martedì 5 gennaio 2010

L'epifania sprofondata.








Il 6 gennaio si celebra il giorno della Befana. Ci troviamo nei giorni che intercorrono tra il Natale e l’Epifania nel periodo delle cosiddette “dodici notti sante”. In un mondo ormai globalizzato, unificato dagli interessi commerciali e dalla tecnologia  di “controllo”, ma in realtà ancora dalle infinite “sfaccettature”, noi italiani cosa sappiamo di questa “festa” che la televisione ormai “colora” di tinte commerciali? Confesso che io stesso non avevo molte cognizioni in merito a questa celebrazione, al suo significato storico e spirituale, perché io sono il risultato di una generazione cresciuta proprio dinnanzi alla televisione. Faccio testo, in questo caso, sui risultati che lo svuotamento animico perpetrato dall’Antisistema ha creato nelle generazioni più recenti tramite lo sviluppo sconsiderato degli organi massivi di comunicazione. Cosa volesse dire una volta una simile celebrazione è per me ormai cosa perduta; ad esempio di cosa io intenda dire, cito un passo di Steiner nel quale egli cerca di far comprendere cosa significhi “sentire” l'antroposofia, ma questa sua argomentazione è valida a 360 gradi:

“Vi sono molti fra noi che, ascoltando gli insegnamenti dell’antroposofia, la considerano alla stessa stregua della scienza esteriore, e così nella loro mente non vi è una netta distinzione fra di esse. L’antroposofia viene compresa in modo corretto non quando la si intende solo con la mente, ma quando in ogni sua espressione ci dà entusiasmo, quando vive a tal punto in noi da trovare il passaggio dal sistema dei nervi a quello del sangue. Quando riusciamo a entusiasmarci per le verità contenute nell’antroposofia, allora soltanto la comprendiamo. Fino a che la prendiamo solo in modo astratto, studiandola come un abbecedario, un libro di matematica, un regolamento di servizio o un libro di cucina non la capiremo. Continueremo a non capirla, studiandola come la chimica o la botanica. La comprendiamo soltanto quando ci dà calore, quando ci ricolma della vita che in essa regna".
Fonte: Essere cosmico e Io

Nel mondo “moderno” dove è stato recluso l’entusiasmo? In una esplosione di vigore quando segna la squadra del cuore, oppure quando si ricevono tanti regali. Quello che intendo dire è che se ci pensiamo bene, generazione dopo generazione è subentrata una sorta di “noia” cosmica, di frustrazione che si manifesta già in tenera età. Questo atteggiamento è determinato anche dalla troppa informazione che bombarda i nostri centri sensori e la mente. Siamo attorniati dall’informazione eppure ignoriamo sempre di più il significato di “vivere” con tutto se stessi. Come automi recitiamo le informazioni registrate e siamo molto bravi. Ma il distacco dal nostro corpo eterico è sempre più profondo perché facciamo una Vita imperniata su quello che non vogliamo solo in virtù del “dovere” e nella luce del denaro al fine di “avere tutto quello che serve” o “per mettere via per affrontare con più sicurezza la vecchiaia, che sarà sempre più lunga”. Guardiamo al futuro in virtù del passato senza vivere il presente, ossia il “momento” in cui manifestiamo il nostro intento e letteralmente “creiamo” il nostro percorso. Facendoci guardare altrove, l’Antisistema ci guida proprio come fa il conduttore di un “mezzo”meccanico.
Le Università creano uomini e donne sapienti ma troppo specialistici. Il “pezzo di carta” fa la differenza socialmente soprattutto in termini di prestigio personale ed i sacrifici del tempo dello studio vengono poi ribaltati nel prezzo del “servizio” alla società. È una società di predatori la nostra, ma in realtà le vere prede siamo noi ed il cacciatore siamo ancora noi. Noi siamo gli attori principali e siamo anche alla regia, alle luci, ai costumi, etc.
Per un bambino il 6 gennaio è la festa della Befana alias l’arrivo dell’ennesimo regalo o “riconoscimento” in forma di dono; ma riconoscimento per avere fatto cosa? Quale atto avrà mai fatto quel bambino per meritarsi il dono? Ecco lo svuotamento. Non ha fatto nulla, anzi. È vero che la Befana porta anche il carbone, ma è sempre carbone “dolce”, manna per la categoria dei dentisti e dei dietologi. Il consumismo sfrenato premia, eufemisticamente, senza senso e senza misura quella classe abbiente, ma insoddisfatta dentro, che egoisticamente non vede altro che il proprio futuro.
Cosa sappiamo della ricorrenza del 6 gennaio? Innanzitutto che la Befana è una figura che affonda le proprie origini nel passato e che è una sorta di “corollario” di una celebrazione molto più profonda chiamata epifania. Mi limito a riportare ciò che internet propone in tal senso, senza consultare siti “estremi” come quelli religiosi oppure esoterici; sto nel mezzo per la buona sensazione di tutti.

