venerdì 30 luglio 2010

La preghiera: una tecnologia molto "costosa".




In questi ultimi giorni l’aria è tornata “respirabile” dopo il gran caldo afoso della pressoché interezza del mese di luglio. Un mese importante che ha condotto una grande energia veicolata dal Sole e raccolta dal Cosmo, ad irraggiarsi anche sulla Terra, colpendo la “cintura” o pellicola della Vita organica che la ricopre “affettuosamente”. Ho scritto ieri della Legge d’Ottava, così come la espresse Gurdjieff un secolo fa, ribadendola ai propri allievi russi. Ebbene ho la chiara sensazione di essermi imbattuto in un qualcosa di molto importante ed allo stesso tempo “efficace”. La chiave che lega un mondo invisibile a quello tangibile può essere davvero la comprensione della struttura “musicale” della Vita; come se questo aspetto “sonoro” emerso attraverso lo studio delle armoniche musicali costituisca la punta dell’iceberg dell’intera orchestra della Creazione. La punta dell’iceberg è visibile, mentre la rimanenza del “corpo” è totalmente nascosto dalle “acque”.

La Natura frattale delle “cose” insegna ad osservare e intuire il "grande" dall’osservazione del "piccolo", di tutto ciò che è “emerso” alla percezione diretta inequivocabile dei nostri sensi di base. In questo caso della percezione ed usufruizione della musica, ossia di ciò che conosciamo.

La Legge d’Ottava va a spiegare ogni modalità o “ansa” della Creazione, persino il modello contorto e diametralmente rovesciato con il quale siamo alle prese in questi tempi di trasformazione silente.

Dal mio canto posso tranquillamente affermare che ho percezione di una società, oramai globale, nella quale l’ingiustizia si è trasferita direttamente al “posto di guida”, ossia presso gli organi di giustizia e legiferazione. La testa che guida il paese, i paesi, le associazioni di ogni tipo, le organizzazioni più disparate, etc. sono cadute nelle mani dell’ingiustizia e dell’illegalità. L’immoralità e la mancanza di etica che emergono da ogni punto il nostro sguardo si possa posare, sono talmente evidenti che suona molto strano che la gente non scenda in piazza seriamente.

Non intendo con questo dire che urge una rivoluzione! Intendo evidenziare che la mancanza di una reazione da parte della massa è indicativa dello stato di drogaggio in cui, la massa stessa versa inesorabilmente.

La “rana” è sempre più bollita.

Temo addirittura che, leggendo queste mie frasi, non si comprenda nemmeno del proprio stato ipnotico e che, tutto, sia ritenuto assolutamente nella normalità. Quando Gurdjieff parla di “shock addizionali”, riferiti alla Legge d’Ottava, nei due intervalli che si creano naturalmente durante il suo “scorrere”, mi è subito chiaro che, in questo momento, ne stiamo vivendo proprio uno o ci stiamo accingendo ad uscirne.

Lo shock addizionale è tuttavia in corso, proprio nella “figura” di una vasta onda energetica che sta pervadendo e scuotendo il “tessuto”  spazio temporale che ci contiene ed avvolge.

“L’uomo macchina non può fare niente. A lui, come attorno a lui, tutto accade. Per fare, è necessario conoscere la Legge dell’Ottava, conoscere i momenti degli intervalli, ed essere capaci di creare gli shock addizionali necessari”.
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky

Nel proverbio “il pesce puzza dalla testa” è contenuta la verità e la denuncia frattale che il tutto è rovesciato. Le responsabilità sono sempre equidivise, in quanto il resto del corpo ha provveduto quantomeno ad accettare la formazione della testa, tuttavia il resto del corpo, ossia la maggioranza, non si accorge di essere stato ingannato dalla testa. La testa ha dimostrato di avere capacità di auto conservazione molto forti e determinate e di essere, a sua volta, lo stato cuscinetto di un qualcosa di ancora più forte: l’Antisistema.

Ossia fa comodo che la testa rimanga al suo posto,  ma solo sino ad un certo punto, perché “tutto scorre”. Come è potuto succedere che l’Antisistema sia sopravissuto allo scorrere del tempo, agli intervalli della Legge dell’ottava? Attraverso una grande conoscenza di questa e di altre leggi universali ed attraverso l’utilizzo della creazione di shock addizionali meccanici, come ad esempio lo scoppio di guerre mirate proprio a compensare la deviazione delle forze impressa dal fluire della Legge d’Ottava.

Se leggiamo la Natura e l’industria della guerra nel corso della storia umana comunemente accettata, ossia manipolata, è evidente che c’è una "mente" superiore che ha sempre condotto le operazioni di supervisione dello svolgimento delle operazioni di preparazione alla guerra. Le guerre sono sempre state volute da una certa "elite", per compensare quelle forze naturali che avrebbero spinto i “piani dell’Antisistema”, ad un certo punto, a fermarsi e poi invertire la “rotta”.

C’è una “regia” che la sa molto lunga!

Gli imperi si sono succeduti con estrema continuità della loro testa; come non vederlo? C’è una sola linea di condotta occulta che li unisce tutti: l’Antisistema.

Le diverse etnie e razze che sono state concentrate sulla Terra, sono sempre state veicolate da un potere superiore che conosceva e conosce come mantenersi sempre sulla "cresta dell’onda".

Questo potere non ha radici terrestri; osserva da un altro “luogo”…

Esso stesso non si mischia essendosi già mischiato nel passato.

Questo potere ha necessità di grande energia per rinnovare i propri propositi: ha necessità della nostra energia per sopravvivere. 

Per cui facciamo attenzione al congegno molto potente della preghiera.

Perché preghiamo? Perché ci manca qualcosa. E questo qualcosa lo chiediamo a chi?

Con questo atto dichiariamo la nostra impotenza e ci mettiamo nelle “mani” di un qualcosa di non ben definito. Questo qualcosa non è il Creatore, perché il Creatore è colui che ha creato tutto per permettere  a noi di evolvere tramite l’azione dell’esperienza. Tutto ciò che abbiamo è opportuno e assolutamente libero in Natura, tramite l’abbondanza stessa della Natura. È questa la prova inequivocabile della presenza e dell’opera del Creatore: la sua infinita generosità applicata a tutto ciò che ha creato con Amore incondizionato. 

Chi sono allora quelle entità che l’uomo prega, alle quali l’uomo si rivolge quando è disperato? Le divinità meccaniche costruite nel tempo dall’opera dell’Antisistema. Entità limitate che hanno necessità di energia per sopravvivere. Chiamiamole entità extraterrestri o aliene, o come vogliamo: rimangono dei parassiti che si nutrono dell’energia umana.

L’atto del pregare è un trasferimento di energia da un punto ad un altro, dove per punto si intendono le persone. La nostra energia la trasferiamo quantisticamente a qualcun altro. Il principio dei vasi comunicanti vale solo in fisica e, dunque, a livello tridimensionale o denso della materia. A livello quantico invece, l’energia viene assorbita dal “vaso” a maggiore forza o energia: vaso che di certo non è il nostro ma quello della divinità alla quale ci stiamo rivolgendo.

Da qua è facile capire come la nostra energia ci venga sottratta, proprio come noi facciamo con tutti gli animali da allevamento intensivo.

La Natura, nei panni della Creazione, risponde a specchio all’opera dell’uomo; attraverso la comparsa o la scomparsa di nuove forme di Vita, proprio come successe con l’eliminazione dei dinosauri che non avrebbero permesso, o avrebbero ostacolato, lo sviluppo della specie umana sul pianeta. Che i dinosauri siano stati cancellati dall’opera di un meteorite o da altro, poco importa: la cosa certa è che sono scomparsi.

