giovedì 14 luglio 2011

Sfruttamento energetico e 'occhio che vede' da un'altra dimensione.




Le ‘vere’ informazioni circolano in rete, basta cercarle oppure basta intendere di cercarle ed esse ‘arriveranno’. Ieri c’è stata l’uscita mondiale dell’ultimo capitolo della saga di Harry Potter, nella cui trama si narra di un Mondo parallelo a quello 3d dei ‘babbani’ ossia il ‘nostro’. 

Ebbene, nel Mondo parallelo la Magia è di casa e pervade visibilmente tutto quanto. Perché nel Mondo 3d la Magia è stata ‘allontanata’? 

La Magia è nell’ordine delle ‘cose’ e pertanto non può venire meno, anche se è il nostro focus nel momento presente che la autorizza ad essere osservata. Un telecomando non applica forse i principi della Magia? Che differenza c’è tra la bacchetta magica del Mago e il telecomando? Solo ed esclusivamente la consapevolezza che l’uno esercita mentre l’altro ‘fa finta di non vedere’…

Siamo cosparsi della Magia, nel momento in cui la Magia è anche l’atto continuo del respirare.

Negli ultimi tre articoli, più o meno ‘pillola’, ho agganciato il filone devastato della nostra alimentazione e della nostra quotidiana fase di drogaggio sottile e fisico attraverso tutto ciò che l’Antisistema può scatenare fuori e dentro di noi; abbiamo potuto leggere nozioni relative all’imprudente utilizzo dello zucchero, in qualunque sua forma e sintesi non direttamente contenuta negli alimenti naturali, e un breve accenno alla ‘Cavaliere oscuro’ inerente l’utilizzo del fluoro nelle condutture idriche che veicolano l’acqua potabile direttamente ai nostri rubinetti. 

A questo link possiamo trovare un pregevole articolo relativo proprio a questa pratica off limits per il nostro modello corpo mente spirito.
 
Viviamo sotto un incantesimo che si propaga da millenni sull’intero Pianeta, come ad esempio quello descritto nel primo episodio delle 'Cronache di Narnia' e da un grande numero di altri film di ‘fantasia’. 

Il latte di mucca è un altro business pro incantesimo:

Il grande volume del nostro cervello ha bisogno degli acidi grassi essenziali. Per questo, un aspetto particolare del latte umano è il suo essere costituito da grassi essenziali, cosa che ci distingue dai mammiferi terrestri, persino dallo scimpanzè.
Sergio Maria Francardo - link 
  
Cosa sono gli acidi grassi essenziali? A questo link possiamo iniziare a leggere qualcosa di molto interessante; un qualcosa che esula dalla tipologia di chimica che ci raggiunge in ogni modo e che ci viene garantita dall’ambito sociale del controllo.

Abbiamo rinunciato alla parte più 'grande', ma meno evidente di noi, accettando un ‘contratto’ sociale in cui prestiamo il nostro tempo al fine unico di sopravvivere in luogo della necessità implicita dell’essere. Non ‘siamo’ ma ‘abbiamo necessità di essere’, per cui c’è sempre dentro di noi un acceso conflitto tra risorse attive e passive. 

Se apriamo il pannello delle ‘risorse del computer’, potremo vedere come il computer stesso è ‘ripartito’ in termini di funzionalità; potremo vedere che le singole risorse possono anche essere disattivate ed alcune di loro possono anche entrare in conflitto. Cosa significa?

Che, analogamente, alcune nostre ‘risorse’ interiori si sono come spente a causa di svariati fattori esterni ed interni che, a ruota, hanno veicolato il costrutto umano ad operare in qualità di automa di se stesso: questi ‘fattori’ sono dei derivati dell’ampio ventaglio Antisistemico, che ‘ci ha’. 

Antisistema è un nome generico per descrivere una regione energetica dell’Universo, che può essere plasmata ad hoc per fare esperienza di un certo tipo, come il programma ‘Struttura’ descritto da Morpheus a Neo in Matrix. In sé e per sé una simile regione energetica è ‘neutra’ come l’impasto base per fare la pizza, ma se ‘caricata’ di opportune intenzioni allora può dare luogo ad un intero Mondo da ‘abitare e vivere’. 