 
"Teofania, dal greco theophàneia, composto da theos ("dio") e da phàinein ("manifestarsi"), letteralmente significa manifestazione della divinità in forma sensibile. Altro termine usato in maniera analoga è epifania, dal greco επιφάνεια, epifaneia, che significa manifestazione della divinità, un concetto tipico di molte religioni.
In senso filosofico la teofania è la manifestazione della divinità attraverso le sue opere.
In senso religioso si distinguono:

  • Le teofanie dirette, che sono vere e proprie apparizioni della divinità. Nel cristianesimo la teofania diretta viene detta anche Epifania e ha la sua massima rappresentazione nella nascita di Gesù Cristo, il cui battesimo fu la Teofania della Trinità; 
  • Le teofanie indirette, che nelle scritture bibliche consistono in apparizioni di angeli o fenomeni straordinari quali nubi, voci provenienti dal cielo, colonne di fuoco.
Venne usato per indicare, nei versi degli stilnovisti, l'apparizione femminile.
Il termine epifania venne usato dallo scrittore irlandese James Joyce per identificare dei particolari momenti di intuizione improvvisa presenti nella mente dei suoi personaggi; è un momento in cui un'esperienza, sepolta da anni nella memoria, sale in superficie nella mente riportando tutti i suoi dettagli e tutte le sue emozioni. L'esempio più significativo di epifania è contenuto nell'ultima storia di Gente di Dublino, intitolata I morti".
Fonte: Wikipedia

"Il termine epifania deriva dal greco ἐπιφάνεια, epifaneia, che può significare manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina, e dal verbo ἐπιφάινω, epifaino, appaio. Nella forma 'Eπιφάνια (San Giovanni Crisostomo) assume la valenza di "Natività di Cristo", oltre che di "Epifania" come noi la intendiamo. Esiste anche l'aggettivo epifanico.
Nel linguaggio contemporaneo Epifania sta ad indicare l'Epifania del Signore, una festa cristiana che cade il 6 gennaio, cioè dodici giorni dopo il Natale. Con la Pasqua, l'Ascensione, la Pentecoste ed il Natale, quella dell'Epifania costituisce una delle massime solennità che la Chiesa celebra. Il termine ἐπιφάνεια veniva utilizzato dai greci per indicare l'azione o la manifestazione di una divinità (mediante miracoli, visioni, segni, ecc.).
Nel III secolo[1] i cristiani iniziarono a commemorare, con il termine Epifania, le manifestazioni divine (come i miracoli, i segni, le visioni, ecc.) di Gesù. In particolare, tra queste manifestazioni si sono sottolineate: l'adorazione da parte dei Re Magi, il battesimo di Gesù ed il primo miracolo avvenuto a Cana. Oggi con questo termine si intende, invece, la prima manifestazione pubblica della divinità, con la visita dei Magi.
Nel mondo ortodosso, alcuni usano il termine Epifania per indicare la festa che cade sempre il 6 gennaio (o tredici giorni più tardi nelle Chiese che seguono il calendario giuliano) e viene più correntemente chiamata Teofania. In questo giorno viene celebrato il battesimo di Gesù nel Giordano, mentre la visita dei Magi, commemorata dai Cattolici di rito latino e da altre Chiese occidentali in una festa a sé, nelle chiese di rito bizantino viene celebrata il giorno stesso del Natale".
Fonte: Wikipedia

