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martedì 12 ottobre 2010

Quel qualcosa alla "base" che vale sempre il "prezzo del biglietto".





Un film è un film. Ma non solo. Un film esprime un concetto di base, una idea, una riflessione, una meditazione che una persona ha avuto almeno una volta nel corso della sua Vita. Questa persona, mossa dall’energia del proprio “lavoro/passione”, ha trovato il modo di portare questa sua “particella” alla sua manifestazione “maxima”, ossia alla sua rappresentazione pubblica sul grande schermo.

Questo “riflesso” contiene l’embrione di un processo creativo "finale" che si staglia attraverso almeno due macropassaggi:
  1. atto del pensiero formazione di una “idea”
  2. atto del fare        fissaggio sulla “pellicola”
Queste due tappe del libero arbitrio costituiscono un vero e proprio “parto” (un “partire”) del processo di co creazione. Alla base dunque di un film, che rappresenta la parte terminale di tutto un percorso che emerge dal pensiero, c’è un mattone fondamentale: un impulso iniziale ispirato.

Una illuminazione o intuizione.

I film allora diventano i veicoli per la diffusione di idee “radice”, di archetipi; queste idee sono mescolate al resto della trama, divenendo quasi invisibili. Per coglierle occorre non solo assistere alla visione del prodotto cinematografico bensì occorre la “diretta partecipazione”, anche se possono lavorare nei nostri inconsci in maniera automatica, allo stesso modo dei messaggi subliminali contenuti nella pubblicità.

Cosa intendo per “diretta partecipazione”? Non certo fare parte del cast della produzione! Intendo semplicemente una partecipazione attiva attraverso la predisposizione d’animo proattiva, ossia “presente” a se stessa. Il cliché della famiglia che si “accumula”, si impila sulle comode poltrone delle moderne multisale con un chilogrammo di popcorn a testa e svariati maxi bicchieri di bibite gassate, non è di certo l’idea di base alla quale mi riferisco. 

L’attività “presente” più idonea alla polarizzazione con il messaggio contenuto nell’idea di “fondo” dell’opera a cui ci accingiamo ad assistere, è la semplice attivazione della propria capacità di “osservazione” naturale: la partecipazione con il processo osservato.

Voglio alludere al fatto che le rappresentazioni cinematografiche (buona parte) contengono dei messaggi che esulano dal potere oscurante che si dirama dalla totalità dell’Antisistema: una breccia? Secondo me, si! L’intento ultimo della forza Antisistemica è di “bloccare” l’uomo nei piani densi della Creazione, di opporre resistenza. Perché? Per scopi di autodifesa e per antica “programmazione” e “funzione”. 

Rappresenta quindi una “energia” che trae origine dall’antichità che si perde e si fonde con la leggenda, quando l’uomo era in una fase diametralmente diversa da quella attuale. In questo senso il messaggio veicolato, ad esempio, nei film (ma non è l’unico canale che si sta liberando, s’intende) costituisce una chiave molto importante per l’innesco di un processo di analoga funzione "critica" e riflessiva negli individui “attivi”, partecipanti, aperti, propensi allo scambio energetico.

Non mi riferisco alle sole produzioni più evidenti, ai cosiddetti Kolossal, come Matrix, Avatar, etc. ma anche e più specificatamente alla pressoché totale produzione cinematografica globale. Anche un film comico? Certo! In ogni ambito della Creazione…

Ad esempio nel film “Australia”, che comico lo è solo in alcune parti per esigenza di copione, è evidentemente chiaro lo scopo “intimo” della guerra: condurre verso l’unione delle genti, aprire i  Cuori. Ed il tema del "diverso" che viene spazzato via proprio dalla guerra?

È lampante! Può essere criticato? Ma certo che si; perché l’uomo è ancora al di là del raggiungere un comune sentire. È ancora talmente frammentato da mettere in discussione il tutto ed il contrario di tutto, proprio come faccio io attraverso questo Blog. Il processo di “discussione” è una ricchezza in ambito di prigionia o di “addestramento” e rappresenta lo stato della “fiamma” che arde in ognuna delle nostre essenze. Non tanto la speranza quanto l’evidenza che siamo molto di più di quello che può sembrare persino a noi stessi.

Attraverso l’osservazione "polarizzata" di un film, ossia la visione libera da preconcetti, è possibile giungere al cospetto, "bagnarsi" dell’idea fondamentale che l’autore o gli autori volevano trasmettere: questa “idea” è una particella “nobile” del libero pensare perché è nata in un momento di estrema riflessione o di intuizione del costrutto o insieme umano. Tutto ciò che gli viene "ricamato addosso", nell’infrastruttura dell’ora e mezza di “spettacolo”, è “rumore di fondo” opportunamente da filtrare.

La pellicola contiene un messaggio importante.

La polarizzazione con esso è opportuna al fine di poterlo "ricopiare" dentro di noi. Una volta penetrato a livello d’inconscio, l’effetto è molto simile a quello prodotto da una sferzata di energia, da un impulso. Infatti per una decina di minuti, dopo essere usciti dalla sala cinematografica, siamo ancora “sotto effetto” di ciò che il film ci ha lasciato addosso. Poi si torna alla consueta normalità. Ma qualcosa è cambiato! Quel messaggio è stato clonato dentro di noi, ha creato un nuovo percorso di sinapsi. Un nuovo “tracciato” pronto per essere usato all’occorrenza. Proprio quell’occorrenza che stiamo vivendo in questi  tempi di trasformazione.

È come se il cervello biologico potesse fare affidamento su una nuova mappatura, su una nuova “carta geografica” memorizzata nei banchi della memoria individuale; una memoria indotta e collegata a quella più grande collettiva.

Il processo creativo umano che è alla base dei film è inossidabile, sempre presente, nobile e originale. 

Anche se c’è della “ipocrisia” Antisistemica vale sempre la pena di tentare di scovare la particella alla base di un opera cosiddetta di “fantasia”. E ciò vale a pieno diritto per ogni evidente ambito della Creazione artistica umana: libri, musica, cartoni animati, disegno, teatro, scultura, etc.

La critica lasciamola perdere, cogliamo l’attimo

Ecco un esempio da non imitare; in questo caso applicato allo splendido film Happy Feet:

In America il film è stato duramente criticato da alcuni esponenti del Partito Repubblicano. Il conduttore TV Neil Cavuto, noto polemista e conservatore, sostiene che nel film, oltre al palese messaggio ecologista, ci sia un messaggio subliminale (per i bambini) addirittura neppure troppo nascosto (per gli adulti) al comunismo, all'integrazione degli immigrati (il diverso) e ad altre ideologie tipiche della politica di sinistra (collaborazione e condivisione)”.
Fonte: Wikipedia

Ci sarà sempre qualcuno che critica perché è previsto nelle logiche della “biodiversità” (e l’Antisistema non fa eccezione. L’Antisistema stesso è una “critica” da superare, da digerire attraverso la sua fagocitazione e trasmutazione dentro di noi. Fuori da noi l’Antisistema è solo opportuno al fine di fornire la spinta per andare oltre. In questo piano dimensionale “Esso” è un Re che si avvale delle nostre paure, capace di metterle ben in evidenza ad ogni istante).

In Happy Feet c’è molto di più di questo spazio osservato dalla “critica”… E comunque è quello che rimane nella nostra “profondità” ciò che conta, oltre ai messaggi subliminali e a qualunque tecnica di manipolazione delle immagini: è una tappa del nostro risveglio e passa anche da queste “latitudini”.