Emozioni |
Il “bugiardino (?)”, questo s-conosciuto.
Ma chi lo “legge” veramente, credendoci? Certe s-coperte sono “troppo corte”, proprio come le gambe delle “bugie”, dette anche “chiacchiere” in ambito culinario (dal motto latino).
Quando “s-copri” qualcosa, che fai sostanzialmente?
È come rivelare, se ci pensi a fondo. Ovvero, stai adoperandoti per un rito bifronte:
avente due facce opposte o, chissà, “solo” complementari.
Dipende. Ad esempio? La “salvezza” e… Operation Trust o, d’assieme, il potenziale contemporaneo. La “sfericità” con dentro tutto. Ciò che s’evoca attraverso il “fermo” atteggiamento o coerenza. Il “Fare…”, che non riguarda alcuna distinzione, poiché ambito inerente al “come ci si riattua a livello di manifestazione nel reale”.
Dunque, s-coprire è scoprire ma anche coprire; proprio come rivelare = velare doppiamente e, non, svelare. Laddove s-velare rientra sì nel contesto svelare ma anche velare. Mentre rivelare è un rafforzativo del medesimo atto unico o, appunto, velare.
Rivelare è un boost di velare.
Ripetere il velo = secretare qualcosa. Poi, c’è anche l’intensità di quello che si compie, ovvero, se secreti qualcosa a qualcuno o a tutti, ciò permette di realizzare scopi diversi in termini di giurisdizione propria, il che “identifica” anche le caratteristiche se non proprio le “fattezze” della relativa (assoluta) ragione fondamentale.
Ma, in un mondo o, meglio, Ambiente ad auto caratteristica frattale espansa (ad immagine e somiglianza di chi o cosa ne è il “pilota” = il punto di sospensione che, potenzialmente, può essere chiunque) non v’è alcun segreto che sia veramente tale, perché tutto è verità.
Dunque, come opera chi rivela?