Gurdjieff parla di onde o ottave discendenti o ascendenti e di fondamentali e subordinate, a seconda della loro “ramificazione” o vicinanza al “tronco” dell’albero della Vita. È singolare e basilare comprendere questo aspetto delle ottave:

“Il pensiero occidentale, che non sa nulla né delle ottave né della legge del tre, confonde le linee ascendenti con quelle discendenti e non capisce che la linea d’evoluzione si oppone alla linea di creazione, vale a dire che l’una va contro l’altra, come se andasse controcorrente”.
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky

Si parla di “Legge del Tre” che riguarda l’opera di forze positive, negative e neutralizzanti; una legge superiore alla Legge dell’ottava. Si parla di evoluzione e creazione, associate in questo modo:
  • ottave discendenti creatrici
  • ottave ascendenti evolutive
Ancora una volta ci imbattiamo in un concetto di inversione nel termine “controcorrente” utilizzato in precedenza per chiudere l’ultima citazione.

Questa inversione che si nota soprattutto nel mondo concreto, da noi direttamente percepito, è una illusione. Una concreta illusione nata con il nostro silente ma determinante permesso.

Invece di pregare indirizzandoci verso qualcosa di non ben definito, lavoriamo su noi stessi e cerchiamo di ricordare “chi siamo”. Il lavoro su se stessi è l’unica cosa che ci permetterà di raggiungere la felicità e completare la nostra evoluzione. Pregare altri è tracciare un solco tra noi e gli altri, è dichiarare la nostra impotenza e delegare la nostra forza, la nostra possibilità, agli altri.

Crediamo in noi stessi; tutto il resto accadrà di conseguenza e non permettiamo più che gli "altri" scrivano il futuro attraverso il nostro utilizzo, attraverso di noi, attraverso il nostro potere divino creativo. Visualizziamo un guscio di energia protettiva attorno a noi, sempre ed in ogni circostanza; un "filtro" protettivo naturale innocuo.

“Soltanto nelle ottave di ordine cosmico, ascendenti o discendenti, le vibrazioni si sviluppano in maniera conseguente e ordinata, mantenendo sempre la direzione presa all’inizio”.
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky

Capite? Le ottave di ordine cosmico vanno dritte al “bersaglio”. Sempre!
Il Piano Divino, secondo voi, è una ottava di ordine cosmico? Oh-Yes!

Dunque?

Siate felici, fiduciosi e continuate a ricordare "chi siete".

Ma quanti avranno letto l’articolo sino a qua? Tempo al tempo…

 

L'ubiquo e-Sprit (19).



(Cliccare sulla vignetta)
  

giovedì 29 luglio 2010

Ecco perchè è tutto girato al contrario.





Cito da Matrix Reloaded, una porzione di dialogo tra l’Agente Smith e Neo (Sig. Anderson):

Come lei ben sa le apparenze possono ingannare il che riporta la nostra conversazione alla ragione per cui siamo qui. Noi non siamo qui perchè siamo liberi, noi siamo qui perchè non siamo liberi di sottrarci a questo dato di fatto, non c’è ragione nel negarlo, non c’è scopo, perché sappiamo entrambi che senza scopo noi non esisteremmo.
È lo scopo ad averci creato!
È lo scopo che ci connette!
È lo scopo che ci motiva che ci guida che ci spinge!
È lo scopo che stabilisce!
È lo scopo che ci vincola! Noi siamo qui per colpa sua Sig. Anderson , siamo qui per togliere a lei quello che lei ha cercato di togliere a noi… Lo scopo!”

Ognuno di noi ha, o dovrebbe avere nella Vita, uno scopo. Ce lo siamo mai chiesto quale possa essere il nostro scopo personale? Anche in maniera solo egoica.

Il problema degli scopi, è un problema essenziale. Fintanto che un uomo non ha definito il suo proprio scopo, non è nemmeno capace di cominciare a ‘fare’. Come si potrebbe ‘fare’, se non si ha uno scopo? Prima di ogni cosa, ‘fare’ presuppone uno scopo… L’esistenza non ha un solo scopo, ma numerosi… Vi interrogavo sul vostro scopo personale, su ciò che volete raggiungere, e non sulla ragione d’essere della vostra esistenza. Se voi mi dite qual’è il vostro scopo, potrò dirvi se noi seguiamo la stessa strada oppure no”.
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky

Chiediamoci allora quale sia il nostro scopo personale, formuliamolo dentro di noi; iniziamo a tracciare una rotta per meglio comprendere l’avvenire, i suoi feedback. Nella regione del tempo-spazio, il tempo è tridimensionale, scorre avanti e indietro come un libro aperto e liberamente sfogliabile; per questo possiamo parlare di feedback riferito all’avvenire, ossia di reazione ad uno specifico stimolo che è, nella fattispecie, lo scopo. 

Lo scopo funge dunque da stimolo.

“Oggi è quello che è, perché ieri è stato quello che è stato. E se oggi è come ieri, domani sarà come oggi. E se volete che domani sia differente, dovete rendere oggi differente. Se oggi è una conseguenza di ieri , domani esattamente nello stesso modo sarà una conseguenza di oggi. E se qualcuno ha studiato a fondo ciò che è accaduto l’altro ieri, una settimana, un anno, dieci anni fa, egli può, senza rischiare di sbagliarsi, dire ciò che accadrà o ciò che non accadrà domani”.
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky 

In questo senso i feedback giungono anche dal passato, da come è stato ieri; ossia possiamo interrogare il passato, il presente ed il futuro ed interlacciarli in funzione di uno stimolo “motore”: lo scopo. Ma occorre eseguire un lavoro su se stessi al fine di divenire padroni di se stessi ed essere in grado di formulare e seguire un proprio scopo, perché l’uomo, allo stato attuale, è molto distante dall’avere raggiunto una simile condizione:

Ciò che accade o ciò che può accaderci dipende da una delle seguenti cause:
  • l’accidentalità
  • il destino
  • la nostra volontà
Così come siamo, dipendiamo quasi interamente dall’accidente. Non possiamo avere un destino nel vero senso della parola, così come non possiamo avere volontà (come ci insegna anche il Dr. Couè)… Ciò che è accidentale resta imprevedibile. Oggi un uomo è in un modo, domani è differente; oggi gli accade una cosa, domani un’altra… L’avvenire non può essere predetto che per degli uomini; non può essere predetto per delle macchine folli… Potrà sembrare paradossale, ma possiamo ben dire di conoscere il nostro avvenire: esso sarà certamente identico a ciò che è stato il nostro passato. Nulla può cambiare da sé”.
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky

Il pensiero di Gurdjieff è anche figlio del proprio tempo, tuttavia resta indelebile per valenza e significato; ciò che è mutato, semmai, è il potenziale energetico a nostra disposizione. La Terra è colpita da energia molto potente che sta provvedendo a risvegliare, in ogni modo, il senso stesso che ci tiene legati a questa dimensione. Si potrebbe dire che questa energia sta mutando la “gravità” entro la quale ci muoviamo o non ci muoviamo. Nulla può cambiare da sé; vero! Infatti il cambiamento era previsto per questi tempi: doveva succedere qualcosa in un senso o nell’altro. L’umanità intera, a livello animico, ha mutato il proprio destino, decidendo di non terminare la propria “rincorsa” in uno strapiombo senza fine e approfittando della rinnovata carica di energia “esterna” a disposizione. 
L’umanità intera ha colto l’attimo e si è manifestata attraverso uno scopo: quello del proprio risveglio! 

Domani non sarà più uguale a ieri, perché l’oggi è cambiato e domani sarà come oggi… Una parte dell’umanità ha iniziato a conoscere se stessa e, per questo motivo, ha potuto manifestare e seguire uno scopo. Sulle ali del ricordo della “libertà”, la massa critica ha potuto mutare l’avvenire; per questo possiamo intendere che “non esiste più il futuro di una volta”.

