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venerdì 12 novembre 2010

L'Indaco Sgarbi.





Perché Vittorio Sgarbi è così "irascibile"? È da quando la televisione ce lo ha fatto conoscere che il suo nome si è indissolubilmente legato all’etichetta di “rissoso”. Un intelligente rissoso. Tanta materia grigia capace di dissolversi immediatamente non appena alle prese con uno scatto di nervi. È una parte quella che recita? Mi sembra anche lecito domandarselo a questo punto, visto anche il panorama televisivo attuale a cui Sgarbi sembra tanto legato, partecipando molto spesso in virtù di opinionista a svariati programmi tematici. 

Il suo molteplice ruolo, come politico, critico d’arte, uomo televisivo, scrittore, etc. lo porta a vivere una Vita a velocità folle, come abbiamo visto ieri per il “caso” Wesley Sneijder. Ma c’è qualcosa di più?

Come può questo uomo fare parte dell’infrastruttura pubblica a diretto contatto con la gente, a titolo anche di “campione” a cui guardare ed ispirarsi, essendo un uomo “popolare” con incarichi anche di prestigio caratterizzati, da sempre, da una certa etichetta comportamentale, da una certa morale ed etica, e poi cadere, o recitare, puntualmente in una scadente teatralità da bassifondi diseducativi? La violenza verbale che è in grado di generare è perlomeno sospetta di una qualche patologia comportamentale a cui, tuttavia, nessuno sembra in grado di opporsi o di fare qualcosa che non vada al di là del semplice risentimento in "diretta" televisiva.

Come può un uomo così incostante apparire con regolarità di fronte agli schermi pubblici e ricoprire incarichi che necessitano di tutt’altre “fattezze” interiori?

Come al solito non è il caso di giudicare! Sgarbi è uno specchio della società: nulla di più!
Egli racchiude e focalizza in sé la summa, portata alla massima evidenza, di una miscellanea legata al paradigma in vigore entro la massa. La sua “stella” è quella della visibilità estrema al fine di generare un moto interno/esterno alla massa stessa

“Mi vedete?” – sembra affermare – “Sono come voi mi volete!”. “Vi va bene così? Siete una massa di zotici ignoranti senza occhi né speranza di cambiare!”. Me lo immagino che ci urla in faccia queste parole, e molto altro ancora per la verità.

Sgarbi è un prodotto di questa società, proprio come i Calciatori, le Veline, il Grande Fratello, etc.
Perché prendersela allora se, un prodotto, recita alla perfezione la propria parte? Non è con il solo risentimento silente nelle proprie abitazioni che la “trama” potrà cambiare. 

La luce dei riflettori dovrebbe sempre essere puntata sui bimbi, sulla loro crescita in equilibrio. Ma come può essere in equilibrio una dinamica se coloro che si assumono la responsabilità di impartirla non sono in grado essi stessi di raggiungere e manifestare un simile “equilibrio”? 

I bimbi; la ricchezza maggiore del genere umano, la “speranza” per avere ancora un futuro.

Vediamo allora, a tal proposito, un paio di notizie che questa società ha partorito solo nella giornata di ieri:

