mercoledì 22 giugno 2016

“Circolare. Circolare…”.



"I social network non sono attendibili come unico riferimento; sono in politica spesso infestati da fake, troll, che sono parte di strategie politiche.
C'è una strategia di creare finti profili, che rilanciano messaggi o siti civetta e che lasciano pensare che quella informazione siccome è virale diventa vero. Non è così. Non è che ciò che è virale è anche vero…".
Matteo Renzi
Te lo dicono, ma1) non ci credi, pur 2) credendoci, ma 3) ad un livello poco praticabile nella realtà manifesta “qua, così”.
Ciò, ti lascia alle prese con “problemi di coscienza, inconfessabili”…
Tu hai paura.
Lo sai ma, non lo puoi ammettere, nemmeno quando ti lasci andare.
Di fatto, anche in quel caso, affermi qualcosa... come se una valvola di sfogo si aprisse e subito dopo si chiudesse, dimenticando tutto, ogni volta.
Come se tutto lo avessi sognato, lo aveste (tu e il tuo interlocutore) sognato…
Il futuro fa paura, questo è il problema.
Il cambiamento radicale in corso… modificherà… non solo la politica. Il mondo sarà diviso tra chi scommette sull'apertura e chi scommette sulla chiusura… (la sfida) dovrebbe essere in teoria populisti contro partiti tradizionali, ma poi non è così:
hai populisti di destra e di sinistra…
Ma tutti questi sono legati dal fatto che hanno paura del domani e considerano il domani come una grande minaccia. La classe politica è ancora molto, molto restia ad accettare la sfida del cambiamento…".
Matteo Renzi
La "paura del domani" si trasforma in "una grande minaccia...".
  • ma poi non è così: hai populisti di destra e di sinistra (non c’è differenza sostanziale, se sempre all’interno della medesima “Caverna”)
  • tutti questi sono legati dal fatto che hanno paura del domani e considerano il domani come una grande minaccia (ogni “parte” ha paura, per quanto riguarda… cosa? Il vivere o il morire? No… il sopravvivere)
  • la classe politica è ancora molto, molto restia ad accettare la sfida del cambiamento (perché? Perché la difesa dello status quo, è la difesa dei propri privilegi. E, questo, “vale per tutte le stagioni”. Lo “stile di vita” è qualcosa di egoico, che non guarda in faccia e niente e a nessuno. Per questo motivo, derivante dall’interesse superiore della dominante, il “qua, così” non cambia. Perché… non può cambiare, sino a quando non verranno rimossi i suoi cardini).
   

martedì 21 giugno 2016

Ti sta sfuggendo qualcosa.


Origine e sviluppo...
Nulla è mai vissuto qui. Nulla è mai morto qui. Forse vivrò per sempre…”.
Approaching the Unknown
Immagina un antico astronauta, che è venuto a morire su una “giovane Terra”, ancora senza vita (intesa come la percepisce un visitatore esterno).
Ora, immagina quello stesso astronauta, morire e progettarsi ricettacolo (portatore) di vita… umana/Dna (e non solo).
Invece di cedere alla morte, nella sua tuta spaziale, l’astronauta si spoglia di tutto e si lascia “andare”, adagiandosi nel suolo, fungendo da “agente fertilizzante (principio vitale, divino, ‘ad immagine e somiglianza’)”.
Funzionerebbe?
Certamente, sì… se dietro/prima di un simile gesto, ci fosse tutta la conoscenza scientifica e l’abilità ingegneristica (che in ogni film di “fantascienza”, si riconosce al personaggio principale).
Ora, la scienza deviata è subito pronta ad intervenire, smentendo una simile provocazione, in base a leggi di parte, dominanti e derivanti da conoscenze scientifiche “valide per tutte le stagioni, ma sempre a bocce ferme ‘qua così’”.
  

Eppure, sostenere che la vita sulla Terra sia stata portata da una cometa (o da un qualsiasi altro “pezzo di roccia”), viene giudicato come “possibile”.
S’interrogano su “come è iniziato tutto”, ma… non sul fatto che la Terra sia, essa stessa, un progetto senza Dio” (se non nella relativa decantazione dominante e conseguente):
  • un substrato
  • una… scenografia
  • adatta (di più… prevista)
  • ospitare
  • una rappresentazione vitale (scena).
Come può iniziare tutto seè previsto?
Certo. C’è sempre un inizio, ma non è la stessa cosa del ritenerlo “casuale” o frutto dell’opera di un misterioso Dio Creatore.
L’umano è troppo egocentrico, per rappresentare un simile atto di divina compresenza, non manifesta.
   

lunedì 20 giugno 2016

Cui prodest? (1)