"Con la fine dell'anno solare, il ciclo dei festeggiamenti non si conclude fino al 6 gennaio, il giorno dell'Epifania, che nella saggezza popolare "tutte le feste porta via". Il termine "Epifania", di origine greca, che significa "manifestazione" sott'inteso della divinità, è stato utilizzato dalla tradizione cristiana per designare la prima manifestazione della divinità di Gesù Cristo, avvenuta in presenza dei re Magi. Nella tradizione popolare però il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare. Come abbiamo avuto modo di vedere per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l'arco dell'anno, molte nostre festività hanno un'origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova"
Fonte: http://www.italiadonna.it/public/percorsi/02017/02017001.htm

"La Befana, (termine che è corruzione di Epifania, cioè manifestazione) è nell'immaginario collettivo un mitico personaggio con l'aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio. La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi. L'iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. A volte, è vero, lascia un po' di carbone (forse perché è nero come l'inferno o forse perché è simbolo dell'energia della terra), ma in fondo non è cattiva. Curioso personaggio, saldamente radicato nell'immaginario popolare e - seppure con una certa diffidenza - molto amato. Fata, maga, generosa e severa... ma chi è, alla fine? Bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici notti fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia). La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma il popolo non smise di essere convinto che tali vagabondaggi notturni avvenissero, solo li ritenne non più benefici, ma infernali. Tali sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni diverse che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra Befana. C'è chi sostiene che è vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l'immagine dell'anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo aspetto laido, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l'usanza di bruciarla. Nella tradizione popolare però il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare. Come abbiamo avuto modo di vedere per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l'arco dell'anno, molte nostre festività hanno un'origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova. Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l'anno successivo. In molte regioni italiane infatti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio. La Befana coincide quindi, in certe tradizioni, con la rappresentazione femminile dell'anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità. Questa festa ha però assunto nel tempo, anche un significato lievemente diverso. Nella cultura italiana attuale, la Befana non è tanto vista come la simbolizzazione di un periodo di tempo ormai scaduto, quanto piuttosto come una sorta di Nonna buona che premia o punisce i bambini. I bambini buoni riceveranno ottimi dolcetti e qualche regalino, ma quelli cattivi solo il temutissimo carbone, che simboleggia le malefatte dell'anno passato. Il potere psicologico della Befana sui bambini è quindi molto forte ed i suoi aspetti pedagogici non vanno di certo trascurati. In alcune regioni, come il Lazio, la Befana è una figura molto importante ed intorno alla sua festa si svolgono importanti fiere culinarie, ma è anche l'ultimo giorno di vera festa, l'ultimo in cui si tiene l'albero di Natale a casa. Addirittura, in molte regioni d'Italia, c'è l'usanza, anche tra gli adulti, di scambiarsi dei regali più modesti rispetto a quelli del 25 dicembre, oppure, soprattutto tra innamorati, cioccolatini e caramelle.
La leggenda della Befana
Secondo il racconto popolare, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia. Malgrado le loro insistenze, affinchè li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù.
Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare".
http://www.ilnatale.org/epifania/befana.htm