A livello di singole individualità, rimangono le stesse difficoltà nel manifestare se stessi al mondo, perché non si conosce ancora “chi si è”. Si è avvolti come da uno strato di pigrizia nel “fare” le cose non solo spirituali ma anche ordinarie, sempre per gli stessi motivi sopraesposti. Esistono regioni o reami energetici/vibrazionali che ci attirano ed ancorano a sé; una volta agganciati rimaniamo come nella loro “orbita” o come avvolti nella tela del ragno. La legge d’attrazione funziona alla rovescia, in questi casi, anzi, funziona in maniera usule ma la percezione che si riceve è sempre quella di un capovolgimento. Ciò che è “scritto” nel nostro inconscio ci allontana dalla corretta formulazione, dallo scopo a noi “utile”, ingannandoci in maniera sottile, quasi per il nostro "bene". Tutto attorno a noi contribuisce a scrivere dentro di noi. L’Antisistema è in possesso delle chiavi di amministratore persino delle nostre volontà, controllate tramite un’opera totale di riscrittura delle routine esistenziali quotidiane, ricalcate dal passato al fine di mantenere il futuro entro il proprio controllo. Egli protegge se stesso, convinto di proteggere tutta l’umanità, così come il nostro inconscio “si muove” convinto di proteggere noi stessi, la sua proprietà. In questo grande offuscamento d’intenti non malvagi, ma solo opportuni secondo un certo punto di vista prospettico, la Vita scorre come in un canale artificiale: il torrente che doveva divenire fiume per giungere al grande mare, è stato incanalato in condotti artificiali che lo conducono a vorticare senza mai trovare una via d’uscita. In questa maniera le “acque” si magnetizzano sempre più, rimanendo vittime di quel circolo vizioso che prende il nome di oblio o sonno del “chi si è”, dando luogo ad un “incantesimo” che congela ogni possibilità di “fare” perché si è senza scopo, senza stimolo.

In questo senso, vediamo perché i nostri propositi stentano a decollare.

La seconda legge fondamentale dell’Universo è la Legge del Sette o Legge dell’Ottava. Per comprendere il significato di questa legge, occorre considerare che l’Universo consiste di vibrazioni. Queste vibrazioni agiscono in ogni tipo di materia, quale che sia il suo aspetto e la sua densità, dalla più sottile alla più grossolana; esse hanno diverse origini e vanno in tutte le direzioni, incrociandosi, urtandosi, diventando più forti, più deboli, arrestandosi l’una con l’altra e così via. Secondo le concezioni abituali dell’Occidente, le vibrazioni sono continue… A questo proposito, il punto di vista dell’antica conoscenza si oppone a quello della scienza contemporanea, perché essa pone alla base della sua comprensione delle vibrazioni il principio della loro discontinuità… di svilupparsi in modo non uniforme, ma con periodi di accelerazione e di rallentamento.

La scala di sette toni è la formula di una legge cosmica elaborata da antiche scuole e applicata alla musica. Se tuttavia studiamo le manifestazioni della legge di ottava nelle vibrazioni di altro genere, vedremo che le leggi sono ovunque le stesse (Natura frattale del creato)… Uno studio della struttura della scala musicale offre una base eccellente per comprendere la legge cosmica d’ottava…

Se ne cogliamo tutto il significato, la legge dell’ottava ci dà una nuova spiegazione della Vita intera, del progresso e dello sviluppo dei fenomeni su tutto i piani dell’Universo da noi osservato. Questa legge spiega perché in  Natura non vi sono linee diritte, ed anche perché non possiamo né pensare, né fare, perché tutto in noi si pensa da sé, perché tutto in noi accade, e accade generalmente in modo contrario a quello che desideriamo o aspettiamo. Tutto ciò è l’effetto chiaro e diretto degli intervalli o rallentamenti nello sviluppo delle vibrazioni. Che cosa precisamente succede al momento del rallentamento delle vibrazioni? Avviene una deviazione dalla direzione originale. L’ottava comincia nella direzione (voluta) ma una deviazione ha luogo tra mi e fa; la linea cominciata al do cambia direzione. Attraverso fa, sol, la e si, essa discende con un certo angolo rispetto alla sua direzione originale, indicata dalle prime tre note. Tra si e do si trova il secondo intervallo, una nuova deviazione, un altro cambiamento di direzione. Ad ogni ottava, la deviazione è più accentuata, in modo che la linea delle ottave arriva a formare un semicerchio e procede in una direzione opposta alla direzione originaria. Nel suo ulteriore sviluppo, la linea delle ottave, o linea di sviluppo delle vibrazioni, può ritornare alla sua direzione primitiva e quindi formare un cerchio completo


 
 
Questa legge dimostra perché, nelle nostre attività, non c’è mai niente che vada in linea retta, perché, avendo cominciato a fare una cosa, ne facciamo poi un’altra interamente diversa, sovente l’opposto della prima, senza tuttavia notarlo e continuando a pensare di seguire sempre la stessa linea… Dopo un certo periodo di attività energica, di emozione intensa o di comprensione giusta, una reazione interviene, il lavoro diviene noioso e trascurato, momenti di stanchezza e di indifferenza appaiono nel sentimento; invece di pensare rettamente, si cercano dei compromessi; si sopprimono o si scartano i problemi difficili. La linea però continua a svilupparsi, ma non più nella stessa direzione dell’inizio. Il lavoro diventa meccanico, il sentimento sempre più debole, si abbassa al livello degli avvenimenti abituali di ogni giorno. Il pensiero diventa dogmatico, letterale. Tutto si svolge così per un certo tempo, poi vi è di nuovo una reazione, un arresto, una deviazione. Lo sviluppo della forza può proseguire ancora, ma il lavoro che era stato cominciato con ardore ed entusiasmo è diventato una formalità obbligatoria ed inutile; numerosi elementi estranei sono entrati nel sentimento:
  • considerazione
  • oppressione
  • irritazione
  • ostilità
Il pensiero gira in cerchio, ripetendo ciò che già si sapeva e ci si smarrisce sempre di più”.
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky

Il mio personale “sentire” è proprio atto a “denunciare” il fatto che tutto sia girato al contrario, capovolto rispetto alla sua valenza originaria; la frase che segue è davvero la fotografia per comprendere ciò che è successo in ogni ambito dello scibile umano, sia che ci si riferisca “alla letteratura, alle scienze, all’arte, alla filosofia, alla religione, alla Vita individuale e soprattutto alla Vita sociale e politica”:

“Possiamo osservare come la linea di sviluppo delle forze devia dalla sua direzione originale e, dopo un certo tempo, va in una direzione diametralmente opposta, sempre conservando il nome di prima”.
 
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky

Riflettiamo bene su questa sontuosa verità:

"Dopo un certo tempo, va in una direzione diametralmente opposta, sempre conservando il nome di prima".

Quanti fatti ci porta alla mente questa verità? Quanti "organismi" esistono ancora oggi, contrassegnati ancora dallo stesso nome o solo camuffati, avendo deviato di 180 gradi il senso originario della  "forza"  creativa che li aveva concepiti?


Concludo con queste illuminate riflessioni:

“La vostra coscienza ha sfaccettature che esprimono la luce in sistemi multipli di esistenza. Ci sono molte, moltissime espressioni che abbracciano il vostro Sé totale e ciascuna espressione è legata al perno di coscienza che è la vostra identità fondamentale. E’ qui che la vostra voce e i vostri occhi antichi possono multi-dimensionalmente osservare, esprimersi e sperimentare.  Questa è la vostra fonte nutritiva di espansione e di abbellimento. Ponete l’attenzione sulla vostra identità fondamentale e non lasciatela mai. Discernete in che modo ogni frammento d’informazione che arriva sul cammino vi permette di sintonizzarvi a questa voce e percezione. Questa è l’unica disciplina che vi serve, il rimedio alla limitazione".
Capitolo 6. Attivazione della Memoria - Filosofia dei WingMakers - Estratto dalla Camera 7

 

L'ubiquo e-Sprit (18).



(Cliccare sulla vignetta)
 

mercoledì 28 luglio 2010

2012, upgrade del sistema operativo umano.