Chi carica queste ‘intenzioni’ nel modello strutturabile? Noi, i lapis magici della co creazione, attraverso l’imprinting superiore derivante da 'modelli di Vita' che ‘non hanno mai dimenticato’, perché non hanno partecipato attivamente alla ‘discesa’ dimensionale per fini evolutivi che le nostre Anime hanno volontariamente deciso di seguire, secondo il campo morfogenetico del Creatore

Queste energie non hanno partecipato attivamente alla discesa o ‘caduta’, per cui non hanno subito il 'ridimensionamento' opportuno che necessita l’entrata in un regime energetico più denso, come l'entrare in un collo di bottiglia o nella lampada magica del Genio.

L’evoluzione progettata dal Piano Divino, tuttavia, ricomprende anche queste entità, anzi prevede proprio che costoro prendano possesso della genie umana, venendo in tal modo alla luce, allo scoperto e si evidenzino in maniera lampante ed assoluta

Le entità parassite vengono descritte in ogni modo dall’industria cinematografica, ad esempio in 'Spiderman 3' c’è questa Natura aliena della materia oscura simbionte, che plasma la nuova tuta del simpatico supereroe. In ‘Lanterna Verde’, di prossima uscita, c’è una creatura terribile che si nutre della paura umana

Abbiamo visto ieri come sia stato possibile che, ad un certo punto, le ‘divinità, abbiano lasciato la tridimensionalità del Pianeta. Le divinità 3d sono/erano energie manifeste che in una prima fase della colonizzazione ebbero la necessità di manifestarsi: entità ‘ponte’ tra gli umani e l’energia più oscura che è sempre rimasta al di fuori della luce.

Perché hanno lasciato questa dimensione? Perché nel passato hanno trovato il modo di combattersi persino tra di loro, reclutando eserciti di umani divisi in fazioni. In questa maniera gli umani, generazione dopo generazione, trovarono la forza per affrontare mentalmente le presenze superiori esistenti in Terra.

L’abitudine nel vedere le divinità ha condotto l’umanità a superare la paura ancestrale di esse. 

Per cui gli 'Dei' decisero di lasciare questo piano dimensionale dando luogo all’esecuzione di un piano pressochè perfetto: quello di lasciarci finti padroni del Mondo a cui siamo tanto legati fisicamente.

La ‘mano’ si ritrasse lasciandoci ‘soli’ e senza cause apparenti relative alla nostra comparsa in questo Mondo. Dopo qualche generazione e dopo un preciso piano costituito da pazienza ed eliminazione degli individui più pericolosi, in termini di ‘memoria’, l’umanità eliminò da sé i ricordi di quello che era stato prima di un certo tempo. Lo smarrimento lo viviamo ancora oggi, chiendendoci sempre le stesse cose senza risposta evidente. 

Il motivo di tutto ciò è il nostro sfruttamento energetico basato sull’emanazione negativa emozionale: la famosa ‘pila’ mostrata sempre in Matrix ancora da Morpheus.

Nel film ‘Il rito’ ho annotato quanche importante citazione a tal riguardo:

La liberazione spirituale richiede mesi, anni a volte.
Quindi è ancora posseduta?
Sì. So che non riesci a credermi ma… Dimmi… il ladro che viene a rubare in casa tua accende la luce quando arriva? No, perchè preferisce che tu creda che lui non è lì. Il Diavolo preferisce che tu creda che lui non esiste.
Diventa complicato, se il non avere prove del Diavolo è la principale prova che il Diavolo c’è.
Sì…
 
Come spieghi la voce dentro di lei? Non era una voce umana, quella.
Devi stare attendo Michael.
Perché?
Scegliere di non credere nel Diavolo non ti proteggerà da lui.

Demonio… ingannatore… dimmi il tuo nome!
Non lo dirò mai…
Perché vivi in lei?
Perché la sua sofferenza è dolce!

In cosa ancora non credi?
In me! Non lo capisci?
E perché allora sei qui?

