Non importa quale sia il tuo credo, perché
sostanzialmente un individuo con valori è di valore. Ergo, questa verità
prescinde da come “colori” la giornata.
Va bene tutto, a patto che tu abbia
valori e sia di valore.
Non tra virgolette, benintesi.
Va da sé che qualsiasi prospettiva se presa da tale
angolazione o punto di sospensione, indica la medesima fattezza e persino
conseguenza. Ad esempio, desideri un mondo migliore? Lo desideri appellandoti al
principio che meglio ti definisce o nel quale ti identifichi? Va bene. Certo,
perché è la sostanza del tuo “desiderata” che fa la differenza.
Non verso cosa o
chi ti rivolgi.
Questo mette tutto e tutti d’accordo perché è “pacifico”:
è
così.
Decidi che il mondo sia giusto, equo, amorevole, etc.? È questo il valore
aggiunto. E non importa il percorso che ti porta a credere a questo piuttosto
che a quello. È portante ciò che metti a fuoco, evidenzi, ti auguri anzi decidi
per il meglio per chiunque sulla Terra. Se sei sostanziale (è qualcosa che
deriva dal tuo atteggiamento) allora sei sferico, totale = proietti tutto te
stesso in termini di manifestazione ad hoc reale manifesta.
Ci sei?
Prendi tutte
le religioni del mondo. Cosa vogliono? Stanne certo: vogliono tutte la stessa
“cosa”. Cioè, il bene. Tuttavia, tutte le religioni del mondo risentono come di
una certa “deviazione”, andando a riformularsi attorno ad un ripiegamento del
concetto di bene:
che diventa un criterio piuttosto che un valore universale.
Divide et impera. Questo accade perché al bene totale si è sostituito un “bene”
individuale che corrisponde a ciò che il proverbio recita alla perfezione a
proposito di chi “gode”, alias, il terzo incomodo. Cioè?
Il Diavolo? Più che il
Diavolo si tratta di ciò che il “Diavolo” sottintende, essendo un luogo comune
in codice.
Allora, devi essere sostanziale per “Fartene…” qualcosa.
Allora, il
“Diavolo” testimonia proprio che non esiste ma c’è quel “principio” che si è
inframmezzato, infiltrato (come l’altrettanto famosa “serpe”) fra Te e Te,
andando a generare (ma non a creare) il surrogato “te”.
Ciò che popola ormai il
Pianeta:
l’individuo segnato da tale “marchio”.
Ma, ricorda sempre: Te sei
sempre possibile, poiché potenziale (contemporaneo). È in questa certezza che
ti rifondi ed auto ritrovi.
Ricorda: non importa in cosa o chi credi.
È
portante quello che “senti” in Te e poi riversi in qualcosa o qualcuno che ti
sembra poterti aiutare a manifestarlo nel mondo, realmente. Qualcosa che nella
sostanza puoi “Fare…” da Te, quando sei Te, da Te, per Te, in Te.
Cioè, un
egoista?