Discorrevamo molto intorno all’idea di miracolo, e al fatto che l’Assoluto non può manifestare la sua volontà nel nostro mondo, che questa volontà si manifesta soltanto sotto forma di leggi meccaniche e non può manifestarsi violando queste leggi.
Non so più chi tra di noi ricordò per primo un aneddoto ben conosciuto , ma poco rispettoso, nel quale vedemmo immediatamente una illustrazione di questa legge.
Si trattava della storia del vecchio seminarista che al suo esame finale continua non capire l’idea dell’onnipotenza divina.
“Bene, fatemi un esempio di qualche cosa che il Signore non possa fare”, dice il vescovo esaminatore.
“Non ci vuol molto, Vostra Eminenza”, risponde il seminarista.
“Tutti sanno che il Signore stesso non può prendere l’asso di briscola con un comunissimo due”.

Nulla poteva essere più lampante.
 
Vi era più senso in questa sciocca storiella che in mille trattati di teologia. Le leggi del gioco costituiscono l’essenza di quel gioco. Una violazione di queste leggi distruggerebbe l’intero gioco. L’Assoluto non può interferire nella nostra Vita e sostituire altri risultati a quelli naturali delle cose accidentalmente create da noi, o al di fuori da noi, più di quanto possa prendere l’asso di briscola col due”.
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky

Questa “storiella” descrive anche l’essenza del concetto del libero arbitrio, inteso come una vera e propria legge meccanica in vigore in questo ambito del raggio della creazione. L’Assoluto non può “scardinarlo” direttamente, perché succederebbe una implosione energetica dei piani della creazione. Diciamo che tutta l’energia accumulata nei “pilastri” che sorreggono le infrastrutture del “gioco”, ossia il teatro della Vita, verrebbe rilasciata tutta insieme liberando il “senso” stesso della funzione intima del perché il “gioco” sia stato creato. In pratica un intervento diretto della divinità sarebbe come una imposizione superiore atta a fermare un movimento in corso.

Possiamo pensare a ciò che è successo a tutti coloro che sono apparsi sulla Terra con propositi di “salvezza”: sono stati eliminati dagli attori, dalle comparse stesse, soggette alle regole della Vita.

In questo “reame” dimensionale le “cose” vanno in questo modo. Esistono leggi, vincoli, memorie, gravità, domini, opposizioni fisiche, etc. È come creare una azienda e poi allontanarsi per 20 anni e poi tornare con pretese identiche a quelle di 20 anni prima: non è possibile anche se si è di fatto i "creatori" di quell'azienda

Coloro che si sono incaricati dell’amministrazione ad ogni livello, si opporranno al ritorno del fondatore. Perché? Perché ciò che hanno ottenuto nel tempo lo hanno “calcificato” nel tempo, scolpito nel tempo; ed ora non lo intendono più cedere a nessuno, nemmeno al ritorno del fondatore. Ciò che una persona o un gruppo ha ottenuto, anche duramente, prende peso, esce dall’oblio di un potenziale non manifesto e si consolida nella materia, ma prima ancora nei pensieri di coloro che lo hanno “evocato”. Una volta scaturito dalla regione della possibilità, il potenziale si manifesta e “vive”. Questo potenziale espresso o desiderio concretizzato costituisce un nuovo aspetto del teatro esistenziale della Vita; un nuovo “attore” o meglio una nuova specificità degli attori che lo hanno voluto. Una volta che ciò è apparso e sintetizzato nella quotidianità, diviene “vero” e vivente.

L’Antisistema si è, dunque, potuto “fissare” in questa realtà, potendo contare proprio sul rispetto del libero arbitrio da parte del Creatore. Le regole del gioco esistono e costituiscono “muri” o frangiflutti. Ma è possibile aggirarle o solo interpretarle? Senza per questo “oltraggiarle”, facendo venire meno il senso stesso dell’architettura di un intero ecosistema d’energia? Si!

È possibile parlare o pensare a termini come:
  • aggiornamento
  • integrazione
  • espansione
Cioe? Nulla è per sempre. È possibile sfilare la tovaglia dalla tavola imbandita senza nemmeno muovere posate, piatti e bicchieri. La concreta faccia di questo mondo è interlacciata con la “sostanza” di ogni altra dimensione, proprio a costituire o a “ricordare” il legame intimo e superiore che alimenta ogni senso e possibilità. Volete che il “Costruttore” non abbia racchiuso in sé e, dunque, in ogni suo riflesso creativo, la possibilità di “intervento” o di “via di fuga”? Pensiamoci bene perché è questo un concetto che, frattalmente, è rispecchiato in molti ambiti della Vita di tutti i giorni; ad esempio nel potere di legiferare e di modificare le leggi emanate, da parte degli organi decisionali politici degli Stati.

L’uomo sino a quando non si “completerà” avrà necessità di leggi che lo inducano a non violare termini ed accordi e, più in generale, a non violare la sua stessa sacralità innata ma, la cui riscoperta è ancora in corso d’opera. Nell’uomo evoluto completamente non ci sarà spazio né senso per il contenimento né il rispetto di leggi “frangiflutti”, perché i “flutti” saranno stati completamente assorbiti e lo “scafo” umano scivolerà nel mare magnum della creazione senza lasciare tracce evidenti, perfettamente integrato e solidale con ogni senso e possibilità; libero di spaziare e di immaginare.

L’immaginazione è proprio la chiave, la possibilità, la via di fuga in grado di “prendere l’asso con il due”. La possibilità di fare miracoli e di chiedere che “due più due non faccia quattro”.         

Viviamo tempi meravigliosi in questo senso. Le onde, le armoniche, gli impulsi che hanno caratterizzato questa era dello sviluppo umano, si fermano al 2012, come sostiene anche David Wilcock in "2012 Enigma" (parte 8, dopo circa 1 minuto e 20 secondi) raccontando del "progetto" Montauk. Da quel punto in poi è insito un cambiamento nella struttura del tutto, regole comprese. In quel punto, il Creatore ha previsto l’aggiornamento del “gioco”, immaginandolo come possibile senza, per questo, fare implodere il tessuto spazio temporale. L’energia che spira verso l’intero Sistema Solare, agisce proprio solleticando al risveglio gli attori impegnati a "recitare" ed imprigionati nella solida materia delle proprie menti soggiogate, calcificate, da regole oramai logore e troppo “vissute”.

È ora di aprire ogni porta e finestra per cambiare aria e prospettiva e dotarsi del nuovo "sistema operativo" o meglio del suo upgrade. 

  

L'ubiquo e-Sprit (17).



(Cliccare sulla vignetta)
 

martedì 27 luglio 2010

Lontani dal cuore, lontani da sè.




La lontananza sai, è come il vento
spegne i fuochi piccoli,
ma accende quelli grandi… quelli grandi.

La lontananza sai è come il vento,
che fa dimenticare chi non s'ama
è già passato un anno ed è un incendio
che, mi brucia l'anima.

Io che credevo d' essere il più forte.
Mi sono illuso di dimenticare,
e invece sono qui a ricordare…
(La lontananzaDomenico Modugno)

L’essere lontani dai propri cari prevede che:
  • ci sia distinzione tra le persone in “cari” e “non cari”
  • ci sia lontananza percepita e percepibile
Dunque, distinzione come separazione e lontananza come distanza. A pensarci bene è la separazione che crea la distanza. Se non facessimo opera di separazione saremmo sempre vicini a dei “cari” e ci sentiremmo sempre a “casa”, in ogni luogo e con ogni persona.

La distanza, è chiaramente di Natura vibrazionale ed illusoria, dal momento in cui se vivessimo in un mondo di “cari” non avrebbe senso. Tempo fa un caro Amico scrisse: “Tu sei smemorato nelle cose che non ti interessano, come tutti d' altronde”. Questa amara verità ci avvicina al concetto di memoria ed ego. Non ricordiamo più la nostra origine nell’Uno, per cui l’ego si è potuto allargare a dismisura, separando e facendo distinzione tra “ciò che interessa” e “ciò che non interessa”.

L’esperienza tridimensionale della “lontananza” avvicina a sé stessi, prima che ai propri “cari”, i quali fanno “solo” da specchio per ognuno che accetta la “riflessione”.

Allontanarsi è iniziare un processo di avvicinamento al proprio cuore...