I ‘giardini’ umani, i campi 3d dell’energia coltivati ad ‘umani’, sono molto più reali di quello che si possa credere: la prova è questo Mondo ‘sfasato’ rispetto all’ideale medio che ognuno di noi vorrebbe esperenziare

Perché abbiamo esattamente l’opposto di quello che vogliamo? Per chi stiamo costruendo un Mondo simile?

Ecco cosa c’è di più evidente ma allo stesso tempo di più sfuggevole, che ci tormenta in profondità non appena abbiamo del tempo libero per riflettere: ecco da dove deriva quel senso di ‘smarrimento e di confusione ancestrale’ che sempre proviamo. Il richiamo dell’Anima è continuo come il respiro delle masse d’acqua sulla battigia, di giorno e di notte: sempre.

Parla ‘piano’ questa nostra Madre in attesa, ma non si stanca mai. Per sentirla occorre fare silenzio dentro di noi. Per questo il Mondo a cui partecipiamo è tanto rumoroso

Perdonate la velocità di scorrimento su argomenti tanto importanti. Non è superficialità ma forza che mi manca per approfondire meglio: interferenza a cui sono sottoposto anche io.

Ma ci tornerò sempre più spesso: è una promessa.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

mercoledì 13 luglio 2011

Drogati per Legge.



Negli ultimi due articoli ‘pillola’ mi sono intrattenuto sul concetto di alimentazione moderna ‘raffinata’ e completa non conoscenza del proprio sistema di corpi sottili costituenti una grande identità capace di trascendere le 3d. 

L’inconsapevole condotta di Vita del genere umano lo ha progressivamente condotto a ritenersi solo ed esclusivamente il corpo fisico, per cui, oggi, è davvero difficile riportare il focus su tutto quello che ci caratterizza nei piani non manifesti dell’energia. Tutto ciò corrisponde ad un piano lungamente perseguito da energie di controllo di Natura parassitaria; Natura che può estendersi tranquillamente a ricomprendere sia concetti legati ad Alieni che a Demoni che a Caste di uomini che si sono tramandati il ‘sapere’ parallelamente allo scorrere del tempo e della storia deviati. 

In realtà, secondo me, sulla Terra si è da sempre combattuta una guerra per il controllo della capacità umana di generare energia vitale e, dunque, per il controllo planetario. Pianeta che ha ricevuto le ‘grazie’ di molte razze e specie, le cui tracce esulano da ciò che possiamo trovare scritto nei libri.

Piuttosto troviamo qualche accenno di loro nel tramandarsi delle antiche tradizioni e riti inerenti a minoranze etniche sparse sul Pianeta ed in qualche ‘sacra scrittura’ più o meno conosciuta e più o meno ‘insabbiata’. Perché tutto questo mistero? 

Perché la ‘mano’ che ci ha guidati si è ritratta dallo scenario che ci ospita, come in una sorta di Grande Fratello planetario tridimensionale. Quale soluzione migliore al fine di controllare ed approfittare della grande creazione energetica che siamo capaci di ‘auto produrre’?

Lasciandoci ‘soli’ sul Pianeta, almeno nella parte densa dell’energia, siamo stati capaci di smemorizzare ogni nostro centro superiore di contatto con il Mondo scomparso del sottile

In questa pratica, l’alimentazione ha avuto davvero una grande importanza. È infatti attraverso la capacità di introdurre sostanze nel corpo fisico, come se fosse una 'caldaia' di un motore, che trasformiamo l’energia conservata nelle sostanze di cui ci nutriamo in energia di ‘movimento’. C’è qualche altro modo che conosciamo per alimentarci? Rimanendo nelle 3d, mi sembra proprio che non ne esista un altro. Per cui tutto ciò che ingurgitiamo, trasformandolo, ha importanza massima

Gli 'Dei' hanno lasciato le 3d per questo motivo. 

Dopo grandi guerre e devastazione planetaria, nelle ere dimenticate, i vincitori o i sopravvissuti, hanno deciso di lasciarci virtualmente soli sulla Terra. Ovviamente l’ispirazione ‘divina’ non sarebbe mai mancata nel veicolare ed indirizzare gli umani ‘preposti’ al ruolo di amministrazione, verso una ben precisa direzione evolutiva: quella più accomodante queste entità parassite…

Ho molta fantasia, vero?