"Zio Paperino dovresti ricordare che Paperinik non esiste! L'ha stabilito una commissione di scienziati e lo hanno pubblicato tutti i giornali…".
I nipotini - Il doppio trionfo di Paperinik
Se non inserisci anche la “figura” della dominante, nel “qua, così”… la forma di reale manifesto non risulta esauriente (per quella che “è”) sostanzialmente.
Ossia, “ti viene a mancare sempre qualcosa, in qualsiasi tipo di ragionamento ti cimenti”. Per cui, ogni “anello rimane inesorabilmente aperto, ovverosia, chiuso in una situazione convenzionale di parte, dominante (paradigma, status quo, “qua, così”, Caverna, etc.).
Il risultato è apparentemente fisico e non… irreale o surreale.
Fai “pulizia interiore” dai/dei termini, che usi per comunicare “dentro e fuori” mentre, di fatto, vieni usato/a. 
La caratteristica frattale espansa, di base, dell’infrastruttura “reale manifesta/reale potenziale by ‘parte dominante’ (Spazio Sostanza)”, riflette, riporta, clona, copia & incolla, etc. è la caratteristica del segnale portante modulato in dominanza “ad immagine e somiglianza” della dominante stessa.
Ora, se la grande concentrazione di massa (dominante) sceglie strategicamente di essere compresente, ma non manifesta, (all’interno dello stesso piano di reale manifesto, nel quale ci sei anche tu e la Massa), che cosa succede in termini di “riflessione frattale espansa (oggettivazione reale manifesta)”?
Succede, causalmente, la “stessa cosa”.
Cioè? Ogni “anello rimane aperto – sostanzialmente – anche se… ogni anello si chiude su un apparente significato, di parte, auto convenzionale”. Ok? Ogni anello è chiuso "lato dominante, centrale"...
  

venerdì 17 giugno 2016

Cui prodest?



Che cosa ti serve?”.
Meglio… “Che cosa mi serve, per…?”. Ecco il motivo (la “domanda” che si pone la dominante) della “forma” del reale manifesto “qua, così”, ossia:
  • a chi giova, tutto questo?
  • a chi giova, la “forma” del mondo?
E bada bene che, il vecchio e consueto “adagio” che afferma “il pianeta sta morendo, coi suoi sfruttatori ciechi”, è… solo “sabbia negli occhi”.
Lo hai già visto molte volte, che non è così.
Il pianeta può solo trasformarsi. Il petrolio, imbrattante il golfo del Messico, misurato a suon di milioni di barili, è stato – in parte – recuperato dall’attività di impresa umana, ma… in gran parte è stato “assorbito (mangiato) da organismi che si sono creati sul posto”, ad hoc.
Se questa non è una "risposta (in tal senso, auto trasformante)", l’ennesima compensazione “naturale”, di qualcosa che può trasformarsi continuamente, senza mai “cambiare ciò che è la propria natura (progettazione)”, allora quale è la risposta che ti attendi come assolutamente valida?
L’uso del linguaggio, devia dalla propria attenzione. Esso crea dipendenza, in ogni forma emersa. Di più, allorquando la dominante “decide anche per te”…
SPS ritrova.
Ossia, senza il recupero della propria memoria ed esperienza, pregresse, rimani nello status quo by “momento di ‘è già successo’ dominante”. In qualcosa dove lo sviluppo, l’evoluzione, il progresso, etc. sono esclusivamente relativi allo status quo, stesso.
Alias:
  • alla situazione dominante, della dominante, sempre più dominante.
E tutto quello che (ti) succede, è sempre la risposta alla “domanda (intenzione, progetto)”:
  • che cosa mi serve, per…?”
quando, tuttavia
  • non sei tu a portela, “qua, così”
bensì
  • è la dominante (compresente ma non manifesta) che... “non esiste ma c’è”.
   

giovedì 16 giugno 2016

Sotto dominare da dominati: il principio della malattia, che introduce alla condizione di In Comunione (se…).


Non ci si accorge mai di essere dipendenti fino a quando non si decide di testa propria di voler smettere di fare qualcosa e si scopre che non è la testa a condurre il gioco…”.
Sugar Blues - William Dufty
Quando la “malattia” diventa convenzionale, la sanità che cosa riguardase non la preservazione dello stato di malattia?
Ecco, allora, l’ospedalizzazione della società, la cui età media “cresce” proprio come il business, che contribuisce a “mantenere in vita”. Cosa viene, prima? Se non osservi “lato tuo, centrale”, dalla tua ottica dimensionale, la prospettiva risente – ancora una volta – del grado e possesso, convenzionale “qua, così”.
Al fine di non disperderti – non tanto in te, quanto nello status quo – necessiti di un centro, al/dal quale “appartenere”. E cosa c’è, di meglio, che/se non il “tuo centro, centrale, centralmente lato tuo, centrale”?
  
A chi/cosa appartieni… se non a te stesso/a? 
Un simile “termine”, infatti, delinea uno stato in qualche modo distaccato da te, come se la “tradizione (derivante dall’uso quotidiano)” annunciasse tra le righe, e tra i significati sedimentati nel tempo... dalle strategie dominanti e sottodominanti, proprio qualcosa che ti “è già accaduto”:
  • il distacco da una parte “solida (ma resa eterea, poiché, dimenticata)”, di te
  • te, che rimani convinto/a, di conseguenza, di essere solo la punta di un iceberg, che non riesci più a percepire.
Il potenziale, tuttavia, è sempre del tutto intatto, per cui… ad esempio, la funzione religiosa porta all’emersione... la simbologia divina che, a livello frattale espanso (lato memoria centrale) narra ancora di te e del tuo stato “uno e trino” e del “padre, che è nei cieli (mentre tu sei “qua, così”, sulla terra)”.
Ogni valenza divina è riferita a te, nella misura in cui...