 

L'ubiquo e-Sprit (16).



(Cliccare sulla vignetta)
 

lunedì 26 luglio 2010

La Vita è manifestazione di abbondanza.




Cosa è la materia? La materia è un qualcosa che letteralmente “appare”, si forma nei piani densi della vibrazione esistenziale. Nella terza dimensione, la materia forma tutto ciò che possiamo ritenere “vero”. La materia è riconosciuta mediamente come solida. 

Da qui il concetto di concretezza sviluppato dalla società dell’uomo nel trascorrere del tempo.

L’umanità misura il proprio stato di solidità attraverso l’accantonamento di denaro, per così dire di avere un solido patrimonio. Il “regno” generato in questa maniera è determinato dalla sostanza e dal peso ed ,allo stesso tempo, è ciò che determina nelle dinamiche globali.

La materia come si forma? Diciamo che abbiamo accettato il fatto che la materia sia opera della Natura e dei suoi effetti "magici" ed accettati dalla comunità scientifica; oltre la materia c’è la chimica, la fisica, etc. Di fronte a questa “pacifica” convivenza con il “miracolo” di abbondanza della Vita, si è sviluppato uno strano senso di misurazione delle risorse disponibili a livello planetario, il quale ha autorizzato a credere che ogni “cosa” sia in Natura limitata per quantità e che le materie prime siano inesorabilmente scarse

Questi due concetti o punti prospettici, fanno letteralmente a pugni tra di loro. Ciò che sembra un flusso inarrestabile di abbondanza, lavorato dalle dinamiche di pensiero limitante, diventa un qualcosa di debole e striminzito; come se ci fosse una ostruzione sul “letto del fiume” a sbarrarne il ricco passaggio.

Dove si trova questo collo di bottiglia? Perché esiste? Chi è il responsabile di questa azione e chi è il responsabile dell’idea stessa di limitazione? È chiaro che ci sono almeno due attori principali:

la collettività e la singolarità. 

In un regno dimensionale caratterizzato dalla soppressione del principio dell’unione che fa la forza, la collettività si è messa alla mercè della singolarità; ossia di una stretta "elite" che conosce le regole che determinano i flussi naturali della materializzazione.

Questa elite è l’Antisistema: una forma di energia, come il tutto, che circonda il pianeta come una sorta di perturbazione atmosferica permanente. Una simile forma pensiero è per sua Natura opprimente e determinata ad estendersi nella dimensione del tempo per sempre. Non ha “cuore”. Esiste al solo fine di svolgere un compito ben preciso: nell’illusione di esistere serve il Piano Divino.

Nulla è per caso. Tutto è opportuno. Ogni “cosa” sulla Terra densa è alla rovescia.

Leggiamo a cosa è giunto e cosa ha formulato Georges Lakhovsky nella sua opera “Radiazioni e onde – Sorgenti della nostra Vita”:

“Ho lungamente sviluppato nelle mie opere (La materia, e più tardi, Il grande problema) questa legge della Natura che ogni sostanza dell’Universo è il prodotto di una materializzazione. Tutti gli astri, tutti gli atomi, tutti gli elettroni, sono il risultato di una materializzazione per irradiamento.
Voi sapete che se si semina in una scatola di Petri una colonia microbica sopra della gelatina, dopo uno o due giorni, alla temperatura di 37 gradi centigradi, possiamo raccogliere miliardi e miliardi di queste colonie di microbi, contenenti esattamente gli stessi minerali specifici dei microbi che li hanno generate.
Così se la prima colonia contiene un milionesimo di milligrammo di ferro, per esempio, dopo due giorni ne avremo raccolti dei miliardi in più. Ma la gelatina sulla quale si sono esclusivamente sviluppati non conteneva tutti i minerali contenuti nella materia vivente. Siamo dunque obbligati ad ammettere che c’è stata una materializzazione di queste diverse sostanze. E, siccome non ci sono più stati scambi con l’esterno, questa materializzazione si è effettuata per irradiamento attraverso la scatola di Petri. Così, secondo la mia concezione, tutti i minerali che compongono il nostro organismo sono ugualmente il prodotto di una materializzazione per irradiamento”.

Questo “atto” descrive la magia della creazione e l’abbondanza assoluta della Vita.

Non c’è regione dell’Universo dove regni la scarsità, tranne che dove il pensiero limitante creativo instauri un “esperimento” di questo tipo. Ecco come abbiamo creato la condizione africana e la povertà nel mondo. L’uso delle risorse presenti sulla Terra è un cerchio di energia chiusa, che non alimenta più se stessa. In un simile circolo vizioso, le “cose” terminano per “asfissia”.

Date dell’acqua ad una pianta e disinteressatevene: l’acqua si “esaurirà”. Ma questo significa che non c’ è più acqua sul pianeta? È il nostro “atto” che fa la differenza. Il come ci poniamo…

Ora, sul pianeta blu c’è scarsità di acqua! Che bella barzelletta.

Percepisco un mondo rovesciato, inverso; il suo frattale è la formazione delle immagini nella struttura del nostro occhio. Ho scoperto su internet un meraviglioso film di David Wilcock, “2012 Enigma”; ad un certo punto egli afferma:

“Ieri ci siamo chiesti se esiste una realtà parallela dove il tempo e lo spazio si invertono e la risposta è si”.

Ho letto bene? Ha usato il termine “inversione”? Ricordo che anche la Kabbalah riporta “stralci” di questo tipo.

La sua scoperta è fenomenale e porta nuova “linfa” al processo di unione e comprensione che tento di portare avanti. Ne tratterò più approfonditamente in un prossimo articolo.  

Ricordiamolo sempre: la Vita è abbondanza. Chi ci ha portati a credere al contrario ha solo interesse a sfruttare la “colonia” umana per farle “produrre” basse energie sulle frequenze della paura e della separazione.   

 

L'ubiquo e-Sprit (15).



(Cliccare sulla vignetta)
  

domenica 25 luglio 2010

La "torre di Pisa" che pende che pende e che mai viene giù.




Dedico questa importante citazione dall’opera di Paul DaviesDio e la nuova fisica”, a tutti quei ricercatori, nonché pionieri, nel campo dell’innovazione scientifica quantistica. Uomini e donne “coraggiosi” che tentano di unire due mondi che sono stati scollegati dall’opera dell’Antisistema. A tutto c’è un perché, quindi cercare di aumentare la nostra consapevolezza per comprendere le dinamiche che hanno portato a questa manifestazione della realtà, è un compito e una missione molto specifici ma assolutamente opportuni. Nulla è per caso…

Portare la free energy nelle case di ognuno di noi è un’opera che prima o poi avrà successo!

Perché, dunque, molto spesso tra un risultato potenziale ed uno manifesto c’è "differenza"? Leggiamo bene questa porzione di testo…

Rendendo meno netta la distinzione tra soggetto e oggetto e tra causa ed effetto, la teoria dei quanti introduce un elemento nettamente olistico nel nostro modo di vedere il mondo. Si è visto, nell’esperiemento di Einstein, che due particelle, per quanto nettamente distinte e separate, possono però far parte dello stesso sistema. Si è anche visto che è cosa priva di significato parlare dello stato di un atomo, o anche impiegare il concetto stesso di atomo, al di fuori del contesto di un assetto sperimentale esattamente specificato. Non ha senso chiedersi contemporaneamente dove si trova un atomo e come si muove. Prima occorre stabilire cosa si intende misurare, se la posizione o il movimento: solo dopo di ciò si può avere una risposta significativa. La misurazione comporta di solito il ricorso ad apparecchiature macroscopiche: quindi, la realtà microscopica è inscindibile da quella macroscopica – gli apparecchi sono fatti di atomi, evidentemente. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un “anello impossibile”.
David Bohm, noto studioso della teoria dei quanti, affronta questi temi in Wholeness and the Implicate Order:

La teoria dei quanti comporta un cambiamento fondamentale d’ordine descrittivo: è la rinuncia al concetto di analisi del mondo ripartito in frazioni relativamente autonome, che esistono separatamente ma che sono in interazione tra di loro. Al contrario, si tende invece a dar peso alla totalità indivisa in cui lo strumento d’osservazione non è separato da ciò che osserva.

