martedì 22 gennaio 2019

Chi non muore si rivede: e chi non esiste; c’è?



Chi elogia la nostra giustizia, somiglia terribilmente a quella persona che cercava di consolare una vedova il cui marito era morto per una grave forma di polmonite, dicendole per tranquillizzarla che ‘forse non era andata poi tanto male…’”.
Karl Kraus Link
Sì. Tale “natura mort3” è la giustizia (nel) “qua (così)”
Ovvero, la “vita”, mentre si sfalda e apparentemente, non sembra ma… continua.
È proprio nel disfarsi, che dà luogo ad altr3. 
Qualcosa che, secondo il canone estetic3 umano, “fa schifo”, nel senso = ciò che era in vita, e che è mort3, ora diventa la dimora e la ragione del banchetto di organismi che fanno piazza pulita di ciò che era. 
Al solito, ti fermi “lì”
Allo schifo che permette di vedere, anche se sol3 per un attimo, la trasformazione (a meno che non sei un’espert3, che studia il quadro clinico per lavoro, passione e/o chissà per quale altr3 motivo): 
ciò che continua a succedere ad/in ogni livello, sostanzialmente.
C’è l’associazione con il “marcire”, ossia, con ciò che sembra essere qualcosa che va a finire nel nulla, in maniera orribile. Una visione sensibile, artistica, estetica, etc.?

lunedì 21 gennaio 2019

A chi serve tutta sta tecnologia.



In italian3 si dice “natura morta”:
in inglese si dice “still life” = “ancora viv3”…
Una storia vera quasi dimenticata... (quasi?):
c’è quest3 “film”, de’ “La banda Grossi”… che tratta di piemontesi (Stato) e briganti (“partigiani”).
Una vicenda alquanto significativ3. 
Qualcosa che non riguarda la difesa di alcunché, nemmeno “ora”, ma che piuttosto stende un pietos3 velo di non ti scordar di me, nonostante, tutt3. 
L'essere Stato, di/in quel periodo, era estremamente sulla corda, ovvero, era talmente chiar3 la propria origine (una invasione, con tanto di visibili oppressor3 schierati in campo aperto), da non poter proprio essere non considerat3 per ciò che incarna = possessione dalla “natura (proprietà)” privat3.
Qualcosa che ora sembra una “storia”, finzione, una “fiction” letteraria… tanto per fare cassetta, attirando chiunque accetti di pagare il biglietto e, di certo, anche il prezzo dell’essere (nel) “qua (così)”... senza per/con ciò rendersene affatto conto, sopravvivendo come se fosse “norma(le)”.
  

venerdì 18 gennaio 2019

Roba da brividi lungo la schiena.



Sei abituat3 ad auto ritenere “tutt3” come un’equazione, che coincide con ciò che ti dicono. 
Qualcosa che continua a succedere, per abitudine. 
Qualcosa che impari a memoria, nel “tempo” o, meglio, nell’auto conv3nzione di/che… 
Ossia, a furia di sbatterci la testa, sopravvivendo, subisci l’imprinting. Così come ogni bimb3 “impara” andando a scuola ma, ben prima di giungere “lì”, ha già imparato ad immagine e somiglianza “un miliardo di cose”. 
Ora, perché tendi a credere, ad osservare, a ragionare, in termini posterior3
Perché, ciò che ha fatto, fa e farà la tecnologia… viene sempre “prima” rispetto al “è già success3”? 
Ossia, perché non reputi – invece – che ciò che “crea” la tecnologia, non sia altr3 che ciò che “è già success3”?