lunedì 18 luglio 2011

Cosa vogliamo?




Il cambiamento scorre intensamente nell’intero tessuto della matrice esistenziale. Si leggono molto spesso frasi di questo tipo. Espressioni ‘distaccate’ dal gergo usuale e dal pensiero medio affiorato alla superficie densa dell’energia. In realtà, cosa significano certe parole inanellate con una simile ‘enfasi’? Cosa significano ‘fisicamente’, intendo, in ‘soldoni’ quantificabili?

Che qualcosa sta cambiando. 

La percezione del cambiamento è personale, prospettica e mediamente labile, tranne laddove non si scambi il cambiamento per l’emersione di tutti i mali del Mondo: il quel caso è più evidente

Si stava meglio quando si stava peggio?

Questo scenario 3d, che siamo abituati a conoscere, è ‘malato’ e difficilmente possiamo affermare che ‘ci piace’. Perché? Beh, ognuno di noi potrebbe dire la sua. Forse perché non siamo liberi di fare quello che vorremmo fare se potessimo farlo. Che cosa vorremmo fare se…? Probabilmente non lo sappiamo nemmeno noi.

Forse vorremmo fare tardi tutte le notti e poi avere la libertà di dormire, il mattino dopo, sino a quando vogliamo? O forse vorremmo viaggiare in continuazione alla ricerca di esperienze nuove e a contatto con popolazioni dalle tradizioni diverse? Che altro?
 
Io mi sono fatto un'idea abbastanza precisa di questa sete di presunta libertà: secondo me stiamo parlando di una ‘cantonata’ pazzesca che i nostri sensi captano di/per noi

È una spinta alla libertà innata ed ancestrale che viene scambiata per mancanza di libertà ‘fisica’. È un riflesso, un’eco sordo di un desiderio molto più profondo di quello che possiamo capire. È come un richiamo per ogni nostra cellula in ‘ascolto’. Ma da dove proverrà mai un simile segnale?
 
Il solo porsi questa domanda pone l’individuo a schierarsi, ad aprirsi verso un Mondo superiore o non consueto, nel quale gli orizzonti si perdono senza fine di continuità e, da questa prospettiva, risulta tutto quanto sfocato e non immediatamente comprensibile. Sappiamo solo che 'risuona molto bene dentro di noi', come un buon profumo captato dalle narici, capace di introdurre in noi un esempio/frattale, replicabile su diversa scala dalla chimica biologica del corpo umano. 

Un qualcosa alla Proust, per intenderci

Dunque, quella sete di ‘libertà’ tanto inafferrabile aggancia un punto di innesco in una regione dell’energia inconsueta; un ‘territorio’ non nuovo ma inedito, se osservato unitamente alla nostra rinnovata ‘presenza’. Il cambiamento potenziale, che è sempre stato presente, è entrato in una nuova fase della proposizione, infatti adesso inizia a scorrere ‘bucando’ quel velo di apatia che ci ha sempre separati dal senso stesso della nostra presenza in Terra 3d:

Passare in altra dimensione e distaccarsi dal pianeta che vi ospita è cosa naturale. Voi sapete che il tempo riservato alla Terra per ogni essenza divina è molto breve. La memoria dell’essere nella dimensione materiale è portata a immergersi nel profondo oblio in quanto esiste in una struttura fisica densa con frequenze basse, che causano dolore e sofferenza al corpo e alla mente...
 
La Terra è una scuola dura per le anime in evoluzione ed è il compimento d’ogni esperienza dopo aver acquisito ricchezza interiore e saggezza. Le prove sono tante e sono quelle che voi stessi avete ipotizzato prima del ritorno alla casa del Padre...
Da Stazione Celeste 
 
Nulla succede senza il nostro ‘permesso’ vibrazionale.

Per questo motivo tutto quello che ci circonda ci riflette. Volenti o nolenti siamo noi la ‘causa’ di ‘tutto’. Non esiste la ‘serpe verde’ o il ‘grifon d’oro’… esiste la nostra autorizzazione ‘silente’ ad immaginarli

Le entità parassite esistono in quanto il genere umano le ha richiamate a sé attraverso il proprio dolore e le emanazioni diverse relative alla classe della paura. Il frattale è espresso dagli squali, che ‘sentono’ la presenza di sangue proveniente da una ferita aperta, sin da grande distanza.

