giovedì 26 novembre 2009

Il libero arbitrio: una catena evolutiva.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni
inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…










È oggi una giornata particolare; no, nessuna ricorrenza particolare. È particolare per il “come” mi sento. Come se due diversi “me” si muovessero in dissonanza tra di loro, come due differenti “figure” che tentano di scollarsi tra di loro. La musica che odo in questo momento mi avvolge e penetra in profondità, suggerisce di “osservarsi” meglio, di sentirsi…
Cosa provoca questo stato, non di disarmonia ma di introspezione? Abbiamo capito che ogni segnale che scuote lo spirito (e questo indubbiamente lo è), giunge con il puntuale compito di richiamare alla “veglia”, di distorcere la percezione artificiale dell’illusione che ci siamo costruiti attorno. Nella dualità in cui siamo immersi, queste due “figure” che si evidenziano al sentire percettivo del nostro sé, rappresentano i due poli di “spinta” della corrente energetica legata al senso evolutivo; senso che spira, tuttavia, solo in una direzione… verso il senso dell’inspirazione del Creatore. Non ha senso parlare di direzione utilizzando i termini “avanti” ed “indietro”, in quanto utilizzeremmo solo ed esclusivamente una terminologia legata al mondo del duale. Ha invece senso, secondo il mio sentire, utilizzare il verso del respiro di Dio; il verso legato alla sua inspirazione, ossia del “ritorno alla Sorgente”. Tutto è Uno, persino l’atto del respirare è, nella sua più profonda realtà, una sola “operazione”. L’espirazione è un processo illusorio, eppure necessario in molte prospettive, ma l’inspirazione contiene il significato finale dell’atto. È difficile scorgere la mano che getta la “rete” quando si è un pesciolino inconsapevole di quello che è la realtà dell’aria. I differenti piani dello Spirito addensato sfuggono alla nostra comprensione, così come sfugge il senso finale di questo teatro esistenziale. Siamo così belli e complessi da rispecchiare l’intero Cosmo, eppure lottiamo per l’acquisto di un pezzo di terra che ci condizionerà per tutta la vita. Dio mio… anche io non sfuggo a questa alienazione completa, legata al concetto del possesso materiale della “roba” di Verghiana memoria. Eppure quando mi guardo intorno ed osservo lo stato materiale nel quale “verso”, mi accorgo di non avere nulla; questa mia vita rispecchia quello che “sono” in profondità e mi trasmette l’immagine di ciò che ho sempre “sentito”: di non avere nulla! Ma chi me l’ha messo in testa in questi termini? Io, come ogni essere, sono "ricchissimo". E non ha senso misurare la mia ricchezza e la mia felicità tramite il "peso" della materia. Ecco svelato tutto il pesante fardello dell'attuale paradigma in vigore nella società degli uomini. Se non lo manifesto, in termini di materia, è perché uno switch interno, inconscio, domina la rappresentazione fisica del pensiero vivente. Cosa è?


Prima di leggere oltre, fate a voi stessi questa domanda:
“E’ proprio per mio merito che sono arrivato a leggere le parole che sto ora leggendo?“
Pensateci attentamente. Ricordate la stringa di eventi che nel tempo vi ha condotto precisamente qui. Ricordate come avete trovato questa particolare pagina web? Non è stato per caso. E’ stata una stringa d’evento orchestrata. Le stringhe d’evento sono progettate da gruppi multipli di coscienza e, dunque, la risposta alla domanda posta sopra è: no. Non è stato per merito vostro, voi ora siete qui in cooperazione con altre forme di coscienza. Considerate i 6,2 miliardi di persone che popolano il pianeta. Quanti leggeranno proprio queste stesse parole che state leggendo ora voi? Cento? Mille? Diecimila? Centomila? Un milione? Dipende dal potere di una stringa d’evento. Dipende dal potere delle coscienze che co-creano la stringa d’evento. Dipende dalla risonanza delle coscienze che attivano la stringa d’evento. Ma, soprattutto, dipende dall’allineamento della stringa d’evento con la volontà della Sorgente Primaria.
Estratto da un Passaggio Segreto del sito www.wingmakers.com
 

