“Allarmi, son tornati quelli che c’erano prima…”.
I Negrita, che sembrano “negrità”:
l’insieme delle qualità e delle caratteristiche dei neri; negritudine…
Dunque, i Negrita: “una così bella voce, suadente, dolce, avvolgente, inebriante”. Una musica divertente, su cui lasciarsi andare e/a “godere la vita”. Ah! I Negrita “sono (ri)tornati”. Wow!
Come la Piera, Dj-Vax, Vaxco Rossi e tutti gli altri:
“andiamo tutti sull’arca…”
declamava l’orso Yoghi nel cartoon.
Ecco! Or dunque, perché continua a “parlare”. No? Così (qua) fan tutti! Sono meglio i fatti, nella sostanza. Senza dire “nulla”, si dice tutto. Anche se purtroppo spetta proprio a “te”, fartene una idea. Come a dire: daje a ride (qua, così).
Pronti? Via…
“Noi siamo gli altri e crediamo ancora nelle canzoni
ed aspettiamo le rivoluzioni
ma chi le ha viste mai?
Noi siamo quelli, quelli sempre in minoranza
l’alternativa alla vostra arroganza
siamo gli antieroi
E siamo liberi, i liberi pensatori
siamo i figli, siamo i genitori
che non si arrendono mai…”.
I Negrita sono tornati! – Venerdì 17 gennaio sarà disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali “Noi siamo gli altri” , una ballata profonda e viscerale, un brano dal testo potente, che celebra l’autenticità e la libertà di pensiero riaffermando la loro identità e la volontà di andare oltre le convenzioni. “Noi Siamo Gli Altri” è un punto fermo su chi sono e cosa vogliono dire i Negrita
“Viviamo un’epoca confusa e violenta e le semplificazioni continue non aiutano a capire la realtà delle cose, anzi, spesso le complicano. Dire o sentire continuamente: destra o sinistra, rosso o nero, progressisti o conservatori, etc, non significa più niente, i tempi sono cambiati, i centri di potere sono cambiati, ma è evidente che il detto “divide et impera” continua ancora a funzionare, infatti dividere in tifoserie per comandare meglio è un processo in atto ogni giorno qui in Occidente. Molte parole come democrazia, giustizia o libertà stanno mutando di significato fino addirittura ad annullare o capovolgere il senso originale. Noi Negrita, come molte altre persone, siamo stanchi di questa condizione e vogliamo dirlo, rimarcarlo a gran voce e addirittura cantarlo. Non ci riconosciamo in queste semplificazioni bugiarde. Non siamo allineati e non ci sentiamo rappresentati da nessuno purtroppo, ma almeno abbiamo un pensiero libero. Siamo dei liberi pensatori che fanno ormai fatica a sognare un mondo migliore, anche se non smetteremo mai di provarci…”.
Noi siamo gli altri
quelli con basse aspettative
quelli che hanno conati di bile
ma che non si accontentano mai.
Noi siamo gli altri
ci puoi trovare nudi sopra i palazzi
noi che rischiamo di sembrare pazzi
e poi finiamo quasi sempre nei guai.
Noi siamo gli altri
l’altra faccia della medaglia
che rifiutiamo di andare in battaglia
e siamo oltre le tifoserie.
Noi siamo quelli, quelli abbandonati
quelli indifesi, quelli bombardati
quelli che sperano fino alla fine in quello che non c’è.
Per vivere sotto questo cielo
che sembra ormai impossibile
la nebbia ci confonde e non sai più a chi credere
e sembra inutile esistere così.
Per vivere senza più veleni
senza più vipere
senza più la nausea nelle notti acide
e mani libere per riuscire a ridere dei guai.
Noi siamo gli altri
e crediamo ancora nelle canzoni
e aspettiamo ancora le rivoluzioni
ma chi le ha viste mai.
Noi siamo quelli, quelli sempre in minoranza
l’alternativa è la vostra arroganza
siamo gli antieroi
e siamo liberi, i liberi pensatori
siamo i figli, siamo i genitori
che non si arrendono mai, mai
ma siamo anche quelli calpestati
quelli derisi, quelli manganellati
quelli che inseguono fino alla fine
quello che non c’è, quello che non c’è
Per vivere sotto a questo cielo
che è sempre più impossibile
la nebbia ci nasconde e non sai più a chi credere
e sembra inutile resistere così.
Ma vivere
niente più veleni, ma cieli di lucciole
nemmeno più la nausea e notti acide
e mani libere per riuscire a ridere dei guai
a ridere dei guai.
Significato.
Noi siamo gli altri dei Negrita è un inno a chi vive ai margini della società, a chi è spesso ignorato o emarginato, ma che continua a sperare e a lottare per un futuro migliore. La canzone esplora temi di lotta, speranza e rifiuto dell’omologazione, raccontando di quelli che sono “altri” rispetto ai più, di quelli che sfidano le aspettative e le convenzioni sociali. Nonostante la difficoltà della vita e la lotta contro le ingiustizie, il messaggio è di resistenza, di speranza nel cambiamento, di un desiderio di un mondo senza più veleni e aridità, ma con la possibilità di ridere dei guai. La canzone mette in luce anche la frustrazione verso il sistema e la sensazione di vivere in un mondo sempre più difficile e confuso, dove le rivoluzioni sembrano essere un miraggio.