Gli squali 'ricordano' quelle entità parassite che s’evocano quando stazioniamo lontani da noi stessi e ci lasciamo andare alla sensazione dell’abbandono, del tradimento… allora diamo alla luce la figura del ‘vigliacco’, che vende la presenza del proprio Maestro ed, infine, di se stesso alla partecipazione oscura della manifestazione energetica, la quale inganna da subito attraverso la dimostrazione di un percorso facilitato per giungere verso nuova destinazione... verso quel punto di aggregazione fisica in cui smettiamo di essere allievi sul cammino dell’auto educazione, dal momento in cui otteniamo ciò che le 3d mostrano di tanto accattivante: la libertà dal ‘sacrificio’ dell’ottenimento della ‘piena presenza’.

È questo il richiamo che viene trasceso e confuso e che scambiamo per ‘vero’ persino quando facciamo solo opera di immaginazione. Non lo identifichiamo più ma lo scambiamo per un surrogato banale di effimera esaltazione dei sensi.

Se fossimo veramente liberi, allora come vivremmo?

Non lo sappiamo, in realtà. Ciò che possiamo immaginare e/o provare, 'cadendo in tentazione' oppure semplicemente ‘facendo esperienza’ è un pallido riflesso di quello che significa essere liberi spiritualmente. La componente spirituale fa la differenza

La piena partecipazione agli eventi fa la differenza. 

Cosa significa ‘vendere l’anima’?  Significa ‘lasciarsi andare’, anche momentaneamente. Perché anche un piccolo attimo può essere espanso a dismisura in ambito del tempo deviato, come ad esempio possiamo notare nell’ultimo atto di Shrek, quando Tremotino scambia una promessa per ‘un giorno perfetto della sua vecchia Vita da orco’ in cambio di un giorno qualsiasi dell’infanzia del tenero orco. Ebbene, cosa succede? 

Che l'atto del cedere un giorno della propria infanzia, ritenuto insignificante da Shrek, rende il ‘Mago’ padrone della sua Vita, che può essere, alla fine del giorno 'perfetto', anche cancellata per sempre.

Osserviamo con attenzione quello che giunge per noi attraverso anche le infrastrutture Antisistemiche. Abbiamo capito che la ‘verità’ scorre per ogni dove e che non può essere inabissata, perché la legge dell’analogia frattale la ricomprende sempre e comunque, per cui anche attraverso l’Antisistema possiamo assurgere nuovamente alla ‘verità’.

L’accortezza sarà, semmai, quella di essere presenti in se stessi rendendosi conto che le informazioni che ci ‘colpiranno’ saranno una miscellanea di ‘bianco e nero’, per cui dovremo recitare una sorta di mantra o, più semplicemente, di consapevolezza atta a ‘fermare e catalizzare in noi' solo quella parte di informazione inerente a quello che ci veicola valore aggiunto in termini di crescita spirituale evolutiva

Come a dire che ‘bene a male viaggiano sempre insieme’ e che noi abbiamo la facoltà di discernere polarizzando l’informazione. In realtà non esiste bianco e nero ma esiste una sfumatura nel mezzo autorizzata dal nostro punto prospettico.

In alcuni articoli tratto delle entità parassite come una sorta di nemico o di maledizione; in realtà tutto è solo opportuno e dipende da noi. La loro presenza indica uno squilibrio presente all’interno di noi, proprio come una emozione indica ‘dove siamo’ e null’altro di definitivo.

Le informazioni scorrono di pari passo al cambiamento e alla nostra capacità di ‘contenerle’, proprio come l’evoluzione delle chiavette USB o della capacità degli hard disk di memorizzazione:

Bere molto fa bene: un falso mito. 
Da Yahoo 
 
Il ‘bianco ed il nero’ ci attorniano e potremmo leggere tutto ed il contrario di tutto. È sarà come viaggiare di notte senza l’ausilio di un faro che ci possa aiutare nel procedere. La luce va trovata dentro di noi.