Tra il sacro ed il profano le informazioni non mancano e proprio questa diluizione, questa commistione produce lo smarrimento facendo impazzire l’ago della bilancia della nostra essenza. Dove ci si fermerà nell’approfondimento ci descrive. Con quale forza agiremo su noi stessi al fine di capire meglio le vere origini  ed i significati degli eventi che ancora oggi si celebrano, è solo nostra “farina”. Trovare il giusto “impeto” per superare gli ostacoli della giornata media, sta solo a noi. Nessuno farà questo al nostro posto. Ognuno di noi “corre” nella propria corsia. Da un sol “corpo” ci siamo illusi di scinderci per manifestare la nostra vanagloria? No. Non è questo il senso della nostra venuta su questo mondo di terra e sudore. Non sarà un credo artificiale o un soldo d’oro a riempire il vuoto che con il tempo ci siamo scavati. Oggi “l’energia” ci aiuta a comprendere con il cuore ciò che una corsa sfrenata ha soffocato per lunghissimo tempo. Il significato del 6 gennaio è la celebrazione divina di una nascita e della sua manifestazione al mondo; di un miracolo che corrisponde al miracolo della Vita. Che altro? Serve altro? Nessuna religione o credo può impossessarsi di un simile evento tanto meraviglioso. Le origini vengono svuotate, il vuoto sempre più ampio, l’uomo sempre più immemore. Da tutto ciò emerge il passato glorioso della figura femminile, letteralmente distrutta dall'opera di svuotamento ed il significato di "potere" e di controllo che è stato agganciato a questa celebrazione, soprattutto sui bambini.
Ma non sarà così ancora per molto. Le nuove generazioni, tanto bistrattate, spazzeranno via questo velo di apatia. Il nuovo aiutato dal vecchio e dal consolidato. Solo così potrà funzionare. In una nuova trinità di valori…

Epifania(solstizio d'inverno).
"La festa dell'epifania (cioè della befana, ovvero della "donna più anziana"), deriva da un antico rito pagano in cui la donna più anziana della famiglia o dell'intera comunità, la sera del 5 gennaio doveva preparare la cena, perché era la più vicina ai defunti, numi protettori della casa che avrebbero portato doni. La "befana" era dunque un punto di raccordo tra i vivi e i morti. In questa occasione i giovani fidanzati si dovevano donare reciprocamente delle castagne, come simbolo di fesrtilità femminile e di virilità maschile, e già nell'antichità esisteva l'usanza del rito delle "pasquelle", poi cristianizzato attraverso l'immagine dei Re Magi che portano i doni a Gesù: si trattava dell'usanza per cui i bambini suonavano e cantavano strofe augurali alle porte delle case, per ricevere in cambio dei dolci o altri cibi. Si vede dunque l'analogia con il rito moderno della "calza" della befana che porta doni ai bambini, in forma di dolciumi. La quantità di cibi che venivano consumati e donati durante tutto il periodo che va da Natale fino a Carnevale, era nell'antichità dovuto al fatto che, col sopraggiungere dell'inverno durante il quale i contadini dovevano restare in casa in attesa di poter tornare al lavoro nei campi in primavera, e con la necessità dunque di continuare ad alimentarsi in assenza di cibi freschi provenienti dai raccolti e con un fabbisogno moltiplicato dal freddo, si procedeva all'uccisione degli animali da allevamento, in particolare il maiale, che con la sua carne ricca di grassi e di proteine, garantiva una scorta di energie per il periodo invernale. Il maiale non a caso costituisce la base lipidica e proteica dei cibi tipicamente natalizi, che sono tutti eredità della tradizione contadina (zampone, cotechino, cappello del prete, torlellini, ecc). Il maiale era un animale talmente importante per la sussitenza di tutta la comuntià che si celebrava anche una festa a lui dedicata, denominata le "nozze del porco", festeggiata nel giorno del 17 gennaio, in occasione della festa di S.Antonio Abate (infatti raffigurato nell'iconografia sacra insime ad un maiale); festa che consisteva in una uccisione collettiva di alcuni maiali allevati dall'intera comunità e poi suddivisi tra tutti. Il motivo dell'allevamento collettivo (cioè condiviso tra varie famiglie) non era solo per garantire a tutte le famiglie di avere una forma di sussustenza alimentare, ma soprattutto per suddividere il senso di colpa per l'uccisione di un animale che i popoli antichi consideravano al pari degli attuali animali domestici".
http://astrologiaesoterica.blog.dada.net/


lunedì 4 gennaio 2010

L'Avatar Uomo.