Che bello! Peccato che nel durante c’è stato lo “2020, 21, 22”. Eh; come “impronta digitale, karma, Dna, pistola fumante” laggente si è auto esposta nella sostanza per quello che “è” (qua, così).
Vaccino e Negrita gli appuntamenti di Marina di Cerveteri.
Venerdì, 20 agosto 2021
Questa sera, Venerdì 20 agosto alle ore 21:30 sul Lungomare dei Navigatori Etruschi a Campo di Mare, un nuovo grande appuntamento con Etruria Eco Festival. Sul palco, una band storica della musica italiana, con una carriera lunga un quarto di secolo: i Negrita.
INGRESSO GRATUITO. Una volta entrati tutti i possessori del biglietto, sarà CONSENTITO L’ACCESSO fino a esaurimento posti.
Per accedere all’area spettacoli è necessario il Green Pass.
L’accesso al Lungomare è invece LIBERO. Ci saranno stand di artigianato e un nuovo spazio food.
Sempre questa sera, dalle ore 19:00 fino a mezzanotte vi ricordo che presso l’Associazione Nautica Campo di Mare, sempre sul Lungomare dei Navigatori Etruschi, la ASL ROMA 4 ha organizzato un open day vaccinale (Johnson e Moderna). Per vaccinarsi non occorre prenotazione...”.
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“Noi tutti Negrita siamo in lista di attesa e ci vaccineremo con la prima dose intorno al 20 giugno. Impensabile partire in tour senza vaccinarsi…”.
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I Negrita tornano live con “La teatrale Summer Tour 2021”. Il frontman all'HuffPost: “ripartire senza dimenticare che il settore dello spettacolo va riorganizzato…”.
16 giugno 2021 alle 18:10
“Col lockdown ti ritrovi da passare la vita in giro per il mondo e per l’Italia all’essere stanziale, forse più simile a Cagliostro costretto in una galera. Il musicista gitano, come noi Negrita, si trova a disagio, saltano tutti i suoi schemi. Ma ora siamo pronti a ripartire, passo dopo passo, consci di tutto quello che in questo anno è accaduto...”. A parlare all’HuffPost è Paolo Bruni, conosciuto come Pau, frontman della celebre rock band italiana Negrita.
Dopo lo stop forzato dovuto all’emergenza sanitaria, il gruppo torna live con La teatrale Summer Tour 2021. Dal 27 giugno 2021 e per tutta la stagione, la band si ripresenterà al pubblico proponendo brani cult del proprio repertorio in veste acustica nelle location più incantevoli della penisola. La band ripartirà quindi da dove tutto si era fermato, tra intimismo e voglia di lasciarsi il passato alle spalle.
Com’è stato per lei questo anno di pandemia e di vita lontana dal palco?
La prima cosa che pensi dopo aver messo in sicurezza te e i tuoi cari, è adoperarti per non finire nel gorgo di Netflix o della PlayStation. Io ho provato a scrivere e a comporre, a singhiozzo, ma mi sono reso conto che non era aria. Evidentemente la pressione esterna era così forte da impedirmi la concentrazione: tutto quello che scrivevo era scuro, frustrante a livello autoriale. Mi sono detto di non voler scrivere quelle cose, ho lasciato da parte gli appunti con l’idea di riprenderli in altri momenti, in attesa di togliere un po’ di buio. Avevo bisogno di sentirmi ancorato a qualcosa. Quindi ho pensato a qualcosa di alternativo per muovere creatività e fantasia: ho riscoperto la mia vecchia passione per il disegno e la pittura. Ho trasformato il mio studiolo da compositore in un piccolo atelier da artista. Ho aperto una pagina Instagram che mi ha dato soddisfazioni, incentivato dai fan. Ora ho una mostra in corso. Fuori dalla finestra c’erano il caos, il panico, la paura; una situazione che mi faceva sentire spaesato, umano in terra aliena. L’arte è stata la mia cura.
Avete ansie?
La cosa che mi fa paura è ripartire come se nulla fosse successo.
In che senso?
Dalla pandemia non siamo ancora totalmente usciti. Credo che finché non saremo tutti protetti dal vaccino la normalità stenterà ad arrivare. Diciamo che non mi va di festeggiare troppo, per ora, finché non torneremo tutti sani e senza preoccupazioni. Solo allora la ripartenza sarà effettiva. Poi penso, e qui mi riferisco a tutto quello che è successo quest’anno nel settore spettacolo, alle proteste: confido che questa possa essere un’occasione di profondo cambiamento. Approfittare della crisi, fare quadrato, organizzarsi, avere una voce unica. Le basi per il cambiamento ci sono, in gran parte grazie alla presa di posizione delle maestranze. Se all’improvviso ci mettiamo tutti a festeggiare, dimenticando l’importanza che ha riorganizzare il settore, continueremo sempre ad essere deboli a livello politico.
È speranzoso? Una maggiore unità è possibile?