Non esistono punti fermi ma solo ‘boe’ temporanee a cui fare riferimento ed opera di riflessione. L’evidenza delle ‘cose’ potrebbe anche darci fastidio, come accade se leggiamo questo articolo, tuttavia occorre esimersi dal giudizio e dall’emanazione delle ‘colpe’. Chi è senza 'colpa' a questo Mondo? 

La 'disarmonia apparente' è una costante in questa dimensione e persino la Natura è stata ingabbiata in una ruota, che prevede che ‘pesce grande mangi pesce piccolo’. La famosa 'legge della giungla’ è una invenzione, una proiezione di quello che ‘siamo noi’ nel momento in cui proviamo paura e senso di abbandono, nel momento in cui temiamo di morire e lottiamo per sopravvivere.

Tutto è rispecchiato ‘esternamente’, ovvio, anche le nostre paure:

Rischio default, l’Italia è in buona compagnia.
Default è una delle parole che, volenti o nolenti, abbiamo imparato a conoscere in questi giorni. Sbrigativamente la traduciamo 'fallimento', indotti dal gergo del giornalismo economico; in senso letterale, però, significa 'inadempienza'

E, tra i due termini, di cose ne passano: anche chi non abbia mai aperto un Codice Civile intuisce che fallire - cosa che capita alle aziende - comporta conseguenze ben maggiori del non pagare un debito (a meno che il creditore non sia un usuraio: in quel caso, sono guai).
 
Tuttavia, per una volta il gergo ci ha azzeccato: l'inadempienza di uno Stato è di fatto un fallimento. I giornali delle ultime settimane ci hanno raccontato come, per alcune Nazioni, quest'antipatica situazione sia un'ipotesi non proprio di quelle cosiddette scolastiche. E tra quelle 'alcune', si sa, ci siamo anche noi.
 
L'insieme ‘default’ è in realtà costituito da due sottoinsiemi. Uno riguarda i Paesi in cui esso è probabile; l'altro, quelli in cui la sua probabilità è sensibilmente aumentata nel corso del 2011. Sembra una sottigliezza, ma non lo è: sapere che solo nel 2010 quel rischio non era così alto significa guardarsi indietro, ricordarsi di una situazione tutto sommato tranquilla e mettersi in moto per farla rivivere...
Da Yahoo 
 
L’economia è molto sensibile al cambiamento spirituale in corso. In lei si sommano vettorialmente tutte le dinamiche e le spinte globalizzate anche ‘non manifeste’. Il ‘nuovo’ che ancora non si vede, ossia che ancora non è emerso alla luce della fisicità, in realtà spinge dai piani eterici o sottili, proprio come la malattia inizia negli stessi livelli che sfuggono alla considerazione della scienza medica allopatica.

Ovviamente, il senso, in questo esempio, è capovolto: il cambiamento sottile in atto è l’inizio della ‘guarigione’, che sfocia nel massimo della malattia o realtà acquisita e vissuta come tale da tutti noi.

Maya o l’illusione sono costituite da una sorta di nebbia che ci offusca la visuale sensoriale. Un oblio che ci ammanta e che ci rende volubili o costanti nell’ambito dell’incantesimo intessuto. Cosa deve succedere per spostare diametralmente l’asse del nostro interesse o della nostra attenzione?
 
Cosa può provocare il ribaltamento della prospettiva?

Purtroppo, per come siamo divenuti, un grosso shock addizionale, che ci faccia uscire dal semitono mancante della scala d’ottava, dall’insabbiamento della nostra parte divina sepolta dalle interferenze sensoriali scatenate in risposta di un segnale ‘pirata’, emanato dalle entità parassite, utilizzando anche la funzione naturale planetaria di magnetismo e gravità. 

Trovo molto significativo il saluto che la ‘Fondazione per la Legge del Tempo’ utilizza per interagire con noi; eccolo:

In Lak'ech (io sono un altro te stesso). 

La nuova ‘convergenza armonica’ del 2012 è prossima. Quello che succederà dipende da noi. C’è un ‘gatto sotto al tappeto’ che alza la grande onda ciclica del cambiamento e quel gatto è ‘nostro’, nel momento in cui ‘ci apparteniamo’

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com