"(Ansa) - Roma, 3 Gen - Giulio Tremonti concorda con il monito del Papa contro le previsioni sul futuro, da quelle degli oroscopi a quelle degli economisti.
'E' un pensiero molto profondo. Il futuro degli uomini dipende dagli stessi uomini e volerlo sapere è arroganza e superstizione', dice il ministro dell'Economia che aggiunge: 'Il futuro non è un destino fisso, un progresso o un declino inevitabile. Il nostro futuro dipende da noi, dalla nostra libertà, dalla nostra saggezza, dalla nostra speranza".

Fonte: http://it.finance.yahoo.com/notizie/papa-tremonti-il-futuro-dipende-da-uomo-ansa-de78b2ee91c5.html?x=0

In ogni religione presente sul globo si narra di un “albero della Vita”; ebbene, senza entrare nei particolari, penso che se uno stesso aspetto dell’Universo viene messo in luce da così tante prospettive, significa che si vuole esprimere, descrivere, una “verità”. La foto di apertura dell’articolo l’ho scattata qualche mattina fa; i raggi del sole illuminavano le gocce d’acqua che lo stesso calore procurato aveva prodotto, sciogliendo le formazioni di brina della notte fredda. Ossia la fonte di luce cosmica determina lo stato di “consapevolezza” delle molecole d’acqua; tramite la vibrante presenza del proprio timbro energetico, la luce porta quel calore atto a trasmutare, a cambiare persino l’apparenza. Le vibrazioni fluttuanti della luce “colorano” la Vita. Se rimaniamo ad occhi chiusi assaporando i primi raggi di Sole caldi in una mattina d’inverno, scopriamo il significato della Vita stessa; l’andare avanti, lo scorrere verso il bacino di “raccolta”. Quella carezza gentile in forma di calore, mantiene un contatto tra quella parte di noi, solo sopita, ed il “nesso” animico che “spera” nel risveglio. Ciò che d’estate giunge persino a “dare fastidio”, d’inverno regala la gioia di un contatto piacevole, necessario. La prospettiva cambia con la stagione e con noi “dentro”. Oggi la neve scende copiosa da un cielo bianco dal quale, diffusa, s’emana ancora luce gentile, senza ombre, capace di saturare i colori e di renderli addirittura più brillanti e “vivi”. È fantastico questo nostro mondo cosparso di magia alla quale non crediamo più, eppure crediamo ancora. In un contesto di paradossi, camminiamo certi di quello che “vediamo”, ma cosa vediamo in realtà? La realtà che riusciamo a percepire in maniera molto limitata. Ma come limitata? I sensi non sono facoltà estremamente sviluppate che ci hanno permesso di uscire dalle nebbie della sopravvivenza? Dalle grotte dell’uomo primitivo? Certo. La verità passa anche da questa “latitudine”, così come da tante altre, circondando il mondo di una fitta maglia di “panoramiche”. E ognuno sceglie la propria. I sensi servono e sono serviti ad uno scopo ben preciso: andare avanti. Come la funzione dei raggi di Vita del Sole, anche i sensi permettono di “progredire” alba dopo alba. La funzione di ogni sviluppo biologico sulla Terra ha sempre un compito ed un "senso" ed, in genere, un tempo; quello che per l’uomo significa dare una data di scadenza ad un suo prodotto “deperibile”. Tutto è limitato nel tempo e dal tempo, anche la nostra forma e le sue peculiarità. Andare avanti, dunque. La capacità di pensiero e d’immaginazione hanno forgiato questo mondo, tramite ciò che i sensi trasmettevano, attraverso i sensi che di rimando fornivano un certo livello di simbiosi con il mondo circostante; tale “associazione” ha generato dentro e fuori limiti e convinzioni di avere il “controllo”. Il frattale da osservare è proprio la modalità di “crescita” basata sull’esperienza dei sensi, proprio come per la cellula il passaggio sensorio delle sostanze dalla propria membrana superiore ha determinato l’evoluzione e la formazione del nucleo centrale e dunque dello sviluppo della propria unicità ed intelligenza. Dall’ascoltare l’interazione con l’esterno si è modificata la Vita sulla Terra. Tramite analisi dell’input esterno ma anche di sinergia con la “sostanza” interna e con la propria volontà insita di “superare” le ritenute avversità del clima, prima e della presenza animale e dei propri simili, poi. L’intervento di altri fratelli più evoluti, discesi dalle stelle, è registrato anch’esso nelle “cronache” mitologiche e nelle credenza religiose filtrate di tutto il mondo. L’evoluzione in corso è opera di molte “mani”. Aprire la mente anche a questa “possibilità” renderebbe il genere umano meglio assortito con la linea della creazione. Come quando un certo giorno, l’uomo si accorse che la Terra non poteva essere piatta, dopo avere “errato” per centinaia di anni nelle false convinzioni che l’ignoranza della luce generava. Persino immemore della sapienza che giungeva da lontano e che sussurrava delle “visioni” lungimiranti della nostra natura. L’albero della Vita è una struttura sensibile ed intelligente che mantiene ogni cosa al “proprio posto”; che alimenta tramite strutture energetiche il costrutto esistenziale in ogni sua forma. Questo albero esiste perché viene descritto da tutte le angolazioni umane. Non lo si vede perché immerso nella scarsità della luce. Per questo occorre immaginarlo e nel compiere questo “sforzo”, andiamo avanti. Tutto è progettato per condurre “avanti”. I rami dell’albero della Vita sono infiniti e ricordano l’espansione di un tessuto nervoso. Proprio come in Avatar, gli uomini prendono il controllo del corpo “indigeno” (l’Avatar appunto) al fine di fare esperienza e di muoversi su un pianeta sconosciuto, l’anima è scesa in Terra attraverso lo sviluppo di terminazioni nervose che, con il tempo e le diverse priorità, le hanno permesso di controllare sempre di più il veicolo fisico umano. Quel sistema nervoso che Steiner definisce “un riflesso diretto dell’Universo”. Si intuisce il filo nascosto dalla trama e dalle esigenze spettacolari del prossimo ed imminente “lavoro” dell’industria cinematografica americana. La verità è cosparsa nel tutto:

  • uomini tecnologicamente evoluti che scendono su un pianeta sconosciuto per portare via del materiale nativo, un tipo particolare di minerale presente in gran quantità sul pianeta
  • un pianeta che contiene già la vita umanoide
  • uomini che per meglio adattarsi alle condizioni di vita del pianeta, utilizzano la propria scienza al fine di costruire degli “esoscheletri” biologici da comandare tramite il proprio tessuto nervoso
  • questi Avatar, una volta a terra, sono sottoposti alle leggi fisiche del nuovo mondo, le quali hanno capacità trasformanti ed interagenti con la propria e precedente “realtà”
  • uomini che muovono veicoli fisici con un intento, con una missione e che interagiscono con la Vita già presente in loco
  • uomini che cambiano la propria prospettiva nel tempo
Leggendo i libri di Zecharia Sitchin ricordiamo gli Anunnaki, o Nefilim ricordati nella Bibbia come i “Giganti” ma che letteralmente significa “Coloro che sono stati gettati giù”, ossia che sono scesi dal cielo. Costoro sembra che avessero delle esigenze di estrazione dell’oro terrestre. E sembra che abbiano lasciato ampie tracce del proprio passaggio in Terra; non da ultima la loro “immagine” nella nostra specie. Geneticamente loro sono in noi. Le loro caratteristiche di combattività, capriccio, sofisticazione, ambizione, arte, scienza, ricchezza e povertà, giustizia e morale, etc. contraddistinguono il genere umano. Sembra che tutti noi abbiamo il compito di ripulire non solo il nostro karma o destino, ma persino il loro, e ciò va proprio nello spirito unitario della creazione che, a cerchio, unisce gli eventi, le cause e le conseguenze, i ”perché” al “dove”, al “come”, al “quando” al “in che modo” nel rispetto della propria volontà di intendere e volere.
Se decidiamo di ascoltare, in cuor nostro nasceranno i “segni” come moderne stimmate o”marchio” della presenza divina presso l’indefinitezza dell’uomo. L’espressione in apertura di articolo, evidenzia proprio questo secondo me: è l’uomo che si sceglie la via attraverso le proprie “sensibilità”, marchiato dal passato ma forgiato nello spirito. Occorre lavare l’onere, il peso, del “marchio” subìto, onorando l’origine ed elevarsi trasmutando se stessi mediante alchimia di ciò che è già presente in se stessi: il marchio d’origine o spirito di trasfigurazione.
I due “marchi” hanno peso e significati diversi e sono “tesi” a dare ed a togliere nel pieno rispetto delle leggi universali…
La foto d’apertura di un albero di casa mia è la stessa che segue, alla quale è stata tolta quasi completamente la “luminosità”. Ecco che d’incanto abbiamo una immagine dell’Universo. Una mancanza di luce che permette di vedere le “stelle” e che devia la nostra consapevolezza verso quei puntini luminosi, ignorando la struttura nascosta dall’assenza di luce: l’albero della Vita.