Insomma il mondo non è un insieme di cose separate ma collegate tra di loro: è invece una rete di relazioni. Bohm qui si rifà a quanto dice Werner Heisenberg:

La normale separazione del mondo tra soggetto e oggetto, tra mondo interno e mondo esterno, tra corpo e Anima, non è più adeguata”.

Come si può risolvere l’”anello” paradossale secondo cui il macrocosmo – vale a dire il mondo dell’esperienza ordinaria – determina il microcosmo di cui è esso stesso composto? Ci si scontra con questo paradosso quando ci chiediamo cosa succeda in realtà quando si effettua una misurazione a livello quantico.  In che misura l’osservatore contribuisce a proiettare il nebuloso microcosmo in una condizione di autentica realtà?
Il problema della misurazione a livello quantico non  è in realtà che una variante del problema mente/corpo o software/hardware, con cui i fisici e filosofi combattono da decenni. L’hardware – la particella – è descritto da un’onda che ha in sé codificate le informazioni (il software) relative a ciò che probabilmente noterà l’osservatore nel momento dell’osservazione. Effettuata l’osservazione, l’onda “collassa” in una condizione particolare che attribuisce un valore netto e definito a ciò che è stato osservato.
Se si descrive la misurazione esclusivamente a livello di hardware si ricade inevitabilmente nel paradosso. Supponiamo che un elettrone colpisca un bersaglio qualsiasi e rimbalzi: può andare verso destra o verso sinistra. Basandoci sull’onda, calcoliamo dove l’onda stessa si dirige. L’onda rimbalza sul bersaglio e si diffonde sia verso destra sia verso sinistra, ammettiamo con eguale intensità. Ciò significa che durante l’osservazione si hanno cinquanta probabilità su cento di trovare l’elettrone o a destra o a sinistra. Va tenuto presente, però, che fino a quando l’osservazione non viene effettuata non si può stabilire (o meglio, non ha senso pensare di stabilire) da quale parte del bersaglio si troverà effettivamente l’elettrone: la particella si riserva di decidere, per così dire, fino a quando l’osservatore non va a vedere. Entrambi i mondi possibili coesistono in una realtà ibrida, fantasma.
Effettuiamo l’osservazione e troviamo che l’elettrone si è diretto ad esempio verso sinistra: istantaneamente il “fantasma” di destra svanisce. L’onda relativa collassa di colpo, perché ora non è più possibile che l’elettrone si trovi sulla destra. Cosa determina questo collasso improvviso? Per poter effettuare l’osservazione è necessario che l’elettrone sia in qualche modo collegato a uno o più strumenti il cui compito è di individuare l’elettrone e di amplificarne il segnale a livello macroscopico perché lo si possa rilevare. Ma il collegamento tra elettrone e strumento e il conseguente processo di rilevazione e amplificazione hanno carattere meccanico: nel senso che avvengono a livello di atomo (sebbene qui gli atomi siano presenti in numero enorme) e che risentono quindi anch’essi del fattore quantico. Rappresentiamo per semplicità l’apparecchiatura di misurazione con un’onda e immaginiamo che tale apparecchiatura disponga di un indicatore a due posizioni: una per segnalare che l’elettrone si trova a destra e l’altra a sinistra. Il sistema totale dell’elettrone più l’apparecchiatura è quindi un sistema quantico esteso: ciò ci obbliga a concludere che la natura ibrida dell’elettrone rimbalzato coinvolge anche l’indicatore. Anche lo strumento di misura deve dunque trovarsi in una condizione di limbo quantico: e l’indicatore non può trovarsi o nell’una o nell’altra posizione. L’atto della misurazione non fa che amplificare lo spettrale mondo dei quanti facendolo entrare in laboratorio.
Di questo paradosso si è occupato il matematico John Von Neumann. Lo studioso ha dimostrato (impiegando un semplice modello matematico) che il collegamento tra elettrone e strumento di misura costringe sì l’elettrone a scegliere tra destra e sinistra, ma al prezzo di trasferire questa condizione ibrida di irrealtà all’indicatore dello strumento. Von Neumann ha dimostrato anche che se lo strumento di misura è a sua volta collegato ad un’altra apparecchiatura che ha il compito di di rilevarne la lettura, ciò fa sì che anche l’indicatore del primo strumento debba scegliere tra le due posizioni: ma ora tocca alla seconda apparecchiatura entrare nello stato di limbo quantico. Possiamo quindi avere una catena di macchine che si rilevano l’una con l’altra, ognuna delle quali mostra una lettura ben definita: l’ultima macchina, però, rimane sempre in uno stato di irrealtà.
Questa bizzarra conclusione è illustrata ulteriormente da un altro famoso paradosso elaborato da Schrodinger. Qui l’apparato di amplificazione serve a immettere nell’ambiente una sostanza velenosa che uccide un gatto. Se prima l’indeterminazione riguarda l’indicatore che non punta né a destra né a sinistra, ora riguarda il gatto, che non è né vivo né morto. Anche un gatto è un sistema quantico: quindi bisogna concluderne che, fino quando non viene effettuata un’osservazione qualsivoglia, meccanica o d’altra natura, il gatto continua a permanere in un impensabile condizione di vita/morte. Il che, effettivamente, sembra assurdo.
E se invece di un gatto lo sperimentatore si servisse di un essere umano? Questi riuscirebbe in qualche modo a sperimentare questa condizione di vita/morte? No, naturalmente. Quindi la meccanica quantistica non si applica agli esseri umani? La successione a catena di Von Neumann si rompe di fronte alla consapevolezza dell’uomo? È quanto afferma Eugene Wigner, noto studioso della teoria dei quanti. 

Wigner avanza l’ipotesi che l’informazione sul sistema quantico, presentandosi alla mente dell’osservatore , sia proprio ciò che determina il collasso dell’onda quantica, trasformando così una condizione ibrida, uno stato fantasma, nell’altro stato, netto e preciso, della realtà concreta

Quindi è lo sperimentatore che, guardando l’indicatore dello strumento, fa sì che esso opti per l’una o per l’altra posizione; e, scendendo giù giù lungo la catena di Von Neumann, è sempre lo sperimentatore che costringe l’elettrone a decidersi.
Se accettiamo la tesi di Wigner ritorniamo all’antica idea dualistica secondo cui la mente ha un’esistenza distinta dalla materia ed è in grado di agire sulla materia stessa anche violando in apparenza le leggi della fisica”.

  

L'ubiquo e-Sprit (14).



(Cliccare sulla vignetta)
  

sabato 24 luglio 2010

Casa, stelle e tempo.





In quanti modi l’uomo ha tentato di intraprendere, tramite le sue infinite individualità sulla Terra, la via del “ritorno a casa”? La casa dov’è? Direbbe Jovanotti.

“O signore dell'Universo
ascolta questo figlio disperso
che ha perso il filo e non sa dov'è
e che non sa neanche più parlare con te…

Voglio andare a casa (la casa dov’è?)”.

Esatto, “la casa dov’è?”. Alan Sorrenti ha provato a dire la sua:

“Noi siamo figli delle stelle
figli della notte che ci gira intorno
noi siamo figli delle stelle
non ci fermeremo mai per niente al mondo.
noi siamo figli delle stelle
senza storia senza età eroi di un sogno
noi stanotte figli delle stelle
ci incontriamo per poi perderci nel tempo”.

La verità è sparsa ad arte nei frattali, nelle spire del mondo vissuto e che vive.

La nostra “casa” è nel Cosmo, tra le stelle. Ma anche lì è temporaneo il concetto. In “realtà” siamo errabondi come le comete, vortici di energia, caleidoscopi d’Amore primigenio. Sulla Terra siamo in “missione”. Sulla Terra siamo a “scuola”. Sulla Terra siamo in un “campo di addestramento”.