Non è un’utopia. È qualcosa che leggo nella realtà. Bisogna capire come utilizzare la cultura in maniera propositiva per far sì che il futuro sia diverso da quel marzo 2020. “Torneremo così” è uno slogan che non mi piace. Dovremmo dire piuttosto “torneremo migliori”, “torneremo diversi”. Il settore spettacolo conta 600 mila lavoratori, in questi mesi di stop tanti hanno dovuto abbandonarlo perché avevano bollette da pagare e spese da sostenere. C’è bisogno di rappresentanza e ricostruzione per non tornare ad essere una categoria ricca soltanto per i ricchi.
Qual è stata la risposta delle istituzioni in questo periodo? C’è stato ascolto?
È stato minimo, tardivo e distratto. L’ex presidente Conte mi ha molto deluso quando ha detto di aiutare “gli artisti, che ci fanno tanto divertire”, l’ho percepito come svalutante: la musica, e gli spettacoli in generale, non sono soltanto manifestazioni ludiche, ma veicolo di cultura. In particolare la musica in Italia è da decenni percepita come un’arte minore rispetto ad altre. Eppure il nostro Paese è un’eccellenza anche da quel punto di vista: ha fatto la storia della musica classica, e ha un’importante tradizione anche nella musica leggera d’autore. Mi viene da pensare a Paolo Conte che ancora oggi fa sold out in Francia. Mentre l’altro giorno mi è capitato di stare al telefono con Francesco De Gregori: parlare con lui è parlare con il Dio della musica.
Promuoviamo troppo poco il nostro patrimonio?
Dicono che in Italia abbiamo l’80% del patrimonio culturale mondiale: non so se sia davvero l′80, ma anche se fosse il 50 dovremmo renderci conto di quale fortuna rappresenti. Abbiamo un tesoro a disposizione, regalato dai nostri avi, e non lo sfruttiamo come potremmo. Io vivo in Toscana: sono circondato da opere di artisti meravigliosi, vedo le colline senesi, il mare della Toscana. E penso a tutto il territorio, al paesaggio italiano che è un dono della natura, e noi lo sfruttiamo male. Ci sono Paesi che hanno molto meno, ma riescono a venderlo come se fosse oro. Gestire la cultura non può essere temporeggiare, salvare il salvabile, senza dimostrare alcuna attitudine a usare la cultura come industria che genera indotto e turismo.
Tornando al vostro tour, il repertorio dei Negrita è rivisitato in versione acustica. È un modo più intimista di affrontare il palco in un periodo così particolare?
Abbiamo iniziato questo tour teatrale nel 2019, in occasione dei 25 anni di carriera della band. È una stata coincidenza fortunata: quando fai una teatrale, usi il microfono non solo per suonare ma anche per raccontarti. C’è più intimità, è un incontro col pubblico. Sarà un modo per parlare e prendere coscienza di tutto quello che abbiamo vissuto a partire dal marzo 2020, per ricordarlo e dimenticarlo assieme.
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Non proprio niente, vero? Quello che laggente vuole sentirsi dire:
ciò che ap-paga!
Soprattutto, nei confronti di tutti coloro che hanno davvero “r-esistito”. Inutile dire altro, dopo quello che è già successo. Ora, che persino le “Intelligence Usa” ammettono che lo “virus” è stato creato in laboratorio (ovviamente, “cinese”).
Che altro? “Niente”; sarà la “acqua (Verità)” a scorrere ovunque, facendo arrugginire tutto il “marciume”. Oppure, il mondo rimarrà tale e quale:
il l'oro AntiSistema e “basta”.
I Negrita, come tutta laggente di “spettacolo”, sanno fare “surf”. Altrimenti, non potrebbero restare lì, a spacciare lucciole per lanterne, ove l’abito non fa il monaco, ma sei sempre “te” che ci caschi a pieno, sino al fondo che sembra non arrivare mai. I Negrita? Fanno il proprio mestiere:
“recitano ad arte”.
Del resto, chi si è “salvato” (qua, così) in quei 3 funesti anni? Il pesce puzza dalla testa. La testa però non esiste x “te”, anche se c’è, Oltre.
Proprio vero e... coerente:
la cosa che mi fa paura è ripartire come se nulla fosse successo…
sarà un modo per parlare e prendere coscienza di tutto quello che abbiamo vissuto a partire dal marzo 2020, per ricordarlo e dimenticarlo assieme…
El Re-Seth ti ha ma “niente”; l’importante è la salute! Ed il “godersi la vita” che è sempre troppo corta, come la corda alla quale sei attaccato!
Proprio come se:
nulla fosse successo…
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Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2025
Bollettino numero 3880
prospettivavita@gmail.com
ciao, "Ho aperto una pagina Instagram che mi ha dato soddisfazioni, incentivato dai fan. Ora ho una mostra in corso. Fuori dalla finestra c’erano il caos, il panico, la paura; una situazione che mi faceva sentire spaesato, umano in terra aliena. L’arte è stata la mia cura." ... L'arte del Pau perso... cosa di fa per campare!
RispondiEliminaQuesti me li ero persi. Altro che Bonanza...
RispondiEliminaBuona serata, grazie, un abbraccio. alessandro