Ci accorgiamo allora che il concetto del libero arbitrio descrive un velo molto sottile, un esile filo conduttore ci sussurra che la nostra “libertà” è pari al grado del nostro processo evolutivo; siamo, insomma, liberi ma sino al punto di non danneggiarci. È perciò ritenuto non distruttivo il conflitto interiore in questa prospettiva delle due figure dell’essere e dell’avere. È lecito e corretto “passare da questo contrasto”. Da “qua” si passa per andare oltre. Oltre il conflitto esistenziale del possesso della materia e oltre al nostro respiro, oltre la soglia della ritenuta fine di questa vita costituita della materia che vogliamo comprare; come se i nostri genitori ci avessero acquistato e non generato. Oggi mi sento scollato, sottratto alle mie energie divine, schiacciato dal peso materiale di un mondo che deve comprendere quanto si sta perdendo della bellezza e del senso della vita. Nell’incessante passaggio dei fotogrammi delle nostre vite, fatte di passato e futuro, noi siamo sempre nel presente – sempre nel presente. O meglio la nostra essenza è sempre nel presente che rappresenta l’Assoluto. Le nostre parti più cedevoli all’illusione invece danzano tra il passato ed il futuro, come pezzetti di coriandoli troppo fragili per opporsi al vento del proprio ego. Nel scegliere “dove essere” e “dove andare” cediamo paradossalmente questo “onere/onore” alle nostre paure e dunque all’Antisistema manifesto. La svolta che ho dato alla mia vita da poco meno di un anno a questa parte, intende andare nella direzione da me auspicata a livello spirituale: oltre gli schiaffi ricevuti dall’illusione di “essere”.
Intendo mantenere salda la prua, oltre le bizzarrie del “tempo” e puntare verso l’orizzonte – costi quello che costi – oltre le pesanti nubi che si addensano e che velano la luce del Sole…  perchè l Sole è in realtà sempre alto nel cielo…

Riporterò ora il discorso del Capo Seattle, perché mi rappresenta. Che esso sia un mito, leggenda o verità non mi importa, quello che conta è che “qualcuno” lo ha immaginato, pensato, scritto, divulgato… e questa è solo opera del “cuore”; grazie a colui/coloro che ce lo hanno reso manifesto.

Nel 1845 il governo degli Stati Uniti fece pressione sul Capo Seattle e la sua tribù di nativi americani allo scopo di acquistare i territori del Puget Sound, dove loro vivevano e cacciavano: due milioni di acri e uno stile di vita in cambio di 150 mila dollari e di una riserva entra la quale il governo degli Stati Uniti si impegnava a mantenere la tribù. Capo Seattle rispose con un discorso che dipinge con graffiante efficacia la società urbana degli Stati Uniti nel 1850 e delinea un pauroso ritratto del mondo come lo vediamo oggi. La sua risposta costituisce una delle più alte espressioni di consapevolezza ambientale mai fatte dall’uomo.
Fonte: la « Rete »

