“Il concetto di totalitarismo è un idealtipo usato da alcuni scienziati politici e storici per enucleare le caratteristiche di alcuni regimi nati nel XX secolo, che mobilitarono intere popolazioni nel nome di un'ideologia o di una nazione. Il termine totalitarismo, inoltre, è usato nel linguaggio politico, storico e filosofico [1] per indicare "la dottrina o la prassi dello Stato totalitario", cioè di qualsiasi stato intenda ingerirsi nell'intera vita anche privata dei suoi cittadini, al punto da identificarsi in essi o da far identificare essi nello Stato”.
Fonte: Wikipedia
L’Antisistema nasce dalle nostre paure esteriorizzate, imprime con il tempo uno stato di totalitarismo, nutrendosi del flusso di energie che i suoi costruttori (tutti noi) hanno bruciato al fine di portarlo alla manifestazione, ed irrorando i costruttori con il diretto riflesso di ciò che li ha animati e caratterizzati nel relativo processo creativo: la paura. L’Antisistema rappresenta le nostre paure manifeste, nasce da questa componente umana, e riesce a far identificare i cittadini nello Stato che si identifica nei cittadini…
Che cosa è un “idealtipo”? La comprensione sfugge leggendo le definizioni classiche, però questa che riporto, fa comprendere qualcosa:
"L'idealtipo è da considerare come una connessione "ideale", indipendente dalla realtà del caso in esame: la connessione è evidente ma non necessariamente reale, per cui il rapporto tra idealtipo e caso singolo è quello di un'"interpretazione (Deutung)".
Fonte: Wikipedia
A prescindere dal suo significato storico/letterale, che per me lascia il tempo che trova, cerco invece di “sentire” quello che questo termine e questa porzione di definizione mi evocano in profondità; cioè ad una connessione ideale, una interpretazione, una illusione, un incantesimo, una verità. Passando da uno stato all’altro giungiamo, ancora una volta, ad una verità percepita; partendo da un pensiero o addirittura dall’immaginazione, giungiamo ad una verità:
- una connessione ideale (che prevede una mente che “osserva”)
- una interpretazione (che instaura una prospettiva)
- una illusione (che manifesta l’intento)
- un incantesimo (che copre le altre verità)
- una verità. (che diventa evidente per la massa)
"Azioni eseguite meccanicamente e in maniera reiterata: si agisce in un determinato modo perché si è sempre agito così. Nello studio sociologico, le abitudini costituiscono una regolarità che rende le azioni prevedibili e garantiscono così la corrispondenza tra aspettative e comportamenti, rendendo possibile agli attori il controllo e la gestione del contesto".
Fonte: www.sociologia.tesionline.it
È ovvio che nel caso dell’umanità i processi sono invertiti ma solo in maniera apparente, ossia gli attori siamo sempre tutti noi, anche se comprendiamo che uno sparuto gruppo di “persone” ha il controllo planetario. Pertanto i veri attori sembrano caratterizzare questa elite, anche se invece rimaniamo sempre e solo tutti noi i veri e diretti responsabili di quello che "accade". Abbiamo semplicemente manifestato ed avuto ciò che volevamo: demandare ad "altri" il controllo e perderci nelle nostre paure.
È complicato cercare di rendere evidente e comprensibile quello che “percepisco” di questo mondo; a volte si susseguono delle vere e proprie immagini dei piani costituenti la struttura che sottintende al gioco della vita; ciò che è giudicabile vero è falso e vero allo stesso istante e viceversa. Questo succede perché il nostro punto di vista è troppo “basso” per comprendere quello che è “sopra”. Il piano divino scorre nell’eterno e ha, per così dire, pazienza infinita, perché quello che conta maggiormente è il “viaggio”. Dalla percorrenza del viaggio si impara appunto a “viaggiare”, a conoscere e sviluppare saggezza. Si cresce e si evolve durante il viaggio e non quando si arriva a “casa” e si depongono le valigie per lasciarsi andare, stanchi e soddisfatti, sul divano per finalmente “riposare”. La meta non è in discussione. La “casa” è sempre li ad attenderci. Allora cerchiamo di goderci al massimo questo viaggio attraverso la nostra evoluzione, attraverso il tempo e lo spazio delle numerose esperienze e chiediamoci “perché siamo qua?”. Il solo chiederselo apre orizzonti nuovi, spinge come una piacevole brezza le vele del nostro vascello animico. Gettiamo le abitudini nell’oceano della trasmutazione. Apriamo gli occhi per discernere la giusta rotta. Ed aumentiamo la consapevolezza che una nave senza equipaggio e con solo il capitano, è destinata ad un ben magro destino… lo smarrimento.
Noi lasciamo il porto
per il mare aperto
la nave va
s’alza il vento piano
siamo già lontano
la nave va
guarda il mare si muove già
guarda più in là
Contro il cielo nero
sopra un mare duro
la nostra nave va
la tempesta è sopra noi
qui sopra di noi
Arriveremo vedrai
sì io te lo giuro
l’arcobaleno vedrai
sì io son sicuro
vedrai…
“Il viaggio” - Mango