Lo zucchero è una delle metodologie chimiche adattate per un simile scopo: è buono, perchè dovremmo rifiutarlo? Altro che problemi di linea e di grasso in eccesso; queste evidenze corrispondono solo ai danni collaterali del vero scopo dell’introduzione massiva di questa droga artificiale: mantenerci staccati dalla più grande rimanenza di noi stessi, ossia la struttura dei corpi sottili, Chakra, etc.

Tutto quello che possiamo leggere nelle 3d è relativo alle 3d e, in quanto tale, è sempre manchevole di almeno un ‘pezzo basilare’ del come sono andate le ‘cose’. È per forza così, in quanto gli umani sono ‘soli’ da troppo tempo per avere ancora la capacità di ‘ricordare’ chi essi fossero stati un tempo. Sotto incantesimo e di fatto sempre in uno stato di perenne drogaggio.

Rinunciare allo zucchero equivale staccarsi dalla droga.

Lo zucchero come dolcificante naturale è già contenuto negli alimenti, per cui non serve che se ne aggiunga ulteriormente. È un conservante? Per questo lo si mette, ad esempio, nei piselli, che sono già dolci di loro? No comment. Ogni ambito è buono per mantenerci in questo stato di catalessi continua

C’è sempre un valido motivo che emerge quando si decide di fare un po’ di luce, in questo caso l’Antisistema cavalca l’onda della produzione in massa di 'scatolame' per la grande distribuzione, per cui il problema della conservazione va affrontato; da ciò deriva l’uso dello zucchero come conservante
  
Ricordiamolo sempre: c’è sempre una valida ragione 3d per spiegare un certo impiego di un prodotto o di una tecnica, ma quello che non si sa è che la Natura compie lo stesso compito tramite ben altre modalità molto più ‘sostenibili’ e non invasive.

Chi ha la forza per sottrarsi al reame dello zucchero in un Mondo che è basato sull’utilizzo massivo di questo ‘pastrocchio’? 

Mc Donald’s ci ha costruito sopra una fortuna zuccherando a volontà tutti i propri prodotti. E Coca Cola? La lista è infinita

Leggiamo brevemente cosa significhi ‘ignorare’ il regime alimentare moderno:

I buruscio o bruscio o hunza  sono una popolazione che vive nelle valli pakistane settentrionali di Hunza, Nagar e Yasin. Ci sono anche oltre 300 buruscio a Srinagar, India…
 
I buruscio-hunza, secondo quanto viene riportato da Ralph Bircher, contavano circa 10.000 abitanti (almeno fino a qualche decennio fa), sparsi in circa 150 villaggi situati a un'altitudine che oscilla tra i 1660 e i 2450 m. sul livello del mare. La conformazione del territorio rendeva questo popolo abbastanza isolato dai popoli circostanti, a causa delle vie di comunicazione impraticabili e pericolose se non addirittura assenti

Gli hunza abitano molto al di sopra della valle omonima, sui loro terrazzi (mesas) spesso fortemente soscesi e impervi, non esenti dal rischio di frane, con strapiombi di 600-900 metri. Dal territorio degli hunza è possibile osservare i vicini nagir separati da un profondo grande canyon che rende ancor più difficile le vie di comunicazione. 
 
Fino a pochi decenni or sono gli hunza erano governati da un mir (corrispondente al nostro re); il loro capoluogo era Balbit conosciuta anche come Karimabad. Lo stato principesco di Hunza venne abolito il 25 settembre del 1974.
 
Gli hunzakut e la regione di Hunza ha uno dei più alti tassi di alfabetizzazione in confronto agli altri distretti similari pakistani ed è una delle maggiori attrazioni turistiche del Pakistan; molti pakistani e turisti stranieri viaggiano per la regione per godere dei paesaggi pittoreschi e delle sue sbalorditive montagne. Il distretto possiede molte attrattive moderne ed è abbastanza progredito rispetto allo standard asiatico. La leggenda locale ci racconta che questi hunza potrebbero essere stati associati con il regno scomparso di Shangri-La.
 
