martedì 23 febbraio 2016

Coi magneti si può.


Se "funziona" tutto questo, allora...
Dovresti fermarti a pensare.
  
No, meglio:
immaginare (un modello di “pensiero” più completo ed originale, senza pesi né attriti o debiti verso il passato). Che cosa?
Come, il paradigma educativo – sempre più globale (alla faccia degli “usi e costumi locali”) – significhi sopra a tutto:
deviazione e controllo a monte, di tutto ciò che “potresti essere/fare se… non fossi sotto/dentro ad un simile giogo”.
SPS è fissato? È paranoico? È “fuori di zucca”?
Vedi un po’ tu. Fai (da) te. Ma… un simile "tuo" giudizio, quanto risente del modello auto ispirante, nel quale “sei” e che, dunque, “ti ha”?
È questo che non riesci più a “fare”: essere te stesso/a.
Essere in te stesso/a…

Nella dualità "servi". Il "centro di massa" è altrove (Terzo Stato)...

Il “tuo” sempre troppo poco tempo, a cosa equivale?
   

lunedì 22 febbraio 2016

Oltre al limite imposto dall'organizzazione della infrastruttura.



  
Perché continuare a sopravvivere, seguendo le indicazioni di marcia provenienti dai “modelli alla moda”, che ti raggiungono come segnaletica sequenziale, incontrata mentre procedi lungo una sola, lunga e controllata preventivamente… “autostrada”?
Il futuro è già descritto, in questa maniera.
L’unica variabile, che può “impazzire, qua così”, sei tu.
Sulla via pre tracciata, per te, accetti di rimanervi per timore di “perderti”. In ciò, in un simile atteggiamento, c’è spazio – ugualmente – per tutto, compresa la lunga lista di lamentele, che trovi sempre il modo di “elevare al cielo”, nonostante non cambi mai quella linea di percorrenza, che ti trova sempre pronto/a nel momento in cui puoi, sostanzialmente, decidere e/ma non lo fai puntualmente.
Decidere di far cosa? Di “andare oltre”. In che modo? Fermandoti.
   

venerdì 19 febbraio 2016

Tu e “Tu” (4)



Tutti quanti hanno un passato, hanno un dolore e hanno una cosa che vogliono… Tu che cos’è che vuoi?”.
U Turn
Volere è potere?”. Sì, se non entri nei particolari (e, lo sai che, il "Diavolo" si nasconde proprio nei dettagli, tra le righe, come un cavillo che – alla fine – permette di avere la meglio sull’intera “causa”).
Quando lo fai (se... lo fai), probabilmente, ti accorgi che esiste, prima ancora (a livello di potenziale gerarchico) l’intenzione.
L’intenzione muove l’azione e la volontà è - nel mezzo - collegata all’azione, non all’intenzione, che è comandata dall’idea e, prima ancora, dall’ispirazione.
Se disegni una “cartina muscolare (dell’apparato non solo fisico ‘essere/fare’)”, condensi su carta ciò su cui non ti soffermi mai più di tanto, perché… sfuggevole, “poco pratico” e sottile (oltre al fatto che "sei/ sopravvivi" e lo fai/sei da una prospettiva dominata, indiretta, inconscia, immerso/a come ti ritrovi nel firewall ambientale, che ti sembra sempre e solo… naturale, perché senza alternativa sostanziale manifesta).
La frattalità espansa, tuttavia, riporta sempre sino a te, qualunque sia il tuo/”tuo” stato, nel quale versi o sei, l’informazione relativa al grado di verità massima, codificata nei livelli della manifestazione realistica “qua, così”.
Immagina:
se la realtà si manifesta ed è manifesta, per via infrastrutturale, ossia, secondo la caratteristica d’assieme “Dominio, forma, gerarchia”, ne consegue che... lo status quo emerge per funzionamento di ingranaggi, che puoi meglio immaginare come dei “livelli”.
Questo livellamento impedisce alla frattalità espansa di raggiungerti direttamente, per mezzo del significato più immediato, relativo al “carico di verità” trasportato, poichémemorizzato.
Lo riesci a percepire?
  
Una struttura a livelli, magari concentrici, magari tutti emergenti attorno ad un centro (che non è manifesto), edifica una “gabbia di contenimento, indirizzamento, riconfigurazione, auto intrattenimento apparente” ma, anche:
  • un filtro d’impedenza “naturale”
  • per quel segnale frattale espanso, che giunge "esternamente"
e
  • incontra una simile “rete”
  • dovendo codificarsi ad hoc, trasportato nella corrente multilivello, non casuale.