«Il Grande Capo di Washington [il presidente degli Stati Uniti] ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci manda anche parole di amicizia e di buona volontà, e questo è gentile da parte sua, visto che ha ben poco bisogno della nostra amicizia. Prenderemo in considerazione la proposta perché sappiamo che, se non vendiamo la terra, l’uomo bianco potrebbe prendersela con il fucile.
Come si possono comprare il cielo e il calore della terra? Per noi è un’idea strana. se non possediamo la freschezza dell’aria e lo scintillio dell’acqua, come possiamo acquistarli? I morti dell’uomo bianco dimenticano la terra dove sono nati quando vanno a camminare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa magnifica terra, perché essa è parte dell’uomo rosso. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle; il cervo, il cavallo, la grande aquila… questi sono i nostri fratelli. Le creste rocciose, gli umori dei prati, il calore dei pony e l’uomo… appartengono tutti alla medesima famiglia. Così, quando il Grande Capo di Washington manda a dire che vuole comprare la nostra terra, chiede molto… perché questa terra ci è sacra. Qui e ora faccio di questa la prima condizione… che non ci venga negato il privilegio di recarci a visitare, indisturbati, le tombe degli antenati, degli amici e dei figli. L’acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non è semplice acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra, dovete ricordare che è sacra, dovete insegnare ai vostri figli che è sacra e che ogni pallido riflesso nell’acqua limpida dei suoi laghi racconta gli eventi e le memorie della vita della mia gente. Il mormorio dell’acqua è la voce di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli; essi spengono la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri bambini. Se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli… e vostri; dovete quindi trattare i fiumi con la gentilezza che avreste per un fratello.
Le ceneri di nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono suolo consacrato e allo stesso modo sono sacre queste colline, questi alberi, questa porzione di terra. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce il nostro modo di sentire. Per lui un pezzo di terra è uguale all’altro, perché è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra quello di cui ha bisogno. La terra non è suo fratello, ma il suo nemico e, dopo averla conquistata, la abbandona. L’uomo bianco si lascia dietro le tombe dei suoi padri e non se ne cura. Ruba la terra ai suoi figli e non se ne cura. La tomba del padre e il diritto di nascita del figlio vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, alla stregua di cose da comprare, saccheggiare e vendere, come pecore e perline luccicanti. La sua fame divora la terra e la rende un deserto. Io non so. Il nostro modo di sentire è diverso dal vostro. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma, forse, l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce. Nelle città dell’uomo bianco non c’è un posto tranquillo, un posto dove ascoltare le foglie che si dischiudono in primavera e il frinire delle ali di un insetto. Ma, forse, è perché sono un selvaggio e non capisco. Il frastuono delle vostre città ferisce le nostre orecchie.… I pellerossa preferiscono il soffice sospiro del vento sulla superficie dello stagno e l’odore di quel vento, lavato dalla pioggia di mezzogiorno o profumato dalla resina dei pini. Per l’uomo rosso l’aria è preziosa, perché tutte le cose dividono il medesimo respiro; l’animale, l’albero, l’uomo… dividono tutti lo stesso respiro. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira. Come l’uomo che agonizza, non si accorge del proprio fetore. Ma se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare che per noi l’aria è preziosa, che lo spirito dell’aria è lo stesso della vita che essa sostiene. Il vento che ha dato a mio nonno il primo respiro ha accolto anche il suo ultimo sospiro. E se vi vendiamo la nostra terra, dovete mantenerla separata e sacra, un posto dove persino l’uomo bianco possa assaporare la brezza addolcita dalla fragranze dei fiori… L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco nessun altro modo di vivere. Ho visto i bufali marcire a migliaia nelle praterie, uccisi dall’uomo bianco che passava sul treno. Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro fumante possa essere più importante del bufalo che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Cos’è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo morirebbe di una grande solitudine dello spirito. Perché tutto quello che accade agli animali presto accadrà all’uomo. Tutte le cose sono collegate. Dovete insegnare ai vostri bambini che il terreno sul quale camminano è formato dalle ceneri dei vostri nonni. Affinché rispettino la terra, dite loro che è ricca delle vite della vostra gente. Insegnate ai vostri bambini quel che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è la nostra madre. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su loro stessi. Questo noi lo sappiamo: non è la terra che appartiene all’uomo, ma l’uomo alla terra. Questo lo sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce i membri di una stessa famiglia. Tutte le cose sono collegate. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. L’uomo non tesse la sua trama della vita, ne è semplicemente uno dei fili. Qualsiasi cosa fa alla tela, la fa a se stesso. Ma noi prenderemo in seria considerazione l’offerta di andare nella riserva che avete pronta per la mia gente. Vivremo separati e in pace. Ha poca importanza dove trascorrere i giorni che ci restano: non sono molti. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno conosciuto la vergogna, e da dopo la sconfitta trascorrono le giornate nella pigrizia, ubriacandosi. Ancora qualche ora, ancora qualche inverno e nessuno dei bambini delle grandi tribù, che un tempo abitavano questa vasta terra e che ora si aggirano in piccole bande fra i boschi, sarà lasciato a piangere sulle tombe di una gente una volta potente e piena di speranza come la nostra. Ma perché dovrei addolorarmi per la scomparsa della mia gente? Le tribù sono fatte di individui, e non sono di loro migliori. Gli uomini vengono e vanno, come onde del mare. E’ l’ordine della natura. Perfino l’uomo bianco, che ha parlato e camminato a fianco del suo Dio come amico, non può essere esentato da questo destino. Potremmo essere fratelli, dopotutto. Staremo a vedere. Una cosa sappiamo, che forse un giorno l’uomo bianco scoprirà… il nostro Dio è lo stesso Dio. Ora voi pensate di possederlo, come possedete la nostra terra, ma non potete. Egli è il Dio degli uomini, e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso e per l’uomo bianco. Questa terra gli è preziosa e offendere la terra significa mancare di rispetto al suo Creatore. Anche i bianchi passeranno; forse prima di tutte le altre tribù. Contamina il suo letto e una notte soffocherai nei tuoi stessi rifiuti. Ma nel vostro perire, scintillerete vivamente, infiammati dalla forza del Dio che vi ha portati qui e, per qualche speciale motivo, vi ha dato dominio su questa terra e sull’uomo rosso. Un destino che ci è misterioso, perché non comprendiamo tutti i bufali uccisi, i cavalli selvaggi domati, gli angoli segreti delle foreste pieni dell’odore di molti uomini e il profilo delle fertili colline deturpato dai fili parlanti. Dov’è il boschetto? Sparito. Dov’è l’aquila? Sparita. La fine della vita è l’inizio della sopravvivenza. Quando l’ultimo uomo rosso se ne sarà andato dalla faccia della terra, quando la sua memoria fra gli uomini bianchi sarà diventata un mito, queste riserve brulicheranno dagli invisibili morti della mia tribù. Loro amano questa terra come un neonato ama il battito del cuore della madre. L’uomo bianco non sarà mai solo. Fate che sia giusto e gentile nel trattare la mia gente, perché i morti non sono privi di potere. Morti ho detto? La morte non esiste. Solo un cambiamento di mondi! Se vi vendiamo la nostra terra, amatela come noi l’abbiamo amata. Curatela come noi l’abbiamo curata. Conservate nella mente il ricordo di questa terra, così com’è, quando la prenderete. E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra mente, con tutto il vostro cuore, preservatela per i vostri bambini e amatela… come Dio ama noi. Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra Gli è preziosa». 