domenica 3 gennaio 2010

Guidare il cambiamento.



 


“C’è mai stata una invenzione più bella di quella dell’automobile? Da quando esiste ha reso la nostra vita più piacevole ed ha contribuito alle grandi rivoluzioni della società. Ma oggi è ancora in sintonia con la società?  Perché qualcuno può viaggiare mentre altri possono a malapena spostarsi? Perché il piacere di alcuni deve pesare sulla vita di altri? Perché godere della nostra vita oggi, implica una minore qualità della vita domani? Noi di Renault crediamo che sia ora di cambiare le cose.  Crediamo che il piacere di un viaggio non debba essere solo di chi guida ma di tutti quelli che lo circondano. Crediamo che sicurezza non significhi utilizzare manichini nei crash test, ma impegnarsi per salvare persone e vite. Crediamo che il riscaldamento del pianeta non sia solo una questione di gas di scarico, ma una sfida da affrontare nella sua totalità: prima, durante e dopo. Crediamo sia ora di diffondere l’auto elettrica. Perché ci guidi di nuovo verso un futuro diverso, nel rispetto delle persone  e della vita. Renault. Drive the change. Renault vi augura un felice anno nuovo”.

Questo spot pubblicitario di una multinazionale, come Renault, (premiato in ambito internazionale) è stato, secondo me, anzi per me, il più bel regalo ed il migliore augurio per affrontare positivamente il 2010. Analizzando queste parole, sapientemente scelte dai creativi del mondo pubblicitario, il cuore entra in risonanza con il messaggio che esse stesse conducono verso tutti i fruitori televisivi e non. Sono sicuramente parole che sottintendono ad una scelta di cambiamento operata dalla casa francese automobilistica. Uno dei player globali di questo importante settore dell’economia mondiale. Forse proprio uno dei costruttori più in difficoltà, più schiacciato dai numeri della crisi internazionale. Non deve sfuggire questo importante aspetto della crisi, perché dalla crisi nasce l’opportunità di “cambiare”. Questa onda di numeri negativi non giunge affatto per caso, come ogni aspetto di questa realtà. Ma è solo il “nodo che giunge al pettine”. È solo una questione di tempo e, prima o poi, gli eccessi si “pagano”. Le soluzioni basate sul debito non sono sostenibili nel lungo periodo. Io non sono un economista, ma lo “sento”. È solo saggezza del buon padre di famiglia, come lo siamo tutti quanti. Allora perché ci troviamo in questa situazione che, noi tutti, abbiamo permesso? Leggiamo le parole dello spot Renault; facciamole nostre con il cuore. Sentite l’onda del cambiamento? Capite perché, a questo punto, la crisi è necessaria? Comprendete perché occorre distruggere prima di costruire? Perché con fondamenta “marce” non si costruisce solidità, bensì castelli di carta come le montagne di debito virtuali che pesano SOLO sull’ultimo anello della catena: quello dove siamo noi. Questi debiti diventano reali solo per il cittadino di “base”. Sulla casa che ha acquistato esiste il vero valore, mentre tutto il resto è virtuale. Però è giunto il momento che anche il virtuale inizi a pesare nei bilanci delle banche e compagnia bella che, seppure ancora “sofisticati”, appaiono perlomeno “poco affidabili”. Il cambiamento è già tra di noi. Renault è la prima casa internazionale che annuncia una modifica