La longevità degli hunza.
 
La popolazione degli hunza viene talvolta notamente menzionata per la sua aspettativa di vita eccezionalmente lungaRalph Bircher uno dei maggiori studiosi di questo popolo di circa 10.000 individui, riporta alcune caratteristiche sbalorditive, quasi leggendarie, nel suo libro Gli hunza, un popolo che ignorava la malattia, ovvero:
 
- sono quasi esclusivamente vegani (la carne era consumata poche volte l'anno e i prodotti di origine animale piuttosto raramente);
- la dieta si basava su un apporto calorico inferiore alle 2000 kcal, nonostante i lavori piuttosto pesanti che svolgevano;
- praticavano un duro semi-digiuno stagionale a causa dell'assottigliamento delle scorte dei viveri in attesa del nuovo raccolto;
- gli indumenti che indossavano erano poco adatti, secondo i parametri comuni, a sostenere i rigori invernali;
- l'età media riguardo alle aspettativa di vita era calcolata a circa 120 anni;
- l'efficienza fisica e la smagliante salute permaneva fino a tarda età;
- non si conoscevano malattie (prima dell'arrivo massiccio dei prodotti della civiltà consumistica).
 
La longevità e la salute perfetta degli hunza hanno fatto avanzare diverse ipotesi a questo riguardo. Le più attendibili riguardano...
 
- la dieta naturale e vegetariana e il semi-digiuno obbligato stagionale;
- l'altitudine e l'ambiente incontaminato in cui vivono.
 
Altri ipotizzano addirittura che l'elisir della loro lunga vita fosse il torrente a cui attingevano l'acqua con particolari virtù salutari (virtù dovute, probabilmente alla completa mancanza di fluoro). I vari studiosi di 'questo popolo greco dell'Himalaya' che si sono succeduti hanno riscontrato che la loro longevità e salute si siano andate degradando con il passare del tempo

Già nel 1979 lo stesso Ralph Bircher riporta la notizia a lui pervenuta tramite conoscenze che il paese aveva ormai perduto la sovranità e la sua influenza; al posto del re (mir) c'era adesso la polizia pakistana; inoltre i prodotti, se non altro alimentari, della civiltà consumistica sembra avessero ormai invaso tutti i villaggi hunza.
 
L'indagine di McCarrison.
 
Durante il periodo fra le due guerre mondiali, il medico scozzese McCarrison operante nel circondario di Gilgit, a Nord del Cachemire, rimase colpito dalla conformazione fisica e dalla incredibile capacità lavorativa degli hunza, e per quanto riguarda la sua ricerca sulle malattie trovava questo popolo insignificante dato che non aveva nulla da curare se non qualche trauma o frattura

Infine abbandonò le sue ricerche riguardanti il campo delle malattie per dedicarsi ad esaminare accuratamente questa ottima condizione salutare degli hunza, da lui reputato il popolo più sano della terra. A parte gli accessi di febbre brevi e violenti e qualche infiammazione agli occhi causata dal fumo del riscaldamento nelle chiuse abitazioni durante il periodo invernale, non v'erano malattie particolari né quelle dovute all'invecchiamento (nessuna diminuzione della capacità uditiva e visiva, né indebolimento degli organi; i denti rimanevano perfetti ed efficienti fino a tarda età). 

McCarrison esaminando diversi i fattori essenziali quali le condizioni climatiche, la razza, l'alimentazione, ecc. arrivò alla conclusione che il regime alimentare fosse la chiave per capire l'enigma dell'incredibile salute e longevità degli hunza rispetto anche ai popoli confinanti che vivevano più o meno nelle stesse condizioni ambientali contraendo varie malattie, come tubercolosi, malaria, e tante altre più o meno gravi.

McCarrison in definitiva viene ad elencare queste condizioni alimentari:
 
- autosufficienza alimentare
- assenza di prodotti industriali e commerciali a livello mondiale (zucchero, conserve, cibi raffinati, ecc.)
- cibi prevalentemente crudi. L'alimentazione base degli hunza è costituita dai prodotti freschi coltivati in loco quali: cereali, frutta, e in misura inferiore legumi (fatti germinare, in certi periodi dell'anno, insieme ai cereali e mangiati così crudi) e latte. La carne e il vino venivano raramente consumati...
 