Il nostro tempo è un fluido nel quale ci siamo immersi.

La nostra storia il film manipolato che ci mantiene immersi nel tempo.

Le nostre città caotiche, l’incubo che si ripete nel tempo.

Noi siamo il tempo che scorre lungo il fiume della Vita…

Nell’unione è impresso il vero significato, la giusta rotta, per il ritorno a casa

*    Grazie di cuore a Roberto e Domenico per la serena giornata :)

** L'opera di testa non so di chi sia; l'autore, se lo ritiene può contattarmi via e-mail a nebulls@libero.it. Grazie :)
     

L'ubiquo e-Sprit (13).



(Cliccare sulla vignetta)


venerdì 23 luglio 2010

Le strane analogie "aliene" fra Barks e Sitchin.




Devo molto a Zecharia Sitchin. Nel marzo 2006 il suo libro “Il pianeta degli Dei”, giunse a me in maniera inaspettata, cambiando per sempre la mia Vita. 

Grazie a questa preziosa “chiave di ricerca” mi sono imbattuto in una “versione” che non conoscevo di me stesso; una versione molto spirituale che, una certa modalità di Vita aveva provveduto a velare sotto pesanti coltri di “oblio” o di spossatezza energetica. A quel tempo non molto lontano, pensavo che non ci fosse più nulla da “scoprire” nel mondo e che scienziati, ricercatori, esploratori, etc. avessero già provveduto a compiere il “lavoro” che mi sarebbe tanto piaciuto svolgere.

Mi sbagliavo, allo stesso modo di come, nel Medioevo, ritenevano di avere compreso ogni “cosa”.

Mi accorsi che la “Terra non era piatta” ed iniziai ad aprire gli occhi. Però paradossalmente questo “lavoro” non mi portò a viaggiare geograficamente, ma bensì ad intraprendere un itinerario di riscoperta del mio essere. Non mi è affine usare il termine “profondità”, in un simile contesto, in quanto esprime un concetto monodirezionale e “piatto”, proprio come la nostra Anima non è dentro di noi ma in ogni ambito: il fuori ed il dentro non trovano riscontro a questo livello del cammino e della comunicazione basata su un linguaggio vibrazionalmente povero di significato e distaccato, distorto nella possibilità di comprendere e comprendersi.

L’opera di Sitchin ha costituito il trampolino per la mia “ricerca”, e adesso torna con la pubblicazione del suo ultimo libro “Quando i giganti abitavano la Terra”, edito da Macro Edizioni. Ecco ciò che si può leggere nella mail di presentazione giunta ieri:

“Fin dal suo primo libro, Il Pianeta degli dei, Zecharia Sitchin afferma che gli Elohim biblici che dissero "Creiamo Adamo a nostra immagine e somiglianza" siano stati gli dei della Sumeria e di Babilonia, gli Anunnaki giunti sulla Terra dal loro pianeta Nibiru. Secondo Sitchin, Adamo fu geneticamente progettato circa 300.000 anni fa, quando i geni degli Anunnaki vennero uniti a quelli di un ominide.
Poi, secondo la Bibbia, vennero celebrati matrimoni misti: sulla Terra abitarono i Giganti, che presero in moglie le discendenti di Adamo, dando alla luce "uomini eroici", figure che l’autore riconduce ai semidei delle tradizioni sumere e babilonesi, tra cui il famoso re mesopotamico Gilgamesh, colui che rivendicò il diritto all’immortalità e Utnapishtim, l’eroe babilonese del Diluvio.
 
Ma allora tutti noi discendiamo da semidei? 
 
In questo avvincente libro, che rappresenta la summa della sua opera, Zecharia Sitchin procede passo dopo passo attraverso l’analisi di un’enorme quantità di antiche scritture e manufatti, accompagnando il lettore alle tombe reali di Ur e alla stupefacente conclusione che le due tombe più straordinarie siano state l’ultima dimora di una coppia di divinità Anunnaki.
Sitchin rivela inoltre una fonte di DNA che potrebbe dimostrare la veridicità dei racconti biblici e sumeri, fornendo la prova fisica definitiva della presenza aliena sulla Terra in passato e un’opportunità scientifica senza precedenti di rintracciare "l’anello mancante" nell’evoluzione del genere umano, svelando i segreti della longevità e perfino il mistero fondamentale della vita e della morte”.
 
Il pensiero scaturente dalla Vita laboriosa e passionale di questo autore, è quantomeno simile ad un bisturi laser, in grado di aprirsi varchi nelle foreste intricate delle nostre menti occupate sempre a “fare altro”.

Ecco cosa mi è successo, qualche giorno fa, nauseato dal gran caldo afoso della mia zona. Sprofondato nel “caldo” divano di casa mia, ho notato un fumetto celebrativo della serie “La grande dinastia dei Paperi”, una collana delle “più belle storie Disney di tutti i tempi” che veniva venduto, qualche anno fa, insieme al Corriere della Sera. Il numero che avevo in casa era il primo, quello relativo all’anno 1950 e l’autore citato, perno dell’intera collana, era il grande Carl Barks, soprannominato “l’uomo dei Paperi”:

“Carl Barks ha raccontato umori, sentimenti e concetti universali a milioni di lettori: un intero mondo immaginato nel chiuso della sua stanza da lavoro, come aveva fatto Emilio Salgari”.
 
Barks inizia a “scrivere” fumetti all’età di 42 anni, proprio come me. :)

Egli crea alcune figure leggendarie del mondo Disney, come:
  • Paperopoli
  • Paperon De’ Paperoni
  • Gastone Paperone
  • Le Giovani Marmotte
  • La Banda Bassotti
  • Archimede Pitagorico ed il suo assistente Edi
  • Rockerduck
  • Amelia
Ma a pagina 11 del primo numero cosa possiamo leggere? Ecco l’esatta citazione che mi ha letteralmente fulminato, mentre stancamente estenuato dall’afa e dalle zanzare, sprofondavo negli inferi del tempo circolare:

“Quando gli si presenta l’occasione, con ironia Barks ridimensiona in modo drastico persino la leggenda del Walhalla, dimora celeste del dio Odino, che per Barks sarebbe un pianeta, la cui orbita spesso si avvicina in modo preoccupante alla Terra, e che risulta popolato da divinità greche, latine e scandinave. Lo smitizzante “Uomo dei Paperi” rivela che queste figure sono in realtà alieni dai discutibili poteri, nemmeno in grado di arrestare la corsa distruttiva del loro pianeta, ma che – all’epoca – furono divinizzati dai terrestri”.
 
Ebbene? È necessario che prosegua nell’evidenziare la pazzesca analogia con l’opera di Sitchin? Tra l’altro che giunge a noi, tramite Barks e tramite lo scanzonato fumetto, molto prima delle “scoperte” di Sitchin.
Walt Disney era molto di più di quel geniale creativo che noi tutti conosciamo; era un profondo conoscitore della storia umana e Barks, come molti altri della sua “corte”, probabilmente, lo era in maniera altrettanto “efficace”. Le loro opere si sono riversate e duplicate a milioni nel mondo, giungendo a colpire la fantasia e l’immaginazione di vaste platee di ragazzini e non solo. 

Cosa circola di subliminale in queste opere dell’ingegno fantasioso dell’uomo? 

Nemmeno in questo ambito esiste il caso; di quale “colore” possiamo disegnare il mondo Disney?

 

L'ubiquo e-Sprit (12).


(Cliccare sulla vignetta)
 

giovedì 22 luglio 2010

Le nostre "orme" ci rappresentano.




Cosa significa “vibrare”? Cioè, quando leggiamo, sempre più spesso mi sembra, la parola “vibrazione”, in ambito spirituale cosa si intende? Ebbene questa mattina, sostando per meditare un po’ e prendere “respiro” nel mio giro consueto in bicicletta, ho notato le orme delle scarpe che, sulla terra battuta, si erano impresse in maniera evidentissima sul terreno. Non c’erano solo le mie, ma anche orme di altre persone che erano passate, probabilmente, ieri. Oltre ai  segni degli pneumatici delle auto e dei trattori di passaggio.