Kinder verboten, bimbi fuori.
I bambini diventano rari in Germania, come i Panda e i Koala. Il tasso di natalità è il più basso tra i paesi industrializzati, appena meglio di quello dell'Italia, che è il fanalino di coda: 1,3 contro 1,2.
Nonostante che in terra tedesca gli assegni familiari siano generosi (con tre figli si arriva a 400 euro al mese, più gli sgravi fiscali), avere un erede è rischioso per le donne: la carriera ne risente, e in caso di fallimento dell'unione, con un figlio a carico è difficile trovare un lavoro. Le mamme single finiscono per sopravvivere grazie all'Hartz IV, l'assegno sociale. Nel 2009 sono nati 651 mila bambini, 30 mila in meno rispetto all'anno precedente, e la metà in confronto all'anno record, il 1964.
Ne consegue che le rare madri felici si considerino qualcosa di speciale, in coppia con il pupo. Cambiano i pannolini al ristorante, e guai a protestare. Lasciano urlare il figlioletto in nome della libera espressione individuale, ovunque, per strada, al ristorante, nei luoghi pubblici. Ma, per la verità, non li viziano come le mamme italiane: e il piccolo, frustrato, urla ancora di più.
E comincia la reazione. Già alcuni ristoranti e caffè sono diventati off limits: vietati ai genitori con prole. Mentre i cani sono generalmente ammessi: quelli tedeschi sono di solito educatissimi, non abbaiano e non si agitano, al contrario dei bambini. E ora anche gli alberghi osano farsi pubblicità annunciando "Kinderfrei Zone", area senza bambini. Chi va in vacanza ha il diritto di riposare in pace, si giustificano i gestori. Perché infliggere la presenza di un bambino in un hotel di lusso? Si trova a disagio anche il piccolo. La discriminazione non è grave, si aggiunge, ci sono tanti alberghi e pensioni accoglienti per le famiglie con prole, e i bambini possono incontrare altri coetanei e giocare come vogliono. Perché non rispettare anche le esigenze degli adulti? La catena Sandals riserva i suoi hotel a partire dai 18 anni. Anche gli adolescenti sono rumorosi. La spagnola Iberostar è più misurata: desidera ospiti a partire dai 14 anni. In Austria l'albergo Cortisen annuncia “Kinder verboten” (vietati i bambini), ed è sempre esaurito.
Non basta. Alcune compagnie aeree stanno progettando di creare voli senza bambini. Un sondaggio del sito internet Flugscanner rivela che, su 2 mila interrogati, il 54% dei viaggiatori con prole desidera una zona riservata alle famiglie, e il 17% dei clienti è infastidito dai piccoli.
Si vuole verificare se è conveniente garantire ai passeggeri un volo tranquillo, senza urla e strepiti. Mi ricordo di un viaggio da Francoforte a Roma, solo con mio figlio di cinque mesi: decise di piangere dal decollo all'arrivo, nonostante l'intervento di hostess incantevoli e passeggere materne. Nessuno protestò, ma il mio erede avrà reso a tutti quel volo indimenticabile. Che c'è di male se si potrà viaggiare con la sicurezza di non avere per vicino un padre imbranato come me?
Fonte: Yahoo

“Babbo Natale non esiste”: i piccoli francesi insorgono contro uno spot.
Bambini francesi sotto choc per colpa della pubblicità di una banca: a causare crisi di pianto fra i piccoli è stata la frase "Babbo Natale non esiste" inserita dagli autori dello spot della banca Credit Mutuel per ironizzare sul tema, noto anche da in Italia, dei ‘bamboccioni'.
Il figlio a cui il padre della pubblicità si rivolge per annunciare la triste notizia è infatti abbastanza cresciuto: non si può dire lo stesso del pubblico che in quel momento, prima del cartone animato Ratatouille su TF1, stava guardando la tv. Ovviamente è scattata la protesta dei genitori francesi, che si sono probabilmente trovati a dover consolare i figli cercando di convincerli che l'uomo dello spot diceva bugie: lettere indignate sono arrivate a giornali, radio, tv e naturalmente alla sede del Credit Mutuel, e molte famiglie hanno deciso di chiudere i loro conti corrente.

Lo spot gaffe minaccia insomma di creare seri problemi all'istituto francese, che ha ammesso l'errata collocazione dello spot nella fascia oraria. Il quotidiano Le Parisienne annuncia che la frase incriminata verrà tagliata dallo spot, che per il momento sta andando in onda solo in edizione ridotta.
Speriamo che i genitori francesi siano riusciti a convincere i loro bambini, soprattutto i più piccoli, che l'uomo della tv è un bugiardo e che per questo Babbo Natale non gli porterà regali quest'anno. Nel nome del sacrosanto diritto dei bambini di credere nelle favole.
Fonte: Yahoo

Abbiamo dunque bambini non graditi e bambini che vengono “svegliati” sempre prima da questa società che li vuole subito “operativi”. Fuori dal “Mondo delle Favole” e dentro al “Mondo della Competizione” sempre prima! Intanto una nascita diventa sinonimo di problematicità. Un bebè un rischio per la continuazione della “carriera”. Un bimbo grandicello una seccatura enorme ai fini della “mobilità” sociale.

Allora è meglio tapparsi le orecchie e fermarsi un momento. Una “sosta” è da sempre la massima “medicina” a nostra disposizione, soprattutto in un mondo che non si ferma mai, nemmeno quando sogna la notte, perché i sogni contengono ancora lo stress del giorno prima e anticipatamente quello del giorno dopo. Da qua la grande mancanza di sonno ristoratore e le insonnie notturne, anche senza la presenza di un pargoletto frignante.