Nonostante la carestia gli hunza rimanevano un popolo legato e solidale, allegro, ospitale e generoso, esente da avarizia ed egoismo, dignitoso, nonostante gli stenti, tanto che Lorimer riporta nel suo diario di bordo casi incredibilmente eclatanti e commoventi di ordinaria abnegazione, aggiungendo inoltre che 'la fame non ha nessuna influenza sull'umore di questa gente, non arriva a piegare il loro temperamento'. 

Questa economia di sussistenza negli ultimi decenni si è aperta al mercato globale con afflusso di prodotti alimentari esterni più sofisticati che di certo hanno mutato in qualche grado la fisionomia, la cultura, gli usi e costumi degli hunza.
 
Dieta hunza.
 
La dieta degli hunza di qualche decennio fa (riportata da diversi studiosi specialmente da McCarrison e Wrench) era costituita in gran parte da alimenti di origine vegetale prodotti in loco: orzo, miglio, grano saraceno, grano (e quindi l'utilizzo della farina integrale e di una specie di pane azzimo), mais (raro), in misura inferiore legumi (fagioli, piselli, lenticchie, fave, ceci), frutta (more, mele, uva, ciliege, prugne, pesche, giuggiole, melagrane, meloni, pere, mandorle, noci) e specialmente albicocche fatte essiccare (delle albicocche si utilizzavano anche i noccioli da cui si ricavava anche un tipo d'olio), patate, verdure varie, carote, zucche, cavoli, cetrioli, melanzane, pomodori, erbe selvatiche ed aromatiche. Il vino veniva consumato in rare occasioni, perlopiù coincidenti con particolari eventi. Per quanto riguarda i prodotti di origine animale abbiamo il latte (specialmente di vacca), formaggio fresco (brus) e da conservare (rahkpin), ricotta (quark), il burro o maltache (alimento preziosissimo); la carne, in genere ricavata dal bestiame minuto (pecora, capra, gallina), era utilizzata raramente. L'unico prodotto importato e usato con parsimonia era il salgemma proveniente dalle zone vallive vicine.
 
Lingua.
 
La lingua hunza attualmente resta ancora senza possibilità di poter essere collegata ad altre lingue limitrofe e non, esistenti o estinte. Secondo Lorimer questa lingua si è evoluta separatamente da almeno 5000 anni a questa parte e comunque lo stesso linguista ammette di non essere riuscito nemmeno a completare un sufficiente vocabolario nei suoi 15 mesi di permanenza, aggiungendo inoltre che avrebbe avuto bisogno di almeno altri dieci anni per poterlo fare.
 
Religione.
 
Appartenenti formalmente alla setta dei mussulmani ismaeliti ovvero aderenti alla dottrina di Ismaele o Maulaï, gli hunza, come osservava Lorimer, sono molto diversi dagli stessi popoli limitrofi, non avendo nessuna pratica che si manifesti esteriormente, né rituali, né preghiere, né templi, oggetti di venerazione o pellegrinaggi, né tantomento si può trovare qualche parvenza di mullah o gerarchia religiosa

La religione e la preghiera vengono vissute intimamente. 

Lo stesso Lorimer racconta che soltanto dopo tre mesi scoprì per puro caso che un certo contadino, per nulla distinguibile dagli altri, era in realtà un khalifa (prete laico). Non vi è, almeno apparentemente, traccia di superstizione, né di credenze riguardanti il malocchio, la magia, come avviene invece per i popoli vicini, dai quali si distinguono ancor più per il fatto che le donne non portano il velo ed hanno parità di diritti.
 
Usi e costumi, arte e letteratura.
 