La nostra vibrazione personale, senza entrare in ambito di descrizioni scientifiche o pseudo scientifiche, è la nostra “caratteristica” di base, o media. Essa racchiude e descrive la nostra “orma” dimensionale, dal carattere a ciò che più ci appassiona e molto di più ancora. È insomma la nostra consapevolezza media generale che noi imprimiamo nella realtà manifesta mentre viviamo ogni istante della nostra Vita. Le orme delle scarpe che ho visto erano perfettamente impresse sul terreno “accogliente”; il peso del corpo e le fattezze del suolo hanno permesso di “stampare” perfettamente ciò che era “disegnato” sotto la suola della scarpa.

Ecco il punto; ciò che è disegnato sotto la suola della scarpa è la nostra “caratteristica” media e, mentre ci muoviamo, ossia viviamo, lasciamo dietro di noi la nostra “orma” vibrazionale, ossia “ciò che siamo”, o meglio, ciò che in quel momento ci “rappresenta” in termini di consapevolezza, ossia del “dove siamo” nel percorso evolutivo. Ad ogni passo decisionale ci lasciamo dietro queste impronte energetiche, le quali si dissolvono nel tempo proprio come si dissolvono le orme delle scarpe sul terreno che viene calpestato da altre persone, auto o dalle intemperie del clima. Le nostre "impronte" ci rappresentano e identificano in ogni senso: non solo permettendo di risalire al nostro peso e ad alcune fattezze fisiche, ma anche energeticamente. Coloro che hanno gli strumenti o le capacità chiaroveggenti per “percepire”, possono leggere le nostre impronte d’energia, le quali si legano con l’ambiente nel quale sono state impresse, interagendo persino con l’energia delle persone.

Esse esprimono un frattale della nostra essenza quotidiana, ed esprimono il concetto solido di “vibrazione”, ossia di caratterizzazione del nostro essere.

La frase veementemente espressa da Massimo, nel film “Il Gladiatore”: “Fratelli! Ciò che facciamo in Vita riecheggia nell’eternità!” è significativa proprio di questa “verità” ed esprime la nostra caratteristica vibratoria, o impronta energetica, che ci accompagna come una nuvola, mutando ogni qualvolta noi “cambiamo” qualcosa della nostra essenza. Da qua anche il concetto di Karma è più comprensibile. Persino la scienza ufficiale, tramite Einstein è giunta al punto di dimostrare che tutto è energia, tramite la nota formula E=MC al quadrato che “suggerisce che quando un corpo è a riposo ha ancora dell'energia sotto forma di massa” (da Wikipedia).

In questi termini è più semplice afferrare il concetto di “vibrazione”, dal momento in cui è chiaro che non vibriamo letteralmente alla luce del Sole, ma vibriamo nei piani invisibili subatomici delle nostre molecole costituenti la nostra essenza; il “resto”, quello che percepiamo chiaramente alla luce del Sole, è solo illusione di stabilità! Denso miraggio sensoriale.

Ci muoviamo lasciando una scia energetica, come dei “timbri”; cosa ci lasciamo dietro? Ciò che mediamente “siamo”, proprio come il “disegno” che c’è sotto alla suola di una scarpa viene impresso sul terreno. Quanto “pesiamo” energeticamente, ossia quanto è alta la nostra capacità di imprimere la nostra energia vibratoria nell’ambiente? Dipende da molti fattori, non da ultimo anche dalla “durezza” o accoglienza del suolo che “calpestiamo”, metafora per fare comprendere che la Madre Terra potrebbe cancellare ogni nostra traccia se solo lo volesse!

Meditiamoci sopra. 

 

L'ubiquo e-Sprit (11).



(Cliccare sulla vignetta)
 

mercoledì 21 luglio 2010

Oltre il possesso.




Esistono libri che per il solo fatto di tenerli rispettosamente riposti, o custoditi, in casa emanano una sorta di energia benefica di protezione. È il caso ad esempio dello Zohar ebraico:

“Riuscite a immaginare una sorgente miracolosa di potere così profondo, così forte, da essere in grado di trasformare non solo te stesso ma anche il mondo?
Benvenuti nello Zohar, il testo sacro e spina dorsale della Kabbalah.
Lo Zohar non è semplicemente inchiostro e carta. E’ la verità, viva e dotata di energia divina ed è lo strumento definitivo per generare miracoli. Un incredibile numero di persone  ha tratto giovamento con la sola presenza dello Zohar nelle proprie case. Grazie al solo possesso dei libri, potere, protezione e soddisfazione si presenteranno nelle vostre vite. Tutto questo ti può sembrare difficile da credere, ma solo prima di possedere il set dello Zohar”.
Fonte: www.kabbalahcentre.it 

Fantasie? Fanatismo assoluto che crea dipendenza o scatena facoltà autoconclusive a mo’ di placebo? Debolezza? Non so. Credo che anche per i Testimoni di Geova, la Bibbia abbia caratteristiche simili, ma probabilmente non tanto nel solo possesso ma nell’emanazione del “contenuto” riposto anticamente, custodito e tramandato. È come l’azione del pregare in un luogo preposto a tale scopo; con il tempo quel luogo si “carica” di intenzioni e, dunque, di energia. Siamo sempre lì. È l’energia in ogni sua forma che può muovere le montagne, perché le montagne sono fatte esse stesse della stessa energia, solo sotto altro aspetto e consistenza.

Il filtro o programma che costruisce il mondo percepito è un software biologico autorizzato e veicolato dalla nostra mente logica; coloro che non sono soggetti a questo “appiattimento” della linea d’orizzonte delle possibilità (pochissimi), riescono ad esempio a passare attraverso i muri, perché per la loro mente quel muro semplicemente non esiste o è penetrabile come una esile barriera d’acqua. Allo stesso modo fece Gesù allorquando dovette camminare sulle acque; meditò, si concentrò, intese che la superficie fosse sufficientemente forte da sostenerlo, allo stesso tempo alleggerì la propria presenza fisica divenendo come una piuma. Dialogò con sorella acqua.

La superficie dell’acqua è come un pavimento lucido sul quale si gettano secchiate di altra acqua; c’è acqua che scorre su altra acqua con densità diverse e con velocità diverse per un certo tempo e “costanza”. Osservate bene questo moto in un fiume, una rongia, un canale artificiale, un torrente, in ogni caso l’acqua sia in movimento anche leggero, ossia il suo percorso abbia una minima differenza di altezza tale da imprimere una direzione veicolando la massa.

Gettando una copia dello Zohar in un fiume cosa succederebbe? Cosa succederebbe all’energia dell’acqua? E bevendo poi quell’acqua, più a valle, cosa succederebbe agli uomini? Nulla o tutto, a seconda di come noi stessi ci poniamo nei confronti dell’accaduto.

Siamo noi a fare la differenza in ogni caso. Ciò che funziona per me non è detto che funzioni per gli altri. È questa una delle chiavi utilizzate dall’Antisistema per confondere e mantenere schiavi, nell’illusione di “non potere”.

Tornando al discorso del possesso di un libro al fine di evocare protezione ed energia positiva, posso dire la mia esperienza personale; attraverso la lettura ed il possesso del primo volume della “Storia Cosmica”, ho ricevuto uno stato di grazia. Questo stato agisce non mantenendo il volume classificato nella libreria, ma tenendoselo vicino e accettando il “dialogo” che, esso stesso, richiede; un po' come prendersi amorevolmente cura di un Bonsai.

Siamo in un ambito quantistico o nella “tana del bianconiglio”, dove tutto è possibile se solo lo si ritiene possibile. È il nostro lato creativo divino.

Per questo non leghiamoci “pigramente” al solo fatto di possedere, ma agiamo in simbiosi, in comunione, in intima connessione superiore spirituale con il "tutto"; e soprattuto sentiamoci liberi di vivere la Vita che meglio ci descrive e "colora".

  

L'ubiquo e-Sprit (10).



(Cliccare sulla vignetta)