mercoledì 14 giugno 2017

Giustizia ad angolo giro: “amore”.



In questo spazio (potenziale) – costantemente auto manutenuto “aperto” – emergono, di conseguenza, coerentemente (ed in maniera direttamente proporzionale, espansa “in leva”, all'intenzione autrice), concetti, teorie, prospettive, etc. “nuov3” (nel senso che… la “novità” consiste e sussiste nel fatto di prendere in considerazione la forma sociale reale manifesta “qua, così” – con tutto il relativo contenuto informativo – in maniera “altra”, oppure, “nuova). 
Si può tranquillamente arrivare a definire questo “carico”, come una supervisione assoluta (relativa ad un assoluto) che nella fattispecie “fissa tutt3 ad un momento di ‘è già successo’”, alias, all'avvento della compresenza immanifesta dominante. 
Se (se) poni attenzione e lungimiranza, la “cosa” non è differente (in “modulo”, nella sostanza) rispetto a ciò che “ha già fatto” sia la scienza che la religione, “qua, così”. 

martedì 13 giugno 2017

Oye como va…



Oye como va mi ritmo
Bueno pa gosar mulata…”.
Tito Puente/Carlos Santana
Questo articolatissimo testo è della famosa “ballata”, che tanto ha fatto smuovere energia, sin dagli anni ’60, del secolo scorso. Sai quale è la traduzione? Questa:
Senti come va il mio ritmo
buono per gustare le mulatte”.
Ovvio che c’è una “vaga” allusione alla sessualità, lì dentro. E non ci vuole molta fantasia per decodificare cosa significhi “il mio ritmo”. Vero
Il “timbro” stesso della musica è di quelli da farti comprendere già tutto, prima ancora di pensarci
È qualcosa che intuisci e che “fai tu3”, così, di per sé… essendo agganciato in qualche modo alla “natura umana”, che sembra essere una conseguenza proprio dell’atto sessuale. 
Anche se - ormai lo sanno tutt3 - la vita umana può essere concepita in vitro, ossia, in laboratorio… con buona pace del “ritmo” e dell’eventuale "divertimento" e/o romanticismo, che accompagna – come una orchestra speciale – eventi di questo calibro.
Il linguaggio è, quindi, quasi da “bar”; la sede del luogo comune più tipico per trascorrere del tempo tra “amici” che non se le mandano a dire. 
C’è anche un altro “stile” da notare; una impronta di genere. Ovvio:
quella (“dominante”) maschile:
buono per gustare le mulatte

lunedì 12 giugno 2017

Fai che ti fermi. Fermati che fai.



Ci sono “passi”, nella storia indefinita della cosiddetta “diversità umana (tra razze, genti, popoli, famiglie e, persino, tipologia di genere sessuale)”, caratterizzati da uno schema fisso
Questo:
gruppi che sopravvivono, dominati (all'ombra di altri gruppi)
ad un certo punto, sovvertono l’ordine convenzionale (ad esempio, gli ebrei, i cristiani e la specie maschile).
Sì… ciò che si ripete, costantemente, è qualcosa che inizia con la diversità e che si conclude nella fissità, di un interesse particolare
Quindi, hai a che fare “qua, così”, con qualcosa che “si ripete” e che intende divenire “ferm3”:
una sorta di ciclicità (da cui, per contrasto, nasce l’idea di misurare ciò che succede, rendendo possibile l’esistenza del tempo, in quanto “distanza tra un evento ed un altro”). 
Se la realtà manifesta si stabilizzasse, “fermandosi” ad un solo ed unico stadio (momento), allora il tempo potrebbe anche non esistere
A meno che, fosse proprio la concezione dell’interesse dominante a prevederlo, in quanto infinito delimitatore dello scandire “naturale” del ritmo:
qualcosa che pur essendo ferm3, non lo può mai auto ammettere (dichiarare), andando a rilevare – d’assieme all’evidenza giorno/notte/stagione – ogni segno caratteristico del passaggio del tempo anche sulla propria “pelle”. 
Una grande strategia, che non puoi nemmeno prendere in considerazione (immaginare), se la ragione fondamentale – portante – è compresente ma immanifesta.