Gli hunza sono soliti festeggiare i grandi eventi nel giorno del solstizio d'inverno con danze e musica eseguita dai béricho, musicisti di origine indiana. L'arte come la letteratura è pressoché assente. Come ogni civiltà contadina ci sono diverse festività e riti propiziatori legati alla semina e al raccolto come quella che si celebra il 6 febbraio per la semina dell'orzo. Non manca il carnevale che si celebra all'inizio di febbraio. Gli hunza sono inoltre delle appassionati e abili giocatori di polo.
Da Wikipedia 
 
Siamo anche quello che mangiamo

Di loro non conosciamo ‘nulla’, e cerchiamo di interpretare la loro cultura tramite lo specchio della nostra, per cui la spiritualità viene meno e non ne troviamo nemmeno in loro in quanto riflesso della nostra aridità esteriore.

Il fluoro presente nell’acqua di casa non dovrebbe preservarci anche dalla formazione della carie? Non mi sembra proprio osservando lo stato di degrado dentale di questa società dei consumi.

Allora, non è più assimilabile questa invisibile presenza ad un’altra droga autorizzata a raggiungere potenzialmente ognuno di noi?

Aimè, ci siamo dentro con mani e piedi…

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

martedì 12 luglio 2011

Si vive una volta sola? Allora tutto è lecito.



Scrivevo ieri in merito al fatto che non abbiamo consapevolezza del ‘come siamo fatti’, per cui se qualcuno ci ammonisce sull’uso dello zucchero, ad esempio, dentro di noi s’elabora un impulso di giudizio rarefatto, ossia ‘fine a se stesso’. 

Cosa voglio dire… che se ignoriamo la nostra 'costituzione', solo perché non è direttamente palpabile così come lo è il corpo fisico, allora accetteremo solo quei ‘consigli’ che ci mettono in guardia sulle problematiche del corpo fisico, non accettando minimamente che esistano altri tipi di corpi, ‘sottili’, e by passando completamente tutto quello che ne consegue in termini di ‘riflesso’ sul corpo fisico

A quel punto, lo ‘sventurato’ di turno che ammonisca dall’utilizzo dello zucchero lavorato artificialmente, verrà preso sempre ed esclusivamente in maniera superficiale, e per giunta solo quando saremo più ricettivi e cioè in caso di problemi reali fisici.

La modalità di giudizio imperante, persino il buonsenso, afferma che ‘un po’ di zucchero non ha mai ucciso nessuno’ e ‘che è la giusta misura che fa la differenza’. 

Certo, come no!  Questo è il genere di filosofia spicciola che imperversa ai giorni nostri: una banale scusante per continuare a vivere di routine impaludante.

Si mette in relazione l’effetto che lo zucchero introduce nel solo corpo fisico con la relativa dipendenza e azione canonica in termini di calorie, di grasso, etc. Ma quello che succede nei corpi sottili chi lo prende in considerazione?  

Come? I corpi sottili non esistono? Ok, continuate a drogarvi allora.

La malattia deriva a cascata dal sottile al denso. Le sue cause sono 'sottili'. Ma non è nemmeno un problema di cosidetta malattia quello che voglio evidenziare; è molto di più. È come un parlare tra immemori, che vedono se stessi solo attraverso lo schermo dei sensi, come ritenersi solo la parte affiorante dell’iceberg

I corpi sottili stanno nel ‘mezzo’ e senza la loro comprensione risultiamo come ‘staccati’ da noi stessi e dal senso dell’umana avventura. Ecco il perché delle canoniche domande senza risposta: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, etc.

Il vuoto che si è creato in noi è un vuoto di conoscenza e consapevolezza.

Lo zucchero imbratta i nostri centri di comunicazione superiori. Il problema della ‘linea’ fisica è un frattale di quello maggiore relativo alla ‘linea’ sottile, ossia alla trasmissione/comunicazione con le nostre parti più sfuggevoli all’operato sensoriale

Non è, dunque, un problema relativo all’ingrassare, azione che il più delle volte si ‘supera’ affermando che ‘si vive una sola volta’, ma un qualcosa che sfugge perché la pratica Antisistemica ci ha indotti ad identificarci con il fisico

La cosa curiosa è che, pur credendoci il corpo fisico, non riusciamo ugualmente a volerci bene, evitando il più possibile l’utilizzo di diavolerie artificiali depotenziate di apporto di energia vitale. 

Cosa ci manca? Giusto il ‘senso della misura’…

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com