giovedì 15 giugno 2017

Il “significato”.



Da quest’oggi (in quanto "introduzione"), probabilmente per tre Bollettini, questo spazio (potenziale) analizzerà il “significato” (significato = simbolismo sostanziale frattale espanso) della teoria fisica applicata a “quiete e moto, sistemi di riferimento, sistemi di riferimento inerziali, traiettoria, velocità, teoria aristotelica del moto, principio di relatività galileiano, principio di inerzia, nascita del metodo di ricerca sperimentale”. 
Il tutto, nella “direzione” impartita agli argomenti, attraverso un libro di testo, per gli istituti magistrali, relativo all'anno 1988. Un testo a “caso”, laddove “il caso non esiste”. 
Ovviamente, la disquisizione sarà in “funzione della sfericità globale (valore universale)” emersa durante questi otto anni di condivisione quotidiana del “pensato”. 
La “teoria” deve sempre passare per la “dimostrazione”?
Deve essere sempre “comprovata”? Perché?
E, soprattutto, da “chi”… oltre a ciò che rappresentano ed incarnano le Istituzioni?
La riflessione è, quindi:
che cosa significatutto ciò (e, dunque, "chi" è).

mercoledì 14 giugno 2017

Giustizia ad angolo giro: “amore”.



In questo spazio (potenziale) – costantemente auto manutenuto “aperto” – emergono, di conseguenza, coerentemente (ed in maniera direttamente proporzionale, espansa “in leva”, all'intenzione autrice), concetti, teorie, prospettive, etc. “nuov3” (nel senso che… la “novità” consiste e sussiste nel fatto di prendere in considerazione la forma sociale reale manifesta “qua, così” – con tutto il relativo contenuto informativo – in maniera “altra”, oppure, “nuova). 
Si può tranquillamente arrivare a definire questo “carico”, come una supervisione assoluta (relativa ad un assoluto) che nella fattispecie “fissa tutt3 ad un momento di ‘è già successo’”, alias, all'avvento della compresenza immanifesta dominante. 
Se (se) poni attenzione e lungimiranza, la “cosa” non è differente (in “modulo”, nella sostanza) rispetto a ciò che “ha già fatto” sia la scienza che la religione, “qua, così”. 

martedì 13 giugno 2017

Oye como va…



Oye como va mi ritmo
Bueno pa gosar mulata…”.
Tito Puente/Carlos Santana
Questo articolatissimo testo è della famosa “ballata”, che tanto ha fatto smuovere energia, sin dagli anni ’60, del secolo scorso. Sai quale è la traduzione? Questa:
Senti come va il mio ritmo
buono per gustare le mulatte”.
Ovvio che c’è una “vaga” allusione alla sessualità, lì dentro. E non ci vuole molta fantasia per decodificare cosa significhi “il mio ritmo”. Vero
Il “timbro” stesso della musica è di quelli da farti comprendere già tutto, prima ancora di pensarci
È qualcosa che intuisci e che “fai tu3”, così, di per sé… essendo agganciato in qualche modo alla “natura umana”, che sembra essere una conseguenza proprio dell’atto sessuale. 
Anche se - ormai lo sanno tutt3 - la vita umana può essere concepita in vitro, ossia, in laboratorio… con buona pace del “ritmo” e dell’eventuale "divertimento" e/o romanticismo, che accompagna – come una orchestra speciale – eventi di questo calibro.
Il linguaggio è, quindi, quasi da “bar”; la sede del luogo comune più tipico per trascorrere del tempo tra “amici” che non se le mandano a dire. 
C’è anche un altro “stile” da notare; una impronta di genere. Ovvio:
quella (“dominante”) maschile:
buono per gustare le mulatte