* Nella foto di testa una immagine di Seattle.


mercoledì 25 novembre 2009

Il grazie ed il benvenuto all'attenzione.





Ho “sentito” di apportare una modifica al modo di esporre gli articoli nel blog; il concetto che sottintende questa percezione è lo stesso che “vive” all’interno di una famiglia o di quando si entra nella propria abitazione, oppure si sta bene dentro di sé. È una sensazione legata al calore animico di stare bene in un “luogo”, di essere benaccetti, di sentirsi in armonia con quello che ci circonda e ci ospita. Quando percepiamo questo stato dell’essere e ci sentiamo in un circolo di energie virtuose, la prospettiva che abbiamo della vita è molto diversa dal consueto; allora comprendiamo che “c’è qualcosa di più” oltre alle asperità quotidiane, oltre alla fisicità della materia, oltre gli sbarramenti quotidiani al “ben-essere”. La modifica potrà sembrare minima, tuttavia è frutto di una personale evoluzione nel percepire ed accettare i miei simili; come chi entra nella mia casa fisica viene accolto nel migliore dei modi, anche chi entra in questa libera zona di energia di condivisione deve essere come l’ospite più gradito. È anche il senso della gentilezza che mi sento di poter “accendere” e mantenere, come un bastoncino d’incenso per pulire l’aria e renderla affine all’essenza di quello che desidero trasmettere. Immaginatevi nelle vesti che meglio vi descrivono e sentitevi come a casa vostra, per favore. In questo “spazio” trovate i riflessi di voi e non “cose a caso”.
Ho sentito di accogliere ogni "essenza" che giunge, anche con poche righe di benvenuto e di riflessione, di attenzione nonché di introspezione. Queste parole potranno anche mutare nel tempo, ma verranno sempre prima di ogni altro costrutto inerente l’articolo del giorno; queste parole giungono dal cuore e sono il giusto riconoscimento che merita il vostro spirito:

“Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…”