nel paradigma globale. Renault è parte dell’Antisistema; ha prosperato perché “utile” ai fini dell’Antisistema. Eppure ora annuncia a tutto il mondo un ribaltamento dei valori. Non conosco il management di questa azienda, ma presumo che ai vertici sia avvenuto un cambiamento di uomini. Ma fosse solo anche una strategia per sopravvivere, va bene comunque ai fini del Piano Divino. Il settore automobilistico è troppo importante per non essere uno dei primi ad evidenziare una cambio radicale nell’orizzonte, nella modalità di fare “azienda”. Infatti insieme alle strutture economiche più consolidate, come banche ed assicurazioni, è stato tra i primi ad essere spazzato via dalla crisi. La massa critica che alimenta la nuova energia che spira sul pianeta, inizia a manifestare i primi segni di un nuovo “sogno” che coinvolgerà progressivamente ognuno di noi. Le "cose" stanno già cambiando. È sufficiente notare il fenomeno. Sembra che tutto sia fermo, invece il tutto non è mai stato così “liquido ed in pendenza”. Obama ha accettato un gravoso incarico, pur sapendo che sarebbe stato “parificato”, per valore morale, ai suoi precedenti. A parte il premio Nobel vinto, la gente e molti influenti economisti non lo vedono più di buon occhio, perché egli è ritenuto il continuatore della “crisi”, avendola fermata, non avendo fatto nulla per cambiare e permettendo che il potere delle grandi lobby continui ad imperversare facendo il bello ed il cattivo tempo. In realtà Obama lavora dietro alle quinte. Già il fatto di occupare quella “posizione” rende possibile ad una nuova energia, irradiata anche da lui, di agire per la prima volta direttamente nei cardini del potere “esecutivo”. La riforma sanitaria in atto negli USA è qualcosa di storicamente unico. Sembra ai più un altro intrallazzo per le aziende assicurative, ma non è così. Da valore alla gente. La fa sentire più vicina, più tutelata; opera all’interno della gente un aumento della fiducia nella Vita. La campagna internazionale dei vaccini contro l’influenza A, è stata avallata anche da Obama, ma occorre notare il lavoro di cesello che egli mette in mostra, al fine di non “sparire” prima del tempo da questo piano dimensionale. Come dire: un passo avanti e tre quarti indietro. Il risultato è comunque sempre positivo. E ciò che non viene enfatizzato dall’opinione pubblica, questa volta, sono certo che “lavora” per tutti noi.
Le parole dello spot Renault sono la vetta di un “isola” che sta emergendo tra le energie vetuste su e tra i continenti. È l’inizio dell’opera. La cima dell’iceberg. Ciò che è ancora sotto al livello della manifestazione fisica, è una massa determinata a spingere molto in alto il movimento in corso. Tale massa si avvale del favore della Madre Terra e delle energie cosmiche che spirano da tempo sopra tutti noi. Siamo protetti. Siamo amati. Siamo una sola cosa…

Grazie di cuore Renault!
Auguri di cuore Mondo!

"Non lasciate che la forza di gravità del Vostro pianeta appesantisca la Vostra coscienza. Eravate già a conoscenza dell'effetto della gravità sugli oggetti materiali, ma è stato solo di recente, grazie ai viaggi spaziali, che avete cominciato a nutrire il sospetto che essa costringa e limiti anche la Vostra coscienza".
Da "Trasmissioni Stellari" di K.Karey