In ambito di evoluzione e crescita Spirituale si afferma dell’arrivo e dell’esistenza di nuove “tipologie” di bambini, “attrezzati” per vivere in un mondo in ribollimento non casuale. Bambini a più alta “vibrazione” e capacità di scivolare fuori dalle maglie dell’Antisistema! Nuove energie di scuotimento sociale? Può darsi! E secondo me Sgarbi è proprio un precursore, un pioniere, di queste ondate di “aria fresca”. Leggiamo qualcosa a tal merito:

I Bambini Indaco - Chi sono.
I riferimenti ai Bambini Indaco, fatti in varie occasioni dal Gruppo, hanno suscitato molta curiosità ed interesse. Ci è stato chiesto: "Chi sono? Perché vengono  chiamati così? Come possiamo capire se nostro figlio è un Bambino Indaco?"

Procediamo per gradi. La definizione "Indaco" è stata usata per la prima volta da Nancy Ann Tappe,  che nel 1982 scrisse un libro sull'argomento (Capire la vostra vita attraverso il Colore).  Nancy, scrittrice, sensitiva e terapeuta, è in grado di vedere quelli che lei chiama "i colori della vita"  ed ha un metodo personalissimo per "leggere" questi colori. Alla fine degli anni settanta, Nancy incominciò a notare una trasformazione nei colori vitali, con alcuni colori, come il fucsia o il rosso cremisi,  che tendevano ad affievolirsi o a scomparire. Tuttavia la sua ricerca iniziò soltanto negli anni ottanta, quando  alcuni genitori,  preoccupati per il comportamento anomalo, "fuori dagli schemi" dei loro bambini, si rivolsero a lei per esseri aiutati.  Con sorpresa Nancy si accorse che il colore vitale di tutti questi bambini  tendeva all'azzurro violaceo. Di qui la definizione "Bambini Indaco".
Chi sono dunque i Bambini Indaco?  Ecco come li descrivono Lee Carroll e Jan Tober nel loro libro "The Indigo Children".

"...Un Bambino Indaco è una  creatura che possiede attributi psicologici insoliti e particolari e che ha un modello comportamentale diverso da quelli a cui siamo abituati.  Di conseguenza, molto spesso i genitori di questi bambini si trovano spiazzati ed impreparati nel difficile compito di educare i loro figli. Ignorare questi nuovi modelli significa creare squilibrio e frustrazione nella mente di questi preziosi bambini. Ci sono diversi tipi di bambini Indaco, ma per ora ci limiteremo a darvi un elenco delle loro principali caratteristiche con i più comuni modelli comportamentali.
 - Vengono al mondo con un senso di regalità (e spesso agiscono con regalità)
 - Pensano di "meritarsi di essere qui" e sono sorpresi quando gli altri non condividono questo loro punto di vista.  
- Non hanno problemi di autostima. Spesso essi dicono ai loro genitori "chi sono". - Hanno difficoltà ad accettare  l'autorità (soprattutto quando è imposta ed immotivata).  
- Si rifiutano di fare alcune cose. Per esempio non amano aspettare in coda.  
- Si sentono frustrati dai metodi  tradizionali che non richiedano l'impiego della loro creatività. 
- Spesso, sia a casa sia a scuola, trovano la soluzione più logica per fare le cose, il chè può farli apparire anticonformisti e ribelli. 
- Sembrano asociali a meno che non si trovino con i loro. simili.  Se non ci sono bambini con la loro stessa consapevolezza, si sentono incompresi e  tendono a chiudersi in se stessi. L'ambiente scolastico  è spesso estremamente difficile per loro
-  Non rispondono a discipline basate sul senso di colpa. 
- Non si sentono in imbarazzo a parlare delle loro necessità..... ".

E' importante rendersi conto che questi  bambini possiedono un' estrema sensibilità, sono molto intuitivi e sono in grado di sentire che cosa c'è nella nostra mente e nel nostro cuore. Vengono sul Pianeta Terra per aiutare l'umanità a progredire verso il bene supremo, per farci capire che non esistono diversità o differenze e che tutti noi facciamo parte del grande IO SONO. Per far ciò, richiedono da tutti noi comprensione e tolleranza, amore incondizionato, apertura, integrità morale e sincerità

La sfida che i genitori devono affrontare è imparare a considerarli bambini "normali" e a trattarli come tali. E' importante saper riconoscere il loro valore, apprezzare le loro doti, imparare a valorizzarle, ma nello stesso tempo permettere loro di vivere la loro infanzia come qualunque altro bambino. Discriminarli o trattarli come "diversi" può rendere la vita complicata sia per loro sia per i genitori o per gli insegnanti e può avere gravi conseguenze sullo sviluppo armonioso della loro personalità.

