso, i “vizi” del potere di pochi sui molti.

È inutile evidenziare di più un concetto tanto lapalissiano, no? Un concetto che impariamo sin da piccoli, osservando. L’uomo è un essere intelligente che sacrifica se stesso per cercare un compromesso tra la percezione della sicurezza effimera del denaro e la propria missione di Vita, certamente dimenticata. Cosa rimane? La ricerca di sicurezza rappresentata dalla funzione, sempre più virtuale, della “moneta”.

All’insegna di questa ricerca si abbandona tutto il resto, accettando di chiudere gli occhi.  

I bambini vedono già nel pancione.
I bambini iniziano a vedere già dentro alla pancia della mamma, almeno dal settimo mese in poi. Lo afferma in un recente studio, Marco del Giudice, ricercatore presso il dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino. "Ho misurato la quantità di luce che passa attraverso vari tessuti corporei (muscolo e grasso) e diversi tipi di vestiti poi ho creato un semplice modello basato sullo spessore della ‘pancia’ della madre e sulla presenza o meno di vestiti", ha spiegato del Giudice ai media.
Si tratta della prima ricerca in questo ambito mai effettuata: fino a oggi gli scienziati ritenevano che il grembo materno fosse troppo buio per permettere di vedere qualcosa. In realtà i bambini, quando sono nella pancia della mamma, sono molto attivi e, a modo loro, riescono anche a comunicare: sono ricettivi agli odori, ai suoni e agli stimoli tattili, per esempio al tocco della mano.
E dal sesto-settimo mese, cioè quando le palpebre si separano e gli occhi si aprono, sviluppano la capacità di mettere a fuoco un punto nello spazio.
Da Yahoo
 
Il feto vede già nella fase di pre nascita. Che bello, vero? Peccato che questa sete di curiosità di osservare il mondo in cui “si è”, vada persa appena si viene introdotti nella società di carta da bollo dell’uomo. Appena nati ci viene assegnato un codice rappresentativo alfanumerico che ci contraddistinguerà per sempre in Vita. 

Si eredita, inoltre, un modello di forme pensiero plasmanti e limitanti, oltre a quello che nei nove mesi di stazionamento nella pancia della mamma si è assorbito e oltre a quello che, dal momento del desiderio di maternità dei futuri papà e mamma, è stato detto, pensato, provato, etc. da coloro che ruotano attorno al nucleo familiare.

Difficile da credere ma è così! Pensiamo a tutte quelle nascite “non volute”: quali problemi già agganciano ai nascituri?

Eppure qualsiasi cosa possiamo scoprire in tal senso, se inserita in un più ampio contesto, ha un senso: quello relativo all’evoluzione dell’unità d’informazione divina umana.

Nulla è per caso e tutto è opportuno.

“La materia eterica per il corpo del fanciullo viene presa dal corpo della madre; è quindi importante che questa assimili soltanto elementi purissimi… Il compito principale toccherà ai pensieri della madre ed alle forme pensiero che fluttuano intorno”.
Il doppio eterico di Arthur E. Powell
 
Siamo e costituiamo una rete globale di energia vitale, emozionale, d’amore allo stato ancora di seme. Nulla sfugge al senso di specie. Tutto è in funzione della specie ed allo stesso tempo del singolo individuo. È sempre così in ambito spirituale nella dualità: mai dire mai.

È tutto vero e falso allo stesso tempo, il che vuole intendere che è tutto "vero"

Qualsiasi cosa facciamo, alla fine, ci “serve”. Il termine “fine” sfugge ai più e per questo non viene “compreso” addirittura rifuggendolo tramite la paura della Morte.
È tutto appropriato al momento che ci rappresenta proprio come il libero arbitrio. Le “catene” sono estensibili in funzione del nostro stato evolutivo. Le “catene” si sciolgono al momento più idoneo; prima non succede perché ci potremmo anche fare del male. Come si fa, ad esempio, con i cani a cui teniamo tanto quando li conduciamo in città? Li teniamo stretti stretti a noi per la loro sicurezza e per la sicurezza degli altri. 

La lunghezza del "guinzaglio" è variabile in funzione della delicatezza del momento.
In un certo senso va "guadagnata" quella maggiore lunghezza e parvenza di libertà.

È tutto nato tanto tempo fa…Chi fa domande non può evitare le risposte” – Proverbio del Camerun
"La vita è come dipingere un quadro, non come fare una somma".
Oliver Wendell Holmes Jr.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011