lunedì 17 novembre 2014

Una verità di ordine diverso.


Non è impossibile... è necessario!
Interstellar
Questa è una citazione che (ri)manda (e… “completa”) alla più famosa espressione:
nulla è per caso.
Che, anche da sola, deve far riflettere seriamente sullo stato del Mondo “attuale”.

Perché la società d’insieme ha “(ri)colorato tutto di queste tonalità… grigie”?
La realtà di riferimento è “grigia”, perché SPS è… pessimista?
Non ti sembra, piuttosto, che il “colore” che applichi alla realtà dipenda, intrinsecamente, da “come ti vanno le cose”? 
Ossia, se ti alzi “sereno” (per qualche motivo inspiegabile o, magari, perché hai vinto cinquanta euro al lotto), la realtà sembra molto più “leggera” e, insomma, "te la fai andare bene" anche se… ella è sempre la stessa di qualche attimo prima…
Sei tu che la (ri)definisci in funzione di come ti senti.
Tu scolpisci qualcosa? No. Ti limiti a percepire l’ambiente.
Filtrandolo attraverso di te. Ma l’ambiente è “così” come d’insieme è divenuto. In ciò si delineano perlomeno due aspetti inerenti alla realtà:
  1. quello che senti, opponendoti per filtro interiore
  2. quello che “è”.
Il tuo percepire in funzione di uno status interiore è fine a se stesso, quando “personalmente” ti limiti a questo, mentre agisce concretamente sulla realtà, quando ti muovi direttamente in essa. È come il sognare e l’essere svegli.

venerdì 14 novembre 2014

Arte allo stato puro.


Sandman
Volendo essere molto sintetici, i frattali servono a trovare una nuova rappresentazione che parta dall'idea di base che il piccolo in natura non è nient'altro che una copia del grande…
Benoît Mandelbrot
Il piccolo in natura non è nient'altro che una copia del grande... (un concetto molto ma molto... "pericoloso, per lo status quo", per tutto quello che sai e per la fiducia che riponi nel "tuo" futuro).
Infatti, se "il piccolo è così misero, come vedi nell'attuale società umana", allora... come può essere il "grande", da cui il "piccolo" (de)riva? Sei su/in una via controllata a monte, dalla sua "origine" (e lo puoi comprendere bene, come e quanto/quando vuoi. Basta che ti guardi attorno ma, con "fare diverso dal solito"; senza "paraocchi" e senza paura)...
SPS ha approfondito in leggerezza (senza patemi d’animo, né di tempo, né in termini di aspettative), in questi cinque anni, l’ambito frattale del tutto, portando alla luce o ridando luce a ciò che, ha sentito, di poter e dover chiamare “Analogia Frattale”:
un modo prospettico auto osservativo, che unisce tutto – potenzialmente – attraverso l’applicazione di una semplice constatazione (auto esperimentabile in ogni istante, a partire da ciò che è più vicino e comprensibile):
le “cose”, ogni genere di “cose”, si ripetono nella sostanza anche se non nell’apparenza.
Ogni “cosa” è ricavabile a partire da qualsiasi situazione (d)entro alla quale si versa. Ciò lo è, come già enunciato, a livello potenziale… perché il proprio status s’interpone (fa da filtro) alla lucidità necessaria affinché si possa ben applicare la legge d’Analogia Frattale.
Tutto è “democratico” ed aperto ma la… “visione”, dipende dal livello di auto intrattenimento ed auto suggestione, che ogni individuo reca con/in sè, nell’attimo “ora”.

giovedì 13 novembre 2014

Se sei arrivato qui, dovresti poterne uscire.



Dove eravamo quando distribuivano i testicoli?
The Judge
- "È meglio accendere una candela che maledire l’oscurità".
- Perché questa citazione?
- Beh… perché si riallaccia ad un vecchio proverbio… il dubbio di sé può essere un demoneCerco di aiutare le persone a capire meglio la differenza tra ciò che è dannoso e ciò che è contemplativo…

Repentance
Eleanor Roosevelt (first lady statunitense)… che cosa avrà mai voluto dire? 
"È meglio accendere una candela che maledire l’oscurità".
Come donna intelligente, a conoscenza anche solo superficiale dei “fatti”, che cosa avrà mai voluto dire?
Non è forse una (ri)chiesta (in)diretta di… “perdono” e di "(ri)comprensione"? Per chi? Perché?
Bah… procediamo oltre.
  • a che serve “discutere”? A cosa “serve”?
  • dove conduce un simile “sentire”?
  • se parti dal tuo attuale stato d’insofferenza verso questa realtà, che cosa deduci?
Sei abituato, lavorativamente parlando, a dettagliare un “problema” ed a risolverlo. Nella “tua” azienda il business è centrale; da ciò dipende la continuità del tuo stipendio e del tuo tenore di Vita. Per cui, se in azienda c’è un problema va irrimediabilmente risolto.
Quando c’è un guasto o quando devi costruire qualcosa, le metodologie applicate sono “coerenti, adatte, efficaci e lungimiranti” (una sorta di perfezione, alla luce dell’esperienza, della memoria e della competenza, acquisite nel tempo).
Quando si lavora bene, l’opera compiuta è altamente funzionale e ciò (cor)risponde anche a valori estetici non indifferenti. Insomma, l’azienda (con)segue alla perfezione il proprio core business (la propria passione nonché specializzazione).
Quando esci dalla “tua” azienda, sei alle prese con un qualcosa d’insieme che complessivamente “funziona, grazie all’auto adattamento che la gran parte della società applica in/su se stessa”.
Cioè, la Massa “sopporta” la realtà di tutti i giorni, non traendo certezze alternative da porre in sostituzione a quello status quo, che “non va” ma che “è così”, per motivi panoramici che scompaiono nell’insieme…
Tu sei “perfetto al lavoro”, ma quando torni a casa, nuoti nell’imperfezione più assoluta.
Te ne rendi conto?