All'inizio degli anni ottanta, quando i primi  Indaco incominciarono ad arrivare,  nessuno sospettava che si trattasse di una  nuova generazione di bambini. Essi sembravano avere attributi psicologi ed atteggiamenti  molto  diversi da quelli a cui eravamo abituati. Spesso erano bambini iperattivi, disattenti, ribelli ad ogni forma di disciplina imposta,  e  si pensava che le difficoltà che si incontravano nell'educarli  fossero da imputarsi  alla società, alla mutata struttura familiare, allo sviluppo tecnologico, alla violenza esaltata nei programmi televisivi, all'aumentato benessere, ecc... 

Negli Stati Uniti questo ha portato  i genitori a richiedere l'aiuto di psicoterapeuti, che sempre più spesso "tenevano tranquilli" questi bambini con psicofarmaci. Questa tendenza allarmante è andata aumentando nel tempo, in maniera esponenziale,  e sta prendendo piede anche in Europa (è di poche settimane fa un trafiletto apparso su un settimanale a tiratura nazionale che parlava  della facilità con cui  bambini particolarmente irrequieti vengono trattati con psicofarmaci). Non si conoscono le conseguenze a lungo termine di questo abuso di "droghe legalizzate" ma la violenza tra i giovani è un fenomeno preoccupante, per cui viene spontaneo chiedersi se  esista una correlazione.

Le principali sfide che i Bambini Indaco dovranno affrontare sono soprattutto legate alle loro relazioni con gli altri.  Essi hanno bisogno di molta attenzione e considerazione e soffrono se la loro visione della vita, basata essenzialmente sull'amore,  viene fraintesa o, peggio ancora, ridicolizzata. Alcuni di loro possono pertanto avere problemi a relazionarsi con bambini "normali" o con adulti ancorati alle vecchie metodologie. Può così accadere  che questi bambini, provvisti di una grande immaginazione, di grandi facoltà intellettive, di una forte mentalità tecnologica e di elevate doti morali, ma iperattivi ed incapaci di usare il pensiero lineare a cui siamo abituati, vengano etichettati come affetti da "disordine da deficit di attenzione" e vengano di conseguenza trattati con psicofarmaci per aiutarli a rientrare nella "normalità". Tutto questo  può avere un forte impatto sulla loro personalità, diminuire la fiducia nelle loro capacità e portarli a scollegarsi  dalla loro parte divina.
A questo punto della nostra evoluzione, dobbiamo comprendere l'importanza del ruolo che questi  preziosi bambini, arrivati tra noi con un bagaglio di grande consapevolezza, si sono assunti. Se sapremo riconoscere il loro valore, capirli ed apprezzare  le loro doti intellettuali e morali,  se non instilleremo in loro il senso di colpa e la paura, da cui sono totalmente esenti,  se li aiuteremo a  seguire la loro passione, essi saranno i nostri migliori maestri,  ci insegneranno a guardarci dentro ed a scoprire quelle verità interiori che per troppo tempo non abbiamo saputo o voluto riconoscere.  Apriamo dunque il nostro cuore ed il nostro Spirito ed accettiamo i preziosi doni che queste creature meravigliose, con amore infinito, ci offrono.
Bibliografia: Lee Carroll e Jan Tober "The Indigo Children" - Ed. Hay House Inc.
Fonte: www.lightworker.it 

Un “indaco” è molto sensibile e corre il rischio anche di “perdersi” tra le maglie di un mondo impazzito come questo. La responsabilità di ogni genitore è quella di riconoscere e tutelare le “caratteristiche” dei propri figli, comprendere che il nuovo venuto è un’Opera d’Arte senza paragoni da tutelare e valorizzare.

Per questo motivo Sgarbi ha sentito l’irresistibile richiamo del “Mondo dell’Arte” ed ha ricoperto cariche di sovrintendenza alle "Belle Arti". 

È una missione inconscia la sua, mascherata da quello che la società gli ha appiccicato addosso per “farsi bella”. Guardate bene la foto in apertura di articolo.
 
Nulla è per caso! Tutto è opportuno.