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martedì 9 agosto 2016

Sacer.


  
Se consulti il semplice traduttore offerto da Google, inserendo il termine “sacer” e assumendo la lingua latina, il risultato – in italiano – è:
maledetto”.

 
Il termine sacerdote (maschile) o sacerdotessa (femminile) deriva dal latino sacer, sacro…, unito al radicale dot, (dal greco antico): "io do"…
nel senso di un ministro che aveva il compito di offrire sacrifici alla/e divinità.
In molte religioni, il sacerdote è una persona che funge da mediatore tra i fedeli e la (o le) divinità, spesso in base a una particolare consacrazione.
Link
Ora, sei uno spazio web che si chiama Sacro Profano Sacro (per cui dovresti essere abituat3 a “gestire” ogni ambiguità di una simile scala di “valore”, di un duopolio che “divide et impera”, alla compresenza non manifesta della dominante: regolatrice di luce ed ombra), però… di fronte a questa “curiosità”, potresti anche trasalire:

  • sacer = maledetto
  • sacer = sacro
  • ministro che aveva il compito di offrire sacrifici alla/e divinità
  • persona che funge da mediatore tra i fedeli e la (o le) divinità…
Capisci anche da te che, allora, è la prospettiva che fa la differenza. Il moto direzionale che unisce monte a valle, conferisce significato di parte (relatività e relatività assoluta, nella gerarchia infrastrutturale), ossia:
  • denota interesse e/o (allo stesso tempo) decide in/giustizia.
In una realtà manifesta “qua, così”, dove la coperta è sempre troppo corta (lato umanità, dominata)”, questa dualità fa perno su un centro, che distribuisce le forze in maniera tale da rispettare l’intenzione dominante (che è “poca” in termini percentuali) vs quella dominata (che è “tanta” in termini percentuali), come una sorta di “altalena a bilico (basculante)”:
  • dal terzo stato “lato proprio, centrale”
la dominante
  • redistribuisce le forze (il “lavoro”)
  • in maniera tale da avere sempre, ai due lati, l’umanità... e al centro se stessa
  • padroneggiando la situazione, dettaglio per dettaglio, a livello di sostanza (status quo).
  
  

mercoledì 16 marzo 2016

La free energy de’ noantri (5)


Quando la "free energy" è... l'effetto.
Se leggi SPS da tempo sufficiente, ti sarai accorto/a di alcuni aspetti fondamentali della realtà manifesta, nella quale sopravvivi. Ad esempio:
  • la bio/diversità? Non esiste, sostanzialmente
  • la ciclicità? È solo una conseguenza
  • la free energy (il moto perpetuo)? Una diatriba che lascia il tempo che ritrova. Essa esiste e non esiste, allo stesso tempo. Da cosa dipende? Dalla tua prospettiva. Nel senso che “non sei tu a decidere se esiste o meno, ma sei tu a decidere se includerla nella tua vita o meno”. La “tua” decisione dipende, a sua volta, dall’intento dominante. Ergo: esiste la free energy? Sì, se ti è permesso di crederci. Ma, in fin dei conti, che cosa è? È... energia da movimento (quindi, teoricamente, infinita, soprattutto se sei alle prese con enormi grandezze in "scorrimento", che generano effetti collaterali, alias, la free energy).
Che senso ha, per te (a questo “tuo” livello di consapevolezza) se – 1) all’universo serve un innesco, per dare inizio al “movimento”, 2) l’universo “lavora” in perdita energetica e, dunque, 3) l’universo deve rimpinguare la fornitura di energia, visto che costituisce un insieme che disperde/consuma, in luogo di… mantenere/conservare/generare di più, rispetto a quello che “brucia”?
Che senso ha? Se per te, ad esempio, la rotazione della Terra costituisce un fattore sfruttabile per i prossimi 4 miliardi di anni, che senso ha – ora, vivendo tu meno di un secolo – fossilizzarti su tematiche fini a se stesse e sostanzialmente auto immobilizzanti?
Perché riesci (non direttamente, tu) a ricavare energia elettrica dal movimento delle acque (cascate, maree, opere d’ingegneria d’ogni tipo, etc.) e non da quello della Terra?
Tutto è in movimento. Per cui?
    

venerdì 11 marzo 2016

La free energy de' noantri (2)



La disputa sulla esistenza, o meno, della famosa “energia libera (e gratuita per tutti)” è, in realtà, un altro aspetto della “guerra tra impoveriti dentro (non casualmente)”; infatti, il contesto in questione è stato reso – e fatto decadere nell’arena del giudizio di parte, "esperto" – un aspetto che gli umani possono affermare “se esso esista o meno”, a prescindere “se esso esista o meno”.
Cioè, qualcosa che è “caratteristico/infrastrutturale”, diventa così… “possibile o impossibile, lato conoscenza di parte, esperta, umana”.
Disperdendosi nel mare magnum delle definizioni, del linguaggio, della grammatica e della fonetica, del credo e, non per ultimo, dell’interesse (status quo)… qualcosa che il “sapere” conta come il due di picche, anche perché la testimonianza della storia (seppure deviata) è come un bisturi affilatissimo, che afferma:
ciò che l’umanità conosceva (postulava), in un certo tempo, è sempre stato superato (in molti casi, persino smentito) dalle scoperte successive”. Vero?
Ergo, il ritenere la free energy come impossibile, non consiste in sé… anche un valido motivo, perenne, tale da ritenerla impossibile per sempre.
  
Quindi, qualcosa che è destinato a “cambiare, nel tempo (non l’esistenza della free energy, bensì, il paradigma umano che così la contempla)”, lasciando sempre aperto quello “spazio (Oltre Orizzonte)” che accoglie già sin d’ora (potenziale), quella data “dimensione del reale potenziale (non ancora riflesso nel reale manifesto)”.