giovedì 14 gennaio 2016

Brilla. Accorgiti. Ed è solo… l’inizio.

 
Un... grande abbraccio.
Borsa Tokyo in forte calo su petrolio e timori crescita
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La “crescita” che cosa è? Crescere, significa “avere una tendenza orientata verso un punto comune, ‘positivo’, di arrivo”. Un arrivo che è, un obiettivo al quale non arrivi mai, però.
Perché, la crescita, per essere sostenibile “qua, così”, deve esserci sempre (non si può mai fermare, pena… la decaduta irreversibile, visto che “sottinteso alla crescita, ormai, c’è tutto un giro di interessi in leva, che rendono la crescita marginale – in quanto a utile – ma, al tempo stesso, assolutamente necessaria per continuare a sfruttarne l’effetto indotto, il "campo sul/nel quale continuare a... giocare).
Devi, quindi, “crescere sempre”.
E, tanto più alta è stata la crescita dell’anno scorso e del passato, tanto più alta dovrà essere il prossimo tasso di crescita, perché le “previsioni degli esperti (sulle aspettative dei “grandi investitori”) sono fortemente orientate verso un guadagno continuo e significativo in termini di “ritorno sul capitale investito”:
una “malattia”, dunque.
Tanto vai (più) su, tanto rischi di farti male, se e quando dovrai venire giù, perché “gli interessi in leva” renderanno la discesa una caduta.
Qualcosa che, comunque, “chi progetta tutto ciò, ed i relativi livelli gerarchici di collaborazione indotta, inconscia e automatica”, ha già previsto di sfruttare (del “maiale” non si butta via niente).

Romanticismo ad ogni "costo".
Si dice che “un trend, per essere solido, deve svilupparsi a zig-zag crescenti”. Un po’ l’andatura di una serpe (con tutto il rispetto per l’animale, osserva la simbologia frattale espansa).
   

mercoledì 13 gennaio 2016

Sperare e disperare, fissa lo status quo.


 
Ci sono “aspetti storici”, appartenenti ad un passato già disinnescato (vista la estrema lontananza dal presente, nel quale lo status quo ha sufficientemente camuffato se stesso da “nuovo”, per risultare ormai apparentemente altra cosa, rispetto a ciò che l’analisi logica del passato denuncia apertamente) e che, proprio per questo, possono emergere per passare in rassegna (pubblica sfilata) al “tuo” giudizio, previo passaggio e trattamento per “mano critica, censoria e preventiva, altrui”.
Questi “aspetti storici” ti sembrano sempre legati ad “altri tempi”, ormai superati da quell’onda di “progresso, sviluppo e civiltà”, che riconosci al presente (la stessa cosa che è sempre accaduta, anche quando – un esempio – venne adottata la modalità della tortura e della morte violenta in pubblico, durante l’intero periodo della “santa inquisizione”).
E questo tuo gongolare, relativamente allo “stato dell’attualità che ti amministra perché ci sei completamente dentro, poiché riverso/a dentro”, non è altro che il poter osservare – finalmente libero/a da ostacoli, molto spesso, “ufficiali (segreto di stato)” – qualcosa che regolarmente si è abbattuto sulla società intera, per diverse decine se noncentinaia di anni, senza che la Massa potesse esprimersi sulla relativa liceità (giustizia sostanziale), visto che non è mai stata, la Massa, a decidere di “propria sponte”.
Finalmente, quando non può più “fare male allo status quo”, emerge un intero processo storico deviato (sempre senza apparato “radicale”, ovvio. Come l’erba gramigna, strappata bruscamente dalla terra, senza accorgersi che “l’erba non finisce con l’erba apparente stessa, ma prosegue non vista sotto alla coltre della terra”). 
 
Ormai va di moda. No? Ti dicono “tutto” relativamente a… E te lo dicono in grande e sfrontata differita, quando ormai non esiste più la generazione che ha vissuto quella “esperienza”. Un “ritardo” che sta diventando sempre più “piccolo”, tuttavia, visto che di tanto in tanto emergono “scandali abbastanza recenti (come quello relativo al Vaticano, ad esempio)”.
Una svolta nella prassi, che non nega quella principale (il grande ritardo post disinnesco/reset: ciò che è già successo), che rientra nel più generico ambito del “grande numero di frecce al proprio arco”. Una strategia o, meglio, una variazione sul tema
Una sfumatura. L’ennesimo dubbio instillato dentro, visto che agli scandali "ti ci puoi addirittura… abituare (altra strategia)".
   

martedì 12 gennaio 2016

Conseguente da un punto.

 
 
Proprio “non ce la fai” a ritenerti all’interno di qualcosa. Qualcosa dall’apparente “ingombranza” del tutto.
Così risulta che Dio è uno scoiattolo…”.
The Revenant
Proprio non ce la fai a ritenere Dio, in ogni e qualsiasi sua forma, una “invenzione” generata inizialmente e poi continuamente evocata/invocata, per paura, per strategia, per simbolismo frattale espanso. Le cause sono diverse, perché sei nella gerarchia dominante tutto e tutti. E la “complessità” è diventata una maschera da indossare “user friendly”, come se… tu conoscessi quello che pubblicizzi “qua, così”, ad ogni livello della tua interazione con il reale manifesto, ignorando l’attore del Dominio che “impazza proprio per questo motivo”.
Quando il gatto non c’è, i topi ballano”.
Ora, il “gatto (Dominio), non c’è ma esiste”, per cui… i “topi (l’umanità) ballano, su una infondata ragione, legata al ‘non vedere, quello che non è manifesto ma c’è/esiste’”.
Ergo:
su quale musica “ballano”? Chi la risuona? Chi controlla il “ritmo”? Chi sceglie autenticamente?
Chi “gode sostanzialmente”?
Chi o che cosa, non importa, per ora. Importa che “te ne accorgi”.
Il Dominio è sempre “qua, così”, con te. E tu sei con “lui”. “Così in cielo come in terra”. Amen.
Padre nostro che sei nei cieli…
Il distacco che esiste tra "i cieli e la terra" è pressoché inesistente, perché c’è sempre qualcosa che riunisce gli spazi e le delimitazioni.
Tuttavia, esiste... nel momento in cui, “non ti accorgi di essere collegato/a e non ti accorgi della compresenza dominante”. A quel punto, c’è distacco. Lo spazio si svuota e sembra, così, vuoto.
Tanto vuoto da iniziare a drenare, da te, un senso proprio che è una tua proiezione, desunta dall’abbaglio del “non vedere e non ricordare, più”.