Ci rispecchiamo l’uno nell’altro in ogni modo, anche senza rendercene conto, in ogni istante della vita, perché questa è la natura dell’Universo. Allora perché non ne prendiamo atto e viviamo in maniera consapevole questo effetto, questa legge universale? Il modello educativo di questa “nave scuola” chiamata Terra è molto sottile, quasi sfuggevole – per mille motivi – però è sempre stato così…
È tutto fissato nel tempo della Storia umana, basta osservare le “cose” dalla migliore prospettiva. E non facciamoci ingannare dalle immagini del mondo di “superficie”, da quello che appare. Lasciamo andare le negatività e l’ansia di rincorrere il denaro. Lo so, lo so; “Ma come si fa?”. Le ricette dell’uno possono non valere per l’altro è viceversa. Dare consigli lascia il tempo che trova, perché può fare precipitare invece che innalzare. “E allora?”. Allora in questo spazio quello che posso offrire è il mio calore umano, il mio cuore aperto… i consigli arriveranno con il tempo e con la nostra risonanza, perché sono molte le idee che possono venire ospitate e che “bollono in pentola” da molto tempo. Mi è stato fatto capire che, certi concetti, che ho fissi nella mente sono troppo avanti e percorrono gli eventi in maniera troppo precoce. Mi è stato fatto capire di mettere radici in Terra e di iniziare ad adempiere alla missione per la quale, la mia anima, ha accettato di “essere qua”. E ho iniziato a farlo, secondo il modo e le modalità che mi contraddistinguono nell’adesso. Si dice di “non fare il passo più lungo della gamba”; è vero! Tempo al tempo e pazienza. Quanta pazienza hanno gli esseri di luce che ci assistono da tempo immemorabile, dall’alba della “caduta”? Pazienza dunque. Attraverso le canalizzazioni si comprende, oramai, che il tempo è tuttavia giunto, il tempo di agire/fare e che la nuova energia è già tra di noi e permette di manifestare con più facilità il nostro “volere”. Allora ecco il nuovo punto di partenza: pazienza ma senza rimanere con “le mani in mano”. In due parole: essere proattivi.
È molto significativo il significato di tale termine riportato da Wikipedia: 
  1. In ambito individuale identifica la capacità di reagire agli eventi in modo consapevole e responsabile non lasciandosi condizionare dalle proprie impulsive remore psicologiche e dalle circostanze ambientali esterne.  
  2. Nell'ambito della gestione aziendale per proattività si intende, sia per colui che occupa un singolo ruolo che per l'azienda in senso lato, la capacità di prevenire e anticipare i problemi e i bisogni futuri e, più in generale, l'abilità nel gestire i cambiamenti.
Interessante anche la descrizione che riporta il sito in questione:
"Questo lemma non è ancora "wikificato", ovvero formattato secondo gli standard di Wikizionario"
Questo “lemma” è per così dire “ruspante”; è come è. Il significato non fa una grinza, ed indica tre abilità basilari:
  • consapevolezza
  • responsabilità
  • abilità nel gestire il cambiamento
Come possiamo capire, la proattività, a cascata riguarda anche le aziende e dunque il modo di fare business. E dato che le aziende sono fatte dagli uomini, il paradigma in corso cadrà solo quando gli uomini permetteranno il cambiamento secondo il proprio grado di consapevolezza e responsabilità. Come potete “osservare” non si parla di Dio o di religione o di senso della vita, ma si parla di centratura dell’uomo e di quello che lo rappresenta d’innanzi al mondo e ai propri figli in termini di etica, moralità, senso del giusto…
La libertà anche di sbagliare che ci è stata concessa, trova un senso superiore proprio negli errori che abbiamo compiuto; significa che siamo “vivi” e che il nostro spirito arde di tornare a rischiarare anche la notte più buia…

Ho notato nel corso degli ultimi tempi la grande comparsa, nella mia vita, del numero 22; cercando in rete ho trovato questa convincente descrizione:
"Il 22 e' L' Archetipo del Creatore. Il numero 22 come evoluzione della sua cifra base 4, rappresenta l’Energia creativa, capace di plasmare la materia nella forma desiderata. Riportata sul piano umano, questa forza potenziale caratterizza il “mastro costruttore” che utilizza il potere di cui dispone per materializzare i progetti che la sua mente eclettica continua ad elaborare. Promotore di grandi idee il 22 agisce come catalizzatore, e anche involontariamente apporta cambiamenti significativi nell’ambiente in cui si trova".

Nella foto di testa, mi sono accorto che il numero civico è il 22. Per il mio modo di “sentire” questi sono segni che indicano la via, che incoraggiano ad andare avanti, che “nutrono” d’energia come una pacca amichevole sulla spalla.
Noi tutti siamo come il tessuto connettivo del sistema nervoso del Creatore; egli fa esperienza tramite i suoi figli, tramite le sue connessioni nervose sparse per tutto lo spazio che egli ha immaginato ma che non conosce. Noi siamo importanti come lo è ogni granello di sabbia mosso dal vento o fermo nell’apatia.

C’è uno Spirito soltanto, ma non ci sono limiti al numero di forme attraverso cui esso si può esprimere. Per il momento queste forme sembrano importanti, ed infatti lo sono per quanto concerne il loro contributo al tutto, ma, con il passare degli anni, la loro sfera diverrà molto meno rilevante per quegli individui che stanno sinceramente offrendo le loro vite come canale attraverso cui lo Spirito possa agire. Poiché la Vita è capace di esprimersi attraverso simili individui con crescente facilità, questi cominceranno a riconoscersi l’uno l’altro come differenziazioni dello stesso Spirito. Tali individui si potrebbero paragonare a terminazioni nervose coscienti, terminazioni nervose di Dio nella Materia, che trasportano la corrente vitale della consapevolezza di Cristo in ogni cellula dell’Essere Planetario”.
Fonte: “Trasmissioni Stellari” di Ken Carey


martedì 24 novembre 2009

Mescolare l'uomo.




Concludiamo oggi la trilogia di articoli sul sangue umano, riprendendo i concetti espressi da Rudolf Steiner nel 1906. Ma prima una riflessione: quanta “modernità” c’è in questa conoscenza? Come il termine “moderno” si muove nel tempo e si mantiene nella eterna particella dell’”adesso”, anche la “conoscenza” si mantiene inalterata nella dimensione dello scorrere delle lancette. La “verità” non teme di essere smentita perché cammina nella luce della creazione, semmai può solo essere velata, oscurata dalle condizioni esistenziali vigenti a “terra”; la verità è il sole che brilla sempre oltre le nuvole. Per questo motivo alcuni libri, concetti, idee, uomini, risultano sempre attuali. Questa chiave di lettura vibrazionale degli “eventi e delle cose” è un buon rilevatore/rivelatore di “verità”. Noi tutti siamo cosparsi di verità, vivendo in una dimensione frutto della verità, fra i due capi della verità, vero l’uno e vero l’altro; eppure ciò che rende difficile scorgerla è il potere dell’illusione di “non essere”. I miraggi tridimensionali legati al mondo dei sensi e della paura ci fanno vivere in un luogo molto “nuvoloso”… e tutto è vero, anche la menzogna, quando non si scorge nemmeno il proprio naso. Nel regno ombroso del dubbio, ci si muove “temendo di cadere”…

Consideriamo l’uomo dalla prospettiva del suo sangue; un essere formato dalla sostanza proveniente dal mondo fisico che lo circonda, un essere nel quale si inseriscano due sistemi nervosi:
  • gran simpatico – tramite il quale un essere sente quello che avviene fuori di lui
  • superiore – tramite il quale un essere sente quello che avviene in lui
Il sangue è l’espressione del corpo eterico individualizzato e attraverso questa individualizzazione nasce ciò che si esprime nell’”Io”. Il sistema della circolazione sanguigna con il cuore, è l’espressione del corpo eterico trasformato. Come il mondo esterno viene interiorizzato mediante il cervello, così mediante il sangue il mondo interiore viene creato a nuovo nel corpo dell’uomo in un’espressione esteriore. Il sangue accoglie le immagini del mondo esterno interiorizzate dal cervello, le trasforma in vive forze formatrici e attraverso di esse edifica il corpo umano di oggi. Osserviamo il processo mediante il quale, il sangue assorbe l’elemento più prezioso che possa prendere dal mondo circostante: l’ossigeno, vale a dire l’elemento che di continuo rinnova il sangue, che gli fornisce nuova vita. In tal modo il sangue viene sospinto ad aprirsi al mondo esterno. Dal mondo esterno al quello interno e viceversa, come ad osservare il principio vitale del respiro. Il sangue si è potuto formare quando l’uomo è riuscito a manifestare se stesso tramite la propria creatività, quando l’”Io” si è potuto esprimere con propria volontà. Nel sangue vi è il principio per il divenire “Io”. Un “Io” può manifestarsi solo quando un essere può dare forma in se stesso alle immagini che egli produce ricavandole dal mondo esterno. Un essere dotato di “Io” deve avere la capacità di accogliere in sé il mondo esterno e di riprodurlo nella propria interiorità. Un essere con sangue sperimenta come cosa propria la sua vita interiore. Lo sguardo dell’”Io” è rivolto verso l’interiorità, verso l’esterno è rivolta la volontà dell’”Io”. Le forze del sangue sono rivolte verso l’interno e lo costruiscono; verso l’esterno esse sono rivolte all’ossigeno del mondo esterno. Il sangue sta a metà fra il mondo interiore delle immagini e il vivente mondo delle forme esterne. Consideriamo due fenomeni:
  1. La discendenza – nel sangue viene come riassunto ciò che si è venuto formando dal passato materiale dell’uomo e nel sangue viene anche prefigurato quel che si prepara nel suo futuro.
  2. L’esperienza del mondo dei fatti esterni – reprimendo la coscienza superiore, l’attività del cervello e del midollo spinale, l’uomo esperimenta l’attività del suo sistema nervoso del gran simpatico, vale a dire esperimenta in una forma ottusa e crepuscolare la vita di tutto il cosmo; il sangue non porta più ad espressione le immagini della vita interiore, trasmesse dal cervello, ma ciò che il mondo esterno ha costruito in lui.
Le forze degli antenati si agitavano ancora nel sangue dell’uomo, facendogli vivere ancora la vita dei suoi antenati; ma ciò avveniva nel passato. La coscienza moderna dell’uomo è cambiata. Nella sua vita diurna di veglia, l’uomo percepisce le cose esterne mediante i sensi e le trasforma in rappresentazioni. Le rappresentazioni esterne agiscono sul suo sangue. Di conseguenza nel suo sangue egli vive ed elabora tutto ciò che ha ricevuto attraverso le esperienze esteriori dei sensi. La memoria è così riempita con le  esperienze dei sensi. In questa trasformazione l’uomo si è reso incosciente di quello che ha ereditato nel corpo fisico dai suoi antenati. Dei ricordi della propria infanzia può solo avere coscienza vaga. Nell’antichità gli uomini vivevano sperimentavano dentro di sé la vita dei propri antenati. La vita dei loro antenati era presente nelle immagini che il sangue riceveva. Per quanto possa apparire incredibile al modo materialistico di pensare di oggi, un tempo vi era una coscienza mediante la quale la gente aveva le proprie percezioni sensorie come proprie esperienze, ma aveva anche le esperienze dei propri antenati. L’uomo aveva memoria di quello che fecero i suoi antenati. Il figlio si sentiva legato in un “Io” con il padre e con il nonno, perché sperimentava come proprie le loro esperienze. Il singolo si sentiva come un anello di tutta la serie delle generazioni. Era una sensazione vera e reale. Il figlio, il nipote e così via indicavano con il nome (il cognome odierno) l’elemento comune che passava attraverso tutti loro. Come e quando si trasformò questo meccanismo? Con l’entrata a far parte di una nuova fase della civiltà. Quando giunse il momento, indicabile molto precisamente per ogni singolo popolo, di perdere le antiche tradizioni, e l’antichissima saggezza tramandate attraverso il sangue delle generazioni. Per l’umanità intera è un momento molto importante quello in cui questo principio venne rotto; quando sangue estraneo si mischia con sangue estraneo. Il mescolamento del sangue umano rompe uno stato cristallizzato e da il via alla nascita del raziocinio esteriore, dell’intelletto.
La coscienza dei popoli la troviamo ancora espressa nelle saghe popolari e nei miti.
Con il matrimonio fra lontani si ha anche la nascita del pensiero logico, la nascita dell’intelletto.  Per quanto appaia strano, eppure è così. La mescolanza del sangue è, nello stesso tempo, ciò che estingue la chiaroveggenza antica e che solleva l’umanità ad un livello superiore d’evoluzione. Oggi tutto il mondo circostante al quale l’uomo si dedica si esprime nel sangue; il mondo forma l’interiorità in base agli elementi esterni. In tempi antichissimi con il sangue si ereditava anche la tendenza degli antenati al bene o al male. Con la mescolanza del sangue questo meccanismo venne interrotto. L’uomo passò ad una vita personale propria. Venne così dato maggiore spazio a quello che esperimentava nella sua vita personale. Così nel sangue  non mischiato si manifesta la potenza della vita degli antenati; nel sangue mischiato la potenza delle proprie esperienze. Le saghe ed i miti dei popoli raccontano di questo ed affermano: quel che ha potere sul tuo sangue, ha potere anche su di te.
Qualsiasi sia la potenza che vuole impossessarsi di un uomo, essa deve agire su di lui in modo che la sua azione si manifesti nel sangue.  Se quindi una potenza malvagia vuole influire su di un uomo, essa deve avere il dominio sul suo sangue. È questo il profondo e spirituale significato del passo del Faust “Il sangue è un succo molto peculiare”. Per questo il rappresentante del principio del male dice: sottoscrivi il patto con il sangue, perché se ho il tuo nome scritto con il sangue, ti ho afferrato in ciò attraverso cui l’uomo può venir afferrato, ti ho attirato a me. Quello cui appartiene il sangue  possiede anche l’uomo o l’”Io” dell’uomo. Nei movimenti di colonizzazione, mantenendosi in questa prospettiva, è possibile già comprendere se una civiltà estranea possa venire accolta oppure no. Un popolo che appartiene alla sua terra da sempre, non potrà mai subire l’innesto di una civiltà straniera. Il rischio è l’estinzione di quel popolo. Al sangue non può essere imposto quello che non può sopportare. La scienza ha scoperto oramai che mischiando il sangue di un animale con quello di un altro animale non “imparentato”, l’animale muore. Questa scoperta scientifica è una antica conoscenza occulta. Tutta la vita culturale odierna non è altro che il risultato della mescolanza del sangue. L’organismo fisico umano viene conservato anche incrociando sangue estraneo, ma la forza chiaroveggente muore sotto l’influsso di mescolanza del sangue o di matrimonio fra lontani.
L’uomo è fatto in modo che, mescolando sangue diverso a condizione che la mescolanza non venga da troppo lontano nell’evoluzione, ne nasce l’intelletto. Allora fa forza chiaroveggente, derivata originariamente dall’elemento animale viene annullata, e nell’evoluzione nasce una nuova coscienza. Ciò che quindi vive nel sangue dell’uomo, vive nel suo “Io”.
Abbiamo dunque:
  • il corpo fisico come espressione del principio fisico
  • il corpo eterico come espressione dei succhi vitali e dei loro sistemi
  • il corpo astrale come espressione del sistema nervoso
  • il sangue come espressione dell’”Io”
Abbiamo così:
  • l’alto – con principio fisico, corpo eterico, corpo astrale
  • il mezzo – con il sangue e l’”Io”
  • il basso – con il corpo fisico, sistema vitale, sistema nervoso
Volendosi dunque impadronire di un uomo, occorre impadronirsi del suo sangue. Bisogna tenerlo presente se si vuole andare avanti nella vita pratica. Si può per esempio uccidere un popolo straniero nella sua entità, pretendendo dal suo sangue, attraverso la colonizzazione, ciò che quel sangue non può sopportare. Bellezza e verità domineranno l’uomo solo se domineranno il suo sangue.
Mefistofele si impadronisce del sangue di Faust, perché ne vuole avere l’”Io”. Il sangue è davvero “un succo molto peculiare”.

Ho riportato molto dell’originale di questa conferenza di Steiner, perché ritengo questa conoscenza condivisa molto importante. Vediamo ora, con occhi diversi, i vari processi messi in moto dall’Antisistema; nulla è stato fatto per caso. E non erano i tesori, le preziosità alle quali mirava questa energia, bensì il fine sottile ed occulto era proprio la conquista dell’”Io” dell’uomo. È ovvio che è un progetto che parte da un’epoca molto remota, ed è allo stesso modo assodato, di quale ampia e profonda conoscenza sia in possesso. D’altro canto questa visione espressa da Steiner, ci fa comprendere che, comunque, qualcosa doveva succedere! Poteva essere un cataclisma naturale o chissà cos’altro; doveva succedere questa mescolanza del sangue umano, perché così prevede il piano divino o legge d’evoluzione. Dalla perdita dell’antica chiaroveggenza, diretta espressione di una coscienza “ottusa”, otteniamo la nascita dell’intelletto, del pensiero logico, occupando un piano evolutivo superiore.
Se serviva, questa è una ulteriore prova che persino l’Antisistema e, dunque, la nostra “crisi”, erano previsti (il potenziale esisteva), ma avrebbe condotto comunque, tramite calibratura adattativa del “sistema”, al perseguimento di un nuovo equilibrio, proiettato ancora e sempre verso la luce.
Oggi siamo alle prese con un pensiero sin troppo logico e quadrato. Ma sono certo che, anche questo aspetto fa parte del cammino dell’uomo verso il ritorno alla spiritualità, ma in una maniera nuova: